Un giovane Carlo Terracciano |
Geopolitica e "Dottrina delle Tre Liberazioni": una risposta al progetto Mondialista della globalizzazione
"Una grande tenebra avanza sul mondo e noi dobbiamo combatterla. Non ci saranno giovani o anziani nel nostro tempo; tutti dovranno maturare in fretta, se vogliono tornare a veder la Luce".
"Guai al popolo i cui capi, i gruppi dirigenti e le masse non riconoscano le ore decisive della Weltpolitik,…nella loro coscienza legata alla realtà geografica del suolo."
(Karl Haushofer; Weltpolitik von Heute)
Habitat e paesaggio
In migliaia e migliaia di anni l'uomo ha percorso le vie del mondo, per terra e per mare; ha attraversato i continenti da polo a polo, i fiumi, i mari, i tre grandi oceani del globo, scalando montagne e scendendo nelle profondità marine e nelle grotte, gettando ponti su fiumi e stretti, esplorando i più remoti e selvaggi angoli del pianeta, dai ghiacci eterni ai riarsi deserti. Oggi la sua sete di conoscenza e conquista lo lancia sulla Luna, su Marte, sui pianeti del sistema solare e, in prospettiva nel vuoto siderale. Ma nei secoli e nei millenni i popoli, seguendo quasi gli stessi percorsi tracciati dalla geografia, dai mari, dai monti, dagli stretti, dai grandi fiumi e laghi, hanno anche trovato spazi della Terra sui quali insediarsi, costruendo le proprie dimore, allevando bestiame, coltivando il terreno o scavandone le viscere delle montagne in relativa profondità; insomma modificando il paesaggio ed adattandolo alle proprie necessità di sopravvivenza e sviluppo. In Europa questa attività ha profondamente modificato la natura originaria della penisola. L'uomo è "animale sociale" per eccellenza. I popoli nella storia si sono organizzati in villaggi, in tribù, in federazioni di vario tipo, in città e stati, in nazioni ed imperi.A piedi o a cavallo, usando la ruota dei carriaggi o il remo delle piroghe e delle navi, i nostri lontani antenati hanno percorso in lungo ed in largo le vie del continente, i suoi mari interni, i suoi prospicenti oceani. Nel loro continuo MOVIMENTO, col passar del TEMPO, essi hanno occupato ciascuno un proprio SPAZIO vitale nel globo ed una POSIZIONE; geografica rispetto al territorio e politica rispetto alle altre entità umane circostanti. L'essere umano si è così adattato agli ambienti ed ai climi, anche estremi, i più diversi; dotandosi nel frattempo di usi e costumi, fedi religiose e politiche, lingue e culture che, nella loro multiforme varietà e continua diversificazione, hanno rappresentato fino ad oggi la vera ricchezza di questo minuscolo scoglio di terra ed acqua, ghiaccio e fuoco ruotante nel vuoto siderale, attorno ad un piccolo sole marginale di una delle tante galassie in allontanamento fra loro dall'esplosione primordiale.
"Guai al popolo i cui capi, i gruppi dirigenti e le masse non riconoscano le ore decisive della Weltpolitik,…nella loro coscienza legata alla realtà geografica del suolo."
(Karl Haushofer; Weltpolitik von Heute)
Habitat e paesaggio
In migliaia e migliaia di anni l'uomo ha percorso le vie del mondo, per terra e per mare; ha attraversato i continenti da polo a polo, i fiumi, i mari, i tre grandi oceani del globo, scalando montagne e scendendo nelle profondità marine e nelle grotte, gettando ponti su fiumi e stretti, esplorando i più remoti e selvaggi angoli del pianeta, dai ghiacci eterni ai riarsi deserti. Oggi la sua sete di conoscenza e conquista lo lancia sulla Luna, su Marte, sui pianeti del sistema solare e, in prospettiva nel vuoto siderale. Ma nei secoli e nei millenni i popoli, seguendo quasi gli stessi percorsi tracciati dalla geografia, dai mari, dai monti, dagli stretti, dai grandi fiumi e laghi, hanno anche trovato spazi della Terra sui quali insediarsi, costruendo le proprie dimore, allevando bestiame, coltivando il terreno o scavandone le viscere delle montagne in relativa profondità; insomma modificando il paesaggio ed adattandolo alle proprie necessità di sopravvivenza e sviluppo. In Europa questa attività ha profondamente modificato la natura originaria della penisola. L'uomo è "animale sociale" per eccellenza. I popoli nella storia si sono organizzati in villaggi, in tribù, in federazioni di vario tipo, in città e stati, in nazioni ed imperi.A piedi o a cavallo, usando la ruota dei carriaggi o il remo delle piroghe e delle navi, i nostri lontani antenati hanno percorso in lungo ed in largo le vie del continente, i suoi mari interni, i suoi prospicenti oceani. Nel loro continuo MOVIMENTO, col passar del TEMPO, essi hanno occupato ciascuno un proprio SPAZIO vitale nel globo ed una POSIZIONE; geografica rispetto al territorio e politica rispetto alle altre entità umane circostanti. L'essere umano si è così adattato agli ambienti ed ai climi, anche estremi, i più diversi; dotandosi nel frattempo di usi e costumi, fedi religiose e politiche, lingue e culture che, nella loro multiforme varietà e continua diversificazione, hanno rappresentato fino ad oggi la vera ricchezza di questo minuscolo scoglio di terra ed acqua, ghiaccio e fuoco ruotante nel vuoto siderale, attorno ad un piccolo sole marginale di una delle tante galassie in allontanamento fra loro dall'esplosione primordiale.
La geopolitica
La GEOPOLITICA è appunto la Dottrina che studia tutto questo: quella branca della Geografia Antropica che analizza il rapporto tra l'Uomo e la terra, tra la Civiltà e la Natura, tra la Storia e la Geografia, tra i popoli ed il loro Lebensraum (Leben=Vita; Raum= Spazio; Lage= Posizione), cioè lo spazio vitale necessario alla Comunità statuale, organicamente intesa, per vivere, crescere, svilupparsi, espandersi e prosperare: creando benessere, Civiltà e Valori per i suoi appartenenti, conviventi su uno stesso suolo e solidali in una unitaria COMUNITA' DI DESTINO. O, per dirla con i termini più tecnici del Luraghi: "La Geopolitica è la dottrina che studia i fenomeni politici nella loro distribuzione spaziale e nelle loro cause e rapporti ambientali, considerati anche nel loro sviluppo". E ancora: "La Geopolitica è sintesi: un'ampia visione nel tempo e nello spazio dei fenomeni generali che collegano la percezione dei fattori geografici con gli stati", ed i popoli.
