lunedì 23 dicembre 2013

Passaggio a nord Ovest (John Kleeves)

Gli USA e gli indiani d'America

Falsi Storici

Sappiamo tutti che Hollywood ha sempre falsificato le vicende cogli indiani. Prima lo ha fatto in una maniera semplicemente spudorata, stracciando la verità storica come si fa con la pubblicità nella posta e presentando pari pari le vittime come carnefici e i carnefici come vittime. Poi, quando si é accorta che il gioco era durato abbastanza - che era stato scoperto - ricorrendo a sofisticati metodi subliminali per suggerire che il genocidio compiuto nei confronti degli indiani, ormai innegabile, era stato dovuto non ad una precisissima volontà del Congresso - come storicamente assodato - ma proprio a incomprensioni fra popoli così diversi. Questa, infatti, é la linea della serie del western hollywoodiani "dalla parte degli indiani" inaugurata nel 1970 con i film Soldato blu, Un uomo chiamato cavallo e Piccolo grande uomo, e quindi proseguita - citando le tappe principali - con Il ritorno dell'uomo chiamato cavallo e Buffalo Bill e gli indiani del 1976, con Shunka Wakan. Il trionfo dell'uomo chiamato cavallo del 1982, con Balla coi lupi del 1990 e con Lakota Woman, Assedio a Wounded Knee e Geronimo del 1994. Per dare un'idea di questo secondo tipo di falsificazione esaminando in sintesi il Balla coi lupi di Kevin Kostner. Sembra un film "dalla parte degli indiani", perché viene presentata una tribù di Lakota come verosimilmente era, nella sua umanità, nella differenziazione dei suoi componenti, nei suoi pregi e difetti. Bello sforzo. Ma nelle prime scene si vedono dei Pawnee che uccidono un civile bianco: basta questo a fuorviare lo spettatore.
Ciò suggerisce che vi erano indiani buoni (nel caso i Lakota) e indiani cattivi (nel caso i Pawnee) e che il genocidio fu dovuto alle azioni di questi ultimi, cui gli statunitensi reagirono in quel loro tipico modo indiscriminato, un modo neanche dettato dalla cattiveria ma dall'ottusità, dall'incapacità di distinguere(gli americani da sempre fanno i tonti per non pagare il dazio). La conferma arriva nel finale, quando aleggia il massacro della buona tribù Lakota da parte delle Giacche Blu: é per colpa di quei Pawnee. Non é questa la verità sugli indiani. Altra falsificazione di Balla coi lupi, giusto per citarne un'altra: si mostra la strage di bisonti (passati dai circa 80 milioni di capi del 1850 ai 541 della conta del 1889) e si suggerisce che gli autori (cacciatori come Buffalo Bill) ne ricercassero le pelli senza pensare, o anche non curandosene, che così affamavano gli indiani delle praterie centrali. Come é documentato, come é da sempre cognizione comune negli Stati Uniti, e come quindi il signor Kevin Kostner sa benissimo, la strage di bisonti fu ordinata dal Congresso allo scopo preciso di terminare quegli indiani, che infatti in seguito a ciò scomparvero quasi del tutto a forza di decine di migliaia di morti ogni inverno. Se questi sono gli ultimi film di Hollywood sugli indiani, "dalla loro parte", pensate cosa erano i precedenti, universalmente riconosciuti come scandalosamente faziosi.

Passaggio a Nord-Ovest

Northwest Passage
(Passaggio a Nord-Ovest, 1940)

Prodotto dalla MGM nel 1940
Regia di King Vidor (1894 - 1982)
con
Spencer Tracy
Walter Brennan
Robert Young

