venerdì 1 maggio 2020

La dottrina delle tre liberazioni (Carlo Terracciano)



Libertà va cercando ch’è sì cara,
Come sa chi per Lei vita rifiuta.
Dante Alighieri

PREMESSA
La Libertà è parte stessa dell’Essenza e dell’esistenza di un uomo, come di un popolo; d’ogni Uomo e d’ogni Popolo in quanto tali.
Tant’è vero che viene oggi considerata un Diritto fondamentale di ogni cittadino e fin dalla più remota antichità la differenza sostanziale tra gli uomini era appunto rappresentata dalla facoltà o meno di poter disporre liberamente di se stessi e dei propri beni. In mancanza di essa si cadeva in schiavitù, nella disponibilità quindi di altri che potevano disporre a loro piacimento e spesso capriccio della persona dello schiavo, fino a privarlo della vita stessa.
La schiavitù nel mondo è stata abolita ufficialmente da meno di un secolo e mezzo, a parte casi più recenti, ma solo per essere spesso sostituita da forme più larvate e subdole di dominazione praticamente totale ed assoluta su uomini, popoli, nazioni, interi continenti, fino ad avviluppare l’intero globo. Dominazione militare, economica, politica, religiosa, psicologica, culturale ed al giorno d’oggi persino biologica, informatica, ambientale ecc…
Sulla natura ed il contenuto della libertà, come sui suoi limiti si sono misurati per millenni gli intelletti più acuti dei “filosofi”, nel senso etimologico del termine.


LE TRE LIBERAZIONI
La Dottrina delle Tre Liberazioni, che possiamo anche definire Dottrina della Liberazione Integrale, intende trattare gli aspetti COMUNITARI della libertà dell’uomo, inteso non come singolo individuo, bensì quale Persona; non Monade isolata e conclusa, ma parte organica di un tutto, membro attivo e cosciente, funzionale alla Comunità.
Essa tratta quindi della LIBERAZIONE NAZIONALE, LIBERAZIONE SOCIALE E LIBERAZIONE CULTURALE.
Partendo da una Visione Tradizionale anagogica, organicistica ed olistica dell’esistenza, si intende quindi analizzare la libertà (o la sua mancanza) ed i limiti della stessa concernenti i vari aspetti dell’Uomo come essere SOCIALE: indissolubilmente legato sia da vincoli di sangue, che di cultura e di relazioni sociali, cioè di Storia e di Geografia, ai propri simili in quella Unità Vivente che è la Comunità di Destino agente nella Storia e nello spazio vitale geografico.

L'UOMO NELLA "NATURA" E NELLA STORIA
E ’ infatti del tutto evidente che nessun uomo può dirsi assolutamente “libero” e svincolato da qualsivoglia rapporto sociale con altri uomini, per non dire con l’ambiente che lo circonda, quasi in un presunto , adamitico “stato di natura”. Esso rappresenta, come ben sappiamo dalle osservazioni sul mondo animale e vegetale, un falso del pensiero illuminista e modernista, che a sua volta affonda le radici in una prospettiva monistico-creazionista che considera essere l’intero mondo creato al servizio dell’uomo e a sua completa e libera disposizione. Tale concezione, materializzatasi dopo la perdita di ogni dimensione spirituale, ha prodotto i noti disastri ambientali oggi sotto gli occhi di tutti.
Al contrario dobbiamo considerare il Sistema-Terra, come un organismo vivente e pulsante, un ecosistema unitario del quale l’uomo è una specie fra le altre nella sua “nicchia ecologica”. E’ insomma l’ipotesi GEA, oramai assurta a evidenza inconfutabile, specie se si considerano i danni devastanti arrecati dalla modernizzazione e il conseguente fenomeno di rigetto, che preannuncia l’ennesima (la sesta ?) estinzione di una specie incompatibile: la nostra!
E d’altra parte, proprio per quanto affermato sopra, sulla natura sociale-comunitaria dell’uomo, è altrettanto evidente che, se non vi può essere uomo svincolato dal suo habitat in base alla sua natura, altrettanto non può esistere individuo isolato dalla Comunità, in base al suo essere sociale.
Ogni uomo agisce nella Storia in quanto interagisce con la Comunità d’appartenenza, originaria od acquisita che sia.

LA LIBERAZIONE NAZIONALE...
Ma allora ne consegue, logicamente, che non può esistere vera libertà individuale e collettiva quando la stessa Comunità Nazionale e Sociale NON E’ LIBERA, ma è sottoposta ad un Potere esterno ed estraneo che ne conculca il libero arbitrio, ne manipola e determina le scelte, ne controlla i mezzi di sussistenza e le volontà di governanti e governati.
La Liberazione nazionale è dunque l’assunto prioritario per ogni libertà politica e civile degli uomini che ne fanno parte e delle generazioni a venire.
Del resto ogni uomo vive anche su una terra, si mantiene e prospera con il frutto del suo lavoro, alleva ed educa i figli. Ogni membro comunitario ha diritto, per la sua stessa appartenenza organica all’Entità superiore rappresentata dalla Comunità, ad una sostanziale LIBERTA’ DAL BISOGNO.

