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lunedì 1 novembre 2021

Liberazione nazionale: una necessità (Costanzo Preve)

Un breve articolo di diversi anni fa di Costanzo Preve: è evidente la capacità di analisi del filosofo torinese, capace di vedere ben prima di altri il futuro successo di quello che verrà chiamato "sovranismo", ma legandolo chiaramente al tema della liberazione nazionale dalla NATO, senza la quale non esiste nessun tipo di sovranità.

NO NATO, STOP NATO

In questi ultimi tempi, le problematiche innescate da un'accelerata -nei fatti spesso 'eversiva'- esplosione dei conflitti d'etno/determinazione stanno ri-calamitando da più parti un notevole interesse per la tematica nazionalitaria, sia per la natura complessa degli elementi che la caratterizzano, sia, appunto, per i variabili effetti di cui è portatrice.

Eppure a sinistra, perlomeno da parte di quelle forze non omologate e non compromesse con il sistema di dominio imperante, non emerge, né in sede di analisi né, tantomeno, come possibile 'via' strategica, la capacità di individuare le dinamiche, le direttrici e le valenze di un fenomeno che non di rado, con un compattamento ed una forza d'urto notevole, riesce ad attivare e a veicolare sul binario di un ritrovato senso di appartenenza -su base etno/culturale appunto- una serie di rivendicative, radicali istanze di giustizia sociale.

Il processo di 'semplificazione' della politica mondiale ha dato ulteriore impulso alla mondializzazione dei mercati e, quindi, ad una necessaria omogeneizzazione delle culture (1) e ha gettato le basi per una serie di conflitti 'limitati' -come quello appena concluso nel Golfo- per stabilire chi avrà un ruolo-guida all'interno del sistema capitalistico mondiale o, in subordine, come avverrà la spartizione inter-imperialistica di ruoli e zone d'influenza. Sul campo, quali 'soggetti politici' in grado di contrastare questa tendenza, vi sono i movimenti nazionalitari con tutto il loro intrinseco, caratterizzante bagaglio di aspirazioni, quali la volontà di affermazione e di determinazione del comune destino sul proprio 'spazio culturale', di auto-regolato utilizzo delle risorse, di sviluppo auto-centrato ed armonico con i propri bisogni, ecc.

La rivendicazione della propria specificità culturale, strettamente legata alla 'materialità' del controllo e dell'autogoverno dell'habitat d'appartenenza (2), rappresenta per ogni popolo la conditio sine qua non, la cruna dell'ago per ridisegnare -su piani di equità e di rispetto- relazioni sociali, modi di produzioni, nuovi assetti del territorio, ecc., in una prospettiva possibile di autentica liberazione globale.

venerdì 7 agosto 2020

Intervista al maestro Jean Thiriart / Domanda 7 (Usa ed Europa)

Thiriart, Usa, Europa, economia, rapporti transatlantici, geopolitica, pdf
DOMANDA 7

Vi sono crescenti problemi commerciali tra gli Stati Uniti e la Comunità europea. Prevedi una vera guerra commerciale? In tal caso, quali sarebbero le conseguenze per l'Europa?

RISPOSTA

Nello schema rivoluzionario delle cose, una guerra economica tra gli Stati Uniti e l'Europa non può che essere benefica. Questa guerra economica stimolerà la coscienza politica dell'Europa. L'escalation della guerra economica non può che essere positiva, di fatto auspicabile per la formazione politica dell'Europa. Il cinismo economico americano aprirà gli occhi a persone che inizialmente non vedevano gli Stati Uniti come il nemico geopolitico come invece lo considerano quelli di noi che sono consapevoli di essere europei.

Dal 1945 la “classe dominante” europea (ho messo la “classe dominante” tra virgolette perché sono tutt'altro che “dominanti”, in realtà sono la “classe proprietaria”) ha rinunciato a tutte le richieste di indipendenza politica europea. Ha accettato la leadership politica americana in cambio del permesso di fare soldi. La Germania di Bonn illustra perfettamente il mio punto: politicamente parlando, è una Germania totalmente castrata. In mancanza di un'esistenza storica, ha solo un'esistenza economica. 

venerdì 1 maggio 2020

La dottrina delle tre liberazioni (Carlo Terracciano)



Libertà va cercando ch’è sì cara,
Come sa chi per Lei vita rifiuta.
Dante Alighieri

