lunedì 28 marzo 2016

I germogli di sangue (Francesco Boco)

Il suicidio di Mishima ed il suo significato nella modernità
Il rifiuto della modernità e la rivalutazione della Tradizione.
L’impetuosa potenza dello spirito travalica la materia.




Un uomo che a più di trent’anni dalla morte ancora scuote coscienze, sprona uomini, spinge all’azione, indica una via; un autore essenziale, una guida irrinunciabile, uno spirito eroico tra i più puri e tragici, poiché non v’è eroismo se non tragico. 


Analizzeremo brevemente nelle righe che seguono il significato del suo suicidio rituale avvenuto il 25 novembre 1970, un gesto di rifiuto e rivolta, un estremo segno di eroismo, la fredda lama dello spirito che trafigge il futuro! 



Ci piace tuttavia considerare l’ultimo decennio di attività letteraria come eroico; certamente la venatura estetizzante nelle sue opere non scomparve, è comunque doveroso ricordare quella che possiamo definire una reazione al mondo moderno, alla sua estetica ed alle sue leggi.




Essa è un’opposizione virile e solare, costruita attraverso il sole e l’acciaio, attraverso una scuola militare dell’anima e del corpo, per dirla con Nietzsche. 


E’ innegabile la carica eroico-tragica presente negli ultimi scritti di Mishima, pensiamo a Sole e Acciaio, Patriottismo, Lezioni Spirituali per giovani Samurai, La voce degli Spiriti Eroici… quanto meno per quanto riguarda il tema che qui andiamo ad affrontare, sentiamo di doverci concentrare su tali aspetti delle sue ultime opere.. 


Partiremo quindi dal presupposto che il periodo in cui Mishima maturò ed infine portò a compimento la decisione di suicidarsi secondo il rito tradizionale fosse pervaso da una grandiosa e tragica presa di coscienza della vacuità dei valori e dei pensieri della modernità. 


“Tuttavia, fin da quando la guerra terminò, mi resi gradualmente conto che si stava avvicinando un’era in cui trattare il sole da nemico sarebbe stato come seguire il gregge. […] Fu nel 1952,[…], che scambiai la prima stretta di mano conciliatrice col sole." (2)Parole che ci introducono magistralmente all’argomento che vogliamo trattare; non si può considerare la morte di Mishima senza prima accennare al fatto che dal 1955 iniziò a frequentare palestre ed in seguito si diede alle arti marziali al fine di dar vigore al suo corpo, un corpo che era destinato alla morte, poiché in Mishima vita e morte coincidono nel sole, così come la bellezza e la morte si trovano allo stesso tempo nei fiori di ciliegio. 


Il rifiuto dello scrittore nei confronti del mondo che lo circondava lo portò ad indossare la maschera del Samurai. (3) 


Maschera che però si esauriva al vestiario occidentale e ad alcuni atteggiamenti, perché è pur vero che la più intima essenza dello scrittore era radicalmente nipponica; pensiamo allo stile “vecchio” di scrittura in cui venivano stesi i suoi scritti, al legame profondo che aveva con l’Hagakure, il libro in cui sono contenuti le norme comportamentali dei Samurai e non ultimo, pensiamo al suo suicidio, avvenuto secondo il rito antico. 


Consideriamo il 1960, l’anno in cui avvenne la svolta definitiva nella vita dell’autore. La firma del Trattato di mutua sicurezza nippo-americano fu la molla scatenante, oltre che di violente proteste, della reazione dello scrittore. Un Giappone ridotto alla difesa, privato di un vero Esercito era intollerabile. 


Nel 1966 scrive “Patriottismo”, intensa novella incentrata sulla vicenda del tentato colpo di Stato del 26 febbraio 1936 , dello stesso anno è “La voce degli spiriti eroici”, grandioso racconto in cui gli ufficiali insorti nel ’36 e i Kamikaze morti negli attacchi suicidi parlano all’autore. 


Degli anni successivi sono “Introduzione allo Hagakure”, “Sole e Acciaio”, “Cavallo Sfrenato”, “Saggio in Difesa della Cultura”, “Lezioni spirituali per giovani Samurai”, “Lo Spirito delle Arti Marziali” e “Introduzione alla filosofia dell’azione”. 


