La fusione che Jaurès e Millerand invocavano con le loro raccomandazioni tra il movimento operaio socialista – che fino a quel momento si era tenuto in disparte rispetto alle divergenze parlamentari tradizionali [a] – e la sinistra radicale e repubblicana (è quel sistema integrato che definirà da quel momento in poi la nuova sinistra del XX secolo) entrerà definitivamente nel costume politico francese solo nel corso degli anni Trenta e per effetto della crescente minaccia del fascismo hitleriano [b] (da questo punto di vista, dunque, è proprio l’esperienza dei Fronti popolari che consentirà di fare attecchire nell’immaginario collettivo l’idea – che oggi quasi più nessuno pensa di contestare – secondo la quale una sensibilità di sinistra include, per definizione, una dimensione «sociale», se non addirittura anticapitalista). Ciò significa, tra l’altro, che fino alla fine degli anni Venti – se si lascia da parte un istante la scena parigina e si volge lo sguardo verso la «provincia» (il vero luogo della politica, diceva Albert Thibaudet) – ciò che ancora definiva il più delle volte un «uomo di sinistra» (espressione che del resto inizia a diffondersi solo all’indomani dell’affaire Dreyfus) era non tanto la sua lotta contro la modernizzazione capitalistica del mondo quanto la sua accanita opposizione repubblicana e «radicale» alle «forze reazionarie», vale a dire alle ultimissime sopravvivenze [c] del potere della Chiesa cattolica e dell’antica aristocrazia terriera [d].
lunedì 12 giugno 2023
Clochemerle ovvero la politica dell’orinatoio (Jean-Claude Michéa)
La fusione che Jaurès e Millerand invocavano con le loro raccomandazioni tra il movimento operaio socialista – che fino a quel momento si era tenuto in disparte rispetto alle divergenze parlamentari tradizionali [a] – e la sinistra radicale e repubblicana (è quel sistema integrato che definirà da quel momento in poi la nuova sinistra del XX secolo) entrerà definitivamente nel costume politico francese solo nel corso degli anni Trenta e per effetto della crescente minaccia del fascismo hitleriano [b] (da questo punto di vista, dunque, è proprio l’esperienza dei Fronti popolari che consentirà di fare attecchire nell’immaginario collettivo l’idea – che oggi quasi più nessuno pensa di contestare – secondo la quale una sensibilità di sinistra include, per definizione, una dimensione «sociale», se non addirittura anticapitalista). Ciò significa, tra l’altro, che fino alla fine degli anni Venti – se si lascia da parte un istante la scena parigina e si volge lo sguardo verso la «provincia» (il vero luogo della politica, diceva Albert Thibaudet) – ciò che ancora definiva il più delle volte un «uomo di sinistra» (espressione che del resto inizia a diffondersi solo all’indomani dell’affaire Dreyfus) era non tanto la sua lotta contro la modernizzazione capitalistica del mondo quanto la sua accanita opposizione repubblicana e «radicale» alle «forze reazionarie», vale a dire alle ultimissime sopravvivenze [c] del potere della Chiesa cattolica e dell’antica aristocrazia terriera [d].

venerdì 26 agosto 2022
Il vero volto dei democratici (Jean Thiriart)
Miti della democrazia e realtà delle plutocrazie occidentali
“I democratici umanitari che affermano che gli uomini sono uguali e che, sulla base di questa convinzione, distribuiscono il diritto di voto a tutti, non possono rivendicare alcuna giustificazione sperimentale per le loro convinzioni e azioni. Sono uomini che hanno una fede e che agiscono di conseguenza, senza cercare di scoprire se quella fede corrisponde alla realtà oggettiva.” Aldous Huxley
MA GLI UOMINI SONO TUTTI UGUALI?

venerdì 31 dicembre 2021
Per una politica rivoluzionaria (Ernst Niekisch)
Le analisi di Niekisch come questa sono fondamentali per una serie di motivi: sono una ricostruzione storica lucida e di prim'ordine; parlano di un'occupazione politica e culturale dalla quale liberarsi, situazione che viviamo anche oggi; sottolineano l'importanza della geopolitica e della politica estera; indicano come filosofia occidentalista e dominio di potenze occidentali sia la stessa cosa. Anche se questo scritto è del 1926, abbiamo ancora tanto da imparare.

