venerdì 23 agosto 2013

La visione eurasista

Principi basilari della piattaforma dottrinale eurasista

«Secondo il 71% dei cittadini russi intervistati, la Russia appartiene ad una civiltà peculiare – “eurasiana” o ortodossa – , perciò essa non segue il modo di sviluppo occidentale. Solo il 13% considera la Russia una civiltà occidentale»
(Inchiesta del VCIOM, Centro PanRusso per lo Studio della Pubblica Opinione, 2-5 novembre 2001)



Il respiro dell’epoca


Ogni epoca storica ha il proprio peculiare “sistema di coordinate” – politico, ideologico, economico e culturale.
Ad esempio, il XIX secolo si svolse in Russia sotto il segno della disputa tra “Slavofili” e “Pro-occidentali” [zapadniki]. Nel XX secolo lo spartiacque passava tra “Rossi” e “Bianchi”. Il XXI secolo diventerà il secolo dell’opposizione tra “atlantisti” [1] (i sostenitori del “globalismo unipolare” [2]) ed “eurasisti” [3]).


[1] Atlantismo – termine geopolitico che denota: 

- dal punto di vista storico e geografico, il settore occidentale della civilizzazione mondiale;
- dal punto di vista strategico-militare, i paesi membri della NATO (in primo luogo gli USA);
- dal punto di vista culturale, la rete informativa unificata creata dagli imperi mediatici occidentali;
- dal punto di vista sociale, il “sistema mercato”, preteso come assoluto e negatore di tutte le differenti forme di organizzazione della vita economica.

Atlantisti – gli strateghi della civiltà occidentale ed i loro sostenitori consapevoli in ogni parte del pianeta, i quali puntano a mettere il mondo intero sotto controllo e ad imporre a tutto il resto dell’umanità gli stereotipi sociali, economici e culturali tipici della civiltà occidentale. 

Gli atlantisti sono i costruttori del “nuovo ordine mondiale” – il sistema mondiale senza precedenti a beneficio di un’assoluta minoranza della popolazione del pianeta, il cosiddetto “golden billion”.

[2] Globalismo – il processo di costruzione del “nuovo ordine mondiale”, al centro del quale si trovano i gruppi oligarchici politico-finanziari dell’Occidente, è chiamato globalizzazione. Le vittime di questo processo sono gli stati sovrani, le culture nazionali, le dottrine religiose, le tradizioni economiche, le manifestazioni di giustizia sociale, la resa dell’ambiente – ogni varietà spirituale, intellettuale e materiale del pianeta. Il termine “globalismo” nel comune lessico politico significa solo “globalismo unipolare”, cioè non fusione delle differenti culture, dei diversi sistemi socio-politici ed economici in qualcosa di nuovo (come sarebbe il “globalismo multi-polare”, il “globalismo eurasista”), ma l’imposizione degli stereotipi occidentali sull’umanità. 

[3] Eurasismo (nel suo più ampio significato) – fondamentale termine geopolitico che indica: 

- dal punto di vista storico e geografico, il mondo intero, con esclusione del settore occidentale della civilizzazione mondiale;
- dal punto di vista strategico-militare, tutti i paesi che non approvano le politiche espansioniste degli USA e dei loro partner della NATO;
- dal punto di vista culturale, la conservazione e lo sviluppo delle tradizioni organiche nazionali, etniche e di cultura religiosa;
- dal punto di vista sociale, le diverse forme di vita economica e la “società socialmente giusta”. 

Eurasismo (nel suo stretto significato storico) è una corrente filosofica sorta negli anni 1920 tra gli emigrati russi. I suoi autori fondamentali sono N.S. Trubetskoy, P.N. Savitsky, N.N. Alekseev, V.G. Vernadsky, V.I.Ilyn, P.P. Suvchinski, E. Khara-Davan, Ya. Bromberg e altri. Tra gli anni 1950 e gli anni 1980 questa corrente ha ricevuto ulteriori sviluppi e approfondimenti da Gumilyov. 

