domenica 28 giugno 2020

Razzismo e occidentalismo (Alexander Dugin)

Uno stralcio di un articolo di Dugin, in cui spiegando il suo approcci oalla conoscenza evidenzia come il razzismo sia connaturato al sistema liberale e non come vogliono farci credere in tempi di Black Lives Matter una sua deviazione.

Un altro punto fondamentale è che non esiste, né può esistere, una gerarchia tra culture o popoli poiché i tre Logos si combinano tra loro in modi del tutto specifici e peculiari e il modo in cui lo fanno è proprio a ciascuna cultura. La nostra storia, la nostra identità, l’identità profonda di un popolo appartenente ad una cultura o religione corrisponde precisamente a questa combinazione, ad un particolare equilibrio di questi tre Logos. E poiché esiste un numero praticamente infinito di combinazioni, di mutamenti nelle proporzioni tra le forme dei tre Logos, il numero di società umane possibili è virtualmente illimitato. Ne consegue l’impossibilità di creare qualsivoglia tipo di gerarchia. Le società arcaiche vedranno la dominazione di uno dei tre Logos, le moderne di un altro, e viceversa, ma in ogni caso non vi è alcuna norma generale o universale.

Questo è un punto di notevole importanza perché ci mostra che nella nostra scienza, nella nostra politica, nella nostra cultura, abbiamo a che fare con un tipo di approccio razzista e colonialista. Noi tendiamo a proiettare il nostro Logos, a considerarlo come qualcosa di universale. Ma lo studio approfondito delle culture ci mostra l’illegittimità di questo modo di procedere. Il razzismo non è altro che l’idea di fondo per cui il proprio Logos, la propria specifica cultura, sia universale e vada posta a modello per tutti gli altri. I quali, se non sono simili a noi, vengono considerati meno sviluppati. Questo è precisamente il caso della civiltà europea moderna. Ed è il anche nostro caso, nella misura in cui accettiamo questo approccio razzista verso la storia, il passato, anche verso noi stessi, dichiarando che un caso specifico dovrebbe costituire la norma universale, l’unica modalità di sviluppo, e che tutti dovrebbero conformarsi ad esso e seguirne il percorso di sviluppo.

“C’è solo una cultura, solo un Logos, il nostro”. Questa sorta di ipertrofia di noi stessi costituisce un approccio completamente sbagliato e illegittimo. Sbaglieremmo pensando che riguarda solo il razzismo biologico esplicito; anche il moderno liberalismo, il comunismo e il globalismo sono assolutamente razzisti poiché si fondano sull’universalismo di esperienze storiche che riguardano solo una parte dell’umanità. Agli occhi dei globalisti, ad esempio, l’uomo africano è solo un uomo in procinto di diventare “bianco”, cioè moderno, capitalista, liberale, europeo, eurocentrico. Non è un rappresentante della propria cultura africana incamminato in uno specifico percorso di sviluppo civilizzazionale, ma un europeo non ancora del tutto sviluppato, che dunque va “tollerato”: l’idea moderna della “tolleranza” deriva proprio dalla considerazione che abbiamo di lui, dal ritenerlo imperfetto, cioè qualcuno sulla strada per essere come noi ma che non lo è ancora, in definitiva un “handicappato”. Nel far ciò, noi non riconosciamo gli altri come esseri umani come completi e perfetti, benché diversi da noi, ma come esseri inferiori che devono seguire il nostro percorso di sviluppo, che sono costretti a farlo perché non vi è altro percorso possibile, e ciò ci induce ad avere pietà di loro. Tutto ciò è profondamente razzista. C’è un film molto bello di Werner Herzog, “Dove sognano le formiche verdi”, in cui si mostra non solo come i popoli nativi dell’Australia non possano seguire il modello occidentale, ma che costoro non lo desiderino affatto. Essi seguono il proprio percorso, differente certamente da quello occidentale, e questa è una loro decisione, dettata dalla propria cultura. In questo specifico caso abbiamo a che fare con uno scontro tra la visione razzista anglosassone della storia e la visione aborigena australiana della propria identità.

Oserei dire che questo costituisce l’aspetto etico della Noologia. La Noologia rappresenta una lotta per la dignità umana in ogni società, senza gerarchie o proiezioni universalistiche. Da questo punto di vista, la Noologia costituisce la base di una metafisica anticoloniale.

Molte dottrine che storicamente hanno preteso di essere anticolonialiste, compresi il marxismo e il liberalismo, si sono in realtà basate sulla visione universalistica della storia. Ad esempio, per il marxismo la società africana deve svilupparsi al fine di diventare socialista, ma ciò implica la distruzione del suo modo di essere. Lo stesso vale per il liberalismo. Liberalismo e comunismo sono razzisti tanto quanto lo è stato l’hitlerismo. Questo è un punto fondamentale della Quarta teoria politica, che indica la necessità di seguire una quarta via superando le tre principali ideologie politiche della modernità. La Noologia costituisce la base metafisica di tutto questo. Nel trattare gli altri popoli in modo differente da noi, come se fossero “inferiori”, non facciamo altro che proiettare il nostro approccio razzista ponendo in essere un’uguaglianza tra noi e la norma universale, uguaglianza che è illegittima e soprattutto falsa, dietro la quale si cela una pura lotta colonialista per il potere.

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