domenica 25 agosto 2013

Chi semina vento? (Carlo Terracciano)

Intervento sugli attentati dell' 11.9.2001 negli USA



“Chi semina vento raccoglie tempesta”! Così dice la saggezza popolare. E la tempesta di fuoco e distruzione abbattutasi su New York, su Washington, su tutti gli Stati Uniti d’America è la conseguenza diretta di oltre cinquanta anni, mezzo secolo di guerre, di interventi militari, di embarghi commerciali, di propaganda occidentale condotta dagli USA e dai loro alleati più stretti, i sionisti israeliani e americani, in tutto il mondo; in particolare contro il mondo arabo, islamico, eurasiatico, ma non solo. Da sempre l’imperialismo americano dilaga per il pianeta come un fuoco distruttore; ed anche quando si presenta con la mano tesa degli aiuti umanitari, del benessere, della solidarietà, i suoi doni avvelenati si trasformano in miseria dei popoli, in corruzione, in schiavitù, in morte di uomini e civiltà. Tutto questo ha un nome ben preciso: Mondialismo, Globalizzazione, Capitalismo. Oggi le ultime vittime del vero Potere politico, economico, militare e ideologico mondiale, con centro sul continente americano, sono i suoi stessi cittadini. Certo non possiamo non dolerci, come tutti, per la perdita di vite umane innocenti, di semplici lavoratori, di vigili del fuoco o poliziotti, di donne e uomini d'America e non, i quali non hanno avuto altra colpa che quella di esser nati, di vivere o di lavorare nel centro dell’ ”impero”.
Ma PROPRIO perché il nostro cuore sanguina sempre e ovunque si compia un’ingiustizia e un massacro, mentre vediamo crollare in una nube di polvere i simboli del Potere militare e di quello economico USA, i due pilastri del “Sistema America”, la nostra memoria non può che correre ai milioni e milioni di vittime che l’imperialismo ha disseminato sui cinque continenti, in almeno un secolo e mezzo della sua storia: il vero e più grande olocausto patito sulla Terra da quando esiste il genere umano , e sempre per mano dello stesso Potere. Pensiamo ai nativi americani, alla Confederazione sudista, agli europei di due guerre mondiali, ai giapponesi spazzati via con le atomiche, al milione e mezzo di vietnamiti, al milione di coreani, ai cinesi, agli africani schiavi ieri ed oggi, ai latino-americani affamati e schiacciati dalle dittature militari asservite a Washington, fino ai serbi, europei come noi, aggrediti soltanto l’anno scorso; e via via, in una sanguinosa striscia di sangue che continua a zampillare dalle mille ferite ancora aperte del Medio Oriente. Per la prima volta nella sua storia gli Stati Uniti d’America, che colpivano impunemente ovunque sicuri della propria invulnerabilità continentale, hanno provato in casa loro, nei punti geografici stessi del Potere, l’angoscia, il terrore che viene dal cielo, quello che fecero provare alle loro vittime di cento paesi diversi. Ma non vogliamo qui abbandonarci all’esercizio perverso della “conta dei morti”, come hanno fatto i nostri nemici dalla II Guerra Mondiale in poi. Facciamo invece una seria analisi sulle cause e sulle conseguenze di questo avvenimento che possiamo definire senza retorica “EPOCALE”. Intanto l’impatto mediatico dell’attacco kamikaze praticamente in diretta TV è stato immenso, immediato e internazionale. Tutto il mondo ha potuto vedere la più grande potenza militare mai apparsa sotto attacco diretto, nei suoi punti nevralgici essenziali. E non per l’aggressione di un’altra grande potenza (che non c’è più) o piccolo stato; per cui il paragone con Pearl Harbour qui non regge. Si è trattato invece dell’ opera di pochi uomini i quali hanno usato gli stessi aerei di linea del nemico per condurre a termine un’operazione che, sotto il piano tecnico organizzativo, è stata praticamente perfetta, da manuale (anche troppo…!). Uomini, militanti rivoluzionari, islamici [sempre che la matrice venga confermata] i quali, non dimentichiamocelo, si sono autoimmolati in contemporanea, in un attacco suicida di massa, che anch’esso non ha precedenti nella storia moderna. Se di “terrorismo” si vuole ancora propagandisticamente parlare, per le assonanze negative del termine, diremo che comunque questo terrorismo ha fatto un salto qualitativo immenso, tale da mutarne la sua stessa natura; e non tanto per i mezzi impiegati, quanto per i tempi, per gli obiettivi con la loro carica SIMBOLICA, per la sorpresa e , soprattutto, per le conseguenze psicologiche, per l’impatto sull’opinione pubblica mondiale che ha avuto e avrà per molto tempo in futuro. Una volta tanto siamo d’accordo con Bush (!): QUESTA E’ GUERRA! E lo ha detto un presidente della Superpotenza mondiale costretto a scappare in casa