PREMESSA
La Libertà è parte stessa dell’Essenza e dell’esistenza di un uomo, come di un popolo; d’ogni Uomo e d’ogni Popolo in quanto tali.
Tant’è vero che viene oggi considerata un Diritto fondamentale di ogni cittadino e fin dalla più remota antichità la differenza sostanziale tra gli uomini era appunto rappresentata dalla facoltà o meno di poter disporre liberamente di se stessi e dei propri beni. In mancanza di essa si cadeva in schiavitù, nella disponibilità quindi di altri che potevano disporre a loro piacimento e spesso capriccio della persona dello schiavo, fino a privarlo della vita stessa.
La schiavitù nel mondo è stata abolita ufficialmente da meno di un secolo e mezzo, a parte casi più recenti, ma solo per essere spesso sostituita da forme più larvate e subdole di dominazione praticamente totale ed assoluta su uomini, popoli, nazioni, interi continenti, fino ad avviluppare l’intero globo. Dominazione militare, economica, politica, religiosa, psicologica, culturale ed al giorno d’oggi persino biologica, informatica, ambientale ecc…
Sulla natura ed il contenuto della libertà, come sui suoi limiti si sono misurati per millenni gli intelletti più acuti dei “filosofi”, nel senso etimologico del termine.

lunedì 12 agosto 2013

Europa: corti “guinzagli” e… “cuscinetti a sfera” (Alberto B. Mariantoni)

Era troppo bello, per essere vero… Credetemi: mi era davvero sembrato un insperato e salutare “miracolo” che alcuni notori valvassori e valvassini della “vecchia Europa” - da sempre al soldo della politica di Washington - avessero in qualche modo deciso di reagire alle continue ed arroganti ingiunzioni e vessazioni dei loro tradizionali padroni statunitensi e, quindi, di assumere - sia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che al Comando integrato della NATO - una loro diversa ed originale posizione politico-diplomatica a proposito dell’iniquo, arbitrario e, tuttora in corso, cosiddetto «disarmo» dell’Iraq. 

domenica 11 agosto 2013

Perché l'Indipendenza e la Sovranità? (Alberto B. Mariantoni)

Nell’epoca del «Liberismo mondialista» sovvertitore, devastatore e prevaricatore, parlare del possibile recupero dell’Indipendenza e della Sovranità per il nostro Popolo-Nazione e per l’insieme degli altri Popoli-Nazione della Terra, sembra davvero un anacronismo o un semplice non senso. Eppure, se riflettiamo un attimo, ci rendiamo immediatamente conto dell’essenzialità, dell’inderogabilità e dell’improrogabilità di quel tipo d’irrinunciabili prerogative.

Per comprendere ed assaporare ciò che sto tentando di trasmettervi, immaginiamo - per assurdo - di essere improvvisamente costretti a vivere questo tipo di scenario…

«Siamo stanchi, affaticati. Stiamo tornando a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro. Giungiamo davanti a casa nostra. Ci dirigiamo apaticamente e meccanicamente in direzione del nostro parcheggio privato. Proviamo a stazionare la nostra vettura, ma il nostro parcheggio è già occupato da un’altra automobile. Parcheggiamo altrove e rientriamo a casa irritati.

All’ingresso, ci accorgiamo che un estraneo ha già depositato i suoi indumenti personali sull’abituale gruccia del nostro personale guardaroba. E che quello sconosciuto, senza per altro essere stato mai invitato da noi, ha preso addirittura posto – come un nostro abituale amico o un nostro familiare – all’interno della nostra abitazione. Questo, naturalmente, senza contare che si è già installato a tavola e si è precedentemente e prioritariamente fatto servire, al posto nostro, la frugale o doviziosa cena che nostra moglie, nostra madre o nostra sorella ci aveva gentilmente ed amorevolmente preparato.

Tutti liberi o tutti americani! (Alberto B. Mariantoni)

Esigere la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione e la sovranità politica, economica, culturale e militare per l’Italia e per l’Europa, potrebbe sembrare una vanitosa pretesa particolarmente provocatoria ed ostile nei confronti degli USA. Potrebbe apparire come una premeditata azione di ritorsione antiamericana, da parte di chi – ideologicamente e politicamente – tende normalmente a considerarsi un inflessibile ed irriducibile nemico degli Stati Uniti, della sua politica e del suo modello di società. Potrebbe addirittura sembrare un controsenso o un irragionevole anacronismo, agli occhi di chi è intimamente convinto che gli Stati Uniti siano il migliore amico dell’Italia e dell’Europa, ed il più sicuro garante delle nostre istituzioni democratiche e liberali.

Per confutare e smentire categoricamente quel genere di soggettive ed arbitrarie illazioni o congetture, basta solamente rovesciare il discorso iniziale ed esigere unicamente, per l’Italia e per l’Europa, la loro semplice ed immediata annessione allo Stato Federale statunitense.