Bene, Passaggio a Nord-Ovest di King Vidor non solo é uno di questi film precedenti, ma é nella fattispecie uno dei più disgustosi. Il fatto che sia stato realizzato nel 1940, prima quindi che Hollywood cadesse sotto il completo controllo dell'USIA (United States Information Agency, istituita in effetti nel 1954; l'USIA é il ministero della Propaganda Americana) non diminuisce la sua carica disinformativa perché la storia degli indiani é sempre stata distorta spontaneamente dall'establishment americano attraverso la sua consolidata Retorica di Stato. Avete visto il film. E' ambientato ai tempi coloniali americani, durante la Guerra francese e Indiana del 1754-1763 (nome locale della Guerra dei Sette Anni) che vedeva da una parte i francesi e gli indiani Albenaki e Micmac (degli Algonchini) e dall'altra gli inglesi e gli indiani Irochesi, e rievoca la più rimarchevole impresa del maggiore Robert Rogers (nato a Methuen in Massachusetts nel 1731 e morto a Londra nel 1795), comandante dei Rangers dal 1758 al 1765. I Rangers erano un corpo di volontari strapagati, e cioè di mercenari, specificatamente designato a compiti di search and kill (trova e uccidi) di indiani allo scopo di liberare accuratamente intere zone (ranges) della loro presenza: percorrevano i boschi del New England (perciò erano vestiti interamente di verde, cioè mimetizzati) in gruppi tendendo agguati e assalendo di sorpresa piccoli accampamenti, senza fare prigionieri di sorta. Erano stati creati nel 1670, quando gli indiani del New England avevano cominciato a unirsi contro il pericolo comune, e nel 1675, sotto il comando del capitano B. Church, avevano ricoperto un ruolo importante nella vittoria del Great Swamp Fight che aveva risolto la King Philip's War, l'ultimo tentativo di riscossa indiana nel New England guidato da "Re Filippo", capo dei Wampanoag e da Canonchet capo dei Narragansett; dopo la battaglia i prigionieri furono venduti come schiavi nelle Antille, mentre la testa di Re Filippo, orrendamente deturpata da morsi umani, fu esposta nella piazza di Plymouth. Nel 1759 Rogers, con 200 uomini scelti sul totale di circa 1000 (erano 9 compagnie), penetrò in profondità nell'ostile e impervio territorio canadese percorrendo circa 650 km in 60 giorni e distrusse l'accampamento degli Abnachi, che era presso il forte francese St. Francis, al momento sguarnito. Il film narra appunto l'epica e vera vicenda, aggregando alla spedizione i due personaggi immaginari di Langdone Towne, bravo giovane colto, e del suo simpatico e sdentato amico Hunk Marriner (accoppiata classica, buona per spunti sia edificanti che divertenti). Le seguenti sono falsificazioni.

