lunedì 28 marzo 2016

Ernst Niekisch: un rivoluzionario tedesco 1889-1967 (di J. C. Costa)


Ernst Niekisch è la figura più rappresentativa del complesso e multiforme panorama che offre il movimento nazional-bolscevico tedesco degli anni 1918-1933. In lui si incarnano con chiarezza le caratteristiche - e le contraddizioni -evocate dal termine nazional-bolscevico e che rispondono molto più ad uno stato d'animo, ad una disposizione attivista, che ad una ideologia dai contorni precisi o ad una unità organizzativa, poiché questo movimento era composto da una infinità di piccoli circoli, gruppi, riviste ecc. senza che ci fosse mai stato un partito che si fosse qualificato nazional-bolscevico. E’ curioso constatare come nessuno di questi gruppi o persone usò questo appellativo (se escludiamo la rivista di Karl Otto Paetel, "Die Sozialistische Nation") bensì che l’aggettivo fu impiegato in modo dispregiativo, non scevro di sensazionalismo, dalla stampa e dai partiti sostenitori della Repubblica di Weimar, deiquali tutti i nazional-bolscevichi furono feroci nemici non essendoci sotto questo punto di vista differenze fra gruppi d’origine comunista che assimilarono l’idea nazionale ed i gruppi nazionalisti disposti a perseguire scambi economici radicali e l’alleanza con l'URSS per distruggere l'odiato sistema nato dal Diktat di Versailles. Ernst Niekisch nacque il 23 maggio 1889 a Trebnitz (Slesia). Era figlio di un limatore che si trasferì a Nordlingen im Reis (Baviera-Svevia) nel 1891. Niekisch frequenta gli studi di magistero, che termina nel 1907, esercitando poi a Ries e Augsburg. Non era frequente nella Germania guglielmina - quello Stato in cui si era realizzata la vittoria del borghese sul soldato secondo Carl Schmitt - che il figlio di un operaio studiasse, per cui Niekisch dovette soffrire le burle e l’ostilità dei suoi compagni di scuola. Già in quel periodo era avido di sapere ("Una vita da nullità è insopportabile", dirà) e divorato da un interiore fuoco rivoluzionario; legge Hauptmann, Ibsen, Nietzsche, Schopenhauer, Kant, Hegel e Macchiavelli, alla cui influenza si aggiungerà quella di Marx, a partire dal 1915.

I germogli di sangue (Francesco Boco)

Il suicidio di Mishima ed il suo significato nella modernità
Il rifiuto della modernità e la rivalutazione della Tradizione.
L’impetuosa potenza dello spirito travalica la materia.




Un uomo che a più di trent’anni dalla morte ancora scuote coscienze, sprona uomini, spinge all’azione, indica una via; un autore essenziale, una guida irrinunciabile, uno spirito eroico tra i più puri e tragici, poiché non v’è eroismo se non tragico. 


Analizzeremo brevemente nelle righe che seguono il significato del suo suicidio rituale avvenuto il 25 novembre 1970, un gesto di rifiuto e rivolta, un estremo segno di eroismo, la fredda lama dello spirito che trafigge il futuro! 



Ci piace tuttavia considerare l’ultimo decennio di attività letteraria come eroico; certamente la venatura estetizzante nelle sue opere non scomparve, è comunque doveroso ricordare quella che possiamo definire una reazione al mondo moderno, alla sua estetica ed alle sue leggi.

PROCLAMA di Yukio Mishima




Letto dallo scrittore il 25 novembre 1970, pochi istanti prima del seppuku - taglio del ventre - rituale

"Il valore della vita, nei confronti dell'assolvimento del proprio dovere, ha il peso di una piuma"Proverbio giapponese 





La nostra Tate-no Kai (1) si è sviluppata grazie al Jieitai (Forze di autodifesa) (2); così possiamo ben dire, il Jieitai è nostro padre e fratello maggiore. Perché mai corrispondiamo a tale debito di gratitudine con una azione tanto ingrata? Guardando al passato abbiamo ricevuto nelle Forze di Autodifesa, io per quattro anni, gli altri membri per tre anni, un trattamento quasi come soldati del Jieitai, e un addestramento completamente disinteressato. Noi amiamo sinceramente il Jieitai, perché lì abbiamo imparato a sognare il "vero" Giappone al di fuori delle caserme militari, e proprio lì, abbiamo conosciuto lacrime virili che non avevamo potuto conoscere nel nostro Paese del dopoguerra. Abbiamo versato qui sudore genuino; abbiamo corso insieme ai camerati per le vallate del monte Fuji, accomunati dallo stesso amore per la Patria.