Americani: Chi sono costoro ?
Definire il tipo psicologico medio dell’Americano non è così immediato. Cosa sono essenzialmente gli Americani, e quale è di conseguenza il campo a loro più congeniale, nel quale realmente eccellono ? Per molti grandi popoli della storia la risposta è spesso stata agevole : i Romani ad esempio erano senza dubbio dei soldati, i Greci erano degli artisti, i Fenici dei commercianti, gli Egiziani dei religiosi ( dei preti o degli occultisti a seconda ), i Cinesi dei filosofi, ed è facile vedere come ognuno abbia costruito la sua fortuna in base alla superiorità derivata da quel particolare talento, il quale anche andò a plasmare la sua civilizzazione. Gli Americani sono certamente un grande popolo ( se non altro per essere arrivati, ora come ora, a un passo dal dominio planetario ; poi si vedrà ) ma per loro si stenta a trovare una definizione. Benché siano sempre in guerra essi però non sono dei soldati, mancandogli i tratti fondamentali caratteristici, cioè il militarismo, l’attrazione per le uniformi, la propensione alla disciplina e soprattutto il valore : mai hanno vinto una guerra per le virtù militari, semmai per la tecnologia e la preponderanza numerica e materiale. Per quanto riguarda l’essere degli artisti, dei filosofi e dei religiosi non se ne parla neanche : pochi popoli disprezzano tali valori spirituali come gli Americani ; sembrerebbe non essere così per la religione, vista la sua pervasività nella vita e sui media americani ma chiunque è stato negli USA sa che è tutta apparenza, tutti riti messi in piedi per certi motivi utilitaristici. Anche la tipologia del commerciante non calza perfettamente all’Americano, che sembra qualche cosa di più ; e poi non spiega questa tipologia la numerosità delle guerre combattute : il commerciante puro ama la stabilità della pace.
L’ibrida e pericolosa figura del commerciante armato
Il problema a inquadrare gli Americani deriva dal fatto che essi non sono riconducibili a un tipo psicosociale puro, a uno di quegli archetipi a tutto tondo come sono il soldato, il prete eccetera, ma appartengono alla categoria dei tipi sociali ibridi, intermedi. Gli Americani si identificano esattamente, infatti, con la figura del commerciante armato. E’ una figura intermedia ma molto classica, della quale forse ci eravamo dimenticati. Nell’antichità il commercio era quasi tutto armato: nel bacino del Mediterraneo un rispetto accettabile della legalità arriverà solo con l’Impero Romano e prima chi si dedicava al commercio doveva anche essere un uomo d’arme e provvedere, più o meno direttamente, alla protezione armata di ogni sua attività, dalla raccolta o acquisto delle merci, al trasporto, all’immagazzinaggio, e anche all’esposizione e alla vendita al dettaglio nelle piazze. Era problematico in particolare il trasporto via mare, per la presenza fitta e costante di pirati: Pompeo condurrà nel 67 a.C. una delle sue spedizioni militari più impegnative proprio contro i pirati, che disperderà raccogliendo un’armata di 120mila fanti e 500 navi da guerra e catturando 800 navi corsare ed espugnando 120 piazzeforti, o “ covi “, sulle coste. La stessa pirateria non era sempre molto distinguibile dal commercio: tutti i mercantili, anche quelli riservati all’uso più innocuo, potendo e in assenza di testimoni abbordavano altre navi, mentre era raro che un equipaggio lasciasse un porto di carico senza aver rapito all’ultimo momento qualche giovane o bambino da vendere schiavo nel porto successivo. Il commercio armato fu addirittura la specialità della più pericolosa potenza dell’antichità, Cartagine, la città fondata come colonia dalla fenicia Tiro nel 814 a.C. e poi resasi indipendente e divenuta superpotenza. Mentre i Fenici erano commercianti puri, i Cartaginesi erano invece commercianti armati e divennero potenti conquistando materie prime e mercati con una azione continua di penetrazioni commerciali appoggiate da campagne militari, che li portò al controllo assoluto di tutto il Mediterraneo occidentale e delle sue coste ( ad eccezione di quelle francesi, dove c’erano i Greci di Marsiglia, e di quelle peninsulari italiane, dove c’erano prima gli Etruschi, i Romani e i Greci e poi i Romani ). Fra le materie prime miravano particolarmente agli schiavi e all’argento, metallo da monete. Erano continuamente in guerra ma a dimostrazione del fatto che non erano soldati le combattevano con mercenari, che arruolavano a piacimento da ogni dove pagandoli con quelle monete d’argento che a loro non costavano quasi niente. Il punto di forza della repubblica cartaginese però, più che l’esercito terrestre mercenario, era la flotta, che aveva capitani cartaginesi, equipaggi misti e schiavi ai remi, e che era usata per aprire nuovi mercati, per proteggere i mercantili dei loro armatori privati, e per impedire l’ingresso nel Mediterraneo occidentale ( la metà esatta del mondo, per quei tempi ) a qualunque concorrente.