La verità fa male
La prima scena vede il buon nativo americano Hunk esposto alla gogna a Plymouth per "Disloyal Conversation" ("Calunnie contro la corona"). Aveva protestato contro l'ingiustizia e l'esosità fiscale del governatore inglese Sir William Johnson e ciò sarebbe per lo spettatore un fugace suggerimento sulle cause della Guerra di Indipendenza americana che sarebbe cominciata poco dopo, nel 1776: appunto, come sempre detto dalla Retorica di Stato americana, una protesta contro ingiustizie e troppe tasse al popolo (Hunk é un popolano). Invece il motivo della rivolta fu un altro: la scoperta da parte dei grandi commercianti Puritani del New England che la Corona intendeva lasciare alla East India Company di Londra il monopolio del traffico con la Cina, cosa che risultò proprio in seguito alla vittoria inglese nella Guerra Francese e Indiana, quando la Corona impedì agli americani la colonizzazione del neo-acquisito Ohio Territory (era la via per raggiungere il Pacifico e i suoi porti sulla Cina). Si vede, all'inizio e alla fine del film, il generale Sir Jeffrey Amherst, comandante delle forze inglesi; Sir Jeffrey Amherst é l'uomo che in occasione della rivolta del capo Pontiac del 1763 fece distribuire negli accampamenti indiani fazzoletti e coperte infetti di vaiolo, che aveva fatto mettere da parte nell'ospedale di Fort Pitt (l'odierna Pittsburgh) in occasione di un'epidemia là scoppiata (il vaiolo era endemico fra gli americani, dove faceva poche vittime; era invece micidiale per gli indiani.) Averlo presentato come un vecchio e bonario lord gli ha conferito un'indebita aria da galantuomo. Gli indiani sono presentati esattamente come animali: la guida irochese di Rogers é un bruto interessato solo all'alcool e il maggiore gli fa passare la sbronza come si farebbe con un orso che ha trovato un barile di whisky. Per spiegare lo spirito del Corpo a Langdon e Hunk, i due novellini, Rogers dice che i suoi uomini <<fra un pasto e l'altro uccidono un indiano>>. Bisogna giustificare tale animosità al pubblico, incombenza che la sceneggiatura affida a qualcuno degli stessi: gli Abenaki hanno sterminato la tale famiglia e scotennato il tale parente, dicono con le lacrime agli occhi. Quando arriverà il momento gli indiani saranno abbattuti senza battere ciglio, come in una stagione di caccia alle quaglie; non si vede su di loro una sola goccia di sangue, per non suscitare pietà nel pubblico, ma fanno "ah" e cadono. Prima dell'attacco all'accampamento Abenaki il maggiore Rogers raccomanda ai suoi :<<Ammazzate ogni uomo valido>>. E' sottinteso allora che donne e bambini, magari vecchi, saranno da risparmiare. Infatti nel corso dell'attacco Rogers si avvede che il Ranger Brockton nella foga dell'ammazza-ammazza sta per uccidere un ragazzo indiano sui 10 anni che con madre e padre esce dalla capanna in fiamme <<Brockton! E' troppo giovane! Prigioniero!>>, urla. Lo sceneggiatore insomma vuole evidenziare il concetto che i Rangers cercavano di risparmiare gli inermi, specie i bambini e le donne. Un falso di prima grandezza: come detto, i Rangers erano un Corpo espressamente designato per stragi capillari di civili, ovviamente di ogni sesso e età, e così facevano normalmente; figurarsi poi in un caso del genere, quando non avrebbero potuto portarsi dietro prigionieri neanche volendo. Del resto i civili indiani furono sempre un obiettivo dei soldati americani, di qualunque corpo fossero; anzi furono sempre l'obiettivo primario perché questa fu costantemente, dall'inizio dei primi del Seicento sino all'amara fine del 1890, la strategia bellica degli americani: evitavano gli scontri con i guerrieri e attaccavano gli accampamenti, e preferibilmente proprio quando gli "uomini validi" erano assenti, perché alla caccia o magari perché attirati apposta da qualche parte. Il primo attacco del genere ad un accampamento indiano avvenne nel 1634, in Connecticut: era scoppiata una lite fra degli indiani Pequot e dei commercianti Puritani che li avevano ingannati,e per punizione John Winthrop, il capo della Massachusetts Bay Colony, organizzò la spedizione: di notte il campo Pequot fu incendiato e i Puritani spararono sugli indiani che uscivano dalle tende uccidendone circa 700; gli scampati quindi furono venduti come schiavi a tribù vicine (che entro breve avrebbero fatto la stessa fine). Come si vede la stessa meccanica dell'attacco di Rogers agli Albenaki, solo che con lui non vi furono scampati: i morti risultarono circa 1.500, tutti i membri della tribù. Quindi ci fu una miriade di episodi del genere, fra i quali alcuni famosi come il Sand Creek Massacre del 1864, quando 900 Giacche Blu a cavallo sterminarono un villaggio di Arapaho e Cheyenne di circa 500 persone, tutti vecchi, donne e bambini perché gli uomini erano stati altrove per parlamentare, o come il Wounded Knee Massacre del1890, quando il VII Cavalleggeri sterminò un altro villaggio di 200 persone, sempre vecchi, donne e così via perché gli uomini validi erano già stati uccisi, alla spicciolata, in precedenza. Nel 1868 lo stesso reparto, questa volta comandato dal Colonnello Custer, aveva sterminato l'accampamento Cheyenne di Pentola Nera, formato da 108 persone delle quali solo 11 "uomini validi" (Custer in effetti cadde al primo scontro con la cavalleria indiana, nel 1876 a Little Big Horn). In ogni caso non fu questa prassi americana di uccidere i civili a causare il genocidio degli indiani, passati da circa 5 milioni di individui della fine del '500 (qualcuno li calcola in 10 milioni in quel momento) ai 250.000 trovati dal censimento generale dell'anno 1900: il genocidio fu dovuto alle epidemie che quasi subito i Puritani cominciarono a spargere artatamente fra gli indiani e alle carestie provocate, specie quella legata alla strage dei bisonti: terminarono il lavoro gli stenti fatti patire apposta agli indiani nelle riserve. Anche l'alcool ne uccise parecchi: é vero che gli Indiani lo sopportavano male, pur amandolo, ma é anche vero che i coloni Puritani fabbricavano whisky adulterato solo per loro, al