..LA LIBERAZIONE SOCIALE…
La Liberazione sociale si concretizza nell’esaudimento da parte della Comunità delle necessità primarie, dei servizi essenziali per una vita civile degna di questo nome: cibo, salute, istruzione, casa, sicurezza, dignità, giusta collocazione di ciascuno nella funzione che più gli compete, una dignitosa vecchiaia assistita fino ad un sereno trapasso.
“A ciascuno secondo i bisogni, da ciascuno secondo le capacità”, non è uno slogan di facile effetto, ma la base stessa di ogni convivenza civile in un società ben sviluppata.
Ovviamente l’essere umano non ha solamente una dimensione prettamente materiale, non è “uomo ad una dimensione” soltanto, anche se oggi è proprio a questo che il sistema liberal-capitalista lo vorrebbe ridurre.
Nel momento stesso in cui egli è concepito, diventa erede di un patrimonio che lo ricollega ad una catena ininterrotta di antenati: non è una tabula rasa ma porta in sé, nel suo DNA un patrimonio genetico che lo rende unico. E anche il suo carattere è un unicum a cui, con la nascita, l’educazione e l’esperienza, aggiunge un patrimonio culturale specifico: una lingua madre, un insieme di nozioni, l’esperienza diretta di un paesaggio circostante e di un habitat, clima compreso, un’alimentazione particolare adatta al suo standard di vita, delle convinzioni etico-morali e delle idee filosofiche e religiose proprie del suo tempo e del suo spazio.

..LA LIBERAZIONE CULTURALE
La Liberazione culturale rappresenta quindi il terzo pilastro indispensabile per la formazione di un essere umano completo, sano ed integro nel corpo e nell’anima.
Come tutto ciò si possa e si debba realizzare oggi, nel mondo moderno, nell’Europa all’alba del Terzo Millennio cristiano, ma anche alla fine di un ciclo di civiltà ben più antico e radicato nei popoli del continente Eurasia, è il contenuto delle pagine seguenti, tenendo tuttavia conto di alcuni presupposti.

LIBERTA' E LIBERAZIONE
Innanzi tutto si noterà che viene usato il termine LIBERAZIONE, dando quindi alla parola Libertà una connotazione dinamica, volontaristica; una prospettiva in fieri proprio perché, come sarà dimostrato, le fondamentali libertà elencate sono attualmente eluse, tradite, assolutamente inesistenti a livello nazionale e mondiale. Se la libertà è “la condizione di chi è libero” (e non solo si sente e crede di esserlo), la liberazione è “l’atto e l’effetto del liberare”.
E tanto più si allarga e progredisce la libertà quanto più il processo di liberazione avanza nelle coscienze e nel paese reale in lotta con un “paese legale”, che non è altro che lo strumento legislativo, istituzionale e giuridico del Potere occupante gestito dai collaborazionisti interni.
A questo riguardo, superate le vecchie, obsolete classificazioni “destra-centro-sinistra”, fascismo-antifascismo/comunismo-anticomunismo ecc…la vera contrapposizione del futuro sarà tra i Patrioti Combattenti per la Liberazione europea e i collaborazionisti dell’occupante americano, sfruttatori dei propri popoli e fautori del Progetto Mondialista di dominazione planetaria.

UNITA' E TRINITA' DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE
Bisogna poi precisare che le tre Liberazioni sono assolutamente correlate ed interdipendenti.
Non vi può essere reale liberazione di un popolo che non le contempli tutte; anche se certamente, in termini di sviluppo temporale, la Liberazione Nazionale è prioritaria e propedeutica delle altre due.
Ma anche nel suo conseguimento non si può prescindere dalla realizzazione, almeno in nuce, delle strutture essenziali alla Liberazione sociale del popolo ed etno-culturale della Comunità nazionale nella sua totalità.
Non può esistere LIBERTA’ POLITICA dello e nello Stato che non realizzi la LIBERTA’ SOCIALE ed ECONOMICA del suo popolo e la instaurazione della propria IDENTITA’ CULTURALE.
Così non può esistere Libertà e prosperità socio-economica in un paese occupato e sottomesso agli interessi finanziari e strategici della potenza invasiva che, proprio per favorire lo stato d’asservimento dell’occupato da parte dell’occupante, ne stravolge volontariamente la base sociale e culturale, imponendo ogni forma di mescolamento e sradicamento dalle proprie tradizioni.
Stravolgimento che concerne sia le vittime dirette di tale sradicamento, come oggi accade alle masse sottoproletarie del Sud del Mondo costrette ad emigrare, sia i lavoratori europei, minacciati nella loro identità culturale e storica, sia nella loro sopravvivenza sociale, di fronte ad una massa di sfruttati gettati come carne da lavoro sul mercato della produzione e del consumo.
La Globalizzazione del mercato del lavoro è la forma moderna più subdola e disumanizzante di razzismo e sfruttamento schiavistico, dai tempi della deportazione anglo-americana di schiavi dall’Africa Nera. Essa presuppone e favorisce la guerra fra poveri del Sud e Nord del mondo a tutto vantaggio delle classi dominanti di entrambe.
Ed alfine è impensabile conquistare e mantenere le libertà politiche, nazionali e sociali, fra un popolo senza più radici e Valori forti di riferimento, schiavizzato nelle menti e nelle anime prima ancora che nei corpi. E’ del tutto evidente che un simile popolo, oramai ridotto a massa informe sotto la dittatura dei più bassi istinti, della più materialistica ricerca del profitto, non si porrebbe neanche l’obiettivo della propria liberazione e della SOLIDARIETA’ tra i suoi membri, mancando oramai ogni legame comunitario, ogni riferimento ideologico, politico, religioso, in un termine ogni IDENTITA’ COMUNITARIA..
Non c’è bisogno di specificare che l’individualismo, l’edonismo solipsistico e il libertarismo, com’è per il liberismo, rappresentano la più diretta negazione della vera, autentica Liberazione in tutti i settori della vita comunitaria.
La qual cosa sempre avviene quando alla Libertà come aspirazione non si unisce la Responsabilità come principio interiorizzato di vita e di valutazione.