Grazie Roma
Poi i commercianti armati di Cartagine furono sconfitti dai soldati puri di Roma. Nella Terza Guerra Punica sembra che i Romani, più che piegare una città che in effetti non era più un pericolo, volessero distruggere l’idea da essa rappresentata, compiere quasi un’operazione di eugenetica sradicando per sempre dalla Storia e dal Pianeta il modo d’essere umano dei suoi abitanti: durante l’assalto finale avvenuto in un giorno dell’aprile del 146 a.C., forse il 20, furono trucidati in varie maniere - passati a fil di spada o gettati vivi negli incendi - quasi tutti gli abitanti della città, calcolati fra i 250 e i 450mila (si salvarono solo i 50mila abitanti del quartiere della Birsa; arresisi prontamente, furono venduti schiavi), e poi la città, che aveva una cinta muraria lunga 40 chilometri, fu spianata mattone per mattone, coperta di terra e maledetta spargendoci il sale. Stessa sorte, lo stesso anno, i Romani la riservarono all’altra grande capitale del commercio mondiale, la greca Corinto. Si sarebbe ricominciato ad edificare sul suolo di Cartagine solo cento anni dopo, perché lo ordinò Cesare in persona. Con ciò per quasi due millenni di commercio armato non si sentì più parlare; sembrava svanito per sempre. Quando ecco che appunto comparvero gli Americani. Il primo ad accorgersi che questi “nuovi“ venuti rappresentavano in realtà il ritorno di qualcosa di molto vecchio, quasi di preistorico, fu Kostantin Leont’ev ( 1831-1891 ), che nel libro Bizantinismo e mondo slavo del 1875 (pubblicato in Italia solo nel 1987, per iniziativa delle Edizioni all’insegna del Veltro) ne segnalava la sostanziale identità con gli antichi Cartaginesi: “ Gli Stati Uniti sono la Cartagine dei tempi moderni. Una civiltà già vecchia, caldaica, affermatasi in forma repubblicana su suolo vergine. Gli Stati Uniti non possono, in generale, proporsi a nessuno come esempio... “ ( pag.157 ). Una identità che deriva dal fatto che entrambi i popoli rappresentano lo stesso psicotipo sociale del commerciante armato e quindi danno luogo a civilizzazioni che nei fatti essenziali sono molto simili.