Neo-eurasismo – esso è sorto alla fine degli anni 1980 (ne è fondatore il filosofo A.G. Dugin) e ha ampliato il raggio del concetto tradizionale di eurasismo, combinandolo a nuovi blocchi di idee e metodologie – tradizionalismo, geopolitica, metafisica, “Nuova Destra”, “Nuova Sinistra”, “terza via” in economia, teoria dei “diritti dei popoli”, ecologia, filosofia ontologica, vettore escatologico, nuova comprensione della missione universale della storia russa, prospettiva paradigmatica della storia della scienza, etc. 

Contro lo stabilirsi dell’ordine mondiale atlantista e della globalizzazione, stanno i sostenitori del mondo multipolare – gli eurasisti. Gli eurasisti difendono per principio la necessità di salvaguardare l’esistenza di ogni popolo sulla terra, la fiorente varietà di culture e tradizioni religiose, l’indiscutibile diritto dei popoli a scegliere in modo indipendente il proprio percorso di sviluppo storico. Gli eurasisti salutano la generalità delle culture e dei sistemi di valori, il dialogo aperto tra popoli e civiltà, la combinazione organica tra devozione alle tradizioni ed impulso creativo. Gli eurasisti non sono solo i rappresentanti dei popoli che vivono nel continente eurasiano. Essere eurasisti è una scelta consapevole, che significa combinare l’aspirazione a conservare le forme tradizionali di vita con l’aspirazione alla libero sviluppo creativo (sociale e personale). 

In questo modo, gli eurasisti sono tutti libere personalità creative che comprendono i valori della tradizione; tra di essi vi sono anche i rappresentanti di quelle regioni che obiettivamente formano le basi dell’atlantismo. 

Eurasisti ed atlantisti sono in opposizione gli uni agli altri in ogni cosa. Essi difendono due immagini, del mondo e del suo futuro, differenti, alternative, che si escludono l’una con l’altra. È l’opposizione tra eurasisti ed atlantisti che definisce il profilo storico del XXI secolo. 

La visione eurasista del mondo futuro 


Gli eurasisti di conseguenza difendono il principio di multi-polarità, situandosi contro il globalismo unipolare imposto dagli atlantisti.
Come poli di questo nuovo mondo non ci saranno stati tradizionali, ma nuove formazioni integrate di civiltà (“grandi spazi”), unite in “cinture geo-economiche” (“zone geo-economiche”).

Secondo il principio della multi-polarità, il futuro del mondo viene immaginato come relazioni di partnership paritarie, positive tra tutti i paesi e i popoli, organizzati – secondo un principio di prossimità in termini di geografia, di cultura, di valori e di tipo di civiltà – in quattro cinture geo-economiche (ciascuna consistente a sua volta in “grandi spazi”).

Cintura Euro-Africana, che include 3 “grandi spazi”: Unione Europea, Africa arabo-islamica, Africa sub-tropicale (nera);

Cintura Asiatico-Pacifica, che include il Giappone, i paesi del Sud-est asiatico e l’Indocina, l’Astralia e la Nuova Zelanda;

Cintura Eurasiana continentale, comprendente 4 “grandi spazi”: la Russia e i paesi della CSI, i paesi dell’Islam continentale, l’India, la Cina;

Cintura Americana, comprendente 3 “grandi spazi”: Nord-America, America Centrale e Sud-America.

Grazie a tale organizzazione dello spazio mondiale, i conflitti globali, le guerre sanguinose e le forme estreme di confronto, che minacciano l’esistenza stessa dell’umanità, diventeranno scarsamente probabili. 

La Russia ed i suoi partner della cintura continentale eurasiana stabiliranno relazioni armoniche non solo con le cinture confinanti (Euro-Africana e Asia-Pacifico), ma anche con quella ai loro antipodi – la cintura americana, la quale sarà anche chiamata a svolgere un ruolo costruttivo nell’emisfero occidentale, nel contesto della struttura multi-polare. 

Tale visione dell’umanità futura è l’opposto dei piani globalisti degli atlantisti che mirano alla creazione di un mondo unipolare, stereotipato sotto il controllo delle strutture oligarchiche dell’Occidente, nella prospettiva della creazione del “governo mondiale”. 


