lunedì 1 giugno 2020

Liberamente tratto da "Addicted to War" di J. Andreas

I leader della rivoluzione americana che si ribellarono a Re Giorgio nel 1776 si espressero chiaramente riguardo il diritto di ciascuna nazione di determinare il proprio destino. "Quando per un popolo diventa necessario sciogliere i vincoli politici che l'hanno legato a un altro popolo, e assumere lo status che le leggi di Dio e della natura gli concedono…." Thomas Jefferson (Dichiarazione d'indipendenza, 1776). Sfortunatamente, dopo aver conquistato il diritto di determinare il proprio destino, pensarono di dover determinare anche quello degli altri! I leader della colonie indipendenti credevano di essere i prescelti a governare tutto il Nord America. La cosa era considerata talmente ovvia da venir definita "manifest destiny". "Dobbiamo marciare da oceano a oceano è destino della razza bianca" Giles, rappresentante del Maryland. Questo destino manifesto condusse presto a genocidi perpetrati ai danni dei nativi americani. L'ESERCITO USA occupò spietatamente i loro territori, spingendoli verso ovest e massacrando chi provò a resistere. Durante il secolo che seguì la rivoluzione americana, i popoli nativi americani furono sconfitti uno dopo l'altro e confinati in riserve e i loro territori occupati. Il numero dei morti non è mai stato stabilito, ma la perdita non riguardò solo le vite umane: lo stile di vita dei nativi americani venne devastato! "Ho ancora davanti gli occhi i corpi delle donne e dei bambini massacrati e ammucchiati lungo la valle. Ma nel fango morì anche qualcos'altro e fu sepolto nella tormenta. Là morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno… il grido della nazione spezzato, massacrato" Alce Nero leader spirituale popolo Lakota e sopravvissuto al massacro di Wounded Knee. Nel 1848 gli Stati Uniti avevano occupato quasi la metà del Messico. Al congreso la guerra con il Messico fu giustificata con discorsi riguardanti l'espansione della "DEMOCRAZIA ANGLOSASSONE", discorsi in realtà ispirati dalla sete di terra degli schiavisti del sud e dalla brama dell'oro dell'Ovest. Con un dominio che si estendeva da costa a costa, i teorici del destino manifesto iniziarono a sognare un impero che si espandesse oltremare. Ambizioni alimentate da fattori economici: "La nostra situazione interna ci costringe all'espansione… ogni giorno che passa, la produzione supera i consumi… siamo alla ricerca di nuovi mercati, i più grandi mercati del mondo" Charles Denby magnate delle ferrovie. "Credo fermamente che quando qualsiasi territorio al di fuori degli attuali confini degli usa, divente necessario alla nostra difesa o per lo sviluppo commerciale, non dovremmo perdere tempo e cercare di farlo nostro" Orville Platt senatore del Connecticut 1894.


Per diventare una potenza mondiale, gli Usa allestirono una flotta potentissima, a capo della quale fu posto un entusiasta Theodore Roosevelt:"Ogni guerra sarà benvenuta, perchè penso che questo paese ne abbia bisogno". Non dovette aspettare molto. L'anno successivo, le mire verso le colonie spagnole come Cuba e le Filippine portarono gli Usa a dichiarare guerra alla Spagna. In entrambi i paesi gli Usa si schierarono con i ribelli e la Spagna si arrese. Ma gli Stati Uniti fecero capire che non se ne sarebbero andati:"Le Filippine sono nostre per sempre... e vicino alle Filippine ci sono gli immensi mercati della Cina... il pacifico è il nostro oceano; comandare sul Pacifico è comandare il mondo...La repubblica americana lo comanda e lo comanderà sempre" e ancora "Siamo la razza che governa il mondo...la missione della nostra razza è civilizzare il mondo..Dio ci ha indicati come il popolo da lui scelto..siamo stati scelti per governare popoli selvaggi e in decadimento.(Albert Beveridge, senatore, 1900). Ma i filippini non erano d'accordo con il senatore e i suoi amici. Combatterono i nuovi invasori come avevano fatto con gli spagnoli. Furono soggiogati con la forza bruta degli Usa: "bruciare tutto e uccidere tutti!" cosa che fecero. 600mila filippini morirono. Filippine Portorico e Guam divennero colonie Usa nel 1898. A Cuba fu concessa l'indipendenza, ma anche imposto l'emendamento Platt, che stabiliva che la marina usa avrebbe potuto per sempre usare Cuba come base operativa, che i marines sarebbero potuti intervenire a piacimento e che Washington avrebbe determinato la politica estera ed economica di Cuba.

Durante lo stesso periodo gli States rovesciarono la regina delle Hawaii e trasformarono questo paradiso in una base della loro marina, circondata da piantagioni di Del Monte e Dole. Nel 1903 , quando T. Roosevelt divenne presidente, inviò imbarcazioni da guerra per assicurare a Panama l'indipendenza della Colombia, il cui governo aveva rifiutato le condizioni poste dallo stesso Roosevelt per la costruzione di un canale.


Poi lo zio Sam iniziò a mandare i suoi marines ovunque. I marines andarono in Cina, Russia, Nord Africa, Messico, America Centrale e Caraibi. Invasero, fra il 1898 e il 1934, Cuba (4 volte), Nicaragua (5), Honduras (7), Repubblica Dominicana (4), Haiti(2), Guatemala (1), Panama (2), Messico (3), Colombia (4)!!! In molti paesi i marines furono un esercito d'occupazione, a volte per decenni. Quando tornavano a casa, solitamente lasciavano il paese nelle mani di un dittatore loro amico, armato fino ai denti per sopprimere i propri connazionali.


