domenica 11 agosto 2013

Perché l'Indipendenza e la Sovranità? (Alberto B. Mariantoni)

Nell’epoca del «Liberismo mondialista» sovvertitore, devastatore e prevaricatore, parlare del possibile recupero dell’Indipendenza e della Sovranità per il nostro Popolo-Nazione e per l’insieme degli altri Popoli-Nazione della Terra, sembra davvero un anacronismo o un semplice non senso. Eppure, se riflettiamo un attimo, ci rendiamo immediatamente conto dell’essenzialità, dell’inderogabilità e dell’improrogabilità di quel tipo d’irrinunciabili prerogative.

Per comprendere ed assaporare ciò che sto tentando di trasmettervi, immaginiamo - per assurdo - di essere improvvisamente costretti a vivere questo tipo di scenario…

«Siamo stanchi, affaticati. Stiamo tornando a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro. Giungiamo davanti a casa nostra. Ci dirigiamo apaticamente e meccanicamente in direzione del nostro parcheggio privato. Proviamo a stazionare la nostra vettura, ma il nostro parcheggio è già occupato da un’altra automobile. Parcheggiamo altrove e rientriamo a casa irritati.

All’ingresso, ci accorgiamo che un estraneo ha già depositato i suoi indumenti personali sull’abituale gruccia del nostro personale guardaroba. E che quello sconosciuto, senza per altro essere stato mai invitato da noi, ha preso addirittura posto – come un nostro abituale amico o un nostro familiare – all’interno della nostra abitazione. Questo, naturalmente, senza contare che si è già installato a tavola e si è precedentemente e prioritariamente fatto servire, al posto nostro, la frugale o doviziosa cena che nostra moglie, nostra madre o nostra sorella ci aveva gentilmente ed amorevolmente preparato.



Sempre nella stessa circostanza, costatiamo - con sbalordimento e rabbia - che quel medesimo estraneo, ha nientemeno avuto la faccia tosta o il semplice e grossolano ardire, di infilare abusivamente le nostre pantofole, il nostro pigiama e/o la nostra giacca da camera. Ed ha già ugualmente occupato la nostra poltrona preferita.

Inoltre, imponendo il suo punto di vista all’insieme della nostra famiglia, si è già tranquillamente messo a visionare un programma televisivo o ad ascoltare una trasmissione radiofonica che mai e poi mai, nel corso della nostra esistenza, avremmo avuto la voglia o il buon gusto di scegliere o di selezionale.

Dopo cena, senza chiedere il permesso a nessuno, ha ulteriormente deciso di monopolizzare il nostro computer o il nostro video-gioco prediletto. E per appagare il senso della sua irrefrenabile curiosità, si è perfino messo a frugare all’interno delle nostre tasche o tra i nostri effetti più intimi e personali.

Oltre a ciò, per poter serenamente leggere il suo giornale o per avere un minimo di pace serale, ha addirittura ritenuto opportuno sgridare o redarguire i nostri figli, ordinando loro di andarsene immediatamente a letto. E per lavarsi i denti o fare i comodacci suoi, ha preferito starsene delle ore a canticchiare o fischiettare all’interno del nostro bagno o delle nostre toilette, fregandosene altamente dei nostri bisogni primordiali.

Infine, prima di cadere inevitabilmente tra le braccia di Morfeo - ed al posto di ringraziare la nostra famiglia per la sua educazione e la sua tolleranza, nonché per l’ospitalità che forzatamente ci eravamo trovati costretti a concedergli, e quindi – con un minimo di intelligenza e/o di senso del buon vivere - togliere rapidamente il disturbo ed andarsene a dormire a casa sua - ha sfrontatamente indicato a noi, per andare a riposare, la stanza degli ospiti o una semplice branda da campeggio. Pretendendo, invece, per se stesso, mettersi semplicemente a letto con nostra madre o con nostra sorella, o - colmo dei colmi - infilarsi sfacciatamente all’interno del nostro talamo coniugale e coricarsi cordialmente o licenziosamente con la nostra propria consorte!».

Ora, se ci capitasse davvero di dover vivere lo scenario che abbiamo appena finito di spulciare, come considereremmo quella serie di situazioni abnormi e paradossali? E come reagiremmo?

Facciamo un altro esempio.