Forme viventi nel tempo ciclico
Una geopolitica statica, meccanicistica, determinista ed atemporale è assolutamente inconcepibile. Dottrina organicistica ed olistica per eccellenza, la Geopolitica si basa su una concezione dello stato (qualsivoglia forma esso assuma) quale organismo vivente, senziente ed operante attraverso la CONOSCENZA delle sue leggi e la VOLONTA' di applicarle. Se la sua parte geografica rappresenta il dato relativamente stabile della dicotomia , la componente politica ne rappresenta la parte volitiva, propositiva e creativa. Sempre a condizione che i popoli e le élites dirigenti siano ben coscienti delle leggi, delle direttive generali e particolari della dottrina in questione, liberi di applicarle e determinati a farlo. Nel qual caso, come vedremo, la Geopolitica viene a rappresentare naturalmente la più potente arma di LIBERAZIONE DEI POPOLI da un dominio straniero che imponga le proprie direttive politiche geostrategiche. Per inciso oggi la nostra stessa concezione geografica del pianeta, la nostra "percezione" della Terra su sui viviamo, si è oramai svincolata dal dogmatismo scientista, materialista-positivista ottocentesco che ha dominato incontrastato la cultura occidentale fino quasi alle soglie del terzo millennio cristiano ineunte. La Terra, GEA, è riconosciuta essa stessa come unità organica globale ed interdipendente, come un vero e proprio "essere vivente" che interagisce con le altre forme viventi che brulicano sulla sua superficie; fino alla non remota possibilità di una crisi di rigetto verso una specie, la nostra, trasformatasi in soli due secoli in un devastante cancro mortale che mette a repentaglio non solo se stessa ma l'equilibrio intero dell'habitat. La "Sesta estinzione" di un famoso saggio sul tema. In tale contesto la dottrina in questione si contrappone ad ogni concezione creazionista la quale pretenda di porre l'uomo a padrone incontrastato di una Natura della quale invece è parte integrante, sua componente organica, in un rapporto di dipendenza inverso: essendo semmai la specie umana la componente non indispensabile (anzi !) del mondo e non viceversa. Anche la concezione storica linear-progressista di stampo monista, che sta alla base del "pensiero unico" modernista, è in palese contrasto con una dottrina organica che privilegia una morfologia delle Civiltà ciclicamente rinnovantisi nello spazio geografico. Ben ne erano coscienti tutte le culture e civiltà tradizionali le quali conoscevano un Tempo Ciclico Sacrale in perfetta armonia con i cicli vitali della terra e del Cielo.
La ruota e il remo ovvero Terra e Mare
La Geopolitica è una dottrina contemporanea (ha raggiunto la sua specificità e dignità "scientifica" da meno di due secoli), che recupera la saggezza antica di una vera Filosofia, etimologicamente intesa. Una filosofia politica basata sulla conoscenza geografica e la memoria storica. Fu Federico Ratzel (1844-1904), il grande geografo tedesco "inventore" del termine stesso di Geopolitica, a dare forma analitica a quanto era noto fin dall'antichità: la profonda contrapposizione, espressa in forma mitologica, fra la Terra ed il Mare, tra le potenze prevalentemente rivolte alla conquista territoriale e quelle orientate alla corsa ed al dominio marittimo ed oceanico. Al quale ultimo possiamo oggi affiancare e sovrapporre quello ancora più "etereo" del cielo ed oltre… Quella che potremmo definire la DIMENSIONE VERTICALE della geopolitica moderna. Il LANDMÄCHTE ed il SEEMÄCHTE, Potenza Terrestre e Potenza Marittima, sono da sempre in competizione per il dominio. In particolare nei grandi nodi storici, nelle guerre che hanno determinato i destini dei secoli posteriori. Solo per fare alcuni esempi: Sparta ed Atene, Roma e Cartagine, Islam e cristianità, Impero Bizantino e conquista Ottomana, per arrivare all'epoca moderna della contrapposizione tra le TALASSOCRAZIE ANGLOFONE (Impero Britannico e Stati Uniti) ed i tentativi di unità continentale europea; rappresentati e guidati volta a volta (in una marcia da ovest ad est a sua volta opposta a quella verso l'Ovest - il "Far West" della Nuova Frontiera mobile americana) dalla Spagna di Carlo V, dalla Francia di Luigi XIV [il "Re Sole"], dalla Germania guglielmima ed hitleriana, fino alla Russia di Stalin. Quel piccolo gioiello letterario rappresentato da "Land und Meer", di Carl Schmitt, è tutto incentrato sulla contrapposizione degli elementi che caratterizza profondamente anche i popoli e le istituzioni di ciascuno, ne informa la Storia e il Mito: "La storia del mondo è storia di lotte di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare…Secondo le spiegazioni medievali dei cosiddetti cabalisti, la storia del mondo è una lotta tra la potente balena, il Leviatano, ed un animale di terra altrettanto forte, il Behemoth, che viene rappresentato come un toro od un elefante". Mito che ricorda, in coordinazione di rimandi tra una civiltà tradizionale e l'altra, alle origini stesse del nome EUROPA, la fanciulla dalla bianca pelle, rapita dalle coste fenice da Giove, sotto forma di toro bianco, che la trasporta sulla sua groppa gettandosi nelle acque del Mediterraneo.
Un nome quest'ultimo che è un destino, il destino stesso della giovane Europa, la sintesi degli elementi: l'acqua, il mare circondato dalle terre fra tre continenti circondati dal grande "mare Oceano"!
La perdita del centro
Oltre al genocidio ed etnocidio di centinaia di popoli, una delle tante conseguenze nefaste della presunta "scoperta" (essendo oramai accertata quella vichinga di ben mezzo millennio prima e forse anche altre seguenti) del "Nuovo Mondo" da parte di Colombo, è stato il progressivo spostamento economico-politico della "centralità euro-mediterranea", lo slittamento dell'asse di gravità della civiltà eurasiatica verso occidente, l'Atlantico ed il continente americano. Uno spostamento di Potenza che non è ancora finito, proseguendo oltre l'estremo limite del "far-west", nel Pacifico fino ad approdare in quell'Estremo Oriente asiatico, che era il vero obiettivo del navigatore genovese e dei suoi avventurieri e religiosi assetati di oro e di anime. Il viaggio di Colombo è dunque durato cinquecento anni e si è concluso in un naufragio collettivo. Forse non a caso (se mai esso esiste) oggi "navighiamo" virtualmente sulla rete di comunicazione globale, usando una terminologia mutuata dalla talassocrazia e comunichiamo solo nella lingua dei grandi dominatori marittimi degli ultimi secoli. A dominare il globo terracqueo è oggi la nuova koiné anglofona che estende i suoi tentacoli sulle due sponde del "lago americano" atlantico e che da anche il nome alla North-Atlantic Treaty Organisation (N.A.T.O.), cioè alla organizzazione militare e politica dell'occupazione dell'Europa occidentale, conseguente alla sconfitta di tutti i popoli europei nella II Guerra Mondiale. Sempre tenendo presente che da un'ottica americanocentrica questo lembo occidentale d'Eurasia non è che la "quarta sponda" dell' Impero Americano, centrale ai due grandi oceani del pianeta, nonché la testa di ponte di una penetrazione della talassocrazia USA verso il cuore stesso della massa continentale, l'Heartland del geopolitico inglese Sir Halford Mackinder (1861-1947). Egli, nel suo celeberrimo articolo "The geographical pivot of history" (Il pernio geografico della Storia) già nel 1904 indicava l'obiettivo strategico finale di conquista: la Russia siberiana a cavallo della catena uralica; sintetizzandolo nell'altrettanto celebre formula : "Chi tiene l'Europa Orientale comanda sull'Heartland; chi tiene l'Heartland tiene l'Isola del Mondo [l'Eurasia+Africa]; chi tiene l'isola del Mondo comanda il mondo". L'operazione Overlord, lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, non si è ancora arrestata nella sua strategia globale come negli effetti, a 56 anni dal suo inizio. L'allargamento della NATO ad Est punta al controllo del "cuore mondiale continentale", approfittando del vuoto di potere conseguente all'implosione sovietica, cioè alla sconfitta della potenza terrestre russa nella III Guerra Mondiale; "guerra fredda" sul territorio europeo conquistato e spartito, ma confronto sanguinoso per procura nel resto del mondo, tra conflitti interstatuali, guerre "civili" locali, rivoluzioni, invasioni, terrorismo, genocidi, blocchi economici, ricatti finanziari, propaganda ecc… La storia mondiale degli ultimi secoli, la sconfitta in guerra della Germania e in "pace" della Russia, le due potenze di terra d'Eurasia, va riletta allora nell'ottica dell'assalto della talassocrazia anglo-americana al Mondo Classico, circondato e strangolato dalle potenze del mare, fino a colpire e conquistare il suo retroterra logistico e strategico più lontano: il suo "cuore" appunto.
