martedì 27 agosto 2013

Occidente: fronte infame (Maurizio Murelli)

"L'appoggio che Osama Bin Laden riceve in Pakistan, Indonesia e Matalysia non mi stupisce. Quelli sono popoli convertiti all'Islam: per dirla brutalmente, non son arabi. E' la tipica nevrosi del convertito: dimostrare a tutti di essere un buon fedele. Più realista del re, insomma".

Lo dice il neo-premio Nobel per la letteratura sir Vidia Naipaul. Appunto, potremmo dire noi a proposito dei nostrani filoamericani. Anche noi non siamo yankees ma sbaviamo per essere buoni sudditi dello zio Sam e quindi, avanti con i deliri e gli sproloqui mediatici. Perché oggi la questione è appunto questa: che l'America sia un paese pericoloso, un paese predatore che intende subordinare alla propria legge e ai propri principi tutto il Pianeta, ebbene, questo non solo è palese e se vogliamo anche logico, al di là di tutte le menate sul concetto di libertà, democrazia, civiltà e quant'altro propinatoci dai nostri imbonitori mediatici: è naturale, è nella natura degli Stati. Ogni epoca vede una civiltà egemone che estende il suo potere culturale e militare sul mondo conosciuto.


Ciò che non è né logico né naturale è l'acquiescenza dei nostri opinionisti, dei nostri uomini di cultura, dei nostri giornalisti (non parlo volutamente dei politici in quanto occupano il posto che occupano per grazia ricevuta dagli americani: non starebbero dove stanno se non avessero il gradimento dei padroni). Non è mai esistito tanto prono compiacimento verso l'egemonia subita. Avessimo dispiegato in Afganistan truppe di terra, fanti, paracadutisti e quant'altro, allora capisco che sarebbe quanto meno dignitoso tacere o sfumare critiche alle scelte del governo nazionale, per quanto il governo risulti succube della strapotenza USA. Ma per ora in Afganistan non ci stanno neppure i nostri killer dell'aviazione, quelli che bombardano a tutto spiano (come è successo in Iraq e in Serbia) e si sentono legittimati a sganciare bombe anche sugli ospedali, sui centri raccolta della Croce Rossa, sugli ospizi, sulle moschee. Perché, come dice il ministro della Difesa Americano Donald Rumsfeld, i "terroristi" si fanno scudo di donne, vecchi e bambini. E a questo proposito non si capisce, allora, per quale ragione non sarebbe stato legittimo, dal punto di vista etico e morale, "bombardare" le torri dette del "Commercio mondiale" (vale a dire della prepotenza economico-finanziaria americana preposta al dominio e allo sfruttamento del Terzo Mondo) quando è del tutto palese che gli strumenti puramente militari del Pentagono e quelli "commerciali" o finanziari sono ambedue strumento di conquista e di dominio. Ma cercare la logica nella propaganda del fronte occidentale è come cercare acqua santa all'Inferno. Chiedi a Giuliano Ferrara e ai suoi degni compari filoamericani perché viene bombardato l'Afganistan. Ti risponderanno che l'Afganistan viene bombardato, e purtroppo come effetto collaterale muoiono donne e bambini mentre sei-sette milioni di civili sono costretti all'esodo con il rischio serio e accertato che durante l'inverno potranno morire un paio di milioni di "pezzenti" musulmani, perché lì ci sono i terroristi che hanno attaccato i grattacieli di New York. quindi loro non terrorizzano la popolazione civile, ma fanno la guerra perché sono stati vittima di un atto di terrorismo. Ma se chiedi a Bin Laden per quale ragione è giustificato il bombardamento di New York, lui ti risponde "perché gli USA bombardano gli arabi in Iraq, finanziano gli Israeliani che massacrano i palestinesi e mantengono le loro basi sul sacro suolo dell'Arabia Saudita". Tutte scuse, ribattono i nostri opinionisti un-tanto-al-chilo. Bin Laden rischia la vita, ha rinunciato alla bella e godereccia vita del miliardario, vive tra capre e gelo perché vuole il potere sul mondo arabo, vuole diventare il califfo del terzo millennio.
