domenica 25 agosto 2013

Dietro le operazioni di Berezovsky è visibile la nuova strategia della CIA

Il leader del Partito Politico «EURASIA», Aleksandr Dugin, risponde alle domande di Aleksandr Gelevic de “La Stella Polare”

Questa intervista ha avuto luogo prima del sequestro terroristico di ostaggi a Mosca il 22.10.2002 (mc) e ci aiuta a rimettere ordine e seguire il dibattito degli ultimi anni.




Vorrei mettere a fuoco su due punti l’analisi sulla situazione della Russia. Primo, il problema ceceno e, secondo, la sistemazione della politica dei partiti in Russia. Ma mi lasci partire da questa considerazione. Ultimamente vi è un crescente sentimento che la Russia si trovi in un vicolo cieco. Ed una delle prove concrete di questo è il vicolo cieco ceceno. Noi dovremmo considerare come uno spartiacque, dal mio punto di vista, l’incidente dell’elicottero dello scorsi agosto, costato la vita di 119 persone. Una cosa è stata chiara: chi aveva promesso di orinare nel wc, così per dire, si è trovato egli stesso nel wc. Ed un’uscita dal vicolo cieco ceceno non sembra ancora imminente. Può parlarci della discussione del modello da lei proposto – un federalismo eurasista – come un mezzo per risolvere il problema ceceno o problemi su scala più ampia di relazioni etniche in Russia ?
Non vorrei tracciare una conclusione così categorica sul presidente. Perché io ritengo che il presidente stia facendo il possibile. Sarei anche d’accordo con lei che le principali iniziative e riforme di Putin, compreso il rafforzamento dell’integrità territoriale della Russia, da un certo definito momento, si sono realmente trovate in difficoltà. E questo indubbiamente ha un effetto veramente negativo sulla condizione generale del popolo, sul processo politico. Quanto alla Cecenia, sono costretto a constatare che siamo arrivati ad un completo vicolo cieco. Avendo svolto le fasi base dell’operazione militare (avendole eseguite con successo e con molta decisione, in questi tempi, al contrario di tutte gli stadi della campagna cecena del periodo Yeltsin), eravamo giunti alla necessità di risolvere il problema politico. Era necessario offrire una qualche alternativa per la Cecenia, un’alternativa basata su un programma creativo. Sinora nessuno è approdato a qualcosa, dal momento che tutti i progetti politici disponibili ed in circolazione nella società, o non hanno un grande fondamento, o sembrano non essere altro che la continuazione del solito status quo, oppure sono troppo radicali per essere applicabili e perciò non realizzabili. A questo proposito, il nostro progetto – il progetto eurasista, anch’esso circolato nella società – differiva in termini di ragionevolezza, ponderazione e limitato avanguardismo politico. Noi offrivamo – lo ricordo – di garantire ai Ceceni un alto livello di autonomia culturale, religiosa, etnica e linguistica, di consolidare con forza la loro presenza all’interno della struttura della Russia; dichiarando nello stesso tempo che questa presenza non è solo all’interno della struttura della Russia, ma anche all’interno del processo globale di integrazione eurasiana.

Il problema consisteva nella stabilizzazione politica degli ethnos …
Sì. A questo riguardo, noi eravamo appoggiati dal noto etnologo Tishkov e da molti leaders ceceni. Abbiamo di recente incontrato sia il supremo Mufti di Cecenia, Shamayev, Khasbulatov, Aslakhanov, rappresentanti della diaspora cecena a Mosca – Ceceni filo-russi – e i rappresentanti della Cecenia. E siamo riusciti ad ottenere un sorprendente consenso sulla questione. Comunque, devo dire, sfortunatamente per la realizzazione del nostro piano, mi è comparsa una forza assai poco chiara – Sergey Yastrezhembsky nella sua qualità di assistente del presidente, fortemente in opposizione al modello eurasista.

