Sol Invictus
E queste Rocce, lo sapevo, erano state il centro dei riti solari germanici in un tempo immemorabile. (…) Qui, più di quattromila anni fa, i saggi e le guide spirituali delle tribù germaniche (…) si riunivano per salutare il primo levarsi del Sole nel giorno sacro di giugno.
Savitri Devi, Pilgrimage, Calcutta 1958.
Se dovessimo credere a certi cacciatori di nazisti alla disperata ricerca di “criminali di guerra”, il prof. dr. Johann von Leers sarebbe oggi, nell’anno 2004 dell’era volgare, ancor vivo e vegeto (1). E avrebbe la veneranda età di centodue anni. In realtà, il professor von Leers morì nel 1965, a sessantatré anni.
Nato il 25 gennaio 1902 a Vietlübbe nel Mecklenburg, Johann (Johannes) von Leers studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock. Conseguì il dottorato in giurisprudenza, ma coltivò anche studi linguistici, occupandosi di slavistica; studiò il russo e il polacco, ma anche lo yiddish e perfino l’ungherese e il giapponese; come tanti altri intellettuali tedeschi della sua generazione, scriveva correntemente in latino. Non ebbe dunque torto Ernst Jünger (1895-1998) a definirlo “un genio linguistico” (2).
Sua moglie Gesine Schmaltz (1891-1974), da lui sposata nel 1932, era stata segretaria di Herman Wirth (1885-1981), l’erudito d’origine olandese che, “attraverso un laboriosissimo armamentario filologico, antropo-geologico, mitologico e simbologico” (3), con la monumentale opera Der Aufgang der Menschheit (4) si era fatto sostenitore della teoria “polare”, situando la patria originaria della pura razza ‘nordico-atlantica’ nell’Artide e nella mitica Atlantide di Platone, ed aveva sostenuto la tesi dell’esistenza di un purissimo monoteismo solare risalente circa al 15.000 a.C.; una tesi, quella dell’Urmonotheismus, che coincideva sostanzialmente con quanto affermato dal Padre Schmidt (1868-1954) (5) e soprattutto da René Guénon (1886-1951) (6). Secondo Wirth, da questo originario monoteismo nordico sarebbe derivato lo stesso Cristianesimo, il quale si sarebbe formato dalla tradizione conservatasi fra un gruppo ‘atlantico’ della Galilea, paese ricco di tracce della civiltà megalitica solare.
George L. Mosse, che ritenne di poter liquidare von Leers definendolo con una battuta da cabaret yiddish “un uomo che nulla ha appreso e nulla dimenticato” (7), pretese di ridurre il “monoteismo solare” nei termini caricaturali di un “occultismo solare” (8). Ciò suscitò la risentita reazione di Anna Bramwell, la quale rimproverò a Mosse di aver “criticato piuttosto stizzosamente von Leers perché negli anni Cinquanta era ancora un adoratore del sole, come se l’esperienza del nazismo avesse dovuto segnare la fine del culto del sole per chiunque vi si riconoscesse” (9); una replica, questa, dalla quale risulta evidente la convinzione della ricercatrice londinese circa l’esistenza di un “culto del sole” praticato nella Monaco degli anni Venti. Sulle tracce di Mosse e della Bramwell, Andrea D’Onofrio ha presentato la cerchia di studiosi che si riuniva intorno a Wirth e ai coniugi von Leers come “un circolo teosofico-nordicista, che si era proposto, tra l’altro, di far rivivere la presunta antica religione germanica, in particolare il culto del sole” (10).
Di tale immagine alquanto approssimativa fece giustizia in anticipo Julius Evola, il quale, riferendosi direttamente al libro di von Leers Geschichte auf rassischer Grundlage (11), riassunse le vedute di von Leers e di Wirth nei termini seguenti: “Il von Leers scrive che l’epoca precedente del liberalismo e dello scientismo era caratterizzata da tre idee fondamentali: 1°) l’eguaglianza del genere umano; 2°) la barbarie nordica e l’origine dall’Oriente di ogni civiltà; 3°) infine l’origine ebraica del monoteismo. Queste tre idee nel ciclo razzista che conduce fino al Wirth sono abbattute o capovolte: 1°) l’umanità è differenziata in razze ben distinte; 2°) la civiltà non è venuta dall’Oriente, ma dal Nord; 3°) non gli Ebrei, ma i Nordici avrebbero conosciuto, infinitamente prima, una religione superiore di tipo monoteistico” (12).
Una visione molto simile a questo Urmonotheismus solare verrà fatta propria da una donna di cui dovremo parlare più avanti, perché sarà ospite di von Leers in Egitto: la scrittrice Maximiani Portas, alias Savitri Devi Mukherjee (1905-1982). Uno dei modelli religiosi della “sacerdotessa di Hitler” (13), infatti, sarà sempre Amenophis IV (circa 1395-1366 a.C.), il decimo faraone della XVIII dinastia che assunse il nome Akhnaton (“Gioia del Sole”) e cercò di imporre il culto dell’unico dio Aton, proscrivendo il politeismo. Dichiarandosi discepola di questo antico Profeta del Sole, Savitri Devi concluderà il suo pellegrinaggio alle Externsteine sciogliendo un inno a “Lui-Lei-Esso, Che non ha nome; Colui che è e permane, al di là delle forme, dei colori e dei suoni” (14).
Il presunto “occultismo pagano” del circolo di Wirth è stato richiamato da qualcuno per fornire una spiegazione degli orientamenti eurasiatisti di von Leers, orientamenti che si manifesteranno in particolare allorché quest’ultimo, attirando su di sé pesanti provvedimenti disciplinari, condannerà davanti agli studenti dell’Università di Berlino l’iniziativa dell’Operazione Barbarossa, prevedendone l’insuccesso. “Il suo rivolgersi verso la Russia – scrive l’anonimo estensore di una scheda messa in rete da ambienti ebraici – non si basava tanto su considerazioni razionali e strategiche, quanto invece sull’occultismo pagano e sulla fede nella superiorità di una ‘razza nordica’. Le sue radici ideologiche affondano nel terreno del Völkischen Bewegung” (15). In realtà, le posizioni di von Leers concernenti il rapporto della Germania con la Russia coincidevano perfettamente con la dottrina geopolitica esposta da uno scienziato col quale egli era in relazione e che, come lui, era un esperto di storia e cultura giapponese, cioè Karl Haushofer (1869-1946). Come è noto, quest’ultimo era fautore dell’alleanza delle potenze continentali eurasiatiche (Germania e Russia) con l’Impero nipponico, contro le talassocrazie britannica e statunitense (16).
Judenfrage
Noi non possiamo più differire una meditazione sul fatto che ci troviamo dinanzi ad una scelta che concerne la vita spirituale della Germania: o ricominciare a far affluire verso di essa forze radicate ed educatori autentici, oppure abbandonarla definitivamente alla giudaizzazione crescente.