Una Nazione sotto un Segno
Gli Stati Uniti così non sono una Nazione generica ma una Nazione che sta sotto un segno preciso, quello del commercio armato. Questo è il suo genio, la fonte delle sue fortune. Il segreto del successo americano sta nel fatto di avere sempre assecondato sin dall’inizio tale inclinazione, con efficienza e coerenza, senza lasciarsi distrarre da niente. L’organizzazione politica fu scelta per poter praticare il commercio armato: una oligarchia a forma apparente repubblicana dove i maggiori imprenditori o i loro stipendiati, grazie a un processo elettorale che dipende dal danaro, occupano direttamente le più importanti cariche istituzionali e governative e fanno così fare all’intero Paese le mosse che convengono di più a loro in persona, comprese guerre per procacciarsi fonti di materie prime e mercati di vendita. Tutte le guerre americane hanno avuto il loro chiaro risvolto economico, tutte hanno incrementato il volume degli affari degli imprenditori dell’Unione. Compresa la Guerra di Indipendenza, combattuta perché la Madrepatria inglese aveva deciso di escludere le colonie americane dal Mercato dell’Oriente. Poi nel 1812 gli USA assalirono ancora la Gran Bretagna per strapparle i Grandi Laghi delle pellicce (fu la “ Guerra delle pellicce “ nella mia definizione; le pellicce servivano come merce di scambio in Cina-Mercato dell’Oriente ). Nel 1836 ci fu l’attacco al Messico, condotto con un intreccio di penetrazione commerciale e aggressione militare che è tipico, esemplare: allevatori americani guidati dall’imprenditore privato Sam Houston ottennero dal Messico il permesso di sistemarsi in Tejas, poi fecero in modo di provocare i messicani e di fare intervenire le Giacche Blu. Il Tejas poi si chiamò Texas. Questo sistema fu adoperato per tutto l’Ottocento con gli Indiani: avanzavano un po’ degli imprenditori ( i coloni ma anche società fondiarie, minerarie, zootecniche eccetera ) che sembravano pacifici e per un po’ stavano tranquilli ma poi provocavano gli Indiani richiamando l’Esercito; quindi il ciclo riprendeva, a piccoli, inesorabili e sanguinosi passi ( gli Indiani saranno sterminati quasi tutti, per un numero di individui calcolato fra i 5 e i 10 milioni ). Nel 1898 ci fu l’attacco alla Spagna per portarle via Cuba, Guam e le Filippine: Cuba serviva al commercio per lo zucchero, Guam e le Filippine oltre alle risorse servivano come basi per aggredire il Mercato dell’Oriente, lo stesso motivo per cui sempre nel 1898 furono annesse le Hawaii dopo il colpo di mano del 1893 e per cui nel 1867 era stata comprata l’Alaska dalla Russia. Da notare l’escamotage usato per scatenare la guerra: per incolpare gli spagnoli il governo USA fece saltare una sua propria nave da guerra, l’incrociatore Maine con 260 uomini a bordo ( tutti morti ), ma ciò che davvero interessa è che l’operazione quasi certamente fu realizzata in concertazione con industriali americani dello zucchero. La “ perla “ del commercio armato americano dell’Ottocento fu comunque il modo in cui gli USA “ aprirono “ il Giappone al commercio internazionale, e cioè anche europeo e nella fattispecie inglese, ma essenzialmente americano: il Giappone voleva tenere fuori dalla porta gli invadenti commercianti occidentali, e con loro i loro preti sia protestanti che cattolici, ma un bel giorno del 1854 di fronte a Kanagawa, un sobborgo di Yokohama nella baia di Tokyo, si presentò una flotta da guerra americana comandata dal commodoro Perry, che pose l’ultimatum: o firmare un trattato commerciale, naturalmente alle condizioni dettate, o essere bombardati. Il Giappone cedette, ed è così che fu concluso il famoso Trattato di Kanagawa, riportato nei libri di testo delle scuole medie americane come un capolavoro della diplomazia patria. Il Novecento iniziò con le invasioni-fotocopia nell’America Centrale, azioni belliche che servivano per assicurare ad aziende statunitensi la proprietà di immense piantagioni di frutta lavorate da manodopera locale a costo circa nullo. L’intervento nella Prima Guerra Mondiale in Europa fu deciso per controllare che non si concludesse con un vincitore unico che poi sarebbe diventato un avversario commerciale mondiale troppo potente. Poco