sabato 3 luglio 2021
Democrazia morbosa (José Ortega y Gasset)
Le cose buone che accadono nel mondo ottengono in Spagna solo una pallida eco. Al contrario, quelle terribili risultano incredibilmente efficaci e qui acquisiscono intensità maggiore che altrove. Ultimamente l’Europa ha subito una grave svalutazione della cortesia e, contemporaneamente, in Spagna si è giunti al trionfo della scortesia. La nostra razza malaticcia si sente lusingata quando è invitata ad assumere una condotta plebea, alla stessa stregua di un corpo immobilizzato al quale venga permesso di allungarsi a suo piacimento. Il plebeismo, trionfante in tutto il mondo, la fa da tiranno in Spagna. E siccome ogni tirannia è insopportabile, sarebbe auspicabile preparassimo la rivoluzione contro il plebeismo, il più insopportabile di tutti i tiranni.

domenica 6 giugno 2021
Che significa Destra e Sinistra? Due essenze introvabili (Marco Tarchi)
Qualunque manuale di scienze sociali insegna che il trattamento classificatorio dei concetti deve sempre seguire due regole: fondarsi su un unico criterio esplicito di distinzione e produrre categorie esaustive ed esclusive. Per usare le parole di un politologo, l'esaustività di una classificazione "implica che ogni unità debba essere attribuita ad una classe. L'esclusività richiede che nessuna unità sia attribuita a più di una classe". I molti tentativi di classificare scientificamente le ideologie e i comportamenti politici sulla base di categorie come destra, sinistra e - residualmente - centro non hanno quasi mai seguito questa elementare indicazione, ed ogni volta che hanno cercato di conformarvisi (ultimo il caso di Norberto Bobbio, col suo recente volumetto di grande successo) si sono invischiati in aporie indistricabili.
Il problema potrebbe essere aggirato convergendo su definizioni minimali e di più ristretto raggio esplicativo, che, senza alcuna pretesa di onnicomprensività, servissero ad indicare dei paletti di confine fra aree politico-culturali contigue e attraversabili ma pur sempre autonome e coerenti nella loro diversità di fondo. Ma anche su questo terreno, storici, sociologi, scienziati della politica e filosofi sono sin qui giunti a conclusioni assai poco confortanti.
Il quesito sui contenuti semantici dei termini destra e sinistra non è d'altronde nuovo. Chi legga l'opera che Zeev Sternhell ha dedicato alla febbrile ricerca di una "terza via" che percorse la società intellettuale francese tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del secolo successivo sa come proprio la ripulsa di queste categorie di appartenenza politico-parlamentare abbia costituito il precario punto di convergenza delle inquietudini dei "non conformisti degli anni Trenta" e dei loro precursori: sindacalisti rivoluzionari e boulangisti, nazionalisti populisti e socialisti aristocratici. E già questo dato testimonia la precoce diffusione di un sentimento di loro insufficienza od obsolescenza. D'altro canto, però, la sopravvivenza dei due concetti e la diffusione delle loro etichette in seno al grande pubblico - confrontata con i rovesci politici di chi riteneva di poterne prescindere - ci lancia un segnale inverso: di vitalità, di resistenza alla prova, confutato a sua volta dalla puntuale riemersione di polemiche e dubbi. Per non disperdersi in questo circolo vizioso, si rende urgente una ridiscussione teorica del significato e dell'utilità dei concetti in questione.

domenica 25 aprile 2021
Stanis Ruinas: un esempio di libertà (Filippo Ronchi)
Dissidenti
Nel Ventennio

martedì 23 febbraio 2021
Utopia liberale e capitalismo reale (Michéa, Jean-Claude)
L’idea che la concorrenza «libera e non falsata» sarebbe – secondo le parole di Milton Friedman – l’unico mezzo conforme alle esigenze della libertà individuale di «coordinare l’attività di milioni di persone, ciascuna delle quali conosce solo il proprio interesse, in modo che la situazione di tutti ne risulti migliorata […] e senza la necessità che le persone si parlino o si amino» [a], costituisce, da Adam Smith, uno dei dogmi fondamentali del liberismo (ma si trova traccia delle primissime formulazioni fin dal XVII secolo, nell’opera pioneristica di Boisguilbert) [b]. Nondimeno, la realtà empirica è ben lontana dal corrispondere a questo schema ideale.

