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domenica 25 aprile 2021

Stanis Ruinas: un esempio di libertà (Filippo Ronchi)

Stanis Ruinas, Pensiero nazionale, liberazione, fascismo, 25 aprile

Dissidenti

Dopo la conquista del potere, il fascismo fu caratterizzato da un dissenso interno plateale, che si manifestò in una forte componente «movimentistica». Essa non riuscì ad affermarsi, ma si battè, tollerata (se non tacitamente appoggiata) dallo stesso Mussolini che in fondo non dimenticò mai le sue origini socialiste. La natura eterogenea dell'ideologia dei fasci, il valore strumentale e contingente attribuito ai «princìpi», la spregiudicata tattica politica erano stati, prima della marcia su Roma, i punti di forza del PNF. Successivamente si rivelarono elementi di debolezza. La «rivoluzione fascista» non ci fu. Allo scontro frontale con la liberaldemocrazia si sostituirono il compromesso governativo e il processo di inserimento nelle tradizionali strutture statali. Ma molti militanti che provenivano dalle esperienze del sindacalismo, dell'estrema sinistra, dell'arditismo, del legionarismo fiumano durarono fatica a rendersi conto ed a convincersi di quel che stava accadendo; alcuni anzi non accettarono mai l'involuzione. Fra questi il sardo Stanis Ruinas, al secolo Antonio de Rosas (1899-1984). Repubblicano, antiborghese e anticapitalista intransigente, egli rimase fedele alle sue idee durante il Ventennio, nel periodo della RSI ed anche nel secondo dopoguerra.

Nel Ventennio

Formatosi alla scuola del mazzinianesimo e del socialismo di Pisacane, Ruinas considerò Mussolini come colui che aveva inteso portare a compimento quella «rivoluzione nazionale» e popolare avviata dai democratici del Risorgimento, ma subito riassorbita dalla borghesia liberale e moderata post-unitaria. Così anche nel corso del Ventennio la borghesia che continua a condizionare pesantemente l'azione del fascismo originario, i gerarchi corrotti ed inetti, la monarchia e la Chiesa cattolica costituiranno -per Ruinas- nemici da battere, in nome della realizzazione del programma di San Sepolcro, espressione del «fascismo autentico» fautore di una rivoluzione antiborghese. Gli attacchi che Ruinas rivolge dai numerosi quotidiani di cui è collaboratore ("L'Impero", "Il Popolo d'Italia", "Il Resto del Carlino") o direttore ("Popolo Apuano", "Corriere Emiliano") all'establishment attirano i sospetti e le ire degli apparati del regime. Egli viene sospeso, reintegrato, radiato «per indisciplina e scarsa fede» dal PNF, sottoposto a vigilanza speciale, fino alla riconciliazione avvenuta alla vigilia della Seconda guerra mondiale grazie al libro "Viaggio per le città di Mussolini" (1939). E proprio aderendo alla guerra mussoliniana, Ruinas ritroverà le ragioni dello scontro supremo con le forze «plutocratiche» e «trustistiche» inglesi e statunitensi, nelle quali per lui si concretizza il sistema capitalistico, «che è il nemico numero uno del proletariato e della rivoluzione». La guerra fascista è interpretata, dunque, come strumento per sconfiggere prima le «demoplutocrazie occidentali» e poi, forti di quella vittoria, rovesciare il predominio del capitalismo interno e di quello internazionale.

venerdì 23 agosto 2013

Citazione di Fausto Brunelli su "Pensiero Nazionale"

"Se i partigiani proletari, se i fascisti proletari fraternizzassero - nel nome naturalmente dell'Italia e del socialismo, e non di questa o quella potenza straniera e della sua politica mondiale - e si unissero contro il capitalismo, questo verrebbe abbattuto, polverizzato e sulla sua cenere sorgerebbe una Italia libera ed indipendente. Noi ci battiamo per questo fine". (Fausto Brunelli su Pensiero Nazionale di Stanis Ruinas del 1948)