Dietro i marines arrivarono legioni di dirigenti di aziende statunitensi, pronti non solo a vendere i loro prodotti ma anche ad avviare piantagioni, costruire oleodotti e aprire miniere. I marines all'occorrenza potevano servire a sedare eventuali scioperi, proteste o rivolte dei lavoratori, spesso trattati come schiavi. "Interverrò attivamente per assicurare ai nostri capitalisti l'opportunità di realizzare investimenti profittevoli" Il presidente William Howard Taft, 1910. Un giornalista descrisse cosa accadde quando le truppe Usa atterrarono ad haiti per sedare una rivolta di contadini: "I marines americani hanno aperto il fuoco con i mitragliatori dei loro aeroplani su villaggi haitiani privi di difesa, uccidendo uomini, donne e bambini che non avrebbero comunque potuto far loro alcun male". (50000 haitiani furono uccisi). Il generale Smedley Butter fu uno dei più celebrati leader di queste spedizioni. Dopo aver lasciato le armi, riconsiderò il suo operato, descrivendolo come segue: "Ho passato sotto le armi 33 anni e 4 mesi... durante questo periodo ho passato la maggior parte del mio tempo a rappresentare il braccio armato del business, di Wall Street, dei banchieri. In breve, ho partecipato a un racket, facendo il gangster del capitalismo... Ho dato una mano a rendere il Messico, e in particolare Tampico, un posto sicuro per gli interessi petroliferi americani nel 1914. Ho aiutato a far si che Haiti e Cuba potessero essere paesi in cui i ragazzi della national City Bank potessero raccogliere interessi. Ho partecipato allo stupro di una mezza dozzina di repubbliche centroamericane a vantaggio di Wall Street... Ho aiutato a purificare il Nicaragua a vantaggio della banca internazionale Brown Brothers fra il 1902 e il 1912. Ho dato una mano a perseguire gli interessi dell'industria dello zucchero nella Repubblica Dominicana nel 1916, e la stessa cosa ho fatto nel 1903 in Honduras per le compagnie della frutta e nel 1927 in Cina per la Standard Oil..."


La prima guerra mondiale fu una terribile battaglia fra le potenze coloniali europee per decidere come dividersi il mondo. Quando il presidente Voodrow Wilson decise di partecipare al conflitto, disse agli americani che avrebbe mandato truppe in Europa per far si che "il mondo fosse un posto sicuro per la democrazia". In realtà voleva che gli Stati Uniti potessero partecipare alla spartizione del bottino. Quello era "l'unico modo per mantenere la nostra attuale supremazia commerciale" ambasciatore Page, 1917. Per questo 130274 soldati americani furono mandati a morte. "I nostri ragazzi furono mandati a morire dopo essere stati convinti con falsi ideali. Nessuno gli aveva detto che i dollari erano la vera ragione per cui avrebbero marciato per uccidere e morire" Generale Smedley Butler, 1934.


La prima guerra mondiale doveva essere "la guerra per mettere fine a tutte le guerre"...non lo fu! Durante la seconda guerra mondiale, milioni di giovani americani si arruolarono per combattere nazismo e imperialismo giapponese, ma gli obiettivi di chi sedeva a Washington erano molto diversi...anche loro avevano ambizioni imperialiste! Nell'ottobre del 1940, mentre le truppe tedesche e giapponesi marciavano sull'Europa e sull'Asia, un gruppo di politici di primo piano, businessmen e banchieri fu convocato dal Dipartimento per le Relazioni Estere per discutere le strategie degli Usa. Il loro obiettivo era quello di mantenere una "sfera angloamericana di influenza" che comprendeva l'impero britannico, l'estremo Oriente e l'emisfero occidentale. Secondo loro il paese doveva prepararsi alla guerra e mettere in atto "...una politica integrata per far ottenere agli Stati Uniti la supremazia economica e militare" "Se gli obiettivi della guerra riguardano solo l'imperialismo angloamericano, i popoli degli altri paesi del mondo non ci appoggeranno... sarà necessario sottolineare gli interessi degli altri paesi...In questo modo la propaganda sarà più efficace" da un documento privato dal Dipartimento per le relazioni internazionali al Dipartimento di Stato, 1941. Una grra orrenda che si concluse in maniera orrenda: 200000 persone furono uccise nello stesso istante allorchè gli USA sganciarono due bombe atomiche dapprima su Hiroshima e poi su Nagasaki. Decine di migliaia di persone morirono in seguito a causa delle radiazioni. "Preghiamo il signore perchè ci guidi a usare la bomba atomica secondo la sua volontà e i suoi scopi" Presidente Harry Truman, 1945. La sconfitta del Giappone era già sicura prima che le bombe furono sganciate. Il loro principale obiettivo era quello di dimostrare al mondo il potere devastante della nuova arma americana di distruzione di massa. Dopo la seconda guerra mondiale gli Usa si trovarono in una posizione di superiorità politica, economica e militare. "Dobbiamo assumerci la responsabilità derivante dal nostro ruolo di azionista di maggioranza dell'azienda chiamata Mondo" Leo Welch, già presidente del consiglio d'amministrazione della Standard Oil of New Jersey (oggi Exxon), 1946.


Gli Usa si assunsero diligentemente la responsabilità di determinare le politiche economiche e di scegliere i manager di quelle che consideravano le parti costituenti dell'"azienda chiamata mondo". Questo comportamento suscitò proteste nelle nazioni che si consideravano stati sovrani.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta cameragno!