Che queste cose le dica la propaganda USA è legittimo, che nessuno dal fronte occidentale settore Europa colga l'incongruenza dell'argomentare e non veda dove stanno le ragioni del fronte orientale significa che siamo messi molto male. Significa che ciò che è prigioniero non è solo il nostro fisico che va in crisi di astinenza se viene privato dello standard di vita americano, ma che sono prigionieri il nostro cervello, la nostra anima,il nostro spirito. E allora ci indigniamo se viene assaltata una chiesa cristiana in Pakistan e non capiamo che non poteva che essere così dopo che Bush e il nostro ineffabile Cavaliere hanno parlato di Crociate ed effettivamente vengono bombardate le moschee perché là "si nascondono i terroristi".
E poi come si fa a non trovare penoso il tentativo dei conduttori delle nostre TV di manipolare il sentimento dei musulmani e degli immigrati che dovrebbero dire, per essere accettati nel nostro contesto civile e classificati come "buoni musulmani", che Bin Laden è un semplice terrorista? E' solo ipocrisia. Non c'è arabo musulmano che non interpreti quanto accaduto l' 11 settembre come legittima reazione al tipo di politica svolto dagli USA e dai suoi servi occidentali nei paesi musulmani e noi - giocando anche sulla difficoltà che hanno nell'esprimersi nella nostra lingua e secondo i nostri schemi mentali - possiamo anche ottenere la soddisfazione di costringerli a dichiarare che detestano Bin Laden e tutto quello che rappresenta, ma che cosa cambia se poi non è quello che effettivamente pensano? Anzi, abbiamo dato valore aggiunto al loro risentimento costringendoli, per cause di forza maggiore, a rinnegarsi. Per cause di forza maggiore perché, come accaduto per l'imam di Torino, basta argomentare (quindi non schierarsi a favore, ma dubitare della colpevolezza) per essere messi alla gogna.
Incidente in cui certo non può, per esempio, cadere la " sinistra pensante". Esempi. Ve lo ricordate il più volte positivamente recensito film La Battaglia di Algeri del protocomunista Gillo Pontecorvo? Lì, in quel film, c'è la mitizzazione del terrorismo allo stato puro. Gli eroi sono quelli che mettono le bombe nei bar frequentati dagli occupanti e colonizzatori francesi. A suo tempo ne venne fuori un'epopea che permette ancora oggi a Pontecorvo di essere (giustamente, per carità di Dio) annoverato tra i grandi della cinematografia italiana. Allora il terrorismo era legittimo, proprio come non più tardi di qualche anno fa la nostra magistratura ha riaffermato, sostenendo che il terrorismo gappista della "guerra di liberazione" (vedi via Rasella, dove a morire furono anche alcuni civili tra cui un bambino letteralmente decapitato) è un terrorismo legittimo. Dunque il terrorismo è legittimo a seconda dell'ideologia che serve. Non è una questione morale o etica: è una questione ideologica. Ad ogni buon conto, sulle concezioni della guerra di liberazione la sinistra ha fatto presto a sfumare... e a convincersi delle ragioni degli yankees.
Un personaggio stomachevole che riempie sempre più spesso il video è l'onorevole padano Mario Borghezio, che oggi fa della guerra al terrorismo e all'Islam la sua bandiera di lotta. Un altro che ha fatto presto a cambiare cavallo. Il lettore deve sapere che tra il 1985 e il 1990 l'onorevole Borghezio era ospite a casa mia praticamente tutte le settimane. Fu l'ideatore di "Orion-finanza" (supplemento a "Orion"). Allora io passavo per terrorista e più di me passava per terrorista Claudio Mutti che amorevolmente Borghezio soprannominava "Muttim" e della cui amicizia, fin dai tempi di "Giovane Europa", menava vanto. Dunque, oltre a frequentare amabilmente me, Salvatore Francia (più volte accusato di essere il terrorista numero uno di "Ordine Nuovo"), Adriana Pontecorvo (sempre di "Ordine Nuovo" e nei cui uffici bivaccava) e Oggero di Carmagnola (che stampava una rivista intitolata, ma guarda un po', "Jihad"); oltre ad accompagnarsi a sedicenti "colonnelli" del fantomatico Stato del Sahara Occidentale Spagnolo; oltre ad essere stato accusato lui stesso di atti terroristici (e, mi pare di ricordare, processato) per una lettera anonima della "Falange armata" inviata all'allora giudice di Torino Violante; ebbene, a parte queste "pericolose" ed "equivoche" frequentazioni ciò che lo contraddistingueva era la sua ideologia ferocemente anti-americana e sopra tutto antigiudaica. Oggi, e cito lui perché è il più insopportabile nei suoi atteggiamento provocatori e mistificatori da "bassa lega", è diventato - come molti altri - campione dell'intransigenza anti-islamica.