La visione eurasista dell’evoluzione dello stato 


Gli eurasisti considerano lo stato-nazione, con le sue presenti caratteristiche, come una forma obsoleta di organizzazione degli spazi e dei popoli, tipica del periodo storico che va dal XV al XX secolo. Al posto degli stati-nazione devono sorgere nuove formazioni politiche, combinando in se stesse l’unificazione strategica dei grandi spazi continentali con all’interno il complesso sistema multi-dimensionale delle autonomie nazionali, culturali ed economiche. Alcune caratteristiche di una simile organizzazione di spazi e popoli può essere osservata sia negli antichi imperi del passato (ad esempio nell’impero di Alessandro il Macedone, in quello Romano, etc.) sia nelle più recenti strutture politiche (Unione Europea, CSI).

Gli stati contemporanei si trovano oggi di fronte alle seguenti prospettive:

- auto-liquidazione ed integrazione nel singolo spazio planetario sotto il dominio USA (atlantismo, globalizzazione);

- opposizione alla globalizzazione, tentando di conservare le proprie strutture amministrative (sovranità formale) nonostante la globalizzazione;

- avviare formazioni sopra-statali di tipo regionale (“grandi spazi”) sulle basi di una comunanza storica, civile e strategica.

La terza variante è quella eurasista. Dal punto di vista dell’analisi eurasista, questa è la sola via di sviluppo in grado di mantenere quanto di più valido e originale ogni stato contemporaneo è chiamato a salvaguardare di fronte alla globalizzazione. La mera aspirazione conservatrice di preservare lo stato ad ogni costo è condannata al fallimento. L’orientamento consapevole delle leadership politiche degli stati di dissolversi nel progetto globalista è considerato dagli eurasisti come la rinuncia a quei valori correlati la cui conservazione è stato il dovere degli stati storici nei confronti dei loro soggetti. 

Il XXI secolo sarà l’arena della decisione fatale delle elite politiche contemporanee riguardo il problema delle tre possibili prospettive. La lotta per la terza variante di sviluppo sta alle basi di una nuova vasta coalizione internazionale di forze politiche, in sintonia con la visione del mondo eurasista. 

Gli eurasisti considerano la Federazione Russa e la CSI come il nucleo di una prossima formazione politica autonoma – l’ “Unione Eurasiana” (“centro Eurasia”), e inoltre di una delle quattro cinture geo-economiche fondamentali del mondo (“il blocco continentale eurasiano”).

Contemporaneamente, gli eurasisti sono dei convinti sostenitori dello sviluppo di un sistema multi-dimensionale di autonomie*. 

* Autonomia (in greco antico: auto-governo) – la forma di organizzazione naturale di un collettivo di persone, unite da qualche tipo di significato organico (nazionale, religioso, professionale, familiare, etc.). Una caratteristica distintiva dell’autonomia è la più ampia liberta in quelle sfere che non riguardano gli interessi strategici delle formazioni politiche di dimensioni continentali.

L’autonomia è opposta alla sovranità – una caratteristica delle organizzazioni di persone e spazi tipica degli stati-nazione nella loro forma presente. Nel caso della sovranità, noi abbiamo a che fare con il diritto prioritario al libero ed indipendente ordinamento del territorio; l’autonomia presuppone indipendenza nelle questioni dell’organizzazione della vita collettiva di persone e regioni, non collegata all’ordinamento del territorio. 

Il principio dell’autonomia multi-dimensionale è visto come la struttura organizzativa ottimale della vita di popoli, di gruppi etnici e socio-culturali, nella Federazione Russa come nell’Unione Europea, nella “cintura continentale eurasiana” come nei restanti “grandi spazi” e “cinture geo-economiche” (“zone”). 

E le terre (territori) delle nuove formazioni politico-strategiche (“grandi spazi”) devono trovarsi sotto la gestione diretta di un centro di governo strategico. All’interno dell’autonomia devono esserci le questioni collegate agli aspetti non territoriali del governo delle collettività. 