E, come divisione amministrativa territoriale, dovremmo parlare di un possibile ritorno al concetto di provincia (governatorato) che esisteva nella Russia imperiale?
In parte. I distretti federali introdotti dal presidente Putin possono corrispondere a province globali del genere. La questione è stata per lungo tempo quella di ridurre il numero dei soggetti della federazione. Ma il progetto eurasista consiste nella creazione di un solido sistema geopolitico unito senza confini interni: uno spazio strategico assolutamente unito, popolato da soggetti etnici piuttosto diversi, che appare come l’unità singola di questo modello eurasista. Da una parte, noi diamo più libertà, dall’altra - meno. Almeno, non siamo obbligati a legare gli etnos al territorio. Anche in questo consiste il significato del progetto eurasista. Molte persone vi hanno dimostrato interesse. Il progetto ha dovuto essere discusso dai militari, al livello del Consiglio di Sicurezza, all’interno della direzione del presidente. Ma ci sono anche gli oppositori a questo progetto. Sergey Yastrezhembsky, essendo uno «zapadnik» [occidentalista], rifiuta di vedere l’originalità della Russia, rifiuta di ammettere la natura peculiare del nostro percorso nazionale, compreso il sistema amministrativo-nazionale; mentre il nostro progetto eurasista continua la tradizione della relazione verso gli ethnos che esistette sia nell’Impero russo che nell’URSS. Ci fu una certa linea comune: il rispetto del diritto dei popoli alla propria originalità. Sia sotto l’Impero che sotto l’Unione Sovietica noi (su basi differenti) garantimmo ai popoli un’autonomia piuttosto ampia, nonostante la completa assenza di funzioni semi-statali. Io ritengo di tornare proprio a questo o a una nuova fase, per offrire questo progetto in un’alternativa moderna. Voglio sottolineare che i Ceceni sostengono attivamente questa alternativa; inoltre, questa è una via di uscita per i Ceceni orientati in senso nazionalista, in quanto essa dà loro il più grande status di soggetto politico e, nello stesso tempo, soddisfa completamente i Ceceni filo-russi, che rimangono nella struttura di uno stato unito e lo rafforzano. Sebbene noi così siamo stati coinvolti nel contradditorio concettuale con gli occidentalisti ed atlantisti, che rifiutano di ammettere l’originalità della Russia, compresa la sua esperienza storica nel campo delle politiche etniche e mirano a copiare l’Occidente – anche se essi copiano già l’Occidente del millennio scorso. Il nuovo Occidente, almeno l’Unione Europea, si sta gradualmente sviluppando proprio in questa chiave.

E quanto alle questioni cecene, per il momento, siamo chiaramente bloccati in un complessivo vicolo cieco. Vorrei ora parlare di realtà differenti, collegate alla generale impasse in Russia. Sembra che adesso ci troviamo sull’orlo di un cambiamento di scenario nel campo dei partiti politici del paese; le basi di questo sono comparse nel corso dei contatti tra l’editore principale del quotidiano Zavtra [Domani] – Aleksandr Prokhanov, e l’oligarca e genio malefico di Russia – Boris Berezovsky. Anche qui viene rispecchiato qualche vicolo cieco? La questione sembra essere l’unione di tutte le persone in sintonia patriottica, indipendentemente dalla loro propensione politica; in tutti i modi, questo è quanto emerso da una recente trasmissione televisiva, a cui hanno partecipato sia Prokhanov che Berezovsky e qualche altro. Per quel che possiamo giudicare, il proposito di questa unione è un cambio di regime. In questa intervista al quotidiano Zavtra Prokhanov parla di un fronte unito anti-Putin. Ed io penso che alcuni commenti da parte sua – ex amico e collega di Prokhanov – saranno particolarmente interessanti.
Abbiamo vissuto insieme molti anni e dei più difficili. Io ero editore associato del quotidiano Den’ [Giorno] e collaboravo attivamente a Zavtra. Tre anni fa rompemmo con lui su molti problemi, a proposito, in gran parte per il nostro sostegno a Putin. Prokhanov è irriducibilmente anti-Putin, io – il partito "Eurasia" – sto a sostegno del presidente Putin, e noi deviamo da questo percorso. Quanto a Berezovsky, è un po’ strano sentire il suo nome nelle contesto delle forze patriottiche. Quest’uomo ha fatto veramente molto per indebolire lo status della Russia, per inculcare nelle nostre menti alcuni definiti valori antinazionali. Egli è una delle più odiose e principali figure distruttive anti-russe. Ma mi lasci sottolineare che io non dubito della sincerità di Berezovsky – forse qualcosa è cambiato. Pensi, se Novodvorskaya, ad esempio, iniziasse a difendere Karl Marx o Lenin sarebbe sorprendente; ma ciononostante... non importa come una persona possa cambiare il suo punto di vista, anche se, lei ne converrà, ciò giungerebbe come uno shock.