E siccome è così facile cambiare idea, opinione e atteggiamenti in questo infame fronte occidentale, si pretende di far cambiare idea e opinione anche alle proprie vittime, magari da noi stessi trasformate in belve feroci. E sono individui come Borghezio che noi chiamiamo in TV per "processare" i musulmani...
E c'è un altro punto che vorrei qui solo segnalare facendone poi l'oggetto di un mio prossimo intervento: oggi appare chiaro che Bin Laden non ha ordinato l'attacco suicida degli aerei. E' una convinzione che ideavo leggendo quanto fino a questo momento pubblicato dai media e analizzando la sequenza logica degli avvenimenti. Bin Laden ha spiazzato gli USA quando ha benedetto gli attacchi, la cui paternità non ha però rivendicato. Benedicendoli ha fatto di necessità virtù. Perché sapeva che i nove decimi del mondo islamico, nonostante tutte le dichiarazioni di segno contratrio, li avrebbero benedetti con lui, esattamente come li stanno benedicendo la stragrande maggioranza di post-fascisti e di post-comunisti. E non solo, perché di gente comune, di "gente normale" che ho sornionamente stimolata sull'argomento e che si lascia andare contro quei " prepotenti" di americani io, personalmente, ne incontro almeno tanto quanta detesta i musulmani "a prescindere".
Il fatto però di portare avanti questo tipo di opinioni e di analisi sull'infamità occidentale e sulle ragioni del Terzo Mondo e dei musulmani, non significa affatto rifiutare uno schieramento per assestarsi in altri che non ci appartengono. Siccome questa rivista continuerà a mantenere una posizione anti-americana e di condanna dell'allineamento del nostro paese alle posizioni USA sarà meglio dare un quadro di ordine generale al nostro modo di vedere le cose.
Nonostante gli USA entrino in guerra avendo come alleato (anche) l'Italia quasi sicuramente questa "guerra" la vincono. Certo, la saggezza popolare dice che non c'è due senza tre e visto che gli alleati con i quali siamo entrati nella guerra 1914-1918 e 1940-1945 la guerra l'hanno persa, forse questo spiega perché, quanto meno per una questione di scaramanzia, gli yankees proprio non ci vogliono.
Ma ciò detto, e senza voler porre limiti alla provvidenza divina, non solo gli USA e l'Occidente vinceranno questa "lunga" guerra (se servirà useranno anche le atomiche, come già prospettano di fare) contro l'Afganistan ma trasformeranno la terra dell' lslam in un'immensa Disneyland. Mi spiace per i miei amici islamici, ma questo è nell'ordine delle cose. L'Occidente alla fine imploderà (fra decenni) ma non prima di aver esteso il proprio dominio su tutto il Pianeta, cioè di aver occidentalizzato ogni realtà esistente e conosciuta.
Come abbiamo già avuto modo di dire, quello che noi chiamiamo mondialismo si invera attraverso un conflitto plurisecolare fra i tre monoteismi di origine abramica: Giudaismo-Cristianesimo-Islam e le ideologie che tali religioni hanno generato. Giudei contro cristiani, cristiani contro cristiani (protestanti-cattolici), cristiani contro musulmani, musulmani contro giudei - di questo è fatta la storia degli ultimi 2000 anni, e non certo di guerre tra buddisti e induisti, di zoroastriani contro "pagani".
Per chi si interessa agli insegnamenti della Tradizione potremmo dire, semplificando al massimo, che secondo tali insegnamenti le forze dell'Antitradizione si inverano al'interno dell' Ebraismo con il Giudaismo. Cioè la nascita del Giudaismo in seno all'Ebraismo - originariamente conforme alla Tradizione primordiale - è il concretizzarsi di uno strumento di sovversione che in seguito diventerà mondiale e del quale farà le spese primo fra tutti l'Ebraismo stesso, poi l'intero Occidente attraverso il cristianesimo e lo sviluppo al suo interno proprio della componente giudaica, a discapito di altri elementi dottrinari pur presenti. La nascita dell'Islam è un'opportunità di ricollegarsi all' interno della forma tradizionale presente nel Medio Oriente (diciamo per comodità di radice abramica) alla Tradizione prima della corruzione giudaica. Si tratta di un'opportunità analoga a quella avuta dal cristianesimo con il cattolicesimo medioevale: in questo caso si trattava di recuperare nel cristianesimo dimensioni tradizionali compatibili con quelle del mondo pagano nordico, rispetto a quelle romane non ancora corrotte.