Il principio eurasista della divisione dei poteri 


Il principio eurasista della gestione politica presuppone due livelli differenti di governo: locale e strategico.

A livello locale, il governo nasce attraverso le autonomie – naturalmente composte da associazioni di tipo diverso (da popoli con diversi milioni di persone a piccole collettività composte da pochi lavoratori). Questo governo agisce in assoluta libertà e non è comandato da nessuna istanza superiore. Il modello per ogni tipo di autonomia viene scelto liberamente, derivando dalla tradizione, dall’inclinazione, dalla diretta espressione democratica della volontà delle collettività organiche – società, gruppi, organizzazioni religiose.

Sottoposti alla gestione delle autonomie, troviamo:

- i problemi civili e amministrativi,

- la sfera sociale,

- i servizi dell’istruzione e la sanità,

- ogni sfera dell’attività economica.

Cioè tutto, con esclusione degli aspetti strategici e di quei problemi riguardanti la sicurezza e l’integrità territoriale dei “grandi spazi”. 

Il livello di libertà dei cittadini, grazie all’organizzazione della società secondo il principio eurasista dell’autonomia, è elevato come mai lo è stato. All’uomo vengono date possibilità di auto-realizzazione e sviluppo creativo mai viste prima nella storia dell’umanità. 

I problemi di sicurezza strategica, le attività internazionali al di là della struttura del singolo spazio continentale, le questioni di macro-economia, il controllo sulle risorse strategiche e sulle comunicazioni – si trovato sotto la gestione del singolo centro strategico *. 

* Singolo centro strategico – definizione convenzionale per tutte quelle istituzioni che sono delegate al controllo sul governo regionale strategico dei “grandi spazi”. È una struttura rigidamente gerarchica, che combina elementi dai compiti militari, giuridici e amministrativi. È il polo della pianificazione geopolitica e del governo dei “grandi spazi”.

Le sfere di competenza dei livelli strategico e locale del potere, sono strettamente delimitate. Qualsiasi tentativo di introdurre l’autonomia in questioni che si trovano nell’ambito della competenza del singolo centro strategico deve essere interrotto. Lo stesso dicasi per il contrario. 

In questo modo, il principio eurasista del governo combina organicamente in sè diritto tradizionale e religioso, tradizioni nazionali e locali, tiene conto di tutte le ricchezze dei regimi socio-politici formatesi durante il corso della storia ed offre, perciò, una solida garanzia di stabilità, sicurezza e inviolabilità territoriale. 

La visione eurasista dell’economia 


Gli atlantisti mirano ad imporre a tutti i popoli del mondo un singolo modello di costruzione economica, elevando allo status di standard l’esperienza dello sviluppo economico della parte occidentale del mondo civilizzato nei secoli XIX e XX. 

Al contrario, gli eurasisti sono convinti che il regime economico derivi dalle caratteristiche storiche e culturali dello sviluppo di popoli e società; di conseguenza, nella sfera economica essi si conformano alla varietà, alla pluralità di regimi, alla ricerca creativa, al libero sviluppo. 

Soggetti a controllo rigido devono essere solo i settori strategici di ampia scala, collegati alla necessità di garantire la sicurezza generale (il complesso militare-industriale, i trasporti, le risorse, l’energia, le comunicazioni. Tutti i restanti settori economici devono svilupparsi liberamente ed organicamente secondo le condizioni e le tradizioni delle concrete autonomie dove ha naturalmente luogo l’attività economica. 

L’eurasismo è giunto alla conclusione che nel campo dell’economia non esista nessuna verità definitiva – le ricette del liberalismo * e del marxismo ** possono essere applicate solo parzialmente, a seconda delle condizioni concrete. In pratica, ciò di cui si ha bisogno è combinare in vari modi l’approccio al libero mercato con il controllo dei settori strategici, e operare la ridistribuzione dei profitti secondo gli scopi nazionali e sociali della società nel suo complesso. In questo modo l’eurasismo è conforme al modello della “terza via”*** nell’economia. 