martedì 9 febbraio 2021
Destra o sinistra? Destra E sinistra! (Hans Zehrer)

lunedì 8 febbraio 2021
Consigli di Stato o Stato corporativo? (Paetel, Karl Otto)
Tratto dal Manifesto Nazional Bolscevico
Tutto il potere nelle mani della nazione. Insieme c'è la richiesta parallela e concreta della struttura statale: lo stato è la nazione sovrana, i suoi organi legislativi ed esecutivi sono i mandatari del Volk.
Il che significa di conseguenza: Consigli di Stato.
Il principio di autogoverno espresso al suo interno non è in alcun modo "razzialmente straniero" ["Volksfremd"] o tipicamente russo, piuttosto è la vecchia "democrazia germanica".

giovedì 26 novembre 2020
Guerra e Pace: Pacifismo e Nazione (Paetel, Karl Otto)
Dal Manifesto del Nazional Bolscevismo

mercoledì 25 novembre 2020
L'Ultimo Presidente: l'Enigma Bill Clinton (A. Dugin)

martedì 29 settembre 2020
IL GIOVANE NAZIONALISMO (Karl Otto Paetel)
I giovani in Germania si trovano oggi di fronte a una decisione concreta: o la jeunesse dorée, per essere l'ultimo contingente dell'età di ieri, nella chiara evidenza della situazione disperata della borghesia che ha fallito politicamente in ogni circostanza (la vergognosa capitolazione dei capitalisti nella Ruhrkampf prima del generale Dégoutte al momento in cui i sussidi statali furono tagliati è solo uno dei tanti esempi);
- La guerra persa, condannata a causa della sua intera struttura che giustificava una politica unvölkisch (franchigia a tre classi *), a causa della corruzione della borghesia nel tumulto commerciale - questo ci ha reso i più profondamente anti-borghesi.
- La rivoluzione perduta, condannata a causa delle mezze misure e della mancanza di istinto da parte dei suoi leader, persa per cecità nei confronti del compito nazionale di sconvolgimento radicale - questo ci rese ancora più rivoluzionari.

giovedì 24 settembre 2020
Perché ha fallito la sinistra (Jean-Claude Michéa)
La crisi della sinistra spinge a interrogarsi sui suoi metodi, sulla sua pedagogia, sulla sua capacità di aggregare, dunque sulle ragioni dei suoi fallimenti in un contesto che, in teoria, dovrebbe invece favorire l’adesione alle idee socialiste e all’anticapitalismo. Quali sono per lei le ragioni di questo fallimento?

venerdì 18 settembre 2020
Il liberalismo libertario non conosce crisi (Jean-Claude Michéa)
Domanda: Il liberalismo culturale, per tanto tempo egemonico, oggi ha del piombo sulle ali. Sempre più voci e osservatori, da Zemmour a Finkielkraut, attaccano sui media il famoso «pensiero unico» e rompono il politicamente corretto. In seno alla sinistra di governo, la «linea Valls», attenta alla sicurezza e poco portata sul «sociale», sembra averla spuntata definitivamente sulla «linea Taubira», più lassista. Eppure l’economia di mercato viene contestata sempre di meno. La fase «libertaria» del liberalismo, che è emersa dopo il Maggio ’68 e che lei ha ampiamente analizzato nelle sue opere, oggi va considerata alle nostre spalle?

martedì 21 luglio 2020
La disintegrazione del sistema / I. Analisi (Franco Freda)
I. ANALISI