Un Mondo, due Mondi, tre Mondi...
Fino alla Seconda Guerra Mondiale il mondo era POLICENTRICO, con una serie di grandi potenze coloniali e non, alcune delle quali europee, che concorrevano tra loro nel dominio politico e nell'espansione commerciale.
L'esito del conflitto più esteso e sanguinario della storia, gli accordi di Yalta e la successiva decolonizzazione, la divisione di Berlino, della Germania e dell'Europa tra i due vincitori USA ed URSS, tra talassocrazia atlantica e "tellurocrazia" eurasiatica, hanno generato un mondo BIPOLARE che è durato meno di mezzo secolo. Accanto ad esso, ma in subordine, il cosiddetto "Terzo Mondo", quello dei paesi non direttamente inquadrati in una delle due alleanze politico-economico-militari, i quali nella conferenza afro-asiatica di Bandung in Indonesia (1955) cercarono di darsi dignità politica in un'alleanza dei "non allineati"; tentativo presto abortito. Il Terzo Mondo, tra guerre, miseria, debito internazionale e corruzione è sempre più sprofondato nel baratro del sottosviluppo accresciuto da un'esplosione demografica esponenziale, scivolando in buona parte nel "Quarto Mondo", specie in Africa ma anche in parte dell'Asia e dell'America Latina, mentre la "forbice" della pauperizzazione mondiale, sia relativa (nei confronti dei paesi industrializzati) che assoluta (all'interno) andava aumentando sempre più. Al moltiplicarsi dei soggetti politici formalmente indipendenti è corrisposta una polarizzazione verso Washington o Mosca, che continuavano la loro partita globale sulla scacchiera della Terra ed oltre, con l'esplorazione galattica e l'ipotizzato "scudo spaziale".
Geopolitica: la coscienza dei popoli liberi
L'implosione dell'URSS ha sconvolto il quadro del mondo. E, per inciso, la nascita dei nuovi stati e la ripresa dei conflitti anche etnico-religiosi, ha rilanciato lo studio della GEOPOLITICA fino ad allora criminalizzata dai vincitori come "pseudo-scienza nazista"! E' infatti evidente che lo studio della storia dei popoli in relazione allo spazio ed alla posizione geografica può essere appannaggio solo di popoli e nazioni liberi, SOGGETTI e non oggetti della Politica, intesa non come piccola politica dei "politicanti" arrivisti ed asserviti, ma come riconoscimento del Destino dei popoli nello spazio geografico e nel tempo storico. Nella sua "Difesa della Geopolitica", il più famoso geopolitico moderno, il tedesco Karl Haushofer la definiva come "…la coscienza dei potenti, per indurli ad agire in favore dei deboli e degli oppressi nella loro lotta per i diritti all'esistenza ed allo spazio sulla Terra", portando proprio ad esempio le lotte di liberazione di Cinesi, Indù, Malesi ecc. contro gli imperialismi che li assogettavano e sfruttavano. Tenere i popoli sottomessi lontano dallo studio geopolitico, coltivandolo invece nei propri centri strategici militari e nelle proprie università, è una delle più importanti armi culturali di dominazione imperialista americana in Europa e nel mondo. Anche in URSS la geopolitica era assolutamente proibita in nome della dottrina marxista e classista di stato: non ultimo dei motivi del crollo. All'inverso, nell'ottica di tutti i paesi occupati e dei "diseredati della Terra", la Geopolitica assurge ad arma culturale prioritaria per la Lotta di Liberazione, politica, sociale e culturale, come presto vedremo.
Mondialismo e globalizzazione
La momentanea scomparsa dalla scena del rivale russo ha permesso agli Stati Uniti di affermarsi come UNICA Potenza planetaria indiscussa, in grado di intervenire e colpire in ogni angolo del globo, per assicurarsi posizioni geostrategiche e controllo delle fonti energetiche. E' stato il caso dell'Iraq, del Medio Oriente, dell'Africa e infine della Serbia, direttamente nel cuore dell'Europa. Perché infine è ancora e sempre l'Europa, in eventuale alleanza con la Russia, il vero nemico dell'imperialismo talassocratico USA. Per la prima volta nella storia conosciuta esiste una sola Superpotenza dominante tutto il pianeta, sia sotto l'aspetto militare-tecnologico, sia per quello economico e di costume. E' la fase MONOPOLARE, MONOCENTRICA del Capitalismo nella sua estrema dimensione imperialista, economica e geografica. In simile condizione la GLOBALIZZAZIONE dell'economia e della cultura mondiali, lungi dal rappresentare una paritaria possibilità di sviluppo e progresso per tutte le nazioni, non sono che l'estensione della potenza economica americana sul mondo, per mantenere un apparato militare e politico di dominazione, in primis sopra e contro i presunti "alleati" europei di oggi, potenziali concorrenti di domani nell'appropriazione delle risorse del pianeta. L'aspetto ideologico-politico di dominazione della globalizzazione è il MONDIALISMO. Un progetto politico globale, cosciente nelle élites etniche, economiche e militari di Washington e New York, portato avanti con biblica, feroce determinazione da almeno due secoli dagli Stati Uniti, "Nuova Israele" (il Destino Manifesto); e che nell'area mediterranea ed eurasiatico-africana fa pernio sull'alleanza con il sionismo israeliano, attualmente alleato alla Turchia, membro avanzato della NATO fra Europa ed Asia, nel cuore del mondo arabo e islamico. Tra l'altro la fine del bipolarismo USA-URSS ha concentrato le differenze mondiali in una nuova forma di bipolarismo: non più Est-Ovest, ma Nord-Sud. Confronto non tanto politico o militare (data la disparità di forze in campo), ma economico e sociale. Una dimensione non più in orizzontale ma in verticale della politica internazionale tra un NORD, ricco, opulento, ma in crisi demografica e di valori ed un Sud sempre più povero, benchè in possesso di immense ricchezze, diviso, fruttato ed in esplosione demografica. La qual cosa spiega la migrazione di milioni di uomini e donne da sud e da est a nord, verso il nostro continente. L'Europa occidentale, in tale mutata prospettiva geopolitica, è l'angolo del mondo sviluppato più a diretto contatto con il nuovo terzo e quarto mondo; la prima linea del nuovo bipolarismo sociale globale, sottoposta all'impatto devastante delle contraddizioni capitaliste. E soprattutto completamente decentrata dal suo centro d'interesse geopolitico, ma al contrario appiattita sull'interesse geopolitico ed economico internazionale della talassocrazia americanocentrica dominante sul Continente Antico.