Martin Heidegger, Lettera a Victor Schwoerer, 2 ottobre 1929
Fino al 1928, Johann von Leers fu attaché del Ministero degli Esteri del Reich; abbandonò il servizio nel 1929, per iscriversi alla NSDAP. Cominciò allora a collaborare con “Der Angriff”; poi, entrato in contatto con Goebbels, diventò caporedattore della rivista „Unser Wille und Weg. Monatsblatt der Reichspropagandaleitung der NSDAP“, che uscì a Monaco dal gennaio 1931 al novembre 1941. Trasferitisi da Monaco a Berlino, nel 1933 i coniugi von Leers diventarono editori della rivista “Nordische Welt”, organo mensile della Società per la Protostoria e Preistoria germanica (Gesellschaft für germaniche Ur- und Vorgeschichte) presieduta da Herman Wirth. E fu von Leers a presentare a Heinrich Himmler l’autore di Der Aufgang (17), il quale nel 1935 sarebbe stato tra i fondatori della Ahnenerbe e avrebbe diretto fino al 1938 la sezione di studi sulla scrittura e sui simboli preistorici.
Che von Leers fosse in contatto con l’SS Reichsführer, sembra possibile dedurlo anche da un noto studio di Goodrick-Clarke, dove, assieme a Heinrich Himmler, a Otto Rahn (1904-1939) e ad altri visitatori che a Berlino frequentavano la villa del “Rasputin di Himmler” Karl Maria Wiligut alias Weisthor (1866-1946) (18), viene citato anche “Joachim [sic] von Leers” (19). D’altronde Johann von Leers intrattenne frequenti rapporti con importanti personalità del mondo culturale e politico, tra le quali ci limitiamo a citare, a titolo di esempio, l’antropologo Hans F. K. Günther (1891-1968) (20) e il conte Ernst zu Reventlow (1869-1943) (21), vicepresidente del Movimento per la Fede Tedesca (Deutsche Glaubensbewegung) fondato nel luglio 1933 dall’indianista e storico delle religioni Jakob Wilhelm Hauer (1881-1962).
Nel luglio 1932, esce il primo numero di un periodico di politica agraria che originariamente si intitola “Deutsche Agrarpolitik. Monatsschrift für Deutsches Bauerntum”, ma ben presto cambierà il suo nome in “Odal. Monatsschrift für Blut und Boden”. La rivista è pubblicata da Richard Walther Darré (1895-1953), il futuro ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, che all’epoca è il capo dell’Agrarpolitisches Apparat (Apparato di politica agraria), l’organismo contadino della NSDAP. Von Leers, che cinque anni prima ha conosciuto Darré e ne è diventato amico, diventa un attivo collaboratore di “Odal” (22).
Contemporaneamente collabora ai “Nationalsozialistische Monatshefte”, il più importante mensile della NSDAP. Qui pubblica, nel 1933, un articolo sulla questione ebraica, in cui sostiene il progetto di un trasferimento degli ebrei in un territorio lontano dall’Europa. Ne riportiamo un brano significativo, che dimostra fra l’altro quale sia il grado di attendibilità di quanti hanno attribuito a von Leers la proposta di… “sopprimere gli ebrei” (23). Scriveva dunque von Leers: “Per quanto cattive siano le esperienze che un movimento politico ed un popolo hanno fatte con gli ebrei, nondimeno sarebbe contrario alla coscienza storica nordico-germanica limitarsi semplicemente alla soluzione negativa di un’ulteriore difesa nei confronti delle masse giudaiche; la totalità del nostro volere storico, invece, richiede imperiosamente una soluzione grande, che con la grandiosità della sua concezione possa anche disarmare il nemico. (…) Solo un barbaro, solo una persona estranea all’ultimo grande ordinamento divino della storia universale potrebbe suggerire una lotta generale di annientamento contro gli ebrei, per lo sterminio di questo popolo. (…) È tipico delle razze grandi non optare per soluzioni dettate dall’odio, quando è ancora pensabile una soluzione del problema in forma ragionevole. L’unica soluzione positiva possibile, che porrebbe davvero un termine al problema ebraico in Europa (…) consiste nel mettere a disposizione un territorio extraeuropeo abbastanza esteso per essere colonizzato” (24). Certo, ammette von Leers, trasferendo gli ebrei nel Madagascar o in altre regioni dell’Africa o del Sudamerica, si correrebbe il rischio che tali territori si trasformassero in vere e proprie centrali di corruzione, sicché diventerebbe necessario vigilare per impedire un risultato di tal genere. In ogni caso bisognava proporre al mondo di dare una sede stabile alle masse ebraiche, ma lontano dallo spazio europeo.
In 14 Jahre Judenrepublik vengono ribaditi concetti analoghi. “L’opposizione contro l’ebraismo – scrive von Leers – non ha mai avuto lo scopo di distruggere il popolo ebraico; ma proteggere il popolo germanico è meglio. Noi abbiamo tutti motivi per augurarci che il popolo ebraico abbia successo in un onorevole sviluppo nazionale in una sua patria, di modo che esso non abbia più la volontà e l’opportunità di interferire ulteriormente con lo sviluppo nazionale della Germania. L’ostilità nei confronti degli ebrei si fonda sul desiderio di liberare il nostro popolo dall’asservimento spirituale, economico e politico”. Von Leers concludeva indicando la soluzione del problema ebraico nell’emigrazione degli ebrei in un territorio extraeuropeo. Pensava, ovviamente, al Madagascar.
Oltre che sui “Nationalsozialistische Monatshefte”, gli scritti di von Leers sulla questione ebraica appaiono su numerose riviste: “Die Wehrmacht-Fachschule”, “Der Weltkampf”, “Die Westmark”, “Deutsche Post aus dem Osten”, “Deutscher Wissenschaftlicher Dienst”, “Judenfrage” ecc.
In quanto dirigente responsabile dell’istruzione (Reichsschulungsleiter) nell’ambito della Lega degli Studenti Nazionalsocialisti (Nationalsozialistisches Deutsches Studentenbund) di Berlino, von Leers fu uno stretto collaboratore di Fritz Hippler, il capo della Lega stessa, futuro regista del celebre documentario Der ewige Jude. Nella prima metà del 1933, “per quanto fossero personalmente estranei alle tendenze che si agitavano nel campo della politica artistica, tuttavia Hippler e von Leers fornivano la loro copertura allo sviluppo del dibattito” (25) che vedeva gran parte dell’ambiente studentesco schierarsi su posizioni di “lotta contro la reazione nell’arte”, per la “completa rivoluzione nazionalsocialista”, al punto che i due dirigenti della Lega apparvero come i portavoce di una sorta di “opposizione berlinese”. Il 29 giugno ebbe luogo nell’auditorium maximum della Friedrich-Wilhelm-Universität di Berlino una “manifestazione pubblica decisiva, che doveva attribuire ai suoi promotori la pericolosa fama di aver creato un ‘movimento Otto Strasser’ nel campo artistico” (26); e i promotori ufficiali della manifestazione, che si concluse con una dichiarazione di guerra contro la rosenberghiana Lega per la Cultura Tedesca, erano appunto Hippler e von Leers, i quali “attaccarono in generale la restaurazione dell’accademismo guglielmino” (27). Ma a porre fine alla fronda e alla controversia intervenne lo stesso Hitler, che nei discorsi del 1 e del 6 luglio dichiarò conclusa la rivoluzione nazionalsocialista.