LIBERAZIONE "DA" E LIBERAZIONE "PER"
Questa considerazione ci porta ad un’ulteriore precisazione della Dottrina delle Tre Liberazioni.
La distinzione classica cioè tra LIBERAZIONE DA…qualcosa e/o qualcuno, e LIBERAZIONE PER…qualcosa e qualcuno.
In sostanza, per quanto concerne il tema in oggetto, si tratta della stessa differenza tra una formulazione al negativo della libertà conculcata (es: lotta di liberazione dall’occupante straniero), ed una al positivo, una LIBERAZIONE CREATIVA, per realizzare nella Storia, cioè nel tempo e nello spazio geografico, quel Destino di Civiltà che è la ragione stessa d’esistere della Unità Comunitaria.
E se solo la Libertà di un popolo, che si dà “forma” nello STATO, è propedeutica alla creazione di Cultura e Civiltà, nel senso più classico di questi termini, la Nuova Civiltà che ne scaturisce è apportatrice di Libertà non solo per l’Uomo Nuovo formatosi al suo interno, ma anche di Liberazione per gli altri popoli ancora asserviti alla schiavitù imposta dalle Oligarchie cosmopolite.

PER UN NUOVO INTER-NAZIONALISMO
Al contrario di quanto si è creduto in questo secolo, il vero INTER-NAZIONALISMO non si fonda sulla classe, ma sulla COMUNITA’ ORGANICA DEL POPOLO, di ogni popolo, nella sua propria specificità.
L’internazionalismo marxista, per esempio, heghelianamente basato su una scienza sociale autorealizzantesi nella storia, nella sua applicazione pratica istituzionale ha oggettivamente favorito proprio il disegno del Grande Capitale internazionale, nella sua oramai plurisecolare opera di sradicamento delle culture e dei popoli (oggi anche in senso letterario e fisico).
Nonostante le molte cose giuste realizzate ed alcune teorizzazioni valide per quei tempi, esso ha alfine determinato oggettivamente il trionfo del presunto avversario mondiale, che puntava alla distruzione delle differenze e specificità per meglio addivenire alla globalizzazione totale del Mercato/Mondo; nella prospettiva, ormai prossima, di realizzare il Progetto politico Mondialista di dominazione sui popoli, da parte di una ristrettissima cerchia d’oligarchi internazionalisti cosmopoliti.
Il marxismo insomma non ha saputo superare il suo vero handicap iniziale di una critica tutta interna alla logica capitalistica. In questo senso alla fine il “padre” ha ucciso il figlio e non viceversa.
La disintegrazione dei popoli in favore dell’individualismo edonista, fino alla più recente teorizzazione dei cosidetti “diritti umanitari” universali da difendere (a scapito e anche contro le singole comunità nazionali d’appartenenza) ,è funzionale unicamente alla distruzione di ogni forma organizzata che ancora faccia da scudo alla libertà vera dell’uomo, di ogni uomo, ponendolo solo e nudo alla mercé del Potere mondiale del Capitale; e chiamando poi questo rapporto “libero mercato”, “libertà di concorrenza” e similari.
Una libertà economica globale ed un diritto d’ingerenza “umanitaria” disapplicati e respinti proprio dalla superpotenza americana che vorrebbe imporli al resto del mondo.
E se questo processo disintegrativo si è realizzato più a fondo e celermente ad Ovest che non nell’Est “sovietico” e nei paesi del “Terzo Mondo” che adottarono almeno ufficialmente il marxismo, ciò è dovuto al fatto che, istintivamente, quei popoli e le loro élites realizzarono ben presto, nei fatti, una qual forma di NAZIONALCOMUNISMO, pratico se non teoretico, che (ribaltando i rispettivi ruoli assegnati all’origine dall’ideologia trionfante) seppe inquadrare la dottrina marxiana stessa ai singoli interessi nazionali, ricollegandosi, nonostante i presupposti teoretici materialistici, alle rispettive culture e civiltà talvolta plurimillenarie.
E’ stato il caso di Cuba, della Cina, del Vietnam, della Corea del Nord, della Yugoslavia, oggi fra gli ultimi baluardi di difesa dei popoli dalla mondializzazione; come già fu per la Russia di ieri..