Occidente contro Europa
Durante il periodo della "guerra fredda" la propaganda americana ha diffuso l'idea che l'Europa atlantica facesse parte di un immaginario "Occidente" da contrapporre ad un Oriente comunista che iniziava subito al di là della cosiddetta "cortina di ferro". Ovviamente gli americani restavano in Europa ed in Asia solamente per difendere le nazioni dall'invasione comunista, dalle "orde rosse d'oriente"; baluardo atomico contro la Russia e la Cina. Corea docet! La tragica vicissitudine del Vietnam, l'esperienza cubana, il golpe cileno e tanti altri avvenimenti servirono a smascherare questa invenzione propagandistica senza riscontro nella realtà storica e geografica. Specie di fronte alle ignominiose fughe con relativo abbandono degli alleati nelle mani dei vincitori. E a maggior ragione oggi che l'URSS e il Patto di Varsavia si sono dissolti come nebbia al sole. Tuttavia la NATO, lungi dal seguirne l'esempio, essendo venuta meno la sua stessa ragione d'esistere, non sono non si è sciolta a sua volta, ma si espande sempre più ad oriente ed ha finito per sostituire le stesse Nazioni Unite negli interventi mondiali… naturalmente sempre "umanitari"! A maggior dimostrazione che questa "alleanza militare" serviva e serve soprattutto a tenere soggiogata l'Europa intera al dispotismo statunitense, sotto la bandiera di un "occidente" immaginario: un occidente che quindi è il Nemico giurato dell'Europa e della sua unità geopolitica e storica, dopo cinquanta anni di divisione imposta.
La migrazione dei popoli come strumento mondialista di dominazione
Come colonia americana Europa, ed Italia in particolare, pagano ancora una volta il costo della subordinazione agli interessi geo-economici e geostrategici della potenza colonizzatrice occupante. La migrazione di interi popoli, sradicati dalla loro terra e dalle proprie culture e tradizioni, è il dramma evidente di questo inizio del XXI secolo cristiano, ma è anche funzionale agli interessi delle oligarchie finanziarie dominanti ed al progetto globale del Mondialismo nelle sue varie espressioni. Il "Pensiero Unico" alla base del progetto, persegue coscientemente lo sradicamento dei popoli, sia di quelli che migrano sia di quelli che ricevono l'ondata migratoria. Inoltre l'immissione sul mercato del lavoro di manodopera a basso costo e senza protezione sociale o garanzie giuridiche permette di abbassare il livello salariale e sociale dei lavoratori europei, innestando una folle lotta sociale tra i poveri del Sud del mondo e le classi subalterne del Nord europeo, che devia l'attenzione dal vero obiettivo, dal Nemico Oggettivo di entrambe. La Globalizzazione del mercato del lavoro favorisce solo i ricchi dei paesi ricchi e dei paesi poveri, corrotti satrapi del Potere Mondialista usurocratico, a danno dei poveri di entrambe i poli mondiali, e di tutte le nazioni nel loro insieme. Ma intanto la situazione mondiale si modifica rapidamente e sembra oramai ineluttabile che anche il il modello imperialista USA di capitalismo monocentrico ruotante sull'asse atlantico, stia entrando in una crisi irreversibile.
La nuova fase POLICENTRICA dello Stato Imperialista delle Multinazionali
La globalizzazione dei mercati, la fine del bipolarismo est-ovest, la contrapposizione economica e sociale di interessi tra Nord e Sud del mondo, ma anche all'interno del mondo capitalista (Europa a guida tedesca dopo la riunificazione, Giappone), l'emergere di nuovi poli politici ed economici, ma anche atomici e demografici a dimensione internazionale (Cina, India, Iran ecc), persino una certa tendenza neo-isolazionista all'interno dello stesso impero americano, sono altrettanti fattori che stanno mettendo rapidamente in crisi il monocentrismo nordamericano. "La cosiddetta globalizzazione, accompagnata dal pensiero unico - in definitiva la rimondializzazione capitalista appoggiata dall'deologia neoliberista, propagandata dalla cultura cosmopolita di sinistra e, quando ciò non bastasse, imposta a suon di bombe - è l'assetto mondiale più confacente al monocentrismo imperialistico statunitense, per il momento non sufficientemente intaccato dal risorgere di un policentrismo capitalistico e grande-imprenditoriale" (G. La Grassa). La fine dell'impero sovietico, dopo il primo momento di euforia per la vittoria assoluta, pone gli Stati Uniti nella necessità di sostenere con le proprie forze il ruolo di "poliziotto mondiale" per conto di quel Potere Mondialista Industrial-finanziario che una volta veniva definito Stato Imperialista delle Multinazionali (SIM). Multinazionali sempre più orientate alla creazione di grandi cartelli monopolistici, di concentrazioni oligarchiche che intervengono direttamente e massicciamente nella determinazione delle scelte economiche e politiche degli stati grandi e piccoli, sviluppati e non. Un fenomeno che si riflette, per esempio, nella liquidazione dei mediatori politici tra Capitale e cittadini e nell'assunzione diretta del potere politico da parte di economisti e finanzieri per conto delle lobbies internazionali d'affari. Come sempre il Capitale non conosce né patrie né confini. I grandi capitalisti e le loro corti mediatiche (la Razza Padrona) non sono né europee, né asiatiche e neanche americane, bensì "apolidi" (di lusso), cosmopolite, internazionaliste di fatto e di cultura. Definire un capitalista come italiano, inglese, francese, giapponese o anche americano è una contraddizione in termini. Come tali essi sono gli avversari "istituzionali" di tutti i popoli, di tutte le nazioni, a cominciare da quelle nelle quali casualmente ebbero i natali. E chi patria non l'ha avuta per millenni è favorito dalla sua condizione di "apolide mentale" originario! Un NUOVO POLICENTRISMO CAPITALISTA, ancora in nuce, rappresenta il futuro del XXI secolo.