Tuttavia per von Leers la stagione delle polemiche non era terminata. In una serie di prediche tenute nel periodo liturgico dell’Avvento del 1933, il cardinale Michael von Faulhaber (1869-1952), arcivescovo di Monaco, “ricordò ai cattolici tedeschi (…) tutto ciò che il cristianesimo doveva al giudaismo e (…) difese le fonti giudaiche del cristianesimo” (28). Il prelato esaltò “i valori morali dell’Antico Testamento preso autonomamente e per le sue connessioni con il cristianesimo; egli istituiva un raffronto tra le consuetudini germaniche primitive, tanto esaltate dai razzisti, e la morale mosaico-cristiana, evidenziando la superiorità di quest’ultima sulle prime” (29). Von Leers rispose a Faulhaber, che alcuni chiamavano Judenkardinal, con un libro intitolato Der Kardinal und die Germanen (30).
Allo stesso periodo risale la polemica con Oswald Spengler (1880-1936). Verso la fine del 1933 Spengler pubblicava il suo ultimo libro, Jahre der Entscheidung (31), che i nazionalsocialisti accolsero con una certa freddezza. “Nel clima di esaltazione susseguente alla Machtergreifung, egli pretendeva di parlare della Germania trattando i Nazisti quasi come non esistenti. Alfred Baeumler lo attaccava sul ‘Völkischer Beobachter’ con un articolo sulla ‘rivoluzione vista da lontano’. Altri gli davano dell’attendista, del reazionario e peggio” (32). A Spengler, che indicava nella “rivoluzione mondiale di colore” il nemico comune dell’”umanità bianca”, von Leers replicò con una cinquantina di pagine intitolate Spenglers weltpolitisches System und der Nationalsozialismus (33). Al grido d’allarme lanciato da Spengler contro il “pericolo giallo”, von Leers opponeva queste argomentazioni: “Ogni rafforzamento del Giappone, ogni rafforzamento della Cina, in genere ogni formarsi di una nuova potenza nel mondo extraeuropeo equivale all’indebolirsi delle grandi potenze dell’Europa occidentale, che hanno combattuto la Germania nella guerra mondiale (…) Per il fantasma degli ‘interessi comuni della razza bianca’ dobbiamo conservare e appoggiare ancora queste potenze nella loro egemonia mondiale? Dobbiamo noi, ‘in nome della razza bianca’, salvaguardare il dominio coloniale francese, grazie al quale la Francia trascina le sue truppe negre per il mantenimento di un predominio contro la Germania? (…) La ‘comunità della razza bianca’, l’’impero dei popoli bianchi’ preconizzato da Spengler non è niente altro che una reviviscenza del vecchio cosmopolitismo liberale, della borghesia mondiale dell’epoca liberale sotto le insegne della razza. Ciò non ha proprio nulla a che fare coi veri interessi del popolo tedesco” (p. 35).
Nel biennio 1933-1934 vedono la luce altri libri di von Leers, come Reichskanzler Adolf Hitler (Leipzig 1933), Juden sehen dich an (Berlin 1933), Das erste Jahr im Dritten Reich (Berlin 1934). Nel 1934, con un saggio sulla “marcia ed ascesa del nazionalsocialismo”, von Leers partecipa ad un’opera collettiva curata da Curt Hotel, Deutscher Aufstand (34), un libro che „si situa, per la sua tematica e per la cerchia dei suoi collaboratori, sulla scia dei lavori [analoghi] di E. Jünger, Roegels e Heinz” (35). Sempre in questi anni von Leers cura un’edizione di Auf dem Judenfriedhof in Prag; si tratta di un capitolo del romanzo Biarritz, che Hermann Goedsche (1815-1878) aveva pubblicato a Berlino nel 1868 con lo pseudonimo di Sir John Retcliffe (36).
Gotteskampf
È necessario che tutti gli accademici di un popolo coinvolto in un così profondo movimento si pongano al servizio dei capi di tale movimento per rendere comprensibili i loro obiettivi nazionali, politici e sopranazionali (…) con tutte le loro conoscenze politiche e intellettuali, con tutte le informazioni che possiedono sui paesi stranieri e sul mondo.
Karl Haushofer, Der nationalsozialistiche Gedanke in der Welt, München 1933
Il 9 agosto 1934 la “Deutsche Allgemeine Zeitung” pubblicò l’intervento di un professore emerito di germanistica dell’Università di Giessen, Otto Behagel, che con accademico sussiego accusava i non addetti ai lavori (gli Aussenseiter) di intraprendere ricerche sulla preistoria senza possedere le necessarie qualificazioni. Alla filippica del vecchio accademico non replicò soltanto il quotidiano della NSDAP, il “Völkischer Beobachter”; il contrattacco più deciso fu sferrato dai giornali controllati da Darré, sui quali intervennero il ministro in persona e alcuni suoi collaboratori, tra i quali appunto von Leers. Il termine Aussenseiter venne rivolto contro chi lo aveva usato: “proponendosi come unici ed esclusivi garanti di una ‘vera’ ricerca storico-scientifica, i professori come Behagel si mostravano del tutto insensibili alle proposte innovative che avrebbero caratterizzato la Germania nazista e apparivano dunque essi stessi come i veri outsider rispetto alla nuova realtà del Terzo Reich” (37).
Nel 1935 von Leers pubblicò Das alte Wissen und der neue Glaube e contribuì con una Storia dell’antisemitismo tedesco a un’ennesima edizione del Manuale della questione ebraica (38), curato da colui che “fu senza dubbio il più influente di tutti i Völkischen” (39), Theodor Fritsch (1852-1933).
In seguito von Leers collaborò regolarmente agli “SS-Leithefte”, pubblicati dall’Ufficio per la Razza e l’Insediamento sotto il patronato di Richard Walther Darré, Reichsbauernführer e ministro dell’alimentazione e dell’agricoltura.