Ma ora non stiamo parlando di persone diverse, che possono o non possono cambiare i loro punti di vista; stiamo parlando di che cosa abbia oggettivamente creato una tale situazione in cui un simile dialogo è divenuto possibile.
Io penso che sia solo cambiata la posizione della Central Intelligence Agency nei confronti di Putin. Loro prendono in considerazione l’altro aspetto, quello contro il quale siamo soliti dire la nostra. In verità, vediamo che le riforme patriottiche del presidente sono sostanzialmente in difficoltà, ma gli Americani osservano questo dalle loro posizioni. Loro vedono che in realtà Putin sta dando al paese una tregua, uno spazio di respiro per recuperare. Io penso che essi abbiano deciso di intensificare il processo caotico nel nostro paese. Lei sa che vi è una forte lobby anti-russa – Zbigniew Brzeszinski, Paul Wolfowitz; persone molto influenti, che possono guidare la strategia degli USA a un livello decisamente alto. Essi hanno deciso di rafforzare la scontenta ed insufficiente opposizione comunista, di rafforzarla con un elemento attivo al fine di aggravare la caduta della politica russa nel caos. Certo, quello che io ho in mente di questo vertice del KPFR [Partito Comunista della Federazione Russa], è che per molti versi esso è incapace e socialmente irresponsabile. Che da ogni punto di vista appare assolutamente inadeguato quanto a protesta reale e ad umori sociali, per le masse insoddisfatte. L’inclusione di Berezovsky a supporto del KPFR non può avvenire senza l’approvazione dell’Occidente. Ogni uomo sano di mente comprende anche che è impossibile sostenere una forza anti-occidentale mentre si sta in Occidente. E Berezovsky si trova in Inghilterra, a Londra, - nella tana delle forze atlantiste, nelle cui preoccupazioni non sono inclusi in alcun modo il risveglio della Russia ed il rafforzamento e la stabilizzazione del suo regime. Perciò, dietro le operazioni di Berezovsky è indubbiamente visibile la nuova strategia della CIA, che spera di rinforzare la cosiddetta opposizione patriottica, per conto dei comunisti, con un autentico agente, attivo ed efficiente uomo politico, finanziere ed avventuriero. Ma assolutamente non per rinforzare la situazione della Russia o per portare i comunisti al potere. Questo non verrà mai in mente a nessuno, poiché essi non possono prendere il potere, essi l’hanno avuto ed hanno bellamente fatto fiasco completo, avendo per risultato quella crisi per la quale essi portano la stessa responsabilità che hanno i liberali. A questo riguardo, il peso di questa parte inconsistente del nostro spettro politico non deve essere esagerato. Ma le persone che votano per loro sono le migliori del paese. Voglio sottolinearlo. Lei trova due cose nel nuovo fenomeno comunista: essi sono un partito inadeguato, esaurito, che fa delle avances al regime al fine di mercanteggiare i suoi voti di protesta, e le persone realmente disperate che esprimono la loro insoddisfazione per la situazione generale sostenendo i comunisti. Queste persone che votano KPRF sono le persone migliori del paese, le più penetranti, le più adatte e le più disgraziate, che meritano solo di essere rispettate. Io dipingo la situazione politica quale essa è, dal mio punto di vista. Controllo ogni giorno molti modelli politici e sociologici, frequento vari incontri di esperti, che definiscono in modo apprezzabile l’umore dell’élite, almeno di quella dominante. Vedo un riferimento al KPRF nel rapporto della CIA «Tendenze globali verso il 2015», in cui è stato detto che la stessa inadeguatezza dell’opposizione politica, incapace di rispecchiare il sentimento di protesta politica, crea dei processi caotici all’interno della struttura della politica russa. Ma voglio sottolineare che l’inclusione di Berezovsky in questi processi può cambiare la situazione. Immagino che tra i compiti di Berezovsky vi sia la destabilizzazione del regime di Putin, gettandolo nel discredito e nella confusione. Questo compito coincide pienamente con quello di una precisa ala degli strateghi Americani di Washington. E semplicemente non esiste altra forza, eccetto i comunisti, pronta sia a fare avances al regime che a mercanteggiare il suo elettorato di protesta, e nello stesso tempo, ad essere inserita negli intrighi americani.

Così sapremo, un giorno naturalmente, quale sarà l’esito dell’incontro tra Aleksandr Prokhanov e Boris Berevovsky? È troppo presto per fare previsioni già ora?
Immagino che la questione sarà quella di mettere ordine nel KPRF e di aumentare la sua efficienza, che in mancanza di un politico operativo e adeguato (dal punto di vista della preparazione politica) come Berezovsky, difficilmente può essere cambiata in modo serio. Nonostante il fatto che siano in crescita gli umori di protesta del popolo e che il potere stesso possa gradualmente passare nelle loro mani, Berezovsky è pronto a rinforzare seriamente comunisti … Quanto radicalmente cambieranno le cose, dipende dalla disponibilità del vertice del KPRF alla modernizzazione, dalla sua prontezza nell’aumentare la posizione del nuovo leader, ad esempio, Sergey Glazyev etc. Io penso che una figura pragmatica come Berezovsky terrà più o meno conto di questo e avrà successo. Comprendere il quadro generale, dati i risultati elettorali nel krai del Krasnoyarsk – l’enorme attrattiva di Glazyev in relazione all’elettorato comunista, o l’avanzamento di un gruppo di nuovi leaders – tutto questo è possibile. Ma questi passi non sono stati intrapresi prima, se qualcuno realmente voleva rinforzare la posizione del KPRF, per trasformarlo in una forza politica seria e potente sull’orizzonte russo. Io penso che Berezovsky partirà da questo. Stiamo a vedere quanta parte del presente vertice del KPRF lo seguirà.



Pubblicato da Polyarnaya Zvezda (La Stella Polare)
Traduzione dal russo in inglese di M. Conserva

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