IL COMUNITARISMO EUROPEO QUALE ATTUALIZZAZIONE E SUPERAMENTO DEL NAZIONAL-COMUNISMO
Allo stato attuale delle cose, e con la recente esperienza di quelle nazioni e sistemi sociali, possiamo affermare che la prossima, futura Lotta di Liberazione non può che essere Mondiale, come Mondialista, nei mezzi e nei fini, è il Potere d’intervento e repressione del Sistema imperialista americanocentrico.
Essa deve essere quindi “INTER – NAZIONALISTA”, PER QUANTO CONCERNE GLI AGENTI IN CAMPO, e basata sulle GRANDI UNITA’ CONTINENTALI GEOPOLITICHE, PER QUANTO RIGUARDA LO SPAZIO E LA POSIZIONE dei popoli che ne fanno parte.
In tale prospettiva è auspicabile un’Alleanza Quadricontinentale Antimperialista.
In particolare la Liberazione dell’Europa è ipotizzabile soltanto in una dimensione geopolitica unitaria che va dall’Atlantico al Pacifico, cioè la penisola europea + la Federazione russa, oggi più che mai “europea” a pieno titolo, con gli immensi spazi logistico-strategici siberiani: l’Eurasia unita da Reykjavik a Vladivostok, dall’Atlantico al Pacifico.
In questo quadro d’insieme planetario, il futuro Comunitarismo Europeo rappresenterebbe un naturale sviluppo ma anche un superamento dello stesso Nazionalcomunismo, come si è storicamente realizzato. Infatti, pur ponendosi su quel filone di pensiero, anzi portandolo alle estreme conseguenze, lo ingloba in una Nuova Sintesi che rimette in discussione sia il Nazionalismo che il Comunismo, nella loro teoria come nella pratica realizzazione storica.
Possiamo allora affermare, per il momento, che una realistica prospettiva di Liberazione Continentale è ipotizzabile sì partendo dalle specificità nazionali, regionali e locali, dei popoli, ma ridefinendo queste in forme e contenuti adeguati ai tempi, inserendole in più estese e vitali unità Politiche, istituzionalmente organizzate come UNITA’ IMPERIALI CONTINENTALI, geopoliticamente unitarie ed economicamente autarchiche.
Il vétero nazionalismo borghese, nato ideologicamente dal secolo dei cosiddetti “Lumi” e politicamente dalla Rivoluzione Francese del 1789, non solo ha fatto il suo tempo, essendo completamente inadatto ad affrontare le sfide globali del nuovo millennio ma, passato per la fase del colonialismo moderno e dell’imperialismo, sfocia oggi ‘proprio in un internazionalismo funzionale al progetto del Governo Unico mondiale. Esso, ricompattato a forza sotto l’egida dell’Europa Unita del e dal Capitale, si è più volte dimostrato completamente succube di fronte al ricatto mondialista, americano-sionista. L’unico supernazionalismo oggi trionfante su tutti i rivali è quello della talassocrazia USA dominante i mari e i cieli della Terra, santuario strategico inviolabile di quei Poteri forti storicamente ed economicamente caratterizzati da un cosmopolitismo apolide.

IL XX SECOLO
Il nazionalismo che abbiamo conosciuto in questi ultimi due secoli è il frutto della ideologia dei Lumi e della Rivoluzione Francese, forgiato dalla rivoluzione industriale e tecnologica dall’800 in poi, e trasformatosi in imperialismo su tutto il globo, specie da parte delle potenti talassocrazie anglofone e dalla Francia.
Il Ventesimo secolo dell’era cristiana che ci lasciamo alle spalle ha assistito allo scontro sanguinario dei nazionalismi europei in ben due Guerre Mondiali a distanza di una generazione. Una vera e propria “guerra civile europea” che li ha visti tutti soccombenti, tutti sconfitti, anche quelli che sedettero al tavolo dei vincitori a Yalta e a Postdam.
Nel secondo dopoguerra infatti abbiamo assistito al sistematico smantellamento dei rispettivi imperi coloniali europei, favorito dal neo-imperialismo USA, che ad essi si è sostituito in ogni angolo del globo.
La stessa Unione Sovietica, unico rivale credibile nella eterna contrapposizione tra Potenze terresti e marittime, è uscita alfine sconfitta, disintegrata e piegata al volere mondialista alla fine della Terza Guerra Mondiale: “guerra fredda” solo in quello spazio geo-strategico che era l’Europa divisa dei blocchi, ma guerra sanguinaria di conflitti locali, di golpe militari, di blocchi economico-commerciali, guerra ideologico-politica e tecnologico-strategica dappertutto.
Siamo in presenza di un mondo unipolare americanocentrico, articolato e ramificato in un Sistema gerarchizzato e piramidale di rapporti politici subordinati.
Alcune medie potenze sono sottoposte, nelle rispettive aree geopolitiche di appartenenza (Germania per l’Europa, Giappone in Asia, Australia in Oceania) ecc., ad un ruolo di esecutori e guardiani, valvassori e valvassini del nuovo ordine mondiale; anche nella prospettiva di u n passaggio i n atto tra il monocentrismo capitalista americanocentrico ed un policentrismo che favorirà il risorgere di governi di centro-destra, liberal-liberisti, fautori di un neonazionalismo più funzionale alla dominazione capitalista del Mondialismo, al trionfo del suo progetto finale che travalica lo stesso fattore economico materialistico.
In simile prospettiva e ridefinizione di ruoli, il nazionalismo Sette-Ottocentesco non solo non ha più ragion d’essere come fattore di unità, sovranità, indipendenza e liberazione dei popoli, ma in Europa è oggi il più puntuale strumento di asservimento delle rispettive popolazioni al Dominio Planetario Mondialista.
Compito che svolge uniformando, all’esterno come all’interno, legislazioni ed istituzioni agli interessi della superpotenza dominante e del Mercato Globale e conducendo nei rispettivi “domini delegati” una sempre più palese e massiccia opera di repressione e persecuzione di qualsivoglia, anche velata forma di contestazione e non omologazione al modello dominante del Pensiero Unico.
Omologazione alla quale sette, massonerie varie e istituzioni ecclesiastiche offrono il loro apporto ideologico-dottrinario, la sottomissione dei propri seguaci e la benedizione sacramentale.