Nel 1936, oltre a trattare argomenti giapponesi sulla rivista “Volk und Reich”, pubblicò Blut und Rasse in der Gesetzgebung (40), una panoramica storica delle legislazioni razziali, dalle civiltà antiche (India, Iran, Grecia, Roma) fino all’Estremo Oriente (Cina, Giappone) e all’Occidente moderno (Americhe, Sudafrica, colonie inglesi e francesi). All’interesse di von Leers per gli studi giuridici si riferisce anche una sua relazione sull’argomento “Criminalità ebraica”, che venne presentata a una conferenza presieduta da Carl Schmitt (1888-1985) e svoltasi il 3-4 ottobre 1936 intorno al tema “L’ebraismo nella giurisprudenza”. Gli atti della conferenza furono poi pubblicati in una serie di opuscoli sotto il titolo generale Das Judentum in der Rechtswissenschaft.
Nel semestre invernale 1936-’37 ricevette dall’Università di Jena un incarico per l’insegnamento di Storia giuridica, economica e politica su basi razziali. Nel marzo 1938 diventerà, sempre a Jena, professore straordinario. Dal 1 gennaio 1940 sarà ordinario di Storia tedesca con particolare riguardo alla storia contadina. Contemporaneamente dirigerà il dipartimento di storia e sarà membro del Senato accademico dell’Università di Jena (41).
Il 30 gennaio 1938 ottenne, assieme a Wolfram Sievers (1905-1948) (il segretario generale della Ahnenerbe che sarà impiccato a Norimberga), il grado di Sturmbannführer (maggiore) delle SS. Nello stesso anno pubblicò Rassengeschichte des deutschen Volkes (Berlin 1938).
Nel frattempo la produzione libraria di von Leers non conosce sosta: escono Arteigenes Recht und Unterricht (1937), Rassen, Völker und Volkstümer (1939), Der deutsche Lehrer als Kulturschöpfer (1939).
Nel 1938, von Leers fu nominato professore di scambio all’Università di Roma. Qui egli prese contatto con le redazioni delle riviste “La Difesa della Razza” e “La Vita Italiana”. In particolare, collaborò con Giovanni Preziosi (1881-1945) e ne divenne amico, apprezzandone le qualità del carattere; a diciotto anni dalla morte, lo ricorderà come “un Romano antico, un uomo catonico, una persona di grande onestà e rettitudine sia nella vita privata che nella pubblica” (42).
A Roma, von Leers tenne alcune conferenze pubbliche. Il 15 giugno 1940 parlò a Palazzo Zuccari, alla Sezione di Storia della Cultura dell’Istituto della Kaiser Wilhelm-Gesellschaft, su un argomento storico diventato di quotidiana attualità: L’Inghilterra. L’avversario del continente europeo. Sempre a Palazzo Zuccari, il 19 giugno venne invitato dal Circolo di Studi italo-tedesco a parlare sugli Elementi comuni nella storia italiana e germanica; otto giorni dopo, la conferenza fu ripetuta al Teatro delle Arti, per invito dell’Istituto Fascista per le Relazioni Culturali con l’Estero (43).
Nel 1940, recensendo per “Odal” il secondo volume di Herd und Altar di Bernhard Kummel (1897-1962) (44), von Leers si schierò a favore di quest’ultimo nella polemica che lo vedeva contrapposto a Otto Höfler. Il germanista e traduttore dell’Edda Bernhard Kummer, che come von Leers insegnava all’Università di Jena, aveva desunto dalle antiche saghe islandesi l’immagine di un “mondo eroico di Germani, che vivevano tra focolare e altare una vita felice e moralmente pura (…) Ma questo mondo tranquillo (Midgard), nel quale domina la figura di Thor, viene infranto e sconvolto dalla religione di Odino e del Walhalla dell’età dei Vichinghi (…) La religione di Odino s’impone dunque col suo spirito demonico-distruttivo e individualistico-aristocratico (Utgard). La lotta tra queste due opposte forze spirituali, in cui la dinamica distruttiva di Utgard s’impone sul sereno Mitgard, avrebbe dato inizio alla progressiva decadenza del mondo germanico, cui l’estraneo Cristianesimo avrebbe inflitto un ultimo colpo rovinoso” (45). Contro questa visione “antidemonica” dell’antichità germanica scese in campo uno studioso della scuola viennese di Rudolf Much, Otto Höfler, che col suo Kultische Geheimbünde der Germanen (46) aveva già sostenuto “l’importanza nel mondo dei Germani di culti e riti demonico-estatici coltivati da associazioni maschili segrete di guerrieri” (47). Non nella natura contadina, che comunque non veniva negata, andava ricercato secondo Höfler l’originario carattere del mondo germanico, bensì in uno spirito guerriero di tipo estatico-rituale. Mentre a favore della tesi di Höfler si schierò il mensile ufficiale dell’Ahnenerbe, “Germanien”, che nel 1937 aveva pubblicato diversi articoli del caporedattore J.O. Plassmann e dello stesso Höfler, von Leers, come abbiamo anticipato, intervenne nel 1940 a fianco di Bernhard Kummer, attaccando la teoria della componente demonico-estatica delle associazioni maschili guerriere e riconoscendo a Kummer il merito di aver fatto notare che il mondo contadino dei Germani, custode dei valori tradizionali, si era dovuto scontrare con il concetto di una “autorità” derivante dalla Chiesa.
Negli anni della guerra, von Leers svolse un’intensa attività sul fronte interno. Nel 1940 uscirono due libri sulla questione ebraica: Wie kam der Jude zum Geld? (48) e Judentum und Gaunertum (49). Con Die berufstätige Frau diede invece un contributo a un volume collettivo sulla politica femminile del nazionalsocialismo (50). Nel 1941, oltre a Für das Reich e ad un libro sulla “rinascita spirituale” della Germania (51), pubblicò due studi ampiamente documentati circa i retroscena della politica statunitense e di quella sovietica (52). Nel 1942 videro la luce due nuovi libri sul contadinato tedesco (53), che andarono ad aggiungersi a Der Weg des deutschen Bauern von der Frühzeit bis zur Gegenwart, uscito qualche anno prima (54). Nel 1944, oltre a pubblicare Die Verbrechernatur der Juden, scrisse l’introduzione ad uno studio di Schramm sull’omicidio rituale, nella quale si legge: “Il giudaismo è criminalità ereditaria, sincretismo religioso in cui ha un ruolo considerevole la fede nei demoni. Chi lotta contro l’ebraismo, ‘compie l’opera del Signore’ e combatte una guerra santa (Gotteskampf)” (55).
Dalle Ande alle Piramidi
Quanto a coloro che sono emigrati per la causa d’Iddio dopo essere stati perseguitati, daremo loro una bella dimora in questa vita; ma il premio nell’altra vita è più grande.
Corano, XVI, 41
In seguito all’occupazione militare della Germania, von Leers venne internato in un campo di concentramento statunitense, dal quale riuscì ad evadere dopo diciotto mesi.