preciso scopo di danneggiarli. Il whisky, vero "torcibudella", fatto con la "polvere da sparo", di alcuni fumetti western e coloniali era in realtà whisky per indiani, che effettivamente qualche volta entrava in circolazione anche fra i bianchi. Ciò da un'idea migliore della caratura morale dell'episodio dell'Irochese ubriaco proposto dal film. Ciliegina sulla torta, il ragazzo Abenaki salvato da Rogers viene adibito all'assistenza del ferito Langdon (che si era rivelato eroico, certo); non sparge una lacrima e assolve con zelo all'incombenza, quasi con affetto per il ferito. L'insinuazione é: non era colpa sua di essere nato fra i selvaggi Abenaki; si rende conto dell'ineluttabilità della loro distruzione, della quale quindi non incolpa gli americani, e si appresta ad entrare nella Civiltà. Ricordo uno spunto analogo nel Berretti Verdi di John Wayne del 1968. A proposito, i Berretti Verdi (Green Berets, un corpo di counterinsurgency, cioè controguerriglia), sono ricalcati proprio sui Rangers di Rogers; ora hanno cambiato nome e si chiamano Delta Force. L'attuale corpo dei Rangers, molto piccolo, é formato praticamente da assassini comuni e si occupa di "operazioni speciali" nell'ambito soprattutto delle stesse Forze Americane: eliminazione di elementi gravemente insoddisfacenti specie sotto azione, facendola apparire opera dell'avversario. Il film naturalmente non manca di far notare l'orrenda pratica indiana di scotennare le vittime: una donna bianca che viveva con gli Abnachi, dai quali era stata catturata molti anni prima, dice che nel campo c'erano "700 scalpi al sole". Oramai lo sanno anche i bambini (ma nel 1940 no...) che la pratica era stata introdotta in Nord America dai bianchi, sia francesi che inglesi, che pagavano sicari indiani per uccidersi reciprocamente chiedendo come prova lo scalpo. La stessa prova poi fu chiesta agli "uccisori di indiani", assassini pagati dai privati o dai governi coloniali per "disinfestare" certe zone; i privati in genere erano Compagnie Immobiliari, che compravano per poco vastissimi apprezzamenti e li rivendevano a lotti ai coloni, "bonificati" e ad alto prezzo. Nel 1703 il Massachussets pagava 12 sterline per uno scalpo indiano, indipendentemente dal sesso e dall'età, una cifra altissima portata addirittura a 100 sterline nel 1722. La pratica andò avanti sino quasi alla fine dell'Ottocento ed i famosi Daniel Boone (1734-1820) e Davy Crockett (1786-1836) non erano altro che "uccisori di indiani", poi assoldati anche per altri compiti; Crockett ad esempio fu assunto con altri mercenari da Stephen Austin in Texas, trovandovi però la morte all'Alamo (é un personaggio celebrato dall'iconografia americana, ma se Sant'Anna lo avesse pagato di più avrebbe combattuto per lui). C'é un'astuta riabilitazione dell'episodio della testa di Re Filippo. Si é detto che la medesima fu deturpata da morsi umani, una cognizione diffusa ma mai chiarita nelle scuole medie americane, dove si suggerisce che gli autori fossero gli abitanti di Plymouth, fra cui delle donne. Il film coglie l'occasione per suggerire una certa spiegazione meno infamante. La prepara accuratamente. Terminato l'attacco all'accampamento alcuni Rangers fanno commenti sugli animali nocivi appena sterminati e si sente quasi distrattamente la frase << Giocavano a palla con le loro teste >>. Oltre che di scalpi il campo era dunque pieno anche di teste mozzate. Fanno la loro comparsa allora delle teste mozzate, ed é introdotta -per colpa degli indiani - un'atmosfera macabra e di follia. Che si concretizza con puntualità poco dopo: durante al marcia di ritorno si scopre che un Ranger si porta dietro in un fagotto una testa di indiano, che rosicchia nei momenti di fame; l'uomo é evidentemente impazzito e difatti scompare urlando nella macchia. Potrebbe essere andata circa così anche per la testa di Re Filippo, si suggerisce. Mi pare che il Ranger impazzito fosse proprio Brockton, il che sarebbe un ultimo tocco da virtuosi: un americano che stava per uccidere un piccolo indiano di 10 anni non poteva che essere uno che covava i germi della follia. Perfetto! La figura del maggiore Rogers é nella sostanza stravolta. Compì effettivamente l'impresa narrata nel film, e circa con quelle modalità, ma non era quel "soldato della Frontiera" che si vuole fare credere. Rogers non aveva ideali, era solo un mercenario.Aveva cominciato arruolandosi a 13 anni come scout nella guerra del Re Giorgio (1744-1748) ed aveva proseguito nella carriera. Uccideva e faceva uccidere indiani di ogni sesso ed età, ma ciò non gli impediva di trafficare con loro, tanto che nel 1765 il governo coloniale rifiutò di pagarlo per questo e lui si recò in Inghilterra per l'incasso. Tornò quindi nella Frontiera, doveva anche ottenuto il comando della stazione di Mackinac, e qui fu accusato di collusione coi francesi , il cui aiuto infatti si era garantito per realizzare un lucroso ma troppo ambizioso progetto: creare uno Stato indipendente nell'Ovest. Fu processato per questo a Montreal nel 1769, ma assolto. Infine scoppiata nel 1776 la Guerra di Indipendenza, si direbbe che il Rogers-Tracy del film si sarebbe senz'altro schierato con i rivoluzionari americani; invece no, il Rogers-Rogers stette cogli inglesi, che credeva vincenti, tanto da essere incarcerato come loro spia. Poi evase, partecipò effettivamente alla guerra contro gli americani e quindi nel 1780 fuggì definitivamente in Inghilterra, dove morì dimenticato da tutti. Il suo interesse per il passaggio a Nord-Ovest evidenziato nel finale del film (da cui il titolo, non così incongruo come sembrerebbe: la spedizione contro gli Abnachi serviva anche ad esplorare la zona in funzione del Passaggio) era invece reale, perché ne conosceva l'importanza commerciale. Infatti così dice, ed é l'ultima frase del film: <<Prima della fine della mia vita caricherò una canoa con i prodotti del Giappone e la porterò giù per l'Hudson sino a New York>>. Si, a quello serviva il Passaggio a Nord-Ovest: la conquista del Mercato dell'Oriente. Finalmente una verità.