E’ evidente che, oltre alle opere “in linea” col passato, ora Mishima tenga a porre all’attenzione dei suoi lettori dei contenuti ed un’etica che sono perduti nella modernità. Lo spirito eroico della tradizione nipponica torna quindi a manifestarsi nelle parole e nelle azioni dello scrittore. 


Nell’ottobre battezza il suo esercito personale, fondato l’anno prima, Tate no kai, Associazione degli Scudi. “E’ questo l’esercito spirituale più piccolo del mondo." (4)Un esercito di studenti creato da Mishima per far rivivere antichi valori, poiché egli credeva che solo nell’esercito si mantenesse ancora viva la tradizione virile nipponica. 


Lui, intellettuale di successo, si convinse che la letteratura fosse un mondo assolutamente estraneo alla lotta ed alla responsabilità, fu quindi il suo animo virile a portarlo sulla via del Samurai. (5) 


Abbiamo parlato di Sole e Acciaio su queste stesse pagine cercando di chiarirne il significato spirituale, abbiamo accennato poco sopra al Tate no kai, un esercito che “Parteciperà soltanto allo scontro decisivo" (6), concentriamo quindi la nostra attenzione sui suoi ultimi pensieri, sul significato spirituale che noi cogliamo dalla sua morte. 


Per Mishima “la cultura è vita, cioè carne, sangue e anima, non cosa, e sopravvive negli uomini, non negli oggetti. Dunque forma e stile di agire, non gli oggetti, sono per Mishima l’essenza della cultura." (7) e nella sua concezione di cultura noi ritroviamo il motivo più profondo che lo ha spinto a darsi la morte secondo il rituale tradizionale. 


In Mishima è la figura del Tenno, dell’Imperatore, ad essere un “concetto culturale”, la difesa di ciò che v’è di eterno nella cultura nipponica coincide con l’apologia della figura del Tenno in cui si rispecchia la totalità del popolo, è il simbolo della sua tradizione. 


Con la rinuncia dell’Imperatore alla carica di Dio è il Giappone a decadere, a smarrire il suo simbolo. Quel simbolo, il Tenno, che per Mishima è simbolo culturale di Yamato. 


Se la difesa della cultura, intesa quale spirito eterno di una razza, la sua tradizione più profonda passa necessariamente per la riaffermazione della sacralità del Tenno,allora, venuto meno il suo ruolo tradizionale la difesa della cultura diviene lotta contro un intero modo di intendere il mondo che ha condotto alla decadenza di cui sopra. 


L’assalto alla caserma, il giorno della sua morte, e la sperata sollevazione militare per restituire onore ad un Esercito sconfitto e imbelle (8) nasce dal “Tennosimo culturale” dello scrittore, secondo cui “la ribellione in nome del Tenno deve essere accettata a patto che non tradisca la cultura autentica.”(9)Sono le ultime parole di Mishima, lette poco prima del suicidio, a farci comprendere come la morte dell’autore avesse come scopo quello di ridare vita allo spirito di una razza. 


“Ma prima di morire ridoneremo al Giappone il suo autentico volto. Avete tanto cara la vita da sacrificarle l’esistenza dello spirito?”(10)Siete quindi disposti a restituire forza allo spirito del vostro popolo dando la vostra vita? 


Il suicidio di Mishima è allora l’incarnazione di una cultura, di uno spirito, che vuole tornare ad essere vissuto, ad essere simboleggiato da un Dio-Imperatore. Mishima diviene quindi l’incarnazione eclatante ed attiva di uno spirito impetuoso le cui radici sono fuori dal tempo. 


L’eternità di Mishima sta nell’essersi ricongiunto con tale tradizione, averla rappresentata nel gesto estremo del seppuku e nell’aver lasciato un messaggio di sconcertante forza. E’ forse l’atto di rivolta più forte degli ultimi trent’anni. 


“Ma l’inefficacia politica del suo suicidio, Mishima, certo, l’aveva messa in preventivo. Quello che forse più gli interessava era la coerenza con la maschera che si era imposto.”(11) 


Certo, aveva previsto l’inefficacia politica del suo gesto, ma non crediamo, dopo quanto detto sopra, che fosse ciò a cui mirava, il piano politico, “il suo era un campo di battaglia privo di gloria, un campo di battaglia dove nessuno poteva compiere imprese di valore: era la linea del fronte dello spirito.”(12) 


Quelle voci silenziose dello spirito che dal più profondo ci indicano la via si manifestano nella potenza del suicidio dello scrittore giapponese, il suo è un sacrificio in cui si manifesta lo spirito e da cui nascono dei germogli dal tragico destino. 