MONDIALISMO E GLOCALIZZAZIONE
A dispetto di questo quadro sconfortante, non possiamo non notare che sempre più uomini d’élite e popoli, quasi per innato istinto di resistenza e conservazione, tendono a contrapporsi all’omologazione totalitaria del Capitale, al capitalismo nelle sue forme più selvagge ed aberranti, le cui conseguenze disastrose sotto il profilo sociale ed ecologico sono più evidenti di quelle culturali e spirituali, pur sempre presenti.
In particolare, accanto ad un processo di globalizzazione imposto dall’alto tramite istituzioni politiche e religiose, media, lavaggio del cervello o strumenti repressivi tout court, assistiamo ad un istintivo ritorno popolare alla LOCALIZZAZIONE, al recupero delle proprie radici culturali e storiche, alla difesa, anche miope e scomposta, della propria specificità, nonché ad un recupero dell’equilibrio con la natura e il territorio.
La coscienza ECOLOGICA è sempre più diffusa anche se resta soccombente di fronte all’offensiva inarrestabile della tecnologia più devastante e distruttiva (si pensi solo per fare un esempio ai disastri ecologici del petrolio).
Questo processo di revisione e restaurazione dei Valori è stato definito come GLOCALIZZAZIONE, perché unisce rappresenta la sintesi tra un ritorno al particolare e una presa di coscienza della generalità ed interdipendenza dei problemi della Terra intera.
All’inizio del Ventunesimo secolo è oramai evidente, sotto gli occhi di tutti l’equazione: “Progresso” tecnologico, sperimentazione bio-tecnologica, informatica e similari = REGRESSO dell’Uomo nella sua integrità fisica, biologica, mentale, sociale.
La concezione lineare-progressista e progressiva di una Storia e Civiltà dell’Umanità, intesa come unitaria ed unidirezionale, ha fatto il suo tempo. Essa è in piena crisi avendo dimostrato la sua falsità e perversione che rende l’uomo non più libero, cosciente e felice, ma sempre più schiavo, ottuso ed infelice.
La stessa “esplosione demografica” in una parte del pianeta e la denatalità delle società industrializzate non rappresentano che le due facce di una stessa medaglia, i due problemi creati dalla stessa causa: l’ideologia modernista che ha preparato il campo al dominio totale del Capitale sull’Uomo.
Si realizza drammaticamente la previsione del disastro annunciata in TUTTE le Culture Tradizionali, (pre-Visione in quanto Ricordo del già avvenuto in ere passate), basate su una concezione “circolare” della Storia; per esse Rivoluzione è dunque un revolvere, tornando alle Origini, dopo aver attuato una sintesi dialettica delle antitesi.
nell’Armonia generale del Cosmo.
Lungi da catastrofismi apodittici essa è propedeutica alla dottrina delle Tre Liberazioni in quanto ne riconosce la Realtà, la Validità e l’Ineluttabilità, sia sul piano logico che ontologico.

TERRA DEGLI AVI E TERRITORIO DI LOTTA
Per quanto riguarda più specificatamente la Libertà Nazionale quindi, quest’ultima presuppone una ridefinizione della Nazione stessa, della sua natura, della sua origine come dei suoi fini.
Se sul piano più ideale, la formulazione più perfetta è quella che definisce la “Patria il luogo dove si combatte per la propria Idea”, per la Visione del Mondo, sul piano storico essa rappresenta nell’Immaginario Collettivo di una Comunità “la Terra dei Padri”, degli Avi: quella che fu conquistata con la Lotta, fruttificata con il Lavoro, sacralizzata dalla presenza dei Lari, degli Antenati. Infine, sotto l’aspetto politico-programmatico quella nazionale è “Comunità di Destino” nella Storia e nello Spazio geografico, entrambe analizzati e studiati nelle direttive strategiche di lungo periodo dalla GEOPOLITICA.
Il concetto di microcomunità è tornato in auge anche come difesa e contraltare alla dispersione ideale, ideazionale e fisica dell’uomo moderno nel cosidetto “villaggio globale”, informatico e politico, che assomiglia sempre più ad una “jungla planetaria” o, meglio, ad un “deserto” postatomico, esteriore quanto interiore; realizzando ancora una volta la profezia di chi disse che “all’inizio delle Civiltà c’è la foresta, alla sua fine il deserto”!
La sua forma degenerativa è però rappresentata dalla difesa gretta ed egoistica del proprio microcosmo economico-sociale, dal rifiuto di ogni forma di solidarismo nazionale ed internazionale, in un’ottica miope e provincialistica talvolta peggiore dei nazionalismi di vecchio stampo e sempre alla fine autolesionistica.

LE TRE PROPRIETA’
La Dottrina delle Tre Liberazioni ha una risposta coerente in campo sociale al grande problema della Proprietà che ha lacerato il XX secolo.
Essa riconosce tre tipi di Proprietà: la Proprietà Nazionale, la Proprietà Sociale e la Proprietà privata ad uso sociale.
Di fronte allo strapotere della Globalizzazione mondiale, delle multinazionali, delle lobbies industrial-finanziarie, di tutti i potentati economici e politici estranei alla Nazione ed al suo destino, è assolutamente indispensabile che la Comunità sia liberata dai lacci economici che la strangolano, assicurando beni e servizi essenziali ai cittadini.
Per questo motivo lo stato nazionale comunitario deve avere la proprietà delle risorse che hanno interesse generale per tutta la comunità, per il suo benessere e la sua indipendenza.

