
Se indipendentemente da ogni attrazione o seduzione ideologica, predisposizione o inclinazione politica, mi si chiedesse - a freddo - cosa mi suscita o fa istintivamente provare o risentire la parola «Socialismo», sarei portato semplicemente a rispondere che quest’ultima, per associazione d’idee, mi lascia immediatamente e contemporaneamente richiamare alla mente ed inevitabilmente rinverdire nello spirito, sia il concetto ideale di «Polis» greca e di «Civitas» latina che le grandi linee o la sintesi accertata della loro configurazione pratica. Vale a dire: il modo di essere, di esistere e di agire, naturale ed umano, che era insito a quelle due società ed, allo stesso tempo, il loro tangibile ordinamento politico, economico, sociale, culturale e militare, così come la storia ce lo ha tramandato. Nei due casi: il modello e la struttura di società particolari che - prendendo ispirazione dall’ordine cosmico - tendevano ad identificarsi con le proporzioni geometriche che caratterizzavano quell’assetto, nonché ad esprimersi e ad agire in perfetta armonia con i principi ed i valori che, direttamente o indirettamente, emanavano da quell’equilibrio naturale.
Quelle società - come l’idea di «socialismo» a cui sto facendo riferimento - possedevano la particolare caratteristica di essere state immaginate, concepite e realizzate dall’uomo, per l’uomo, e vivacizzate da esseri umani, in linea di massima, «equilibrati» e «ragionevoli»: degli esseri, cioè che - per il loro bene individuale e collettivo, e nel rispetto delle loro diverse utilità o convenienze e delle loro differenti e variegate sensibilità - cercavano invariabilmente e consapevolmente di coesistere e di cooperare tra di loro, tentando assennatamente e coscientemente di anteporre o di privilegiare (autant que faire se peut) il loro interesse generale, sia all’interno delle loro società che in neutralità, rapporto, relazione, confronto o scontro con altre società!