Per farla breve, perché non è questa la sede, il Giudaismo (che non è una dimensione "razziale", ma una "concezione del mondo") ha vinto prima l'Ebraismo, poi il Cristianesimo e ora vincerà l'Islam. Ovviamente parlare oggi di Giudaismo è anacronistico in quanto il Giudaismo si è fatto semplicemente Occidente con tutti i suoi valori, forme, concezioni di vita etc.
Questo è ciò che sta accadendo a partire da un piano, diciamo così, metastorico. E questo è ciò che ci persuade del fatto che l'Islam non rappresenta per l'Occidente né una risposta politica né una via di salvezza e liberazione per chi islamico non è. Ovviamente, men che meno lo è il Cristianesimo in tutte le sue forme, ormai ridotto a materasso logoro di ogni perversione occidentale.
Insomma, il nichilismo annunciato ormai cento anni fa da Nietzsche deve ancora compiersi (lui stesso diceva che sarebbero occorsi almeno 200 anni) e quella che oggi stiamo vivendo non è che una delle sue tante fasi di inveramento. Pensare di sottrarsi, di porsi fuori gioco rispetto a tutto ciò con progetti di Europa Cristiana, Europa Pagana, Eurasia od Occidente islamico è pura utopia. Il compito che spetta a chi non vuole essere travolto è quello di mantenersi eticamente in ordine, non lasciarsi fuorviare da velleitarismi di qualsiasi tipo, ma attrezzarsi per attraversare la catastrofe come "la salamandra il fuoco" (Junger).
Questa affermazione può apparire come una sconfessione di ogni prospettiva "politica" - l'intervento sul sociale ordinandolo secondo valori e principi non degenerati. Non è così, e a prescindere dal fatto che esistano la volontà e la forza di attuarli questa rivista, fin che avrà vita, non si stancherà di indicare vie percorribili e obiettivi sensati. Con disincanto, freddamente e, come più volte affermato, fuori dagli schemi ideologici."L'appoggio che Osama Bin Laden riceve in Pakistan, Indonesia e Matalysia non mi stupisce. Quelli sono popoli convertiti all'Islam: per dirla brutalmente, non son arabi. E' la tipica nevrosi del convertito: dimostrare a tutti di essere un buon fedele. Più realista del re, insomma".
Lo dice il neo-premio Nobel per la letteratura sir Vidia Naipaul. Appunto, potremmo dire noi a proposito dei nostrani filoamericani. Anche noi non siamo yankees ma sbaviamo per essere buoni sudditi dello zio Sam e quindi, avanti con i deliri e gli sproloqui mediatici. Perché oggi la questione è appunto questa: che l'America sia un paese pericoloso, un paese predatore che intende subordinare alla propria legge e ai propri principi tutto il Pianeta, ebbene, questo non solo è palese e se vogliamo anche logico, al di là di tutte le menate sul concetto di libertà, democrazia, civiltà e quant'altro propinatoci dai nostri imbonitori mediatici: è naturale, è nella natura degli Stati. Ogni epoca vede una civiltà egemone che estende il suo potere culturale e militare sul mondo conosciuto. Ciò che non è né logico né naturale è l'acquiescenza dei nostri opinionisti, dei nostri uomini di cultura, dei nostri giornalisti (non parlo volutamente dei politici in quanto occupano il posto che occupano per grazia ricevuta dagli americani: non starebbero dove stanno se non avessero il gradimento dei padroni). Non è mai esistito tanto prono compiacimento verso l'egemonia subita. Avessimo dispiegato in Afganistan truppe di terra, fanti, paracadutisti e quant'altro, allora capisco che sarebbe quanto meno dignitoso tacere o sfumare critiche alle scelte del governo nazionale, per quanto il governo risulti succube della strapotenza USA. Ma per ora in Afganistan non ci stanno neppure i nostri killer dell'aviazione, quelli che bombardano a tutto spiano (come è successo in Iraq e in Serbia) e si sentono legittimati a sganciare bombe anche sugli ospedali, sui centri raccolta della Croce Rossa, sugli ospizi, sulle moschee. Perché, come dice il ministro della Difesa Americano Donald Rumsfeld, i "terroristi" si fanno scudo di donne, vecchi e bambini. E a questo proposito non si capisce, allora, per quale ragione non sarebbe stato legittimo, dal punto di vista etico e morale, "bombardare" le torri dette del "Commercio mondiale" (vale a dire della prepotenza economico-finanziaria americana preposta al dominio e allo sfruttamento del Terzo Mondo) quando è del tutto palese che gli strumenti puramente militari