dopo, nei primi anni Venti, veniva decisa la costruzione di una immensa flotta di bombardieri strategici, espressamente pensata per attaccare il Giappone il quale - sfidato dal Trattato di Kanagawa - era diventato il concorrente commerciale numero uno per il possesso del Mercato dell’Oriente. Ma poi gli USA entrarono nella grande mischia della Seconda Guerra Mondiale ed eseguirono i bombardamenti a tappeto anche contro la Germania e l’Italia oltre che contro il Giappone: il motivo per cui gli USA vollero a tutti i costi partecipare a questa guerra (tramite le provocazioni ripetute al Giappone) era impedire al solito una vittoria chiara di un Paese europeo in Europa (nella fattispecie della Germania, ma fosse stato il caso anche della Gran Bretagna o della Russia), che sarebbe stata commercialmente dannosa, e strappare la Cina al Giappone (che l’aveva invasa nel 1937) per tenerla per sé, speranza che nel 1949 con la vittoria di Mao contro Chang svanì definitivamente. Le conseguenze della perdita della Cina furono la Guerra di Corea e la Guerra del Vietnam, combattute per salvare il salvabile del Mercato dell’Oriente. Interessante nella Guerra del Vietnam fu l’uso estensivo dei defolianti negli anni finali, una grande topica di quella guerra: gli USA già sapevano che si sarebbero ritirati e i defolianti furono usati per distruggere le foreste di alberi della gomma del Vietnam del Sud perché non facessero concorrenza alle piantagioni che Multinazionali americane si erano procurate in Malesia. Gli Americani dicevano di defoliare gli alberi per scoprire i Viet Cong, che sarebbero stati annidati fra i rami come scimmiette. Grande. Poi di guerra in guerra si arriva alle ultimissime, sempre e tutte rigorosamente abbinate con il commercio, come la Guerra del Golfo del 1991, combattuta per il petrolio e che sta per essere replicata nell’anno 2003 in corso. Come si vede sono elenchi anche noiosi, con tutto che è sempre uguale, con i meccanismi che si ripetono volta dopo volta dopo volta. L’America è così, l’America non cambia.
Libro ( mastro ) e moschetto, Americano perfetto
Nel contempo lo spirito del commercio armato si esprimeva anche all’interno dell’Unione. Alcune manifestazioni economiche della società americana che hanno sorpreso o allibito il mondo non sono state altro che espressioni estreme di questo spirito. Prendiamo lo schiavismo ad esempio: cos’è se non commercio armato allo stato puro? Con la forza si costringono individui a lavorare per noi e poi si commercializzano i loro prodotti sul mercato. E c’è tutta la fase del traffico degli schiavi, con le catture, i trasporti, le vendite! Ciò negli Stati del sud degli USA andò avanti sino al 1865. Per tutto l’Ottocento una delle attività economiche americane più sviluppate fu la pirateria, praticata da migliaia di battelli che incrociavano l’Atlantico e il Pacifico, penetrando anche nel Mediterraneo; solo sulle coste della Carolina del Sud si calcola che nel 1830 fossero basati circa 1.500 velieri corsari, di fatto protetti dalle loro autorità perché abbordavano navi di Paesi stranieri non dichiarati “ amici “ (adesso dicono senza la “clausola di nazione più favorita“). Altri velieri, non attrezzati per gli abbordaggi, si dedicavano al business of wrecking: cercavano le tempeste e seguivano i mercantili in difficoltà attendendone il naufragio per recuperare materiali; la parte di violenza umana nella faccenda stava nell’ignorare i naufraghi, a meno che - essendo prima del 1865 - non fossero stati schiavi neri, nel qual caso erano merce. Il business of wrecking andò avanti sino agli anni del 1930 inoltrati. Da allora iniziò invece il treasure hunting, la caccia - eseguita di professione e per scopo societario - ai tesori sommersi dei galeoni spagnoli e di altre navi affondate; qui la parte “ armata “ consiste nell’eludere i governi legittimi proprietari dei relitti e nel tenere lontani i concorrenti, facendoli anche affondare. Questa attività, coadiuvata dai moderni ritrovati tecnologici, è attualmente in grande auge; il governo USA ovviamente appoggia tramite la US Navy le navi specializzate connazionali che agiscono fuori dalle acque territoriali, cioè in mare aperto o in acque territoriali