sua, vagando per ore nei cieli statunitensi sull’ Air Force One, come in un film fantapolitico di quart’ordine, mentre New York impazziva e bruciava anche il ministero della Difesa, il famoso “Pentagono” che avremmo tutti ritenuto essere il posto più protetto ed inviolabile del pianeta. Ma questa è una guerra che sono stati gli USA a dichiarare al mondo , e non da ieri: questa è la LORO guerra contro tutti, che alfine si ritorce come un boomerang contro di loro. E già da adesso essa rischia di divenire anche la nostra guerra, di noi europei ed italiani, visto che l’appartenenza alla NATO ci impone, col famigerato art. 5 (finora mai applicato anche nelle contingenze internazionali più gravi), di supportare in ogni modo i nostri padroni: perché questa volta non è stato uno qualsiasi dei paesi periferici dell’ ”impero” la vittima, ma sono le sue capitali militari ed economiche a essere colpite. E noi italiani, per la posizione geopolitica nel centro del Mediterraneo, siamo la prima linea di fronte al Sud, all’Umma Islamica, al mondo arabo nordafricano e mediorientale. Ricordate il detto: “Chi non è capace di portare le proprie armi, domani dovrà portare quelle del suo vincitore”. Un “vincitore” considerato da tutti invincibile fino …all’ 11settembre 2001, Anno Primo del Terzo Millennio. E la tragica ironia del destino ha voluto che fossero proprio gli Stati Uniti a preparare il primo atto di una tragedia che oggi li coinvolge e stravolge sullo stesso suolo americano considerato inviolabile. Sia o non sia stato Osama Bin Laden, il miliardario saudita, l’ideatore dell’attacco alle Torri Gemelle, al Pentagono, forse alla Casa Bianca, resta il fatto che gli USA finanziarono e addestrarono gli islamici in funzione antirussa in Afghanistan e hanno sempre difeso, oltre che Israele, le corrotte monarchie ed emirati del Golfo, tanto ipocritamente integraliste all’interno quanto asservite alla strategia americana di dominazione delle fonti energetiche e dei punti strategici in quell’area strategicamente unica. Il giorno prima della strage di N.Y., nel nord dell’Afghanistan il generale Massoud è restato vittima di un attentato attribuito alla stessa mano, proprio alla vigilia di un’offensiva contro il regime integralista dei Talibani di Kabul , sponsorizzati dal Pakistan, il fedele alleato di Washington. E amici di Massoud e dell'Alleanza del Nord sono oggi i russi, i cinesi, l’Iran, l’India, il Tagikjstan: cioè gli avversari della penetrazione americana in Eurasia centrale. La connivenza dei servizi segreti a stelle e strisce con certi settori integralisti getta un’ombra molto nera sugli stessi attentati della costa atlantica. Tutto il mondo oggi si chiede come è stato possibile organizzare una simile azione sotto il naso dei più potenti, dotati ed infiltrati servizi del mondo. Prepararsi per mesi o forse per anni, muovendo capitali notevoli, con decine e decine di persone coinvolte, con contatti e viaggi su e giù, dentro e fuori gli USA; e mentre i portavoce quasi ufficiali di queste organizzazioni lanciavano proclami pubblici sulle loro intenzioni anche da Londra, il fedele alleato di Washington, il suo cane da guardia sull’Europa. Incapacità totale o subdola connivenza o…qualcosa di ancora peggiore? Certo, se dovessimo ricorrere al “cui prodest ?”, A CHI GIOVA ? domandarci chi ne trarrà il maggior vantaggio in termini politici attuali, la risposta è più che ovvia: ISRAELE! Fosse anche addirittura sulla pelle dei loro correligionari stanziati negli States che, tutti presi nei loro affari, cominciavano a provare fastidio ed inquietudine per l’immagine sempre più sanguinaria offerta dallo stato ebraico, dopo quasi un anno di Intifada con un migliaio di morti e un’economia a rotoli, causata dal governo di Sharon, il “macellaio di Sabra e Chatila”. Sarà un caso che New York, la città simbolo dell’America e della mondializzazione, sia anche la città degli ebrei americani, tanto da esser definita Jew-York? E infatti i sionisti, di qua e di là dell’oceano, subito presentano il conto all’Amministrazione Bush, pur così solidale e generosa nei loro confronti, proponendosi ancora e sempre come “gli unici, sinceri alleati dell’America” contro l’Islam, l’integralismo mussulmano, il “terrorismo” palestinese, assimilato a quello del ricco saudita ecc…ecc…E subito i politici israeliani di tutte le tendenze politiche additano a Washington gli obiettivi da colpire: oltre a palestinesi e libanesi, Iran in primis e poi Iraq, Sudan, Siria. Perché il loro vero interesse, come ha detto Netanyhau, è abbattere i governi islamici e distruggere quegli stati che potrebbero entro breve possedere la bomba atomica (come ha ora il Pakistan) o armi chimiche. Mentre l’America era ancora sotto attacco, Israele, unica potenza atomica dell’area mediorientale, aveva già preparato i suoi aerei e i missili, dotati di duecento testate atomiche, bastanti a spazzar via tutti gli arabi e realizzare il sogno della Grande Israele dall’Eufrate al Nilo, con la ricostruzione del Terzo Tempio sulle rovine di Al-Aqsa! Un tempismo perfetto! Ma c'è di più: lo smacco subito dalla potenza americana, anche dopo l'inevitabile rappresaglia contro qualche popolazione inerme che pagherà la sete di sangue e vendetta dell'opinione pubblica statunitense e mondiale, costerà certamente a Bush la prossima elezione. De resto il suo scudo spaziale, tanto voluto proprio dal Pentagono, dimostra tutta la sua assurdità strategica , quando è evidente che nel mondo d'oggi ci vuole così poco a colpire il cuore della potenza americana. Lo smacco della superpotenza è stato troppo grande, e avrà conseguenze sulla sua credibilità ancora per parecchi anni. La credibilità dell'invincibile America è collassata nel momento stesso in cui le Twin Tower si sbriciolavano in una nube di polvere e di morte. A questo punto la rielezione di un democratico alla Casa Bianca tra quattro anni è spianata. E la sintesi degli interessi lobbistici finanziari così colpiti nel loro sancta santcorum di New York, di quelli sionisti esposti in prima fila sul fronte antislamico e di un neoimperialismo USA riabilitato, è già pronta in un nome, un nuovo ma già collaudato candidato: JOSEPH LIEBERMAN, già vice di Al Gore nella recente corsa presidenziale "scippata" dal "cespuglio-Bush", che ha dimostrato tutta la sua incapacità e inettitudine in frangenti così terribili. Chi meglio di un ebreo ortodosso americano potrebbe garantire agli statunitensi una durezza ed una tenuta nei confronti dell'offensiva islamica, non foss'altro che per la sua doppia appartenenza, che gli imporrebbe sempre e comunque di appoggiare Israele in Medio Oriente? Se Clinton poteva pensare di condizionare Israele costringendo il governo di Gerusalemme a concedere qualche briciola ai palestinesi, appoggiandosi in ciò anche alla lobby ebraica americana stanca di intifada e di dollari da versare nelle casse di Gerusalemme, ora sarà il governo di estrema destra di Sharon a condizionare l'America, a spingerla sulla via di non ritorno della guerra in Eurasia. Sarà Sharon con al fianco la "colomba" (?) Peres a costringere i correligionari più fortunati che ingrassano tra New York e Los Angeles a prendere le armi e far partire il soldato yankee Ryan del nuovo millennio e gli "alleati" europei nella Nuova Crociata biblica contro i malvagi di turno. La sua occasione l'ha avuta l'11 settembre, il suo asso nella manica è Lieberman! La follia guerrafondaia dell’imperialismo americano e del sionismo, oltre che ritorcersi contro il popolo americano, rischia di precipitarci tutti in un conflitto che, ancora una volta per la natura stessa del Mondialismo, non potrà che essere globale. L’Italia e l’Europa ancora in prima linea, come durante la Guerra Fredda, strumenti impotenti, oggetti delle altrui mire espansioniste, vittime designate di terrorismo STABILIZZANTE dei regimi impostici dall’occupante americano, come già fu per le stragi di stato impunite degli “anni di piombo”. E questa volta non sarà più (o più soltanto) il “fascio”, cattivo di turno, il capro espiatorio della nuova strategia del terrore, ma anche il mussulmano, l’arabo, l’immigrato, l’emarginato, il ribelle spinto a forza nel gorgo della disperazione e dell’azione disperata: i sassi contro le atomiche. Il governo reazionario Berlusconi-Fini-Bossi prepara il terreno interno per spingere, con l'odio verso gli immigrati arabi e la religione islamica, l'Italia a combattere la guerra del padrone, come solo l'anno scorso aveva fatto il governo di sinistra contro la Serbia. Saremo gli ascari degli americani, dimentichi dei nostri padri morti e del disprezzo che i padroni hanno verso i servi striscianti (chi ricorda ancora il Cermis e le assoluzioni dei soldati americani?). Sì, cari amici che ci leggete: SIAMO IN GUERRA! Ad ognuno di noi tocchi ora scegliere da quale parte stare: con gli oppressori del mondo, con i veri terroristi assetati di potere e pronti a sacrificarci tutti per restarci, o con quegli uomini amanti della pace e della giustizia per tutti i popoli. Ma che sanno pure che non potrà mai esserci pace senza Giustizia, e che bisogna combattere per questa per potersi assicurare anche quella. E che il dio di tutti gli eserciti ci aiuti per i mesi e gli anni che stanno arrivando!

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