del Pentagono e quelli "commerciali" o finanziari sono ambedue strumento di conquista e di dominio. Ma cercare la logica nella propaganda del fronte occidentale è come cercare acqua santa all'Inferno. Chiedi a Giuliano Ferrara e ai suoi degni compari filoamericani perché viene bombardato l'Afganistan. Ti risponderanno che l'Afganistan viene bombardato, e purtroppo come effetto collaterale muoiono donne e bambini mentre sei-sette milioni di civili sono costretti all'esodo con il rischio serio e accertato che durante l'inverno potranno morire un paio di milioni di "pezzenti" musulmani, perché lì ci sono i terroristi che hanno attaccato i grattacieli di New York. quindi loro non terrorizzano la popolazione civile, ma fanno la guerra perché sono stati vittima di un atto di terrorismo. Ma se chiedi a Bin Laden per quale ragione è giustificato il bombardamento di New York, lui ti risponde "perché gli USA bombardano gli arabi in Iraq, finanziano gli Israeliani che massacrano i palestinesi e mantengono le loro basi sul sacro suolo dell'Arabia Saudita". Tutte scuse, ribattono i nostri opinionisti un-tanto-al-chilo. Bin Laden rischia la vita, ha rinunciato alla bella e godereccia vita del miliardario, vive tra capre e gelo perché vuole il potere sul mondo arabo, vuole diventare il califfo del terzo millennio.
Che queste cose le dica la propaganda USA è legittimo, che nessuno dal fronte occidentale settore Europa colga l'incongruenza dell'argomentare e non veda dove stanno le ragioni del fronte orientale significa che siamo messi molto male. Significa che ciò che è prigioniero non è solo il nostro fisico che va in crisi di astinenza se viene privato dello standard di vita americano, ma che sono prigionieri il nostro cervello, la nostra anima,il nostro spirito. E allora ci indigniamo se viene assaltata una chiesa cristiana in Pakistan e non capiamo che non poteva che essere così dopo che Bush e il nostro ineffabile Cavaliere hanno parlato di Crociate ed effettivamente vengono bombardate le moschee perché là "si nascondono i terroristi".
E poi come si fa a non trovare penoso il tentativo dei conduttori delle nostre TV di manipolare il sentimento dei musulmani e degli immigrati che dovrebbero dire, per essere accettati nel nostro contesto civile e classificati come "buoni musulmani", che Bin Laden è un semplice terrorista? E' solo ipocrisia. Non c'è arabo musulmano che non interpreti quanto accaduto l' 11 settembre come legittima reazione al tipo di politica svolto dagli USA e dai suoi servi occidentali nei paesi musulmani e noi - giocando anche sulla difficoltà che hanno nell'esprimersi nella nostra lingua e secondo i nostri schemi mentali - possiamo anche ottenere la soddisfazione di costringerli a dichiarare che detestano Bin Laden e tutto quello che rappresenta, ma che cosa cambia se poi non è quello che effettivamente pensano? Anzi, abbiamo dato valore aggiunto al loro risentimento costringendoli, per cause di forza maggiore, a rinnegarsi. Per cause di forza maggiore perché, come accaduto per l'imam di Torino, basta argomentare (quindi non schierarsi a favore, ma dubitare della colpevolezza) per essere messi alla gogna.
Incidente in cui certo non può, per esempio, cadere la " sinistra pensante". Esempi. Ve lo ricordate il più volte positivamente recensito film La Battaglia di Algeri del protocomunista Gillo Pontecorvo? Lì, in quel film, c'è la mitizzazione del terrorismo allo stato puro. Gli eroi sono quelli che mettono le bombe nei bar frequentati dagli occupanti e colonizzatori francesi. A suo tempo ne venne fuori un'epopea che permette ancora oggi a Pontecorvo di essere (giustamente, per carità di Dio) annoverato tra i grandi della cinematografia italiana. Allora il terrorismo era legittimo, proprio come non più tardi di qualche anno fa la nostra magistratura ha riaffermato, sostenendo che il terrorismo gappista della "guerra di liberazione" (vedi via Rasella, dove a morire furono anche alcuni civili tra cui un bambino letteralmente decapitato) è un terrorismo legittimo. Dunque il terrorismo è legittimo a seconda dell'ideologia che serve. Non è una questione morale o etica: è una questione ideologica. Ad ogni buon conto, sulle concezioni della guerra di liberazione la sinistra ha fatto presto a sfumare... e a convincersi delle ragioni degli yankees.