A che gioco giochiamo?
Questo é il tipo di film. Ora, film del genere sugli indiani Hollywood smise di farli trent'anni fa. Perché tutti al mondo avevano capito che erano dei falsi smaccati, e vergognosamente iniqui nei confronti delle vittime di quello che era forse stato il più grande genocidio della Storia, e non li accettavano più: alla loro uscita erano infamati dai critici e il pubblico ne rideva come del prodotto di mentecatti o di bugiardi nati. Ma Rete Quattro lo ritrasmette in Italia, come se niente fosse; come si trattasse di un film normale. Ricordo che la stessa Rete recentemente ha ritrasmesso anche Berretti Verdi citato addietro, un film sul Vietnam talmente falso da dover essere ritirato dalla circolazione in Italia poco dopo la sua uscita per via delle proteste che si accendevano nelle sale; lo ha fatto il 7 Novembre 1998, sempre nel prime time delle 20.30. A che gioco sta giocando Rete Quattro? Sta facendo propaganda filoamericana, é ovvio, ma perché in tale modo sfacciato? Perché crede che gli italiani siano un popolo di mentecatti? Potrebbe crederlo: la generazione intelligente ed umana, quella che protestava per il Vietnam e per gli indiani, é invecchiata e in disarmo, e gli é subentrata quella delle discoteche e dell'ecstasy, dell'ignoranza e del disimpegno. Oppure perché é costretta dai distributori di Hollywood, che fanno sconti per ambiti serial a patto che vengano trasmesse schifezze del genere? In ogni caso, cos'é allora Rete Quattro per l'Italia? E cos'é L'Italia per Rete Quattro? Io sono sempre in attesa di un'iniziativa parlamentare che chieda conto dell'incontrollata diffusione in Italia di prodotti filmici americani disonesti e altamente pericolosi. Improbabile, ma non è detto che non capiti. Nel caso Rete Quattro dovrebbe essere fra i primi media invitati a spiegare il loro operato.

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