Scontro di Civiltà sulla Grande Scacchiera
I più avvertiti politologi e studiosi di strategia mondiale americani come, per esempio, Samuel P. Huntington o l'ebreo americano di origine polacca Zbigniew Brzezinski hanno già disegnato il quadro generale dei futuri processi aggreganti e le relative conflittualità inter-continentali del futuro prossimo. E se quest'ultimo delinea senza tante perifrasi le linee di tendenza della politica estera USA in funzione ANTI-Eurasiatica, l'Huntington, studioso della morfologia delle grandi civiltà (sulla linea di pensiero dei vari Toynbee, Weber, Sorokin, Spengler, Durkheim, Braudel e via elencando) dipinge un mondo conflittuale concentrato attorno a pochi poli autarchici a dimensione geopolitica continentale nel suo magistrale "Lo scontro delle Civiltà e il Nuovo Ordine Mondiale"; senza peraltro neanche minimamente citare l'opera di Haushofer e la sua suddivisione mondiale in Eurafrica, Panrussia, Panamerica ecc… Un silenzio significativo… In ogni caso il vecchio modello statuale nazionalista ottocentesco ha fatto il suo tempo, specie da quando l'Europa è stata eliminata dallo scacchiere mondiale e le due "guerre civili europee" poi mondiali l'hanno a sua volta ridotta interamente al rango di colonia sotto la bandiera a stelle e strisce. Nessun stato europeo, Russia e Germania comprese, possono pensare di competere con la talassocrazia americana sui mercati mondiali e negli scacchieri politici internazionali. Al contrario, la tendenza attuale è verso la riscoperta delle "piccole patrie", le lingue e culture minoritarie all'interno degli stati nazionali. Una LOCALIZZAZIONE oramai così diffusa nella coscienza dei popoli da far coniare il neologismo politico di GLOCALIZZAZIONE, SINTESI DI Globalizzazione+Localizzazione appunto. Tutte forme aggregative che comunque non potrebbero mai competere con i grandi colossi politici mondiali. Al contrario, per tutto quanto si è detto finora circa gli interessi geopolitici prevalenti dell'imperialismo americano trionfante, gli attuali governi europei non sono che i fedeli esecutori della strategia mondialista. Dobbiamo considerare quasi TUTTI i partiti, i sindacati, gli imprenditori, gli uomini politici del continente come GOVERNANTI COLLABORAZIONISTI DELL'OCCUPANTE AMERICANO sul suolo d'Eurasia, dall'Atlantico al Pacifico: ed agire conseguenzialmente a questo imprescindibile assunto dettato sia dalla storia recente che dalla geografia di sempre. E siccome abbiamo visto che gli interessi del colosso americano sono sempre più in rotta di collisione con quelli dell'intera massa continentale eurasiatica e del resto del mondo ridotto alla fame, la logica conseguenza, almeno per chi non accetta l'idea stessa di Mondialismo politico e Globalizzazione economica e culturale, non può che essere una ridefinizione della divisione mondiale di ruoli, propedeutica ad una LOTTA DI LIBERAZIONE CONTINENTALE E MONDIALE.
Il NUOVO BIPOLARISMO: EURASIA > AMERICA
La Mondializzazione, fra tanti danni, errori ed orrori, ha prodotto almeno un fenomeno positivo: la fine del centralismo geopolitico americano-atlantico i cui germi erano partiti proprio dall'Europa sulle caravelle di Colombo. In un mondo globalizzato ed economicamente policentrico, gli Stati Uniti non rappresentano più il centro geografico ed il "preteso baluardo della libertà"; l'"Occidente libero" in competizione con le dittature europee ed asiatiche. Al contrario la natura aggressiva dell'imperialismo americano, quale supporto armato allo sfruttamento capitalista dei popoli e dei continenti è oramai sotto gli occhi di tutti. Almeno di quelli che vogliono vedere! In tale mutamento di prospettive l'Europa può tornare ad essere il CENTRO propulsore, l'Impero di Mezzo, l'Isola del Mondo con il suo mackinderiano Hearthland geopolitico a cavallo di due continenti. L'Europa di cui parliamo non è ovviamente il piccolo lembo occidentale della penisola eurasiatica che si protende tra Baltico, Mare del Nord, Atlantico e Mediterraneo. Tantomeno essa si riduce alla attuale U.E., l'Europa di Maastricht, dei banchieri e dei bottegai, l'Europa succube dell'occupante d'oltre Oceano, l'Europa del fragile euro fatto di vento, pronto ad integrarsi al dollaro in un nuovo "NAFTA atlantico." L'Europa Unita non potrà che essere a DIMENSIONE CONTINENTALE, comprendendo quindi l'attuale Federazione Russa, che è a tutti gli effetti europea, ma non solo. L'Europa del XXI secolo potrà avere un futuro nella prossima competizione planetaria solo se saprà essere autarchica, indipendente e armata. La nostra Europa va dall'Atlantico al Pacifico, da Reykjavik a Vladivostok, la "capitale d'oriente", dalla Groenlandia alla Kam?atka, da Thule allo stretto di Bering. La sua stessa esistenza rappresenterebbe la riproposizione nel Terzo Millennio cristiano dell'eterno scontro tra il Mare e la Terra, tra le talassocrazie atlantiche e l'Impero terrestre eurasiatico, tra "occidente" e mondo tradizionale, tra l'Ovest del tramonto e delle tenebre e l'Est della Luce che risorge; in una parola tra imperialismo moderno ed Impero eterno: due termini, due realtà, due scelte totalmente antitetici.
"TEORIA DEI TRE MONDI" e QUADRICONTINENTALE: tra fede e politica
Ma in termini di Unità Geopolitica l'Europa è partecipe anche di una UNITA' MEDITERRANEA, essendo questo mare da sempre, come abbiamo già sottolineato all'inizio, un tutt'uno con la storia europea. Del resto i geopolitici hanno da tempo notato che il vero confine tra mondo arabo-islamico e "Africa Nera" passa su un altro mare: quello di sabbia del Sahara, ben più ostile e impenetrabile dell'altro. Per l'Europa unita, la fusione con la sua parte orientale russa e la stretta collaborazione con il suo sud mediterraneo rappresenterebbe la soluzione di tutti i problemi economici e sociali: da quello delle materie prime ai problemi migratori, dalla questione dello SPAZIO VITALE a quella correlata della POTENZA, dallo spazio di difesa da aggressioni esterne fino alla soluzione della crisi demografica. Soprattutto, l'Europa Unita rappresenterebbe L'AVANGUARDIA RIVOLUZIONARIA, necessaria ed indispensabile nella LOTTA DI LIBERAZIONE dei popoli dall'imperialismo capitalista americano-sionista. Un ruolo che, a sua volta, è necessario all'Europa medesima per raggiungere la propria indipendenza e garantirla in avvenire. Il nuovo bipolarismo mondiale infatti presuppone l'esistenza di un Terzo Mondo, quello del SUD attuale, il mondo oggi "in via di sottosviluppo": il mondo degli sfruttati e degli espropriati, dove paesi possessori di immense ricchezze e varietà di colture (oltre che di culture) sono abitati da masse di disperati, affamati, "diseredati" della propria dignità umana prima ancora che della vita stessa. E' qui il nuovo serbatoio mondiale del sottoproletariato funzionale all'economia capitalista globalizzata, che manovra masse umane sradicate dalla propria terra e cultura per gettarle, anche come arma di ricatto sociale, sul mercato europeo del lavoro. Questo Terzo Mondo, ridefinito nelle future geostrategie globali, è a sua volta destinato ad integrarsi in varia forma attorno a nuovi centri aggreganti, veri e propri Stati-Guida, sulla base di nuove ideologie portanti, siano esse di carattere politico, economico, religioso o quant'altro, poco importa. Basti pensare al mondo sino-nipponico, con la sua tradizione millenaria di unità culturale, all'India, un subcontinente geopoliticamente