Come sappiamo, nella vita di tutti i giorni, con le persone che quotidianamente frequentiamo o siamo comunque obbligati o coartati a coesistere o a cooperare, si può essere invariabilmente o alternativamente amici o nemici, alleati o rivali, benintenzionati o ostili, oppure, neutri, noncuranti o indifferenti. E quelle stesse persone, indipendentemente dalle loro qualità e/o dai loro difetti, possono apparire - ai nostri occhi - come soggettivamente simpatiche o antipatiche, interessanti o monotone, piacevoli o seccanti. Ed il bello della nostra libertà, indipendenza e sovranità di giudizio, è appunto quello di poter determinare o scegliere con chi maggiormente preferiamo avere delle relazioni privilegiate o confidenziali.

Se qualcuno, invece, per una ragione o per un’altra, ci ordinasse e c’imponesse di considerare assolutamente amiche, alleate, confacenti, simpatiche, interessanti e piacevoli delle persone che, al contrario, abbiamo spontaneamente tendenza ad evitare, escludere o ignorare nell’ambito del nostro vivere quotidiano (o, al massimo, a trattare con quel minimo di formalità o di ufficialità che si addice alle norme del buon vivere, in società), come considereremmo quella situazione? E come reagiremmo?

In altri termini, saremmo davvero disposti ad accettare o ad avallare indefinitamente (o anche un solo giorno… ) le insolite ed aberranti situazioni che fino ad ora mi sono provocatoriamente ed allegoricamente permesso di rappresentare?

Diciamo che nessuno di noi (eccezion fatta, naturalmente, per gli «autolesionisti» e/o «masochisti» patologici) le accetterebbe, né le avallerebbe. Né un giorno, né un’ora. E molto probabilmente, nemmeno un decimo, un centesimo o un millesimo di secondo!

E se per puro caso (pena, ad esempio, la nostra eventuale esecuzione capitale o quella dei nostri figli o dei nostri genitori) fossimo davvero costretti ad accettarle e/o ad avallarle, faremmo in modo che quel nostro umiliante ed avvilente obbligo individuale porti chiaramente ed indelebilmente le stigmate della nostra più profonda e sentita RESISTENZA (attiva o passiva, poco importa!). In ogni caso - ed è inutile sottolinearlo - non dovremmo affatto farci pregare, per farcelo adempiere o espletare obtorto collo e, soprattutto, nei limiti del suo minimo e più ristretto indispensabile. Senza, per altro, mai perdere di vista qualunque possibile o ipotizzabile espediente per potercene rapidamente disfare o liberare, con qualunque mezzo o accorgimento, alla prima occasione.

Se quanto fino ad ora mi sono permesso di esporre e di commentare, corrisponde al modo di pensare e/o di reagire della maggior parte delle persone che - oltre ad un minimo di raziocinio e di moralità - posseggono ugualmente un minimo di dignità, d’onore, d’amor proprio o di semplice rispetto di se stessi, mi farebbe estremamente piacere scoprire le recondite ragioni per le quali, in situazioni analoghe, la maggior parte di noi trova invece normale ciò che tutti insieme - volenti o nolenti - siamo comunque costretti a vivere, sopportare e/o subire, nell’usuale ed abitudinario contesto della nostra deprimente e scoraggiante epoca storica. E per di più, senza nemmeno abbozzare il benché minimo gesto di reazione!

Come mai e per quale ragione, infatti, sarebbe senz’altro accettabile e tollerabile che in Italia ed in Europa, a 58 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti continuino ostinatamente ed impunemente ad occupare, con centinaia di basi militari (che posseggono addirittura uno statuto di extra territorialità), una larga parte dei nostri territori nazionali e dei nostri spazi geopolitici?

Come mai e per quale ragione sarebbe ugualmente accettabile e tollerabile che una potenza straniera (qualunque possano essere - o essere stati - gli “accordi” e/o i “legami” che con essa abbiamo intrecciato o intessuto nel tempo) si immischi sistematicamente nei nostri affari politici, economici, culturali e militari, e ci imponga, direttamente o indirettamente - non solo di allinearci politicamente, diplomaticamente e militarmente, con spedita ed immancabile indefettibilità e supina o servile acquiescenza, sulla sua politica estera o le sue eventuali e contingenti strategie planetarie, ma addirittura – di considerare, ogni volta, come nostri diretti amici o diretti nemici, esclusivamente coloro che essa stessa, nel mondo, per una ragione o per un’altra, ha l’interesse, la convenienza o il semplice tornaconto, di considerare come tali?