* Liberalismo – dottrina economica la quale sostiene che solo la massima libertà del mercato e la privatizzazione di tutti gli strumenti economici creino le condizioni ottimali per la crescita economica. Il liberalismo è la dottrina economica dogmatica degli atlantisti e dei globalisti. 

** Marxismo – dottrina economica che sostiene che solo il pieno controllo del processo economico da parte di qualche istituzione sociale, solo la logica della forzata pianificazione generale e l’eguale distribuzione del plusvalore tra tutti i membri della società (collettivismo) possano costituire le basi economiche di un mondo giusto. Il marxismo rifiuta il mercato e la proprietà privata. 

*** “Terza via” economica – serie di teorie economiche che combinano l’approccio al mercato con una parte definita di economia regolata sulla base di questo o quest’altro criterio o principio sopra-economico. 

L’economia dell’eurasismo deve essere costruita sui seguenti principi:

- subordinazione dell’economia ad alcuni più elevati valori spirituali di civiltà;

- principio di integrazione macro-economica e di divisione del lavoro sulla scala dei “grandi spazi” (“unione doganale”);

- creazione di un singolo sistema finanziario, di trasporto, dell’energia, produttivo e informatico all’interno dello spazio eurasiano;

- differenziazione delle frontiere economiche con i vicini “grandi spazi” e “zone geo-economiche”;

- controllo strategico del centro sulle diramazioni che innervano il sistema e parallelamente massima libertà di attività economica a livello di medio e piccolo business;

- combinazione organica delle forme di gestione (struttura di mercato) con le tradizioni sociali, nazionali e culturali delle regioni (assenza di uno standard economico uniforme nelle medie e grandi imprese).

La visione eurasista della finanza 


Il singolo centro strategico dell’Unione Eurasiana deve considerare come strategicamente rilevante anche la questione del controllo sulla circolazione monetaria. Nessun singolo mezzo di pagamento deve avere la pretesa del ruolo di valuta di riserva universale mondiale. È necessario creare un’appropriata valuta di riserva eurasiana, che sia la moneta legale sui territori appartenenti all’Unione Eurasiana. Nessun’altra valuta dovrà essere usata come valuta di riserva all’interno dell’Unione Eurasiana. 

D’altro canto, deve essere in ogni modo incoraggiata la creazione di mezzi locali di pagamento e scambio che siano la moneta legale all’interno di una o più autonomie confinanti. Questa misura previene l’accumulazione di capitale a scopi speculativi e fornisce lo stimolo alla sua circolazione. Inoltre, essa incrementa il tipo di investimenti nel settore reale dell’economia. Perciò, i fondi saranno investiti prima di tutto dove essi possano essere impiegati produttivamente. 

Nel progetto eurasista, la sfera finanziaria è vista come uno strumento di produzione reale e di scambio, diretto al lato qualitativo dello sviluppo economico. Diversamente dal progetto atlantista (globalista), la sfera finanziaria non deve avere nessun tipo di autonomia (finanziarismo*).

* Finanziarismo – il sistema economico della società capitalistica nel suo stadio post-industriale, che è il logico risultato dell’illimitato sviluppo dei principi liberali nell’economia. La sua caratteristica distintiva è che il settore reale dell’economia diventa subordinato a operazioni finanziarie virtuali (mercati azionari, mercati obbligazionari, investimenti di portafoglio, operazioni internazionali, transazioni in futures, previsioni speculative di trend finanziari, etc.). il finanziarismo si incardina sulle politiche monetaristiche, separando l’area monetaria (valute di riserva mondiale, moneta elettronica) dalla produzione. 

La visione regionale del mondo multi-polare presuppone differenti livelli di valute:

- valuta geo-economica (denaro e valori cartacei, che sono la moneta legale all’interno di una zona geo-economica definita, in quanto strumento di relazioni finanziarie tra i centri strategici di una serie di “grandi spazi”);

- valuta del “grande spazio” (moneta e valori cartacei, che sono la moneta legale all’interno di un “grande spazio delimitato” – in particolare all’interno dell’Unione Eurasiana – , come strumento di relazioni finanziarie tra le autonomie);

- valuta a livello delle autonomie (forme diverse di controvalori di scambio).