ben definito e religiosamente identificato pur nella multiforme polifunzionalità del suo Panteon divino. Per non parlare dell'Islam, rinato a nuova vita e a dignità politica per merito della più grande rivoluzione della fine del secolo, la rivoluzione iraniana guidata dall'Imam Khomeini. A differenza di quanto supponeva il pensiero laico e materialista del XIX e XX secolo, l'anelito religioso è profondamente radicato nell'animo degli uomini e dei popoli tutti; esso si traduce per le masse in forme istituzionalizzate storiche che interagiscono con la politica degli stati e nello spazio geografico. La religione istituzionalizzata ha un ruolo decisivo nelle scelte politiche, pro e contro il mondialismo e la globalizzazione, pro o contro capitalismo ed imperialismo. Ma è una dicotomia di posizione che solo in parte passa tra religione e religione, e molto più spesso "taglia" all'interno ogni forma religiosa ed ogni istituzionalizzazione del sacro. Se anche Giudaismo e Cattolicesimo, Protestantesimo e persino Buddhismo tibetano o Islam waabita, hanno di recente favorito e pesantemente supportato l'azione dell'imperialismo materialista americanocentrico, pure all'interno delle varie manifestazioni religiose ci sono ancora uomini e Ordini che si riallacciano ai Valori Tradizionali anti-modernisti e respingono la globalizzazione ed il melting-poot delle fedi ridotte a prodotto omogeneizzato, uguale per tutti. Mentre Induismo, Islam shiita e in parte sunnita, Ortodossia cristiana d'Oriente, Shintoismo e religioni tradizionali autoctone sembrano offrire maggior resistenza alla globalizzazione. Alla fine tutte comunque dovranno schierarsi e scegliere nel momento del confronto decisivo sempre più prossimo. I veri "nemici della Fede", di tutte le fedi sono i sostenitori del Pensiero Unico Mondialista, anche e soprattutto quelli che lo nascondono sotto parvenze di religione "tollerante" e mondanizzata. La sincerità delle élites e delle loro teorie religiose si misurerà in futuro solo attraverso lo schierarsi, con le altre forme religiose tradizionali, dalla parte della Liberazione spirituale e materiale dei popoli o al servizio dell'ideologia materialista di oppressione capitalista. L'Europa Unita allora, anche in considerazione del suo passato coloniale come del suo presente da colonizzata, dovrà farsi carico della liberazione dei popoli dal NEO-COLONIALISMO americano, che le si sostituì in Africa ed Asia, dopo l'invasione ed occupazione dello stesso territorio europeo. LA LOTTA QUADRICONTINENTALE DI LIBERAZIONE, comprenderà l'Europa, l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Questo sarà il nuovo inter-Nazionalismo dei popoli a dimensione pluricontinentale. Essa avrà contro il vero ed unico Nemico Oggettivo di tutti i popoli, di tutte le nazioni e stati su tutti i continenti: l'imperialismo talassocratico americano-sionista, profondamente intriso di razzismo biblico e messianismo apocalittico, quale supporto del Capitalismo globalista dello SIM, supportato dall'ideologia cosmopolita/internazionalista del Mondialismo
LA DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI
La conseguenza più che logica necessaria di quanto esposto sopra circa l'analisi geopolitica della situazione mondiale e del suo futuro è per l'Italia e l'Europa una ed una soltanto: la LOTTA DI LIBERAZIONE. Lotta di Liberazione a tre livelli: LIBERAZIONE NAZIONALE, LIBERAZIONE SOCIALE, LIBERAZIONE CULTURALE. Liberazione a dimensione continentale eurasiatica, che prenda coscienza della globalizzazione del problema. E' infatti impensabile, data la sproporzione di forze in campo, immaginare che i vecchi stati nazionali europei singolarmente presi, e sempre che ne avessero la volontà, siano in grado di liberarsi dall'occupazione straniera e contrastare la globalizzazione ed il Progetto Mondialista. L'autarchia polarizzata su alcuni soggetti politici unificanti prevista, dall'Huntington e molto prima da Haushofer, può esistere oggi solo a dimensione geopolitica e geoeconomica continentale. Come ci insegna la Geopolitica del resto, gli interessi strategici delle potenze egemoni(che) NON sono gli stessi dei popoli sottoposti a tale egemonia; sono interessi diversi che solo occasionalmente possono coincidere, ma nella stragrande maggioranza dei casi divergono e spesso si scontrano. Gli interessi dell' intera Europa, dall'Islanda al Pacifico settentrionale e sotto qualsiasi regime o ideologia, sono sempre più in rotta di collisione con quelli della potentissima ma fragile talassocrazia nord-americana, a sua volta contrapponentisi a quelli del resto del mondo, ad iniziare dall'America meridionale. Ma il problema sarà globale anche nel senso che non potrà esistere vera Liberazione la quale non abbracci contemporaneamente i tre aspetti, nazionale,sociale e culturale della COMUNITA' DI POPOLO ORGANICAMENTE INTESA, vivente in uno spazio geopolitico. UNA COMUNITA' DI DESTINO pienamente cosciente della sua Storia, della sua posizione geografica, della sua proiezione metapolitica. La Dottrina delle Tre Liberazioni è stata da noi ampiamente elaborata nell'omonimo documento, a cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti. In questa sede ci limiteremo ad esporne le linee fondanti.
UNITA' E "TRINITA'" DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE
La Liberazione Nazionale
E' l'assunto fondamentale, fondante, primario e prioritario di ogni liberazione dell'uomo in quanto "animale sociale" e della comunità nel suo complesso. Non ci può essere libertà di alcun genere, a cominciare dai diritti personali, civili, patrimoniali, familiari ecc. in una qualsivoglia organizzazione societaria succube della volontà altrui, di un dominio straniero, imposto con l'occupazione militare prima e politico-culturale oltre che economica poi. Si noterà del resto che parliamo di Liberazione e non di LIBERTA' proprio perché quest'ultima sarebbe un dato acquisito, "la condizione di chi è già libero", mentre la nostra libertà è ancora tutta da conquistare. In tale logica vengono anche a dissolversi le differenziazioni politiche e sociali interne. "Destra" e "Sinistra", per quanto ancora possano valere certe terminologie settecentesche, si dovranno rapportare soltanto in relazione alla posizione che partiti e movimenti, sindacati e libere organizzazioni avranno rispetto alla lotta di liberazione. E', per esempio, un dato di fatto confermato anche da eventi recenti (come l'aggressione americana nei Balcani alla Yugoslavia) che quasi tutte le forze politiche parlamentari, i partiti ma anche i sindacati, sono oggettivamente COLLABORAZIONISTI DELL'OCCUPANTE AMERICANO; e come tali vanno considerati dalle forze di liberazione europee. Una Liberazione "DA", certo, ma anche una Liberazione "PER" qualcosa: una LIBERAZIONE CREATIVA, per realizzare nella Storia, cioè nel Tempo e nello Spazio geopolitico quell'Unità Continentale Eurasiatica (Europa intera attuale + Federazione Russa) che sola ci potrà permettere di mantenere un'Identità, sia come popolo che come singoli Uomini liberi. L'alternativa è l'ANNIENTAMENTO di entrambe condotto scientemente dal Progetto Mondialista che ci vuole schiavi, semplici unità indifferenziate di lavoratori-riproduttori-consumatori, macchine da fatica e tubi digerenti, fino all'eliminazione fisica in quanto non più funzionali al Grande Progetto millenario dei poche "Eletti". In pratica l'ETNOCIDIO europeo prima e il suo GENOCIDIO poi.