Come mai e per quale ragione sarebbe altresì accettabile e tollerabile che Washington continui assurdamente a mantenere in piedi, in Europa - e sotto il suo diretto ed egemonico controllo - un’alleanza militare (la N.A.T.O.) che era stata immaginata, voluta e realizzata all’epoca della «Guerra fredda» con Mosca ed in funzione strettamente difensiva ed anti-Sovietica, e che oggi, invece - con la scusa della cosiddetta «Guerra infinita al terrorismo» (sic!) del Sig. Cespuglio (alias il Sig. Bush jr., detto pure «Dobya»!) - ha praticamente assunto i sorprendenti e sconcertanti connotati di un vero e proprio «Corpo di polizia militare», al servizio degli interessi economici della Finanza cosmopolita mondiale? (Per chi non l’avesse immediatamente intuito, mi sto semplicemente riferendo a quel notorio, torbido e vomitevole «club» di delinquenti con la cravatta che - per accaparrarsi la maggior parte delle ricchezze del mondo e produrre affari miliardari per le tasche dei suoi affiliati - continua invariabilmente a seminare zizzania tra i popoli del Pianeta e ad inviare, a nostre spese, sui fronti di mezzo mondo, come immancabili “pompieri” e/o inevitabili e designate “vittime sacrificali” dei loro “ruschi”, i nostri ingenui ed ignari adolescenti vestiti da soldati, lasciando al tronfio, presuntuoso ed arrogante burattino di Washington ed alla sua ignobile ed interessata «clique» di faccendieri, nonché ai soliti Maggiordomi in S.p.e. di casa nostra, l’incombenza marginale di continuare a soggiogare - per conto terzi - il continente europeo e, di conseguenza, far fallire sul nascere qualunque tentativo di restituire la Libertà, l’Indipendenza, l’Autodeterminazione e la Sovranità politica, economica, culturale e militare ai nostri Popoli ed ai nostri Paesi!).

Come mai e per quale ragione sarebbe contemporaneamente accettabile e tollerabile che gli Stati Uniti – da all’incirca 12'000 chilometri di distanza – continuino, da più di 58 anni, a fare il buono ed il cattivo tempo nel Mediterraneo, nonché a sostenere i differenti Governi di Israele e, di conseguenza, la non soluzione equa e ragionevole del problema palestinese? In aggiunta, vietando o neutralizzando qualunque ingerenza dell’Europa in quel conflitto e generando arbitrariamente demoralizzazione, sgomento e disperazione (il “letto” favorito di ciò che il Sig. Bush jr. definisce il «terrorismo vicino-orientale»!) tra le popolazioni arabe confinanti con il nostro medesimo «mare/lago», quando sappiamo benissimo che, applicando alla lettera le più di 70 Risoluzioni delle Nazioni Unite (o utilizzando il semplice buonsenso), si sarebbero potuti già organizzare, in quella regione, i due famosi, ragionevoli e vivibili Stati nazionali di cui si parla da una vita? Oppure, in caso di permanenza o di persistenza di quel conflitto (che, non dimentichiamo, è sistematicamente “incoraggiato” dal versamento di più di 4 miliardi di dollari, annualmente erogati da Washington a Tel-Aviv, a spese del contribuente statunitense!), permettendo, ad esempio, all’Europa, di inviare autonomamente, in Israele/Palestina, una forza militare d’interposizione che risparmierebbe sicuramente una serie di innumerevoli sofferenze a quelle popolazioni ed impedirebbe, definitivamente, alla «schegge impazzite» di quell’abnorme situazione, di insanguinare gratuitamente ed indiscriminatamente le nostre contrade?

Come mai e per quale ragione sarebbe analogamente accettabile e tollerabile che gli Stati Uniti continuino impunemente a stampare, ogni settimana, miliardi e miliardi di tonnellate di carta da cesso, con su impressi o riprodotti dei valori nominali e teorici chiamati «dollari» (che, tra l’altro, per «gentleman agreement» con i nostri differenti e successivi Governi, continuano, dagli anni ’70, ad essere praticamente esonerati dal potere e/o dovere ritornare nel loro paese d’origine e/o d’emissione!), e ad acquistare, con questi ultimi - e con la complicità delle nostre Banche centrali e dei suddetti Maggiordomi - i migliori e più prolifici gioielli del nostro ingegno, operosità e laboriosità, nonché della nostra industria, del nostro commercio o della nostra ricerca tecnologica e specialistica?