Il 25 agosto 1947 si presenta a casa di Ernst Jünger, che annota nel suo Diario:
“In mattinata si è fatto annunciare un visitatore che non ha voluto dire il suo nome; era il dr. Von Leers. Adesso, con documenti falsi, lavora come interprete presso gl’inglesi; ha raccontato di aver messo al sicuro dalla ‘bestia rossa’, in Spagna, sua moglie e sua figlia. Poi le raggiungerà laggiù. Mi sono ricordato che già nel 1933, a Steglitz, mi aveva descritto questa situazione: come una possibilità inverosimile, si capisce. Adesso c’è una specifica corrente dell’emigrazione che cambia di continuo il suo personale, ma rimane costante come un fenomeno del nostro tempo: verso la Spagna e l’Argentina. Lo ho trovato irremovibile nelle sue vedute, perciò ho deviato dall’argomento. Ci siamo intrattenuti sul rapporto tra lingua e logica: egli ha indicato in particolare il turco come strumento di altissima precisione. Lì c’è tutto un ventaglio di forme verbali per distinguere la notizia attendibile da quella inattendibile. Leers è un genio linguistico. Spiriti siffatti, come i cantanti e i pianisti, hanno un vasto campo. La sua particolare predilezione va ai Giapponesi, della cui storia e lingua si è occupato intensamente. Tra l’altro ha raccontato che, il giorno in cui fu distrutta a Pearl Harbour la flotta americana, l’ambasciatore giapponese a Roma lo aveva cercato per comunicare subito a lui, in quanto prussiano, la lieta novella; e fu con queste parole: ‘C’est la vengeance pour 1789’“ (56).
Nel 1950 von Leers attraversò l’Austria e giunse in Italia, dove si imbarcò, nel porto di Genova, su una nave diretta in Argentina. In questo paese del Sudamerica, che sotto la guida del generale Juan Domingo Peròn (1895-1974) aveva adottato una “terza via” giustizialista, alternativa al capitalismo e al marxismo (57), von Leers poté trovare le condizioni più favorevoli per riprendere la lotta. A Buenos Aires “partecipò attivamente alla vita sociale della comunità” (58) tedesca, lavorando come giornalista e assumendo la direzione di un mensile fondato da Eberhard Fritsch, “Der Weg – El Sendero”. Firmando col proprio nome, scrisse diversi articoli, tra i quali ricordiamo: Reich und Sonnenordnung (9, 1955), Die grünen Banner der Freiheit (10, 1955), Volk und Staat (11, 1955), Gott geb dem Heil, der bei mir kämpft! Ulrich von Huttens Kampf und unsere Zeit (12, 1955), Ein neues Weltzeitalter? (7-8, 1956), Einer wird es sein… (11-12, 1956). Usando lo pseudonimo di Johannes Uhlen, pubblicò Die letzten Goten (12, 1954), Die Wurzeln der jüdisch-deutschen Gegensätzlichkeit (5, 1956 e 9, 1956), Das orientalische Judentum (11-12 1956); firmandosi come “Hans Euler” pubblicò Deutsch-ungarische Schicksalsgemeinschaft (4, 1955) e Über das Vaterland (10, 1957). Secondo due cacciatori di nazisti di Amsterdam, von Leers avrebbe usato anche lo pseudonimo di W. von Asenbach, in particolare nel 1955, quando pubblicò presso un editore tedesco di Buenos Aires, Prometheus Verlag, Adolf Hitler. Sein Kampf gegen die Minusseele. Eine politisch-philosophische Studie aus der Alltagsperspektive, celebre opera antisemita” (notoir antisemitische werk) (59). Col proprio nome collaborò invece a "Dinàmica social", un periodico diretto dall’ex segretario del PNF Carlo Scorza (1897-1988), che si era rifugiato anche lui in Argentina.
Un altro cacciatore di nazisti, collaboratore negli anni Sessanta del “Daily Herald”, scrive che von Leers “riprese contatti in Argentina coi suoi vecchi amici nazisti e mise in piedi insieme a loro una importante rete fascista che copriva l’intero continente” (60).
Un fatto è certo: alla caduta di Peròn, nel 1955, von Leers lasciò l’Argentina e si stabilì in Egitto. Cacciato il re, abrogata la costituzione reazionaria, sciolti i partiti politici e proclamata la repubblica, la Rivoluzione degli “ufficiali liberi” aveva intrapreso una vasta opera di epurazione della vecchia classe politica e aveva dato il via a un vasto programma di riforme. Il 2 febbraio 1955 Gamal Abd el-Nasser (1918-1970), che ormai era diventato el-Raìs (“il Duce”), respingeva il Patto di Bagdad, che mirava a vincolare agli angloamericani i paesi del Vicino Oriente, e proclamava che l’Egitto avrebbe operato per l’unità e l’indipendenza della Nazione Araba. L’Egitto stava dunque diventando un importante punto di riferimento non solo per i popoli arabi, ma per un più vasto fronte di lotta antimperialista e antisionista. Già prima e durante la guerra, d’altronde, Abd el-Nasser e gli “ufficiali liberi” avevano parteggiato per le potenze dell’Asse (61), come tutti i buoni musulmani e come tutti i nazionalisti arabi. Tra questi, von Leers aveva conosciuto a Berlino, nel 1936, il Gran Muftì di Gerusalemme, Hâjj Amîn al-Husseynî (1895-1974); e fu proprio il Gran Muftì, la più prestigiosa personalità dell’Islam, ad accogliere in Egitto l’esule tedesco, con queste parole: “Noi La ringraziamo per essere venuto qui a riprendere la lotta contro le potenze delle tenebre incarnate dal giudaismo internazionale” (62).
Von Leers non fu il solo a riparare in Egitto: furono numerosi i patrioti tedeschi e non tedeschi, come lo svizzero Georges Oltremare (63), che chiesero asilo politico al governo del Cairo, per sfuggire alla repressione che infuriava in Germania e per continuare la lotta contro gli stessi nemici (64). Per lo più furono assunti dai ministeri dell’Informazione, degli Interni, della Guerra.