venerdì 17 luglio 2020
Il percorso politico di Jean Thiriart

martedì 23 giugno 2020
Radici metafisiche delle ideologie politiche (Alexander Dugin)
Attualmente, nella sociologia, nelle scienze politiche e nelle discipline affini come la storia delle religioni, l'etnologia e l'antropologia (che negli ultimi tempi ha sottratto un certo spazio alla statistica e all'economia politica, regna il caos più completo per quanto concerne la definizione degli orientamenti ideologici fondamentali, quali possono essere il fascismo, il comunismo, il socialismo, la democrazia eccetera. Come se non bastasse il fatto che gli stessi comunisti, fascisti e democratici definiscono le loro posizioni in maniera confusa e spesso contraddittoria (il che è dovuto in gran parte a esigenze propagandistiche), l'eccessiva popolarità di cui gode la metodologia proposta dalla Nuova Sinistra ha provocato una confusione totale in questo campo, sicché «fascismo» è diventato sinonimo di «male assoluto», mentre «comunismo» (leggasi «libertà totale di desideri») è diventato sinonimo di «bene assoluto». D'altro canto, presso i democratici e i liberali centristi gode una grande fortuna un'altra formula. diffusa soprattutto dai sovietologi: «comunismo uguale fascismo». Se aggiungiamo altri fattori come la religione, il governo autoritario, le peculiarità nazionali o i cataclismi ecologici, allora le strutture logiche si sfasciano come un castello di cartapesta e le argomentazioni razionali cedono alle prese di posizione passionali, le emozioni, alle simpatie nazionali e personali e così via.

domenica 21 giugno 2020
Sulla questione ebraica (Karl Marx)
I
Bruno Bauer, La questione ebraica. Braunschweig, 1843.
Gli ebrei tedeschi chiedono l'emancipazione. Quale emancipazione essi chiedono? L'emancipazione civile, politica.
Bruno Bauer risponde loro: nessuno in Germania è politicamente emancipato. Noi stessi non siamo liberi. Come potremmo liberare voi? Voi ebrei siete egoisti se pretendete un'emancipazione particolare per voi in quanto ebrei. Voi dovreste, in quanto tedeschi, lavorare per l'emancipazione politica della Germania, in quanto uomini, per la emancipazione umana, e non sentire come un'eccezione alla regola il modo particolare della vostra oppressione e della vostra ignominia, ma piuttosto come conferma della regola.
Ovvero gli ebrei pretendono la parificazione con i sudditi cristiani? Ma così essi riconoscono come legittimo lo Stato cristiano, così riconoscono il regime dell'asservimento generale. Perché dispiace loro il proprio giogo particolare, se accettano il giogo generale? Perché il tedesco dovrebbe interessarsi alla liberazione dell'ebreo, se l'ebreo non si interessa alla liberazione del tedesco?

giovedì 18 giugno 2020
Perché il fascismo era (è) sbagliato? (Alexander Dugin)

martedì 9 giugno 2020
Il fascismo immenso e rosso (Alexander Dugin)
Nel XX secolo solamente tre forme ideologiche hanno potuto provare la realtà dei propri principi in materia di realizzazione politico-statale: il liberalismo, il comunismo e il fascismo.
Anche volendo, sarebbe impossibile citare un altro modello di società che sia esistito nella realtà e allo stesso tempo non sia una forma delle tre suddette ideologie. Ci sono dei paesi liberali, dei paesi comunisti e dei paesi fascisti (nazionalisti). Gli altri sono assenti. E non possono esistere.
In Russia, abbiamo passato due tappe ideologiche – quella comunista e quella liberale.
Manca un fascismo.
CONTRO IL NAZIONAL-CAPITALISMO
Una delle versioni del fascismo che, pare, la società russa è già pronta ad accettare oggi (o quasi), è il nazional-capitalismo.
Non c’è quasi alcun dubbio che il progetto del nazional-capitalismo o del «fascismo di destra» è l’iniziativa ideologica della parte d’élite della società che è seriamente preoccupata dal problema del potere e che sente nettamente lo spirito dei tempi.
Tuttavia la versione «nazional-capitalista», di «destra» del fascismo, non esaurisce affatto l’essenza di questa ideologia. Inoltre, l’unione della «borghesia nazionale» e degli «intellettuali» sulla quale, secondo alcuni analisti, si fonderà il futuro fascismo russo, rappresenta un brillante esempio di un approccio del tutto estraneo al fascismo, sia come concezione del mondo, che come dottrina e come stile. Il «dominio del capitale nazionale» è la definizione marxista del fenomeno fascista. Essa non prende minimamente in considerazione la base filosofica specifica dell’ideologia fascista, ignora coscientemente il pathos di base, radicale, del fascismo.