Come mai e per quale ragione sarebbe similmente accettabile e tollerabile che gli Stati Uniti continuino ad imporre all’Europa ed all’insieme degli altri Paesi del mondo, l’uso ed il consumo degli idrocarburi (che - come sappiamo - inquinano notevolmente ed irrimediabilmente l’aria che respiriamo e l’ambiente nel quale viviamo), quando si sa benissimo che da più di vent’anni esistono dei brevetti tecnologici (naturalmente, immediatamente acquistati e subitaneamente “fatti sparire” o “messi in sordina” dalle Compagnie petrolifere statunitensi!) che, se commercializzati, permetterebbero una soddisfacente produzione di energia industriale ed il riscaldamento delle nostre abitazioni su basi energetiche solari o alternative, nonché la circolazione dei nostri veicoli, con il semplice ausilio di propulsori ad aria compressa, ad idrogeno o elettrici?

Come mai e per quale ragione sarebbe parimenti accettabile e tollerabile che gli Stati Uniti impongano unilateralmente ai Paesi dell’Unione Europea l’importazione (e la disseminazione?) indiscriminata degli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.) abbondantemente prodotti dalle loro imprese farmaceutiche ed alimentari (che hanno largamente sovvenzionato la campagna elettorale del Sig. Cespuglio!), e che Bruxelles, per tutta risposta, si rassegni semplicemente a promulgare delle leggi che, in definitiva - invece di respingere, con forza e disdegno, l’ultimo oltraggioso, arrogante ed insolente diktat statunitense - preferiscono limitarsi a puntualizzare e circostanziare la regolamentazione sulle etichettature dei prodotti finiti che, sul loro imballaggio, dovranno chiaramente indicare la presenza o meno dei suddetti OGM?

In fine, come mai e per quale ragione sarebbe simultaneamente accettabile e tollerabile che la Sicilia, la Sardegna ed il Centro-Sud dell’Italia – senza contare gli altri Paesi del Sud dell’Europa, come la Grecia, i Balcani, la Spagna ed il Portogallo – debbano assolutamente vivere nella precarietà economica, nella disoccupazione galoppante e nel sottosviluppo endemico (senza parlare del tradizionale ricatto economico e sociale alimentato dalla criminalità organizzata o della quotidiana ed esponenziale invasione migratoria a cui il «mondialismo» rampante ha proditoriamente e vigliaccamente destinato quelle regioni), quando invertendo il senso delle loro esportazioni (invece che verso il cuore dell’Europa, con un sovrapprezzo finale di all’incirca 2000 chilometri di trasporto che genera inevitabilmente la non concorrenzialità dei loro prodotti!) e destinando le loro merci ai Paesi del Bacino mediterraneo, a quelli del Mondo arabo e/o dell’Africa nera (da tempo, ormai, divenuti, come per incanto, delle semplici ed intoccabili “riserve di caccia” economiche e commerciali USA) potrebbero immediatamente diventare il principale motore economico e commerciale dell’Europa comunitaria?

Come il lettore l’avrà senz’altro intuito, ci sarebbero ancora tantissimi esempi da evocare, evidenziare ed analizzare. Ma per ragioni di sproporzionata lunghezza dell’articolo, preferisco fermarmi qui.

Perché, dunque - prima di ogni altra possibile battaglia politica, economica, sociale, culturale e militare - è necessario recuperare, tutti insieme (sensibilità politiche di destra, di sinistra, di centro, di estrema destra e di estrema sinistra, confuse), l’Indipendenza e la Sovranità della nostra Patria, Italia ed Europa?

E’ semplice rispondere: per poter meglio liberamente ritornare a fare o a non fare quello che vogliamo o desideriamo all’interno o nell’ambito di casa nostra».

In particolare: decidere o stabilire, di comune accordo, chi ci fa più piacere invitare o non invitare; chi - ai nostri occhi - è più simpatico o antipatico, interessante o monotono, piacevole o seccante; ed in fine, chi sono i nostri amici o i nostri nemici, i nostri alleati o i nostri avversari, oppure, con chi sarà più utile o logico, necessario o doveroso, essere cordiali o scostanti, benintenzionati o ostili; eventualmente, neutri, noncuranti o indifferenti!



A.B.Mariantoni

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