2 - Y. Mishima, Sole e Acciaio, Guanda. Pag. 20. 


3 - “In definitiva, Hagakure insegna che la dignità suprema del vivere sta nel nascondimento di sé […] E’ alla maschera, che in latino si diceva persona, che viene affidata la funzione formatrice e costitutiva dell’individuo.” in P. Mura, La penna, la spada e il nulla, in Mishima – La penna, la spada, il sangue, Raido. 


4 - Y. Mishima, Lezioni Spirituali per giovani Samurai, Feltrinelli. Pag. 60 


5 - “Pure, la maschera scelta da Mishima fu, al contempo, nonostante tutto, quella di un antico samurai. E lo fu grazie al recupero, operato con uno sforzo violento e disperato, di una tradizione perduta, di una sapienza e di un’etica non preservate e trasmesse, ma sepolte e rinnegate.” In P. Mura. Op. Cit. 


6 - Y. Mishima, Op. Cit. Pag. 60 


7 - N. Gatta, Yukio Mishima, La teoria della Cultura, in Mishima- La penna…, Raido. Pag. 63 


8 - “L’Esercito, che più di ogni altra istituzione dovrebbe attribuire la massima importanza all’onore, è stato fatto oggetto dei più meschini inganni. L’Esercito di difesa ha continuato a portare la disonorevole croce di una nazione sconfitta.” In Y. Mishima, Op. Cit. pag. 122, dal Proclama9 - N. Gatta, Op. Cit. Pag. 77 


10 - Y. Mishima, Op. Cit. Pag.126 dal Proclama11 - P. Mura, Op. Cit. Pag. 57 Riteniamo comunque discutibile l’insistenza sul concetto di maschera perché, se è vero che Mishima ne ebbe molte, è altrettanto vero che la morte strappa ogni maschera e svela la vera natura degli uomini. Crediamo quindi che Mishima svelò la sua vera essenza il 25 novembre 1970. 


12 - Y. Mishima, Patriottismo, da Morte di Mezza estate, Guanda Pag. 119 








Yukio Mishima, un nome che pesa come un macigno sulle coscienze degli intellettuali “politically correct” di destra e sinistra, un simbolo di coraggio, fierezza ed eroismo per i banditi dalla modernità e per coloro che la bandiscono.


Il sentimento eroico


Non si può considerare il suicidio dell’autore nipponico senza tenere presente il suo cammino artistico/letterario, che rappresenta infatti l’espressione compiuta delle riflessioni e delle decisioni sempre più radicali dello scrittore.






Prendiamo in considerazione la critica letteraria di Giuseppe Fino (1), il quale divide in tre fasi il cammino letterario di Mishima: fino al 1945 lo si può considerare Romantico, o quanto meno Decadente con forti venature Estetizzanti, tuttavia sempre presenti nelle sue opere; il secondo periodo, dal 1945 al 1960, viene considerato un periodo quasi di non vita in cui l’autore subisce la decadenza moderna in cui valori vuoti vengono imposti ed accettati, egli si distacca dalla realtà ironizzando contro di essa; infine il periodo dal 1960 al 1970 viene classificato dal Fino come neo-romantico, un richiamo esplicito alla Tradizione in opposizione alla moderna vacuità.


Il Fronte dello Spirito


Tracciato superficialmente il cammino letterario-umano di Yukio Mishima non resta che concentrarci ora sul tema centrale di questo articolo: il seppuku rituale con cui si tolse la vita quel fatidico 25 novembre 1970.


…e impareremo che il sangue è spirito


Il sangue sgorgato dal corpo dello scrittore diviene l’origine da cui nascono dei germogli di sangue, uomini il cui sentimento non è differente da quello di Mishima. Coloro i quali si sentano al fianco dell’ultimo Samurai. Chi sente il legame spirituale del sangue.


Francesco Boco





Note


1 - G. Fino, Mishima e la restaurazione della cultura integrale, Sanno-kai


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