La Liberazione Sociale
La Seconda Liberazione, anche in una visione globale di GEOECONOMIA mondiale, è come ovvio strettamente correlata alla prima, anche perché nel mondo moderno il fattore economico ha prevalenza assoluta su tutto: non ci potrebbe essere speranza di Liberazione nazionale europea se non ci fosse una prospettiva possibile di LIBERAZIONE ECONOMICA e SOCIALE. Primo imperativo: rompere il rapporto di dipendenza del paese dall'economia globalizzata. Che vuol dire: la disintegrazione del Sistema Capitalista Mondialista , l'uscita dal FMI, dalla Banca Mondiale, dall'economia basata sul dollaro, l'azzeramento del debito internazionale, senza rimborso di interessi e di capitali, peraltro già abbondantemente strapagati dai popoli dissanguati dal Sistema Usurocratico della Finanza mondiale. Tutto ciò suonerebbe pura utopia idealistica, senza basi e senza speranza, se non fossimo assolutamente sicuri (anche in base alla Cultura Tradizionale di cui siamo umilmente portatori) della prossima, inevitabile IMPLOSIONE di un Sistema che si autodivora a velocità esponenziale. L'unico vero problema semmai è di non restare travolti dal crollo prossimo venturo. Pierre Thuillier ne ha magistralmente tracciato le linee nel suo famoso testo intitolato appunto: "La Grande Implosione: rapporto sul crollo dell'Occidente 1999-2002".
La Nuova Autarchia in un Mondo multipolare
L'unica soluzione per la sopravvivenza stessa dei popoli d'Europa e del mondo intero sarà allora, come dicevamo, l'AUTARCHIA CONTINENTALE GEOECONOMICA dell'Eurasia. La tecnologia, le menti, il capitale europeo uniti ai grandi spazi siberiani, ricchissimi di materie prime e possibilità d'insediamento, ci indicano la direzione di marcia verso la salvezza, il "ritorno alla Luce del Nord e dell'Est", alle Origini polari stesse dei popoli eurasiatici: il nostro "Far-Est"! Ma anche il Sud del mondo, con cui convivere in armonia e collaborazione, risolvendo per di più l'annoso problema migratorio con lo sviluppo reale di quei popoli così ricchi di spazio e materie prime eppur così diseredati di tutto dal Sistema Mondialista, da dover emigrare in Europa. Del resto l'Italia, come abbiamo sottolineato nelle pagine precedenti, è in particolare, per la sua posizione geografica, il perno stesso di quella unità geopolitica che è il Mediterraneo. La nostra penisola, se libera, rappresenterebbe anche la terra di collegamento tra Europa dell'ovest e dell'est, tra nord e Balcani e, soprattutto anello di congiunzione, ponte storico e geografico tra due realtà geopolitiche limitrofe: Eurasia e Africa, specie Magreb e Medio Oriente. Un ruolo geopolitico che attualmente, come occupati, ci riduce a "portaerei americana" nell'ex "Mare Nostrum", retroterra logistico per le aggressioni USA ai nostri fratelli europei e mediterranei. Un mare dominato da una marina ad esso estranea e con al suo estremo, all'incrocio di tre continenti, il bastione militare sionista integrato agli Stati Uniti.
Il problema sociale
Non ci potrà mai essere Liberazione Nazionale dall'occupante esterno, se non accompagnata all'interno dalla LIBERAZIONE SOCIALE del Popolo organicamente inteso. Il sistema capitalista dovrà essere liquidato all'interno dei singoli paesi come residuo di un passato folle e barbaro di dominazione del denaro sull'uomo. I grandi capitalisti non sono altro che dei "Corruttori di popoli", degli apolidi di lusso, sanguisughe e vampiri che si nutrono del sudore e del Lavoro Produttivo dei singoli e delle Nazioni nel loro insieme. Lo ribadiamo ancora una volta: non esistono capitalisti, finanzieri e banchieri italiani, francesi, tedeschi, inglesi, giapponesi o anche americani, e via elencando; bensì esistono solo grandi-capitalisti Mondialisti, cosmopoliti nell'animo e nella vita reale, nemici tutti dei rispettivi popoli, delle nazioni di cui hanno il passaporto (spesso più di uno). La mentalità capitalista, le cui origini furono così ben individuate negli studi di Sombart e Weber, deve essere considerata a tutti gli effetti un'aberrazione mentale, una patologia unicentrica ossessivo-compulsiva, una peste bubbonica che ha infettato il mondo intero, un cancro che uccide le risorse del pianeta, anzi la Terra medesima, divorandone l'habitat e le risorse, inquinandone irrimediabilmente aria, acqua, terra, flora, fauna e …6 miliardi di persone.
Le Tre Proprietà
Un serio piano anticapitalista contro la Crisi Globale Mondialista alle porte dovrà essere quanto mai radicale; e la prima esigenza di Liberazione Sociale deve passare per un cambiamento radicale di mentalità rispetto a Proprietà e Lavoro. Se sul piano dei rapporti con il SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali) si prevede la pura e semplice ESPROPRIAZIONE COMUNITARIA di beni, proprietà e servizi dell'occupante "economico-sociale", la Nazionalizzazione di Banche, Trust, Assicurazioni, Multinazionali, grandi concentrazioni industrial-finanziarie ecc.. la politica interna dovrà ricostruirsi sulla base di TRE TIPI DI PROPRIETA':
LA PROPRIETA' NAZIONALIZZATA, LA PROPRIETA' SOCIALIZZATA, LA PROPRIETA' PRIVATA A FINE SOCIALE.
1)- La proprietà nazionalizzata si riferisce a tutti quei beni e servizi che concernono la Comunità Nazionale nel suo insieme, quindi anche ma non solo tutti i cittadini che ne fanno parte. Oltre banche, assicurazioni, grandi industrie, tutto quel che riguarda le fonti energetiche, le materie prime, i servizi pubblici, i trasporti e le telecomunicazioni, l'informatica, l'industria bellica, il vettovagliamento essenziale, i materiali e prodotti strategici, la scuola, la salute, ecc…ecc… Insomma tutto ciò che rientra nel pubblico interesse e nella difesa della patria da ogni forma di influenza esterna.
2)- La proprietà socializzata si applica ovunque nel mondo del lavoro siano in gioco gli interessi e l'opera dei lavoratori stessi, di quel determinato settore in cui sono impiegati. Esclusi i settori del primo punto. Con la partecipazione azionaria e la gestione diretta partecipativa, tutti i lavoratori diventeranno essi stessi proprietari in solido dell'impresa. Che assicuri a loro ed alle famiglie una vita ed una vecchiaia serene, dignitose e felici. Con particolare attenzione alla sicurezza e garanzia del lavoro stesso per tutti ed alla QUALITA' della vita in un habitat rigenerato.