LA PROPRIETA’ NAZIONALIZZATA
E’ quindi prevista la nazionalizzazione senza indennizzo di Banche (a cominciare da quella Banca d’Italia” che è tale solo di nome; solo lo Stato può e deve batter moneta) Assicurazioni, industrie del comparto energetico (con trattative dirette verso i produttori, senza intermediazioni delle multinazionali), telecomunicazioni, concentrazioni industriali di interesse nazionale e strategico (alimentari, armamento, informatica ecc…). Ovviamente scuola, salute, trasporti e simili sono priorità di assoluto interesse nazionale che non possono essere lasciate a privati.
Insomma tutto quello che è di interesse generale deve appartenere alla Comunità popolare.

LA PROPRIETA’ SOCIALIZZATA
E’ la proprietà di aziende, industrie, beni e servizi che riguardano uno parte della comunità nazionale o locale, e soprattutto i diretti interessati, cioè coloro che vi lavorano e ne ricavano il sostentamento per sé e i propri familiari.
Tutte queste saranno socializzate e diverranno quindi proprietà indivisa ed incedibile dei lavoratori organizzati; i quali ne saranno allo stesso tempo proprietari come acquirenti di quote azionarie e responsabili verso la Comunità nel suo insieme, che controllerà produzione e gestione attraverso appositi Commissari Politici e Sociali.
Va da sé che nello stato nazionale non possano esistere concentrazioni industriali e/o finanziarie tali da poter minimamente influenzare, per estensione o ricchezza, le scelte politiche comunitarie. La Politica deve sempre e comunque guidare l’Economia, mai il contrario!

LA PROPRIETA’ PRIVATA
Lo stato deve riconoscere la piccola Proprietà privata, quella dei beni e d’uso: “la casa e le cose" per dirla sinteticamente.
Ma la proprietà privata deve essere sempre e comunque anche al servizio della comunità.
Una proprietà privata che non rispetti questo imperativo o addirittura lo contrasti non può esistere; essa viene immediatamente sequestrata senza contropartita e nazionalizzata.
Alcuni esempi: la casa lasciata sfitta, il campo non coltivato, la piccola fabbrica a gestione familiare che inquini l’ambiente con i suoi fumi e scarichi, ecc…
La proprietà privata può esistere SOLO se ha uno scopo sociale, un fine comunitario di sviluppo per tutti.
E questo vale sia a livello locale che generale. Il chè ci introduce alla questione della LOCALIZZAZIONE e delle grandi UNITA’ CONTINENTALI.

PICCOLE PATRIE E GRANDI IMPERI
Se la “nazione-stato” degli ultimi due secoli è completamente inadeguata al confronto con la Globalizzazione ed il progetto Mondialista di dominio planetario, a maggior ragione le “piccole patrie”, a se stanti, sono completamente inermi di fronte al pericolo dell’omologazione planetaria; anche se favorite da un maggior radicamento ambientale e culturale (non sempre e non dappertutto).
Il rischio più immediato è quello di scambiare tale ritorno alle radici per semplice recupero folklorico, tra canti, balli e cucina per un turismo di massa in cerca del “colore locale”.
Aspetti che il Mondialismo ha dimostrato di saper ben recuperare ed inserire nel proprio Progetto, anche con accurati studi di mercato sulla differenziazione qualitativa delle merci in funzione delle differenze etno-culturali, del resto sempre più labili, superficiali e “imbastardite”.
Il pericolo più subdolo è che, addirittura, la lotta di liberazione “localista” dal centralismo nazionalitario dei secoli passati, divenga a sua volta strumento del Mondialismo stesso per piegare alla propria volontà ed ai suoi sordidi progetti le nazioni che ancora resistono e non intendono piegarsi all’imperialismo americano ed all’interesse capitalistico.