Le istituzioni per l’emissione e per il credito finanziario (banche) – banche regionali, banche dei “grandi spazi”, banche delle autonomie (e loro equivalenti) – devono essere organizzate in relazione a questo schema. 

L’atteggiamento eurasista verso la religione 


Nella fede verso l’eredità spirituale dei profeti, nel grande valore della vita religiosa, gli eurasti vedono un pegno di un’autentica ripresa e di uno sviluppo sociale armonico. 

Gli atlantisti rifiutano per principio di vedere ciò che non sia effimero, temporaneo, presente. Per essi non vi è essenzialmente né passato né futuro. 

La filosofia dell’eurasismo, al contrario, combina la fede sincera e profonda nel passato con un atteggiamento aperto verso il futuro. Gli eurasisti salutano la fedeltà alle scaturigini quanto la libera ricerca creativa. 

Lo sviluppo spirituale è per gli eurasisti la principale priorità della vita, la cui assenza non può essere compensata con nessun bene economico o sociale. 

Nell’opinione degli eurasisti, ogni tradizione locale religiosa o sistema di fede, anche la più insignificante, è patrimonio di tutta l’umanità. Le religioni tradizionali dei popoli, connesse con i differenti retaggi spirituali e culturali, meritano la massima cura e il massimo riguardo. Le strutture rappresentative della religione tradizionale, devono avvalersi del sostegno dei centri strategici. I gruppi scismatici, le associazioni religiose estremiste, le sette totalitarie, i predicatori di dottrine religiose e di insegnamenti non tradizionali, e qualsiasi altra forza orientata alla distruzione, devono essere attivamente osteggiate. 

La visione eurasista della questione nazionale 


Gli eurasisti considerano che ogni popolo del mondo – da quelli che hanno fondato le grandi civiltà ai più piccoli che conservano con cura le loro tradizioni – sia una ricchezza inestimabile. L’assimilazione tramite influenza esterna, la perdita della lingua o del modo di vita tradizionale, l’estinzione fisica di un qualsiasi popolo della Terra è una perdita irreparabile per tutta l’umanità. 

La profusione di popoli, culture, tradizioni è chiamata dagli eurasisti una “complessità fiorente” – un segno del sano, armonico sviluppo della civilizzazione umana. 

I Grandi Russi, in questo quadro, rappresentano un caso unico di fusione di tre componenti etniche (slava, turca e ugro-finnica) in un popolo, con una tradizione originale ed una ricca cultura. Nel fatto stesso del sorgere dei Grandi Russi dalla sintesi di tre gruppi etnici, è contenuto un potenziale integrativo di valore eccezionale. Per questa stessa ragione la Russia più di una volta è diventata il cuore dell’unione di molti differenti popoli e culture in un singolo allacciamento di civiltà. Gli eurasisti credono che la Russia sia destinata a svolgere il medesimo ruolo anche nel XXI secolo. 

Gli eurasisti non sono isolazionisti, nella stessa misura in cui non sono sostenitori dell’assimilazione ad ogni costo. La vita e il destino dei popoli è un processo organico che non tollera interferenze artificiali. I problemi inter-etnici e internazionali devono essere risolti secondo la loro logica interna. Ad ogni popolo sulla Terra deve essere concessa la libertà di fare in modo indipendente le proprie scelte storiche. Nessuno ha il diritto di forzare un popolo qualsiasi a perdere la propria unicità nel “melting pot globale”, come auspicherebbero gli atlantisti.

I diritti dei popoli per gli eurasisti non sono meno significativi dei diritti dell’uomo. 