Come la maggior parte di loro, anche von Leers entrò in Islam, assumendo il nome di Omar Amin (65). In passato, von Leers aveva sempre manifestato un certo interesse per l’Islam, in particolare per “l’Islam imperioso e guerriero [di quei popoli] che ancora possedevano una sicura componente razziale nordica” (66). In Der Kardinal und die Germanen aveva contrapposto la tradizionale tolleranza dell’Islam per le altre religioni alla violenza crudele e distruttiva usata dal cristianesimo nella conquista dell’Europa germanica (67). In Blut und Rasse in der Gesetzgebung aveva riportato alcuni versetti coranici relativi agli ebrei (IV, 158 e V, 16), “che l’Islam considerò suoi nemici fin dai primordi” (68) e aveva considerato con interesse le misure legali assunte da ‘Omar ibn al-Khattâb (643-644), dal califfo abbaside al-Mutawakkil (847-861), nonché dal califfo ismaelita al-Hakîm bi-amri-Llâh (996-1021) (69). Rievocando su una pubblicazione destinata alla formazione culturale delle SS l’incontro di Federico II di Svevia con il Sultano al-Kâmil (70), lo Sturmbannführer dr. Johann von Leers aveva fatto dire al Gran Maestro dell’Ordine Teutonico, Hermann von Salza: “Credo che il papa non sarà per nulla contento, se un giorno non ci saranno più motivi per fare delle Crociate in Palestina. Noi tedeschi non disperderemo più la nostra forza in questo paese straniero, ma edificheremo un grande impero a nord e ad est, molto più grande di quello che vorrebbero i papisti” (71). Dall’esilio argentino, infine, aveva manifestato la sua solidarietà al movimento di liberazione del Nordafrica. “Dal deserto – aveva scritto – si è levata una grande tempesta. (…) È il vento della libertà, che si leva dall’antica terra dei Mori. (…) Dall’Indonesia al Pakistan al Marocco garriscono le verdi bandiere della libertà e della giustizia di Dio contro l’iniquità del colonialismo. (…) E poderosa si leva sulle trombe di tempesta del deserto la figura del Mahdi venturo, che i musulmani attendono da secoli (…)” (72).
Ora von Leers trovava nella dottrina dell’Islam quell’indissolubile unità di religione e politica, di fas e di jus, che egli aveva individuata come caratteristica dell’antico mondo ariano, dove “legge divina e legge umana erano ancora strettamente unite” e il diritto era “un frammento dell’ordine divino universale” (73).
In una lettera inviata nel maggio 1960 alla rivista argentina “Pregonando Verdades”, il prof. dr. Omar Amin von Leers scrisse: “Mi sono recato in Egitto, oggi centro della lotta mondiale contro il colonialismo sionista che priva le nazioni della loro libertà. Avendo visto sia in Germania sia in Argentina che le chiese cristiane nel mondo sono alleate degli ebrei sionisti, mi sono convertito all’Islam, religione degli uomini liberi, dei grandi padri della libertà e del nazionalismo, come Gamal Abdel Nasser ed Emir Abdel Krim. Proseguo al fianco degli Arabi la mia lotta contro la tirannia mondiale di Israele e dei sionisti, e dove potrò essere utile alla lotta contro di essi, lo sarò con sommo piacere” (74).
Maurice Bardèche (1907-1898), col quale von Leers intrattenne dal Cairo una fitta corrispondenza, riecheggiò nelle sue entusiastiche pagine sul nasserismo le vedute di von Leers (75). Ma il rapporto epistolare tra von Leers e Bardèche, che ben presto si estese a Paul Rassinier (1906-1967), ebbe un ruolo determinante anche nella nascita di quella corrente di indagine storica che fu successivamente nota col nome di “revisionismo”. Il 25 gennaio 1963 Rassinier scriveva a Bardèche: “von Leers ha scritto che voleva cercarmi un editore in Germania, dicendosi certo di poterne trovare uno. In Egitto, egli sta mettendo a punto un’edizione governativa per la propaganda nel Vicino Oriente”. E von Leers scriveva a Bardèche (lettera senza data): “È un peccato che io non abbia ancora ricevuto una risposta da Rassinier circa Kogon. (…) Il fascicolo su di lui rivestirà una grande importanza; inviandomelo, contribuirete grandemente alla vittoria della buona causa nella lotta contro gli imbroglioni ebrei che infestano la vita politica in Europa”. Bardèche a Rassinier: “Le unisco la lettera di von Leers, nonché l’appunto che Lei aveva allegato. (…) La questione posta da von Leers circa il suo libro è molto più delicata. (…) Bisognerebbe dunque prendere in considerazione un trasporto clandestino di mille esemplari, cosa che mi sembra molto difficile”. Von Leers a Rassinier, il 1 settembre 1964: “Caro professore, oggi mi rallegro per aver trovato una buona soluzione al problema dell’edizione del Suo eccellente libro Le drame des Juifs européens. La grande casa editrice National Publications Printing House, qui al Cairo, sotto il controllo del Dipartimento dell’Informazione si incaricherà volentieri di farne la traduzione e di pubblicarla”. Von Leers a Rassinier, il 28 novembre 1964: “Ho ricevuto l’ordine, dal Dipartimento dell’Informazione, di fare un riassunto del Suo eccellente libro Le drame des Juifs européens in inglese. (…) Allego alla presente un ritaglio di stampa che ho ricevuto dalla Germania e che si riferisce alla Sua lotta contro quel maiale puzzolente di Bernard Lecache, il quale ha tutte le buoni ragioni per nascondere (in francese cacher, n.d.t.) il suo nome, perché è l’ebreo Lifschitz” (76). L’ebreo Lifschitz aveva infatti dichiarato che Rassinier era un agente dell’Internazionale nazista e Rassinier aveva promosso una causa giudiziaria contro di lui.
L’azione svolta da von Leers per conto della Repubblica Araba Unita fu particolarmente intensa. Ebbe la responsabilità del Servizio di Propaganda Antisionista; fu redattore di Radio Cairo, un’emittente ascoltata in tutto il mondo arabo; diresse un programma radiofonico intitolato La voce degli Arabi, che veniva trasmesso su onde corte ed era destinato all’Europa, all’Africa e al Sudamerica; fondò un Istituto di Ricerche sul Sionismo. Svolse anche un’importante attività editoriale, traducendo in tedesco alcuni testi della collana “Studi sull’Islam”, edita dal Consiglio Supremo per gli Affari Islamici (77). In ciò fu coadiuvato da numerosi esuli tedeschi, molti dei quali poterono riparare in Egitto proprio grazie al suo interessamento.
Nel maggio del 1957 Omar Amin von Leers ricevette la visita di Savitri Devi, che dall’Europa stava facendo ritorno in India, dove si era stabilita nel 1936. Ecco come l’incontro con von Leers viene ricostruito nella biografia di Savitri Devi.