straniere. La diffusione delle armi negli USA deriva dal commercio armato interno, che in particolare ebbe uno sviluppo abnorme nell’Ottocento, quando tutto il commercio dell’Ovest era così, con convogli scortati, magazzini presidiati e commessi armati nei negozi ( non per nulla il periodo del Far West è il più amato dall’immaginario americano, che vi si riconosce ). Le armi individuali servivano dunque ai commercianti e fu esattamente questa esigenza ad ispirare in verità il famoso Secondo Emendamento del Bill of Rights, quello che concede ai cittadini il diritto di portare armi; non fu ( come dicono oggi ) un rispetto eccessivo per le libertà individuali, né fu la necessità di avere una milizia territoriale armata ( come apparentemente recita l’Emendamento stesso : “ Dato che una ben preparata milizia è necessaria per la sicurezza di uno Stato libero, il diritto del popolo di possedere e portare armi non sarà compromesso “; la verità è che la Milizia era organizzata e capeggiata dai maggiori imprenditori dei vari luoghi, che raccoglievano i loro dipendenti in armi ). Le cose non sono troppo cambiate oggi, e basta entrare nella sede statunitense centrale di una Multinazionale o di una qualunque altra grande azienda americana per rendersene conto: sono così piene di guardie private, con le armi in evidenza, e capita così spesso di intravedere pistole in cassetti o in valigette “24 ore“ di dirigenti che sembra di essere non in una struttura civica ma in un fortino, o in un covo di gangsters. A proposito di gangsters è evidente che anche l’abnorme sviluppo della delinquenza organizzata negli USA - vedi per tutti il periodo del Proibizionismo - è un indice di una mentalità americana dove commercio e violenza si sposano bene assieme. Emblematica al proposito la figura di Joseph Kennedy, il fondatore della dinastia Kennedy, padre di John, il Presidente ucciso nel 1963, di Robert, l’ex Attorney General ucciso nel 1968 e di Edward, il Senatore ancora vivente e in carica: mise insieme la fortuna di famiglia organizzando - nel mentre che era Ambasciatore a Londra per l’Amministrazione Roosevelt - il contrabbando di whisky dal Canada verso gli Stati Uniti. Per il resto basta andare negli USA - e naturalmente viverci per un po’, non fare solo i turisti - per accorgersi di come in questo Paese sia tenue il confine tra gli affari e le rapine, tanto il commercio e ogni altra attività economica anche la più minuta sono intrisi di mendacità, inganni, prese per il collo, torsioni di braccia, prevaricazioni, ricatti, in breve di violenza. Basterà cercare di fare qualche transazione economica, anche molto semplice. Si vedrà che il soggetto economico con cui avrete a che fare cercherà prima di esaurire ogni arte per ingannarvi, e sarà mellifluo e suadente sino a che vedrà che il gioco gli riesce; ma se voi lo scoprirete e gli getterete in faccia la sua disonestà, lo vedrete trasformarsi in un rapinatore puro e semplice, incurante del vostro giudizio. A me capitò ( fra gli altri ) il seguente episodio: un meccanico sostituì un pezzo della mia Plymouth ( il “ braccio di Pitman “ nella geometria di sterzo ) e mi chiese una cifra spropositata; alle mie proteste lui mi disse che purtroppo tanto chiedeva quel “ladro“ del ricambista; rimasi incredulo e allora lui, ancora pacioso e accomodante, fece una lunga telefonata al ricambista in mia presenza. Rimasi incantato: salutava, chiedeva di “ Pete “, interrogava, rispondeva, faceva tutte le facce ma... il telefono era staccato. Non era un attore di professione, era un meccanico che aveva sempre fatto il meccanico. Era un americano. Gli rinfacciai il trucco ed ecco che l’uomo gettò la maschera: certo che chiedeva il triplo del dovuto e certo che aveva tentato ( secondo la più collaudata tradizione americana ) la truffa sceneggiata ma o pagavo o si teneva la macchina. In un attimo i suoi compari unti mi furono attorno brandendo chiavi e cacciaviti e dovetti scegliere fra il cedere all’estorsione e la rissa con conseguente arresto da parte dello sceriffo della contea, probabilmente amico del soggetto e in ogni caso nemico di un uomo con l’accento strano. Pagai. Pagai il pezzo e il pizzo, al meccanico e all’America.