L’Eurasia come pianeta


L’Eurasismo è una visione del mondo, una filosofia, un progetto geopolitico, una teoria economica, un movimento spirituale, un nucleo attorno al quale consolidare un ampio spettro di forze politiche. L’Eurasismo è libero dal dogmatismo, dalla cieca sottomissione alle autorità ed alle ideologie del passato. L’Eurasismo è la piattaforma ideale dell’abitatore del mondo nuovo, per il quale, le dispute, le guerre, i conflitti ed i miti del passato non hanno che un interesse storico. L’Eurasismo come principio è la nuova visione del mondo per le nuove generazioni del nuovo millennio. L’Eurasismo trae la sua ispirazione da diverse dottrine filosofiche, politiche e spirituali, le quali finora sono apparse come reciprocamente inconciliabili e incompatibili. 

Insieme a questo, l’Eurasismo ha una serie definite di idee fondanti, dalle quali non si può deviare in nessun caso. Uno dei principi fondamentali dell’Eurasismo è la logica, attiva opposizione a tutti i livelli al progetto globalista unipolare. Questa opposizione (a differenza della semplice negazione o conservatorismo) ha un carattere creativo. Noi comprendiamo l’inevitabilità di alcuni processi storici definiti: il nostro scopo è l’esserne consapevoli, prenderne parte, guidarli verso quella direzione che corrisponde ai nostri ideali. 

Si potrebbe dire che l’Eurasismo è la filosofia della globalizzazione multi-polare, che fa appello all’unione di tutte le società ed i popoli della terra per costruire un mondo originale ed autentico, ogni componente del quale derivi organicamente da tradizioni storiche e culture locali. 

Storicamente, le prime teorie eurasiste fecero apparizione tra i pensatori russi dell’inizio del XX secolo. Ma quelle idee erano consone alla ricerca spirituale e filosofica di tutti i popoli della terra – almeno di quelli che avvertivano la natura limitata ed inadeguata dei banali dogmi, il fallimento e il vicolo cieco verso il quale erano diretti i cliché intellettuali, il bisogno di sfuggire alle strutture consuete e andare verso nuovi orizzonti. Oggi noi possiamo attribuire all’Eurasismo un nuovo, globale significato; noi possiamo renderci conto di come il nostro retaggio eurasista non sia il lavoro di una sola scuola russa, spesso identificato sotto questo nome, ma anche di un enorme filone culturale e intellettuale di tutti i popoli della terra, non propriamente appartenenti alla ristretta struttura di quella che fino a poco fa (nel XX secolo) era considerata come l’ortodossia immutabile (liberale, marxista e nazionalista).

In questo più elevato e più ampio significato, l’Eurasismo acquista un senso nuovo, straordinario. Ora esso non è solo la forma dell’idea nazionale per la nuova Russia post-comunista (come veniva nella prima fase considerato dai padri fondatori del movimento e dagli eurasisti contemporanei), ma un vasto programma di rilevanza planetaria, che va al di là dei confini della Russia e dello stesso continente eurasiano. Come il concetto di “americanismo”, oggi può essere applicato a regioni geografiche che si trovano oltre i confini dello stesso continente americano, così “eurasismo” ha il significato di una peculiare scelta civilizzatrice, culturale, filosofica, strategica, che può essere fatta da ogni rappresentante della specie umana, qualsiasi sia il punto del pianeta su cui egli viva o la cultura nazionale o spirituale cui appartenga.

Vi è ancora molto da fare, per fornire un contenuto reale a questo significato di eurasismo. E nella misura in cui sempre più nuovi strati culturali, nazionali, filosofici e religiosi si uniranno al nostro progetto, lo stesso significato globale di eurasismo sarà stato allargato, arricchito, mutato nelle sue caratteristiche… Tale evoluzione del senso della piattaforma eurasista non deve rimanere semplicemente un problema teorico – molti aspetti devono trovare la loro espressione e la loro compiutezza solo attraverso la pratica politica concreta. 

Nella sintesi eurasista, non si può pensare senza agire, né agire senza pensare. 

Il campo di battaglia spirituale per il senso e l’esito della storia, è il mondo intero. La propria scelta di campo appartiene personalmente a ciascuno di noi. Il tempo deciderà il resto. Presto o tardi, attraverso grandi realizzazioni e a costo di drammatici combattimenti, giungerà l’ora dell’Eurasia.



Versione stampata dal Centro Arktogaia, Mosca 2001

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