IL RUOLO DELLA GEOPOLITICA
Questo spiega ampiamente la differenza di atteggiamento dell'imperialismo USA e dei suoi manutengoli europei ed asiatici nei vari scacchieri delle crisi tra stato centrale e sue minoranze etniche: Serbia-Kossovo, UE-Austria, Russia-Cecenia, Turchia-Kurdistan (ma anche Iran/Iraq-Kurdisthan), Indonesia-Timor Est in periodi differenti, ecc…ecc…
Persino le posizioni verso singoli personaggi politici e movimenti rivoluzionari sono mutati sulla base del medesimo progetto. Un esempio per tutti: Arafat e l’OLP> Israele. Da “terrorista internazionale” a premio Nobel! E soprattutto strumento-ostaggio nelle mani del Sionismo, dentro e fuori Israele.
Soltanto il ruolo di quest’ultimo resta immutato per l’ovvio motivo che rappresenta, a livello di struttura internazionale portante, il motore stesso del Mondialismo, in tutti i suoi aspetti: economico, mediatico, ideologico-religioso, politico e via elencando. Nonché un sito geostrategico di dominazione sul “Vecchio Mondo” unico.
E’ allora evidente che l’unica via realistica e giusta per la Liberazione Nazionale d’Europa, quale esempio anche per tutti gli altri popoli, risieda nell’UNITA’ GEOPOLITICA CONTINENTALE, nell’Europa Unita dall’Atlantico al Pacifico, l’ Eurasia dei geopolitici, cioè tutta la penisola e le isole europee + la Federazione Russa.
Ed in tale contesto storico futuro, nel XXI secolo, quest’ultima avrà certamente un ruolo guida per la Lotta di Liberazione Continentale. Anche nelle sue più piccole articolazioni.
Prima di tutto il continente Eurasia deve liberare se stesso e scrollandosi di dosso il giogo imposto dalla Finanza Mondiale che ne depreda le risorse e ne affama il popolo, distruggendolo materialmente e spiritualmente con i veleni più scoperti dell’occidentalizzazione.
Per le sue dimensioni, per la vastità delle sue terre vergini e ricchissime di materie prime, per la sostanziale tenuta del suo popolo nonostante l’aggressione mondiale da almeno due secoli, la Russia, potenza terrestre in naturale conflitto con le talassocrazie anglofone, è la più naturale candidata al ruolo di guida della Liberazione Continentale Europea.
Mosca (la “Terza Roma” dei mistici russi) sarà la candidata ideale per la riscossa antimondialista dell’Europa dei cento popoli sotto una sola bandiera!
Essa giocherà, mutatis mutandis, il ruolo che , per esempio Piemonte e Prussia ebbero nell’Ottocento nella creazione rispettivamente delle Nuove Nazioni, Italia e Germania, poi ritrovatesi unite dal Destino nella sconfitta di tutta l’Europa; sconfitta propiziata proprio dal loro scontro con la Russia a sua volta vittima postuma, dopo mezzo secolo, del comune Nemico del genere umano.
Del resto la Russia stessa non potrebbe mantenere la propria sostanziale indipendenza, come si è dimostrato, isolandosi dall’Europa in un panslavismo nazionalistico anch’esso ottocentesco, pensando di affrontare su simili basi la sfida del MONDIALISMO nel secolo ineunte, che è sfida globale per il dominio di tutto il pianeta e delle sue risorse, quelle russe in primis.

IMPERIUM CONTRO IMPERIALISMO
In tale contesto allora la Lotta di Liberazione Nazionale delle Patrie Locali d’Europa troverà la sua possibilità di realizzazione ed il suo sbocco naturale nel nuovo concetto di

IMPERIUM CONTINENTALE EUROPEO
La stessa esistenza di un simile progetto lo porrebbe naturaliter in conflitto totale con il Potere Mondialista. Esso determinerebbe infatti, inevitabilmente, la sconfitta definitiva del dominio totalitario americano-capitalista, non solo in Europa, ma in tutto il mondo.
Del resto la tendenza all’unificazione delle Grandi Aree Etno-Culturali e Geopolitiche è già oggi in atto, studiata dagli stessi politologi anglofoni più avveduti e dai geopolitici più spregiudicati.
Una tendenza generale, ineluttabile e necessaria, che attende solo una PRESA DI AUTOCOSCIENZA della realtà storica e geografica delle Unità Geopolitiche in questione, unita ad una speculare IDENTIFICAZIONE DEL NEMICO OGGETTIVO GLOBALE di tutti i popoli su tutti i continenti ed oltre…
La concezione circolare della Storia per sua stessa natura non può essere conservativa o reazionaria; essa è etimologicamente RIVOLUZIONARIA.
Questo spiega perché una concezione “imperiale” e comunistica (quindi antimperialista) dello Stato, fondata sì sulla specificità dei popoli nelle loro ricche e molteplici differenze, ma realizzata nell’UNITA’ GEOPOLITICA CONTINENTALE, sia quanto mai attuale e “futuribile”.
Essa risponde alle esigenze di una lotta credibile e fattibile alla globalizzazione capitalista, difende la libertà e specificità dei popoli che la compongono proprio con l’Unità e guida la lotta di liberazione dei popoli di tutto il mondo ponendosi all’avanguardia di un’ALLEANZA QUADRICONTINENTALE ANTICAPITALISTA ED ANTIMPERIALISTA.
Tutto il contrario del Nazionalismo centralista post-Rivoluzione Francese, che impose, in Europa e ovunque nel mondo un modello unico, il quale dette la peggior prova di se durante la fase coloniale e le “Guerre Civili” europee di questo secolo XX. Finendo per ridursi a sua volta a colonia dell’imperialismo talassocratico d’oltre Atlantico.
E che oggi, ridotto ad un unico comune d(en)ominatore, arriva alla sua naturale degenerazione centralista e totalitaria ruotante attorno al baricentro atlantico, avvolgendo nelle sue spire tutto l’orbe terracqueo.
Quindi per sintetizzare al massimo: Impero Europeo di popoli liberi contro Imperialismo Mondialista Americanocentrico + Vetero-Nazionalismi.
I quali ultimi, pur nella fase policentrista del Capitalismo, sono cementati da un’unica ideologia e da un solo progetto (nel quale ricoprono compiti particolari ma convergenti) in una sorta di “regionalizzazione” dei ruoli e delle funzioni su base geopolitica.
Sempre e comunque incentrata, politicamente e militarmente, sul ruolo egemone della superpotenza USA, liberista nella teoria quanto monopolista nella pratica, fautrice della globalizzazione dei mercati e dell’omologazione dei popoli, al fine di favorire il dominio di una ristretta casta privilegiata di cosmopoliti “biblici”, nel senso sombartiano e weberiano del termine.