Un personaggio stomachevole che riempie sempre più spesso il video è l'onorevole padano Mario Borghezio, che oggi fa della guerra al terrorismo e all'Islam la sua bandiera di lotta. Un altro che ha fatto presto a cambiare cavallo. Il lettore deve sapere che tra il 1985 e il 1990 l'onorevole Borghezio era ospite a casa mia praticamente tutte le settimane. Fu l'ideatore di "Orion-finanza" (supplemento a "Orion"). Allora io passavo per terrorista e più di me passava per terrorista Claudio Mutti che amorevolmente Borghezio soprannominava "Muttim" e della cui amicizia, fin dai tempi di "Giovane Europa", menava vanto. Dunque, oltre a frequentare amabilmente me, Salvatore Francia (più volte accusato di essere il terrorista numero uno di "Ordine Nuovo"), Adriana Pontecorvo (sempre di "Ordine Nuovo" e nei cui uffici bivaccava) e Oggero di Carmagnola (che stampava una rivista intitolata, ma guarda un po', "Jihad"); oltre ad accompagnarsi a sedicenti "colonnelli" del fantomatico Stato del Sahara Occidentale Spagnolo; oltre ad essere stato accusato lui stesso di atti terroristici (e, mi pare di ricordare, processato) per una lettera anonima della "Falange armata" inviata all'allora giudice di Torino Violante; ebbene, a parte queste "pericolose" ed "equivoche" frequentazioni ciò che lo contraddistingueva era la sua ideologia ferocemente anti-americana e sopra tutto antigiudaica. Oggi, e cito lui perché è il più insopportabile nei suoi atteggiamento provocatori e mistificatori da "bassa lega", è diventato - come molti altri - campione dell'intransigenza anti-islamica.
E siccome è così facile cambiare idea, opinione e atteggiamenti in questo infame fronte occidentale, si pretende di far cambiare idea e opinione anche alle proprie vittime, magari da noi stessi trasformate in belve feroci. E sono individui come Borghezio che noi chiamiamo in TV per "processare" i musulmani...
E c'è un altro punto che vorrei qui solo segnalare facendone poi l'oggetto di un mio prossimo intervento: oggi appare chiaro che Bin Laden non ha ordinato l'attacco suicida degli aerei. E' una convinzione che ideavo leggendo quanto fino a questo momento pubblicato dai media e analizzando la sequenza logica degli avvenimenti. Bin Laden ha spiazzato gli USA quando ha benedetto gli attacchi, la cui paternità non ha però rivendicato. Benedicendoli ha fatto di necessità virtù. Perché sapeva che i nove decimi del mondo islamico, nonostante tutte le dichiarazioni di segno contratrio, li avrebbero benedetti con lui, esattamente come li stanno benedicendo la stragrande maggioranza di post-fascisti e di post-comunisti. E non solo, perché di gente comune, di "gente normale" che ho sornionamente stimolata sull'argomento e che si lascia andare contro quei " prepotenti" di americani io, personalmente, ne incontro almeno tanto quanta detesta i musulmani "a prescindere".
Il fatto però di portare avanti questo tipo di opinioni e di analisi sull'infamità occidentale e sulle ragioni del Terzo Mondo e dei musulmani, non significa affatto rifiutare uno schieramento per assestarsi in altri che non ci appartengono. Siccome questa rivista continuerà a mantenere una posizione anti-americana e di condanna dell'allineamento del nostro paese alle posizioni USA sarà meglio dare un quadro di ordine generale al nostro modo di vedere le cose.
Nonostante gli USA entrino in guerra avendo come alleato (anche) l'Italia quasi sicuramente questa "guerra" la vincono. Certo, la saggezza popolare dice che non c'è due senza tre e visto che gli alleati con i quali siamo entrati nella guerra 1914-1918 e 1940-1945 la guerra l'hanno persa, forse questo spiega perché, quanto meno per una questione di scaramanzia, gli yankees proprio non ci vogliono.