“Anche se sulla porta del suo ufficio ministeriale c’era un nome arabo, il professor dr. Omar Amin von Leers poteva essere preso solo per tedesco. L’uomo dalle guance rosee, dai capelli bianchi, dagli occhi d’un azzurro luminoso, si alzò per salutare Savitri Devi con l’eleganza di un vecchio gentiluomo prussiano. Naturalmente, aveva sentito parlare di lei e degli splendidi libri che aveva scritti per la causa internazionale nazista. Il colonnello Rudel [Hans-Ulrich Rudel] gliene aveva parlato con entusiasmo. Voleva accettare, adesso, il suo invito a rimanere per un po’ e vedere che cosa i Tedeschi stavano facendo in Egitto? Egli abitava poco lontano dalla parte meridionale del Cairo, nella città di Meadi (El-Maâdi), sulla riva orientale del fiume Nilo. Al momento la casa di von Leers era piena, ma l’ospite sarebbe stata sistemata in casa di un vicino, un arabo palestinese di nome Mahmud Sali che nutriva una grande ammirazione per il Führer. Questo signore si sarebbe sentito grandemente onorato, se Savitri Devi avesse accettato la sua ospitalità. Lei ne fu lieta. Von Leers propose che quella sera lei venisse a cenare con loro” (78). Dopo una visita a Tell el-Amarna, la città solare di Akhnaton a sud del Cairo, Savitri Devi ritornò a Meadi per accomiatarsi da von Leers e dalla sua famiglia; poi rientrò in India attraversando la Siria, l’Iraq, l’Iran e il Pakistan.
Il 5 novembre 1958 “Der Spiegel” (a. XII, n. 45) pubblicava una lettera di von Leers in cui quest’ultimo si congratulava con la rivista per aver pubblicato un intervento dell’ex Reichsbankpräsident Hjalmar Schacht: “un uomo dai meriti enormi” – scriveva von Leers – “al quale i mascalzoni denazificatori hanno dato la caccia come a una bestia selvaggia”. Von Leers denunciava anche il fatto che “milioni di ebrei fannulloni e trafficoni [faulpelzender und schiebender Juden] ingrassano” grazie alle cosiddette “riparazioni”, le quali altro non sono che una “scandalosa dilapidazione dei proventi del lavoro tedesco”. Il 19 novembre la medesima rivista orchestrò un coro di “vibrate proteste” contro le affermazioni di von Leers, pubblicando una quindicina di lettere di “indignati lettori”.
Tra le vibrate proteste che nella Germania occidentale si levarono contro le attività di von Leers, vi fu quella del Partito Socialdemocratico Tedesco. Il gruppo della SPD al Bundestag di Bonn si occupò del fatto che von Leers aveva ottenuto un nuovo passaporto all’ambasciata della Repubblica Federale Tedesca al Cairo. Con serietà tipicamente tedesca, i parlamentari socialdemocratici chiedevano formalmente se il governo non vedesse in ciò nessuna “minaccia di considerevole rilievo [Gefährdung erheblicher Belange] per la Repubblica Federale di Germania” e invitavano le autorità competenti a verificare quali fossero, tra i cittadini tedeschi fuggiti all’estero dopo il 1945, quelli ancora in possesso di un passaporto valido. Un portavoce del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea ha riassunto la vicenda in termini edificanti: “La concessione del passaporto a questo singolare cittadino della Germania di Bonn è servita a scatenare, intorno al 1960, una vera guerra parlamentare che ha visto i socialdemocratici battersi fino ad ottenere che von Leers non fosse considerato cittadino tedesco avente gli eguali diritti degli altri” (79).
L’autore ritiene tuttavia che von Leers, “insediato in pianta stabile al Cairo” (80), si sia sostanzialmente disinteressato alla vicenda che lo riguardava personalmente; anzi, egli stesso ne traccia un ritratto che rivela un’olimpica serenità interiore: “La sua faccia bonaria di anziano e compito signore con la cravatta a pois grossi come cialde e con l’immancabile garofano all’occhiello, fresco e ottimista un giorno dopo l’altro, ha mascherato agli occhi tutti l’intenso lavoro di protezione svolto nei confronti degli ex colleghi” (81).
Stando ad un Lexikon (sic) che i cacciatori di nazisti hanno pubblicato sulla rete informatica (82), un documento dello spionaggio statunitense (83) riporterebbe la notizia di un incontro avvenuto presso l’ambasciata egiziana di Lima nel dicembre 1964 tra von Leers e il presunto capo dell’Odessa in Sudamerica, Friedrich Schwend, che risiedeva nella capitale peruviana. In cambio di 100.000 dollari autentici, Schwend avrebbe consegnato a von Leers una somma di dollari falsi di gran lunga superiore, che sarebbe poi stata messa in circolazione in Perù. C’è chi ha voluto collegare la presenza di von Leers a Lima con un tentativo di ricostituire “in Sud America la sede centrale dell’Odessa” (84).
Comunque sia, dal Sudamerica von Leers ritornò al Cairo, dove morì un paio di mesi più tardi, il 3 marzo 1965. Ebbe così termine quel Gotteskampf che egli aveva intrapreso trentasei anni prima nei ranghi della rivoluzione crociuncinata.
Claudio Mutti
Note:
1 Secondo un certo Luigi Vianelli, infatti, Johann von Leers complotta con empi negatori dell’Olocausto quali il prof. Faurisson e Ahmed Rami: „(Ahmed) Rami è amico personale di Faurisson, nonché di Johannes von Leers“ (Luigi Vianelli, I negazionisti geopolitici, www.Olokaustos.org). Anche Jorge Camarasa, consulente del Centro Simon Wiesenthal e, cosa significativa, scrittore di fantapolitica, fa vivere von Leers oltre il 1965, ma… con juicio: “Al Cairo – scrive infatti costui – von Leers condusse fino alla fine degli anni Sessanta un programma radiofonico, La voce degli arabi, che veniva trasmesso prima e dopo le orazioni rituali” (Jorge Camarasa, Organizzazione Odessa. Dossier sui nazisti rifugiati in Argentina, Mursia, Milano 1998, p. 97). Più prudentemente, un altro autore osserva: “Naturalmente è possibile si trattasse di trasmissioni registrate oppure di repliche” (Umberto Barbisan, Sulle tracce dell’Odessa. Mito o enigma del Novecento?, Tecnologos, Mantova 2002, p. 121). Nicholas Goodrick-Clarke, invece, fa morire Johann von Leers con due anni d’anticipo, nel 1963 (Hitler’s Priestess. Savitri Devi, the Hindu-Aryan Myth, and Neo Nazism, New York University Press, New York-London 1988, p. 177).
2 Ernst Jünger, Strahlungen II (Die Hütte im Weinberg), DTV Verlag, Tübingen 1958, p. 644.
3 Julius Evola, Il mito del sangue, Hoepli, Milano 1937, p. 149. Si vedano anche gli scritti evoliani raccolti nel “quaderno” n. 37 della Fondazione Julius Evola: Il “mistero iperboreo”. Scritti sugli Indoeuropei 1934-1970, Roma 2002. Analizzando il significato dell’origine nordica della tradizione primordiale sulla base degli studi di H. Wirth, Evola scrive di quest’ultimo: “Qui non si tratta né di un ‘teosofo’, né di un dilettante immaginoso, ma di un tecnico, la cui competenza in fatto di filologia, antropologia, paleografia e discipline affini non può essere messa in dubbio” (p. 32).