3)- La proprietà privata, a fine sociale. Il Comunitarismo garantisce ad ognuno la proprietà privata dei beni e, in parte, di alcuni mezzi di produzione, che completano la sfera della personalità umana. Tuttavia la proprietà privata non solo, ed è lapalissiano, non dovrà mai andare contro l'interesse generale della Comunità di appartenenza, ma anzi, al contrario, dovrà avere fine sociale, favorendo con l'interesse del singolo quello dell'insieme; es. la casa non lasciata sfitta o la piccola industria che non inquini. Pena l'immediato esproprio. Finché ci sarà anche una sola persona senza lavoro, senza casa, senza istruzione, senza assistenza sanitaria e sociale, senza alimentazione garantita e sana, non ci sarà ancora uno stato civile degno di questo nome. La Liberazione Sociale marcia di pari passo con la liberazione nazionale dei popoli. E con la loro LIBERAZIONE CULTURALE.
La Liberazione Culturale
Una delle forme più subdole, pericolose e durature di dominazione straniera su un popoli è quello della dominazione in campo culturale, nell'accezione più estesa del termine. Fino ad arrivare a quello che è stato definito l' ETNOCIDIO di un popolo; cioè la distruzione della sua cultura, della sua lingua e tradizione, della sua storia e della sua coscienza geografica, della Posizione e dello Spazio occupato nel consesso dei popoli del mondo. Distruzione che prepara spesso un genocidio reale. Anche l'aborto indiscriminato serve allo scopo. La criminalizzazione della Geopolitica è servita per quasi cinquant'anni come strumento di dominazione straniera, per far perdere agli europei la coscienza stessa della loro identità e posizione, oltre che storia, a tutto vantaggio della potenza imperialista occupante. Una delle forme per la dominazione geopolitica del mondo. Da 55 anni gli europei e gli italiani in particolare "pensano americano". Fin da piccoli siamo stati allevati a musica americana, cinema e tv americane, moda e cibi americani, dobbiamo conoscere il basic english della nuova koiné mondiale anche per comunicare tra noi e il mondo; l'America "fa tendenza" sempre e comunque. E quando non ci riesce usa le bombe. E soprattutto l'Americanismo ha fatto la storia e la geografia per tutti noi; in particolare quella del secolo oramai al tramonto. Storia di "eroici giovani americani che lasciano le loro case, i padri fieri e le mamme piangenti, per venire a liberarci da terribili tiranni, rossi, neri o verdi - fascisti, marxisti e marziani compresi - che volevano conquistare il mondo" (quello che, guarda caso, poi hanno conquistato proprio gli americani, novelli israeliti dal "Destino Manifesto")!
"NOTRE EUROPE"
E' GIUNTA L'ORA DI LIBERARCI DEI "LIBERATORI"! Di rimandarli a casa mammine, con le loro gambe o anche senza…come preferiscono. E' giunta, da subito, l'ora di ritrovare le nostre radici, latine e germaniche, celtiche e vichinghe, slave ed ugrofinniche, indoeuropee ed eurasiatiche; l'ora di recuperare la nostra MEMORIA STORICA assieme alla nostra COSCIENZA GEOGRAFICA, per ottenere la LIBERTA' POLITICA e la DIGNITA' SOCIALE. "L'Europa è un luogo geopolitico, ma anche un luogo dell'anima, un Mito capacitante che continua a suscitare, all'alba del nuovo millennio, una Volontà più forte delle contingenze storiche del momento e che si riaffaccia continuamente nei secoli come realtà positiva, da realizzare come NECESSITA' per tutti i popoli che la abitano" (da "La Dottrina delle Tre Liberazioni"). L'Europa è stata da sempre simbolo di Cultura e Civiltà, contrapponentesi alla spengleriana civilizzazione americana, di quell'America che è nata come "pattumiera dell'Europa". Europa Imperiale e quindi antimperialista. Europa oggi: angolo sud-orientale del "Nord" ricco del mondo, periferia esposta dell'impero americano, sempre pronto a sacrificarla, anzi…"liberarla" dei suoi stessi abitanti in nome di un sanguinario dio di vendetta, ridotto ad occhio minaccioso al centro di un triangolo: il Dio Dollaro e i suoi empi sacerdoti e leviti dalle mani e dalle vesti lorde di sangue innocente. Europa domani: Nuovo Asse del mondo, baricentro di Potenza, avanguardia quadricontinentale delle lotte di Liberazioni continentali che saranno il destino del XXI secolo.
La Cultura come arma di lotta rivoluzionaria
Il Grande Timoniere della Cina moderna, il Presidente Mao Tse-Tug è stato uno dei maestri di lotta e pensiero del secolo. Ed aveva ben compreso il ruolo rivoluzionario della cultura. Come l'Imam Komeini lo comprese per la religione. In ordine temporale la nostra RIVOLUZIONE CULTURALE di LIBERAZIONE è il primo impegno da intraprendere, per risvegliare i nostri popoli da un secolo di droga mentale e fisica, di incubi della Ragione e disperazione della Fede nel futuro. Ma sia chiaro che parliamo di Cultura etimologicamente intesa; noi vogliamo "coltivare" il nostro popolo, restaurare la vera Cultura Tradizionale. Non ci interessa la "cultura per la cultura", il vuoto nozionismo universitario. La nostra cultura, che è sangue e spirito, sta a quella accademica nello stesso rapporto antitetico con cui la Geopolitica sta alla geografia scolastica fatta di "cinque continenti". Non crediamo, non abbiamo mai creduto ai falsi profeti della rassegnazione, della sconfitta, della capitolazione, della resa a discrezione, del pentitismo, dell'inutilità della politica militante fra il popolo e sul territorio, per favorire sterili cenacoli intellettualistici; sempre in attesa di un distratto gesto di condiscendente riconoscimento da parte dei "Soloni" della pseudocultura dominante del Pensiero Unico mondialista, in tutte le sue forme e manifestazioni.
Ripetiamoci fino alla noia: anche i più seri "imput" culturali, metapolitici non hanno valore se sono scissi dal Politico, non funzionali allo scopo finale : la Liberazione della Comunità Nazionale dalla colonizzazione culturale e politica. La nostra vera " Universita' ", d'estate, d'inverno, in ogni stagione, dev'essere in mezzo al popolo, ad insegnare ed imparare, a predicare la Liberazione Integrale e apprenderne le vie di realizzazione. Le Tre Liberazioni, alla luce della Dottrina Geopolitica di analisi dei rapporti internazionali ed interni dei popoli e continenti, non possono esistere separatamente l'una dall'altra. Esse sono strettamente correlate, interdipendenti ed interagenti. Rappresentano la scelta dell'avvenire di un'Europa libera che riscopre la trifunzionalità delle sue categorie tradizionali: il Sacerdote, il Guerriero, il Contadino, nelle moderne vesti di Sapiente, Militante, Produttore. Nel segno della prisca Roma di Juppiter/Mars/Quirinus; della seconda Roma: Costantinopoli-Bisanzio-Istanbul, pagana, cristiana, islamica. E alfine della Terza Roma: Mosca Europea, Asiatica, Universale.
E' LA NUOVA TRINITA': DELLA RESTAURAZIONE DELL'UOMO INTEGRALE, DELLA RESURREZIONE DEI POPOLI, DELLA RISCOPERTA DEI CONTINENTI, ALL'ALBA DEL TERZO MILLENNIO.
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