Ma ciò detto, e senza voler porre limiti alla provvidenza divina, non solo gli USA e l'Occidente vinceranno questa "lunga" guerra (se servirà useranno anche le atomiche, come già prospettano di fare) contro l'Afganistan ma trasformeranno la terra dell' lslam in un'immensa Disneyland. Mi spiace per i miei amici islamici, ma questo è nell'ordine delle cose. L'Occidente alla fine imploderà (fra decenni) ma non prima di aver esteso il proprio dominio su tutto il Pianeta, cioè di aver occidentalizzato ogni realtà esistente e conosciuta.
Come abbiamo già avuto modo di dire, quello che noi chiamiamo mondialismo si invera attraverso un conflitto plurisecolare fra i tre monoteismi di origine abramica: Giudaismo-Cristianesimo-Islam e le ideologie che tali religioni hanno generato. Giudei contro cristiani, cristiani contro cristiani (protestanti-cattolici), cristiani contro musulmani, musulmani contro giudei - di questo è fatta la storia degli ultimi 2000 anni, e non certo di guerre tra buddisti e induisti, di zoroastriani contro "pagani".
Per chi si interessa agli insegnamenti della Tradizione potremmo dire, semplificando al massimo, che secondo tali insegnamenti le forze dell'Antitradizione si inverano al'interno dell' Ebraismo con il Giudaismo. Cioè la nascita del Giudaismo in seno all'Ebraismo - originariamente conforme alla Tradizione primordiale - è il concretizzarsi di uno strumento di sovversione che in seguito diventerà mondiale e del quale farà le spese primo fra tutti l'Ebraismo stesso, poi l'intero Occidente attraverso il cristianesimo e lo sviluppo al suo interno proprio della componente giudaica, a discapito di altri elementi dottrinari pur presenti. La nascita dell'Islam è un'opportunità di ricollegarsi all' interno della forma tradizionale presente nel Medio Oriente (diciamo per comodità di radice abramica) alla Tradizione prima della corruzione giudaica. Si tratta di un'opportunità analoga a quella avuta dal cristianesimo con il cattolicesimo medioevale: in questo caso si trattava di recuperare nel cristianesimo dimensioni tradizionali compatibili con quelle del mondo pagano nordico, rispetto a quelle romane non ancora corrotte.
Per farla breve, perché non è questa la sede, il Giudaismo (che non è una dimensione "razziale", ma una "concezione del mondo") ha vinto prima l'Ebraismo, poi il Cristianesimo e ora vincerà l'Islam. Ovviamente parlare oggi di Giudaismo è anacronistico in quanto il Giudaismo si è fatto semplicemente Occidente con tutti i suoi valori, forme, concezioni di vita etc.
Questo è ciò che sta accadendo a partire da un piano, diciamo così, metastorico. E questo è ciò che ci persuade del fatto che l'Islam non rappresenta per l'Occidente né una risposta politica né una via di salvezza e liberazione per chi islamico non è. Ovviamente, men che meno lo è il Cristianesimo in tutte le sue forme, ormai ridotto a materasso logoro di ogni perversione occidentale.
Insomma, il nichilismo annunciato ormai cento anni fa da Nietzsche deve ancora compiersi (lui stesso diceva che sarebbero occorsi almeno 200 anni) e quella che oggi stiamo vivendo non è che una delle sue tante fasi di inveramento. Pensare di sottrarsi, di porsi fuori gioco rispetto a tutto ciò con progetti di Europa Cristiana, Europa Pagana, Eurasia od Occidente islamico è pura utopia. Il compito che spetta a chi non vuole essere travolto è quello di mantenersi eticamente in ordine, non lasciarsi fuorviare da velleitarismi di qualsiasi tipo, ma attrezzarsi per attraversare la catastrofe come "la salamandra il fuoco" (Junger).
Questa affermazione può apparire come una sconfessione di ogni prospettiva "politica" - l'intervento sul sociale ordinandolo secondo valori e principi non degenerati. Non è così, e a prescindere dal fatto che esistano la volontà e la forza di attuarli questa rivista, fin che avrà vita, non si stancherà di indicare vie percorribili e obiettivi sensati. Con disincanto, freddamente e, come più volte affermato, fuori dagli schemi ideologici.

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