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sabato 22 maggio 2021

Il Nazional Bolscevismo tedesco dal 1918 al 1932 (Karl Otto Paetel)

Il Nazional Bolscevismo tedesco, Karl Paetel, Junger, Van den Bruck, rivoluzione conservatrice

Questo resoconto è di fondamentale importanza: sia perché riesce a dare una panoramica completa dei protagonisti e i gruppi del nazional bolscevismo tedesco, sia perché scritto da uno di quei protagonisti; quel Karl Otto Paetel di cui abbiamo pubblicato il Manifesto e altro, che grazie all'esperienza diretta ci tramanda idee e visioni di prima qualità.


Al momento, quando nella Germania occidentale le tendenze politiche, i gruppi o gli individui sono descritti come "nazional-bolscevichi" (con l'intenzione di creare polemiche e una sfumatura peggiorativa, come per "trotzkisti" o "titisti"), intendiamo tendenze, gruppi o persone orientati verso l'Oriente e filo-russi, o almeno simpatizzanti. Ma questa definizione non basta a caratterizzare il movimento che, tra la fine della prima guerra mondiale e la presa del potere da parte di Hitler, attirò l'attenzione degli ambiti teorico-politici, all'"estrema destra" come all'"estrema sinistra" in molti modi e con lo stesso nome.

Dai due lati, il movimento si basava fondamentalmente su motivazioni politiche interne: i socialisti rivoluzionari si sono radunati attorno all'idea di nazione perché la vedevano come l'unico modo per mettere in pratica il socialismo. I nazionalisti convinti tendevano verso la "sinistra" perché, secondo loro, i destini della nazione potevano essere affidati solo tramite la fiducia a una nuova classe dirigente. Sinistra e destra si univano in un odio comune per tutto ciò che chiamavano imperialismo occidentale, il cui principale simbolo era il Trattato di Versailles e il garante, il "sistema di Weimar". Quindi era quasi inevitabile che ci rivolgessimo, in politica estera, alla Russia, che non aveva preso parte al Trattato di Versailles. I circoli "nazionali" lo fecero con l'intenzione di continuare la politica del barone von Stein, della convenzione di Tauroggen, e infine quella della "controassicurazione" di Bismarck; la sinistra dissenziente, da parte sua, nonostante le critiche spesso violente che formulava contro la politica comunista internazionale dell'Unione Sovietica, rimase convinta del carattere socialista, quindi ad essa correlato, dell'URSS, e attendeva la formazione di un fronte comune contro l'Occidente borghese e capitalista.

Il bolscevismo nazionale includeva quindi nelle sue fila nazionalisti e socialisti tedeschi che, introducendo una crescente intransigenza social-rivoluzionaria nella politica tedesca, contavano sull'aiuto russo per raggiungere i loro fini.

sabato 31 ottobre 2020

I padri del "nazional-comunismo" tedesco: Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim (di Rebellion)

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L'espressione "nazional-bolscevismo" è portatrice di numerose ambiguità, derivanti dall'accostamento di due nozioni in apparenza totalmente opposte, utilizzate per definire due esperienze politiche spesso molto differenti tra loro. Le differenti interpretazioni del fenomeno, lungi dall'aver apportato una definizione più chiara, hanno comportato al contrario ancora più confusione.
Nel caso di Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim, l'appellativo di "nazional-bolscevichi" gli fu attribuito dai loro avversari per discreditarli.
I due interessati per parte loro non lo accettarono mai, poiché dal loro punto di vista esso non rifletteva il vero significato del loro approccio politico che sarebbe stato piuttosto da intendersi, e noi sappiamo che la differenza è importante, come nazional-comunista.

La nascita di un comunismo nazionale

I due si incontrano nel 1912, e ciascuno di loro ha già una lunga esperienza militante alle spalle maturata nelle lotte del movimento socialista di prima della guerra.
Laufenberg è considerato uno dei migliori conoscitori del movimento operaio tedesco. Impegnato nei ranghi del socialismo rivoluzionario, egli rifiuta la linea riformista e parlamentare delle organizzazioni della sinistra dell'epoca. Gioca un ruolo attivo nella formazione rivoluzionaria dei gruppi radicali della Germania settentrionale, in particolare ad Amburgo dove dispone di numerosi sostenitori. La crescente minaccia di una guerra europea, lo porta a collaborare con un giornalista di recente tornato dagli Stati Uniti, Fritz Wolffheim. Questi ha seguito per numerosi anni l'evoluzione del sindacalismo americano. E tornò in patria profondamente colpito dal suo modo di funzionamento, convinto del carattere obsoleto delle vecchie forme di organizzazione operaia (in particolar modo della divisione dei compiti puramente arbitraria tra centrale sindacale e partito d'avanguardia).
I due si impegnano risolutamente contro la guerra, rifiutando di aderire alla "Sacra Unione" che ha portato, in Germania come in Francia, anche la sinistra ad associarsi alla grande follia della prima guerra civile europea. Se il loro attivismo contro il conflitto li spinse a richiedere l'immediata cessazione delle ostilità e una giusta pace tra i belligeranti, essi si mostreranno tuttavia ostili a qualsiasi forma di appello al sabotaggio della difesa nazionale, che per loro avrebbe significato soltanto fare il gioco dell'imperialismo avverso contro l'imperialismo "nazionale". Si noti che, a tal proposito, nessuno dei due si rifiuterà di essere mobilitato per andare a combattere sul fronte.
Il periodo della guerra farà maturare in loro l'idea che la nazione sia un "tutto", vale a dire una comunità legata da una cultura, una lingua, ma anche da un'economia.

sabato 19 settembre 2020

Dieci anni di "bolscevismo nazionale" (Karl Otto Paetel)

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Ovunque oggi nella Germania del Piano Young* la quiete mortale della politica ufficiale è allarmata da un tremito sotterraneo - ovunque l'irriducibilità della gioventù nazionalista mette in discussione i vecchi valori dei padri, sui cui drappi funebri gli anziani gemono a mani aperte, registrando (l’ancora emotiva) rivendicazione socialista della giovane borghesia nazional-rivoluzionaria - laddove il proletariato sembra riconoscere che solo l'aquila tedesca con le bandiere rosse creerà per loro una Patria che porta il fervore nazionale di coloro che non hanno una Patria - si vede nei giornali borghesi una parola d'ordine:

NAZIONAL BOLSCEVISMO!

Ma quale fatto storico è sorto per primo in Germania per innescare il movimento politico inteso con quelle parole?

Non è sufficiente prendere semplicemente una politica pro-Russia come suo criterio, per vedere in essa semplicemente e nient'altro che politica estera, per niente. La sua concezione di politica estera è infatti solo il risultato evidente di una valutazione molto basilare.

Il primo documento veramente nazional bolscevico è stato il 'Testamento politico' del conte Brockdorff-Rantzau, (4) in cui l'autore ha espresso la convinzione che un socialismo radicale tedesco debba abbracciare, sotto le bandiere del socialismo, una politica di libertà contro l'Occidente dell’imperialista e e capitalista. (5)