Se li conosci li eviti
USA come patria del commercio armato dunque. Se si vogliono capire gli Americani, sia come individui che come Nazione organizzata, interpretare i loro movimenti, decifrare le loro intenzioni, bisogna tenere sempre presente questa loro identità, bisogna sempre ricordare che loro nell’essenza sono dei commercianti armati e niente altro. Essere un commerciante armato ha un significato preciso. Non si tratta di avere due specializzazioni in una stessa persona; si tratta di avere una persona dove due specializzazioni si sono fuse formandone un’altra sostanzialmente diversa pure se imparentata, come capita per i metalli delle leghe. Il mondo divide le due attività, che quindi vanno affrontate separatamente; bene, la particolarità del commerciante armato sta nel modo in cui le affronta: egli commercia come fare la guerra e fa la guerra come commerciare. In breve egli non distingue la guerra dalle attività borghesi, dalla vita civile, dalle cose di tutti i giorni. E viceversa. Ciò vale sia per il singolo che per la collettività, per gli Stati Uniti. Così il modo di muoversi degli Americani è più chiaro. E gli Stati Uniti risultano nella loro vera, inquietante pericolosità. Essi non hanno mai concepito la guerra come una questione di eserciti, ma come una condizione totale, di popolo. Hanno infatti inventato la guerra totale, la prassi evidentissima di colpire le popolazioni civili per indurre le loro Forze Armate alla resa. Per colpire le popolazioni civili ricorrono poi non solo a sistemi “ militari “ come i bombardamenti ma anche a sistemi “ borghesi “: pensano a provocare carestie, ad avvelenare materie prime e falde acquifere, a spargere epidemie di morbi vari, a peggiorare il clima portando siccità o piogge esagerate, a provocare invasioni di insetti o animali nocivi, a innescare terremoti, a deviare cicloni. C’è un provvedimento che gli USA spesso prendono in tempo di pace nei confronti di altri Paesi con varie scuse ( diritti umani, protezionismo commerciale, sistema politico sgradito e così via liberando la fantasia ): sono le sanzioni economiche, le proibizioni selettive di fornire a loro certi materiali o servizi, come medicine e know-how scientifico, o di acquistare da loro altre cose, in genere le materie prime dalla cui vendita dipendono. Sono atti di guerra, manifesti anche in sé e per sé ma tanto più così in quanto congegnati dagli Americani, che li eseguono con lo stesso spirito con cui in un assedio si tagliano le vie di rifornimento a una città per farla arrendere. Alle sanzioni può essere associato un altro provvedimento economico: il blocco dei beni, mobili e immobili, posseduti dal tale Paese negli USA, compreso il blocco di conti correnti. E’ un atto questo che lo si può vedere in due modi: a seconda di come si preferisce, o è una comune rapina compiuta da un soggetto che si chiama Stati Uniti d’America, oppure è un atto di guerra di un Paese con lo stesso nome, in entrambi i casi è una tipica performance da commerciante armato. Addirittura noi abbiamo visto che il blocco dei beni negli USA può essere eseguito anche nei confronti di singoli cittadini stranieri, uomini ricchi ( naturalmente ) che tenevano sostanze negli USA e che per qualche motivo sono diventati invisi a quel governo. Da qualche anno gli USA hanno cominciato una politica che sembra allettante: vendono sul mercato mondiale, a condizioni vantaggiosissime, le loro sementi geneticamente modificate, che hanno il pregio di fornire raccolti copiosi e immuni da germi ed insetti. Sembra la manna dal cielo, specie per i Paesi del Terzo Mondo sempre sull’orlo della carestia, ma c’è il problema che le piante nate da sementi modificate forniscono semi sterili e ogni volta bisogna comprare sementi nuove; comprarle dagli Americani naturalmente. Il tutto non è altro che una riedizione di un vecchio trucco da commercio armato: rendere dipendente un mercato da un prodotto di cui si ha il monopolio; a quel punto quel mercato - o quel Paese - è come lo si fosse conquistato con le armi. Allo scopo gli Americani sono anche disposti ad eseguire le prime forniture gratis: quando un Paese del Terzo Mondo è in carestia si precipitano a offrire come “ aiuti alimentari “ le loro sementi, contando