4 Herman Wirth, Der Aufgang der Menschheit. Untersuchungen zur Geschichte der Religion, Symbolik und Schrift der Atlantisch-nordischen Rasse, Jena 1928. In Italia, quest’opera fu recensita da Julius Evola sulla rivista “Bilychnis”, XX, 1 (gennaio-febbraio 1931).
5 Nella ricostruzione dell’etnologo padre Wilhelm Schmidt, la credenza in un “essere supremo” ampiamente diffusa presso le cosiddette popolazioni primitive costituisce la traccia residuale dell’Urmonotheismus corrispondente alla rivelazione primordiale, sicché il politeismo niente altro sarebbe che una forma religiosa degenere.
6 “Nessuna tradizione può essere in se stessa politeista; postulare un politeismo all’origine (…) significa rovesciare ogni ordine normale. Qualunque vera tradizione è essenzialmente monoteista” (R. Guénon, Monoteismo e angelologia, in Mélanges, I, Centro Studi Guénoniani, Venezia 1978, pp. 35-36).
7 George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, Il Saggiatore, Milano 1968, p. 107.
8 G. L. Mosse, op. cit., p.106.
9 Anna Bramwell, Ecologia e società nella Germania nazista. Walter Darré e il partito dei verdi di Hitler, Reverdito, Trento 1988, p. 78.
10 Andrea D’Onofrio, Ruralismo e storia nel Terzo Reich. Il caso “Odal”, Liguori, Napoli 1997, p. 146.
11 J. Von Leers, Geschichte auf rassischer Grundlage, Reclam, Leipzig 1934; 2a ed. 1937.
12 Julius Evola, Il mito del sangue, cit., p. 169.
13 “Sacerdotessa di Hitler” è il titolo dato a Savitri Devi da Nicholas Goodrick-Clarke, Hitler’s Priestess. Savitri Devi, the Hindu-Aryan Myth, and Neo Nazism, cit.
14 Savitri Devi, Pilgrimage, Temple Press, Calcutta 1958, p. 351. “Principio di ogni vita, umana e non umana; adorato non solo da ‘tutti gli uomini’, ma anche da tutte le creature viventi: quadrupedi, uccelli, pesci e piante; pieno di sollecitudine per tutte le creature” (Savitri Devi, The Lighting and the Sun, Samisdat Publ., Buffalo 1958, p. 157). Su Akhnaton, Savitri Devi scrisse parecchio: Akhnaton’s Eternal Message: A Scientific Religion 3300 Years Old, A.K. Mukherjee, Calcutta 1940; Joy of the Sun: The Beautiful Life of Akhnaton, King of Egypt. Told to Young People, Thacker, Spink and Co., Calcutta 1942; A Son of God: The Life and Philosophy of Akhnaton, King of Egypt, Philosophical Publ. House, London 1946; Akhnaton: A Play, Philosophical Publ. House, London 1948.
15 Anonimo, Johann (Johannes von Leers), IDGR. Informationsdienst gegen Rechtextremismus (www.idgr.de/lexikon/bio/l/leers/leers.html).
16 Cfr. Karl Haushofer, Il Giappone costruisce il suo Impero, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1999 (prima edizione: Sansoni, Firenze 1942). Si veda anche: Karl Haushofer, Italia, Germania e Giappone, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2004 (prima edizione: Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, Roma 1937).
17 Michael H. Kater, Das „Ahnenerbe“ der SS 1935-1945, Deutsche Verlagsanstalt, Stuttgart 1974, pp. 16, 26, 363, 366, 387.
18 Hans Jürgen Lange, Weisthor, Arun-Verlag, Engerda 1998.
19 Nicholas Goodrick-Clarke, The Occult Roots of Nazism. The Ariosophists of Austria and Germany. 1890-1935, The Aquarian Press, Wellingborough 1985, p. 188. Anche nell’edizione francese (Les racines occultes du nazisme, Pardès, Puiseaux 1989, p.264) si legge Joachim anziché Johann.
20 Su Günther, si veda Julius Evola, Il mito del sangue, Edizioni di Ar, Padova 1994, passim.
21 Su Reventlow, cfr. Klaus-Peter Hoepke, La destra tedesca e il fascismo, Il Mulino, Bologna 1971, pp. 238-245 e passim. Hoepke definisce Reventlow come “uno dei capi più in vista, ma nello stesso tempo meno potenti del nazionalsocialismo o, per meglio dire, dei nazisti di sinistra” (op. cit., p. 238).
22 Gran parte degli articoli che von Leers scrisse per “Odal” furono rifusi e raccolti in un volume intitolato Odal. Das Lebensgesetz eines ewigen Deutschlands, Goslar 1936.
23 Dennis Eisenberg, L’Internazionale Nera. Fascisti e nazisti oggi nel mondo, Sugar Editore, Milano 1964, p. 157. La stessa menzogna è presente altrove: von Leers avrebbe rappresentato una tendenza nazionalsocialista che voleva «la destruction physique des Juifs en Allemagne» (Roger Faligot – Remi Kaufer, Le croissant et la croix gammée, Albin Michel, Paris 1990, p. 46).
24 J. Von Leers, Das Ende der jüdischen Wanderung, „Nationalsozialistische Monatshefte“, IV, 1933, pp. 229-231.
25 Hildegard Brenner, La politica culturale del nazismo, Laterza, Bari 1965, p. 114.
26 H. Brenner, op. cit., p. 115.
27 H. Brenner, op. cit., p. 115.
28 Henri Rollin, L’Apocalypse de notre temps. Les dessous de la propagande allemande d’après des documents inédits, Allia, Paris 1991, p. 615.
29 A. D’Onofrio, op. cit., 166 n.
29 J. Von Leers, Der Kardinal und die Germanen. Eine Auseinandersetzung mit Kardinal Faulhaber, Hanseatische Verlangsanstalt, Hamburg 1934. Il lettore italiano può trovare alcuni brani di quest’opera in: Il nuovo paganesimo germanico. Dottrina – Testi – Critica, a cura di “Sincerus”, Edizioni Leonardo, Roma 1946.
31 Oswald Spengler, Jahre der Entscheidung (Erster Teil: Deutschland und die weltgeschichtliche Entwicklung), C.H. Beck’sche Verlagsbuchhandlung, München 1933; ed. it. Anni decisivi, Il Borghese, Milano, s. d.; Anni della decisione, Edizioni di Ar, Padova 1994.
32 Adriano Romualdi, Spengler profeta della decadenza, in: O. Spengler, Ombre sull’Occidente, a cura di A. Romualdi, Giovanni Volpe Editore, Roma 1973, p. 44