In un momento in cui per i bolscevichi in Russia e per i fascisti in Italia -gli uni e gli altri figli dell'ardente messianismo soreliano- c'è una specie di diritto alla rivoluzione o alla conquista dello Stato, che la guerra ha reso esplicito: paradossalmente i governi, mobilitando le masse e gettandole nella fornace del conflitto, hanno offerto al cives/miles l'occasione storica per diventare parte attiva dello Stato e, insieme, arma politica per contestarlo.
Kurt Suckert -il futuro Curzio Malaparte- lo capiva bene: il fante-carne-da-cannone -che si ribella alle idee di patria e di eroismo, imposte dagli stati maggiori e dalle oleografie borghesi, e contro di esse fa Caporetto- è il santo maledetto che, confusamente, una sua patria e un suo modello di eroismo intuisce ed evoca. E che il suo mito si chiami Italia o classe operaia non fa grande differenza, purché nell'una o nell'altra egli, depositario e dispensatore di energie nuove, si senta cittadino o compagno. O magari l'una e l'altra cosa?
È questo che vede e vuole il Sorel che, sul limitare della vita, ripensa il proprio socialismo, traccia bilanci, guarda con simpatia Lenin che ha fatto la rivoluzione e a Mussolini che sta per fare la marcia su Roma? Che Sorel muoia lasciando eredità di affetti sia tra i fascisti che tra i bolscevichi è indubbio. E come poteva essere diversamente? Ci ricorda comunque Giuseppe Ludovico Goisis che «l'interpretazione del sindacalismo rivoluzionario che è finita per imporsi è quella stessa che del fenomeno ha dato il fascismo».
Nella voce "Fascismo" firmata da Benito Mussolini nell'Enciclopedia Italiana si legge: «Nel grande fiume del fascismo troverete i filoni che si dipartono dal Sorel, dal Peguy, dal Lagardelle del Mouvement socialiste e dalla coorte dei sindacalisti italiani che tra il 1904 e il 1914 portarono una nota di novità nell'ambiente socialistico italiano, già svirilizzato e cloroformizzato dalla fornicazione giolittiana, con le "Pagine libere" di Olivetti, la "Lupa" di Orano, il "Divenire sociale" di Enrico Leone».