LA LOTTA di LIBERAZIONE : La nostra risposta
Essa inizia dalla lotta di resistenza e riscossa politica e culturale del continente Eurasia.
Prosegue come Lotta di Liberazione dal dominio imperialista d’oltre Atlantico, veicolo armato del Progetto di Dominazione Mondialista da parte di un’Oligarchia economica, politica, ideologica ed etnica profondamente razzista (specie nel senso di “razza dell’anima”) ed anti-europea. Oligarchia che assogetta le menti appiattendole sotto il totalitarismo del Pensiero Unico e ricattando i popoli europei con le menzogne sul proprio passato, al fine di dividerli e contrapporli in guerre politiche ed etniche fratricide.
La nostra Lotta di Liberazione approda infine ad una COMUNITA’ DI DESTINO a respiro continentale, cementata, nella sua ricca e creativa molteplicità, da una comune d’origine e, quel che più conta, da una Missione di Liberazione planetaria.
E’ evidente che siamo in presenza di due Concezioni della Vita, del Mondo, dello Spirito, della Comunità politica e sociale, dell’Esistenza, della Storia completamente, totalmente ed irrecuperabilmente ANTITETICHE, ANTAGONISTE ed AUTOESCLUDENTISI.
Sia a livello fisico che metafisico. Come tali destinate a scontrarsi in eterno.
Quella delle Tre Liberazioni è la nostra risposta dottrinaria che prepara, attraverso le sue élites culturali e politiche, la presa di coscienza di un popolo intero; presupposto indispensabile per tradurre il pensiero in atto, la conoscenza della situazione reale in azione di popolo.
Per realizzarsi nei fatti questa azione dovrà darsi una struttura militante, uno strumento politico che sappia coniugare teoria e prassi rivoluzionarie: la realizzazione della Dottrina delle tre Liberazioni sul piano storico, passando per tutte le fasi della quotidiana lotta di liberazione nazionale, sociale e culturale fra e per i rispettivi popoli.

IL RUOLO GUIDA RIVOLUZIONARIO PER LA LIBERAZIONE
A tal fine riteniamo indispensabile la creazione di un COORDINAMENTO NAZIONALE EUROPEO (sotto forma di Movimento d’Avanguardia, tanto articolato nelle sue diramazioni territoriali, quanto unitario nella sua Dottrina Politica e nelle sue élites dirigenti).
Un Movimento quindi trans-nazionale europeo, del quale le articolazioni a livello di singole nazioni non siano che le “sezioni territoriali locali”.
Tale Movimento, (inizialmente di “quadri” militanti, per poi divenire Forza Unita di Popolo), dovrà essere quanto mai articolato ed elastico, a seconda delle condizioni locali in cui si troverà ad operare nelle varie realtà d’Europa; sarà esso stesso il riflesso della molteplicità arricchente dei nostri popoli.
Tuttavia, proprio per questo, dovrà preventivamente porre e porsi dei confini ben netti, degli obiettivi strategici ben definiti, una politica tendenzialmente unitaria. Dovrà insomma avere una stessa visione del mondo, della lotta, degli obiettivi primari da raggiungere.
iamo assolutamente certi che la presente DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI rappresenti una buona piattaforma di partenza sulla quale costruire il futuro per la Liberazione Nazionale, Sociale ed Culturale dei popoli dell’Europa Unita.



LA QUARTA LIBERAZIONE

Abbiamo accennato all’inizio della Dottrina delle Tre Liberazioni ad una QUARTA LIBERAZIONE: la Liberazione Spirituale.
Essendo il presente un documento propriamente politico a carattere comunitario, faremo solo un breve accenno ad una questione che riguarda la sfera più intima e riposta di ogni uomo, e solo per quanto concerne la sua proiezione politica e sociale, che invece coinvolge tutta la comunità.
Lo Stato comunitario tutela, difende e propone i Valori spirituali del singolo come di tutto il popolo. Riconosce libertà di culto e anzi favorisce ogni manifestazione di “pietas” pubblica e di devozione popolare. Basandosi sulla convinzione dell’Unicità originaria della Tradizione primordiale, articolatasi nella varie forme ed espressioni “cultuali”, l’Europa Unita di domani non solo garantirà le varie religioni presenti sul suo territorio, ma si farà essa stessa portatrice di una FUNZIONE ANAGOGICA E SACRALE.
Ognuno sarà libero di adorare il Principio Superiore in cui si identifica, con il solo limite delle leggi dello Stato e dell’interesse vitale della Comunità nel suo insieme, la cui libertà non deve essere sottoposta ad attacchi, pressioni o ingerenze di sorta in tutti i campi del politico e del sociale che ad essa competono: difesa, istruzione, salute, campo sociale, cultura, ecc.
Rifiutando una visione “laica”, o peggio materialista, lo Stato Comunitario non solo si pone a difesa di tutte le fedi compatibili con i suoi Valori fondanti, ma si fa Egli stesso PORTATORE DI VALORI SPIRITUALI, “ponte” verso un superiore Piano dell’Essere, anche con cerimonie e Riti di Stato, come fu nella prisca romanità e in tutte le società Tradizionali.
Massimo valore sarà dato al Culto degli Avi, così ricollegandosi alla propria Storia, alla catena ininterrotta della stirpe della Comunità di Destino radicata nella Terra propria ai popoli europei.
La quale considerazione ci riporta circolarmente all’inizio del nostro excursus: alla LOTTA DI LIBERAZIONE DELL’EURASIA, la nostra TERRA DEGLI AVI.

Carlo Terracciano

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