di rifarsi con le vendite a venire. Esattamente come fanno gli spacciatori di droga, che le prime dosi fuori delle scuole le regalano. Spesso nel leggere i resoconti di azioni politiche americane nel mondo ci si imbatte in nomi di Multinazionali americane, collegate alla faccenda in qualche maniera, una maniera sempre poco chiara e spesso strana; ad esempio nel colpo di Stato col quale gli USA rovesciarono Allende in Cile nel 1973 saltò fuori il nome fra i mestatori di un Ad Hoc Committee on Chile formato dalle dieci maggiori Multinazionali americane operanti in Cile, mentre nelle aggressioni degli USA in Medioriente di questi anni ricorrono i nomi di alcuni giganti americani del petrolio. Ora dovrebbe essere tutto chiaro: si è già detto che gli USA sono organizzati politicamente per esercitare il commercio armato e quei collegamenti non sono altro che la punta visibile del grande iceberg dell’intreccio fra commercio e guerra che domina la politica estera americana. Nessun Paese del mondo, per nessun motivo, ha a che fare solo col governo USA o solo con una qualche azienda americana; egli ha sempre a che fare con entrambi, anche se non pare, perché essi si muovono sempre assieme. E questo vale anche per qualunque soggetto economico privato del mondo, sia una azienda o proprio un singolo titolare: dietro la controparte privata commerciale americana con cui tratta c’è sempre, o può sempre saltar fuori, il suo governo di Washington. Per questo il presidente dell’ENI del tempo, Enrico Mattei, si trovò tanto - ma tanto - a malpartito : credeva di avere a che fare con le Sette Sorelle, delle semplici aziende estere concorrenti, ma il fatto è che cinque erano americane e chiamarono in aiuto il loro governo, chiesero man forte al presidente John F. Kennedy, e questi mise a disposizione la CIA ( che a sua volta incaricò la mafia eccetera eccetera ). Già nel 1991 io scrissi che gli USA avevano impiantato un sistema di spionaggio satellitare mondiale che con la scusa della Russia era invece fatto per spiare i concorrenti commerciali delle aziende americane: ora la cosa è confermata, il sistema è quello poi chiamato Echelon, ed il suo scopo è proprio quello da me detto: benché fatto dai militari e pagato col budget del Pentagono il sistema è solo fatto per spiare sui concorrenti delle Multinazionali USA. Concludendo, gli USA non fanno distinzioni fra commercio e guerra. Dollari e pallottole per loro sono la stessa cosa. E’ tempo che il mondo apra gli occhi ed impari a trattare con questo fossile della preistoria tornato in vita disgraziatamente, come se un suo sordido resto organico - uno sputo, una cacca secca - fosse stato clonato da uno scienziato pazzo. Bisogna trattare il businessman americano come fosse un ufficiale del Pentagono. Quando lo si guarda bisogna sforzarsi di “ vederlo “ in divisa, possibilmente ancora imbrattata del sangue di vittime. Spesso poi è così, loro sono dei militari che si spacciano per civili come Colin Powell, l’attuale Segretario di Stato che si presenta sempre in completo blu ma che è un generale dell’Army, il gen. Powell. Come il presidente Eisenhower, che era il gen. Eisenhower. In tal modo si capisce meglio che si ha a che fare con un aggressore in armi, con un potenziale assassino, e che l’unica cosa da fare, invece che trattare con lui, concludere accordi, intavolare scambi e discussioni eccetera, è cercare di difendersene. Pazzo è colui che si fida degli Americani o intrattiene qualunque tipo di rapporto con loro, credendo che si tratti di un rapporto “ commerciale “. Pazzo è chi acquista proprietà negli USA, chi tiene conti correnti o altri beni mobili negli USA, chi dipende dagli USA per qualunque cosa gli sia necessaria, chi acquista dagli USA sementi geneticamente modificate, chi traffica con gli USA in qualunque cosa. Pazzo è chi vende ad americani quote delle proprie aziende, facendo così entrare la volpe nel pollaio. L’unico atteggiamento buono con gli Americani è la diffidenza, il rifiuto, l’ostilità. Con qualunque aspetto e scusa si presentino alla porta, qualunque oggetto, affare o scambio vengano a proporre. Perché l’unico Americano buono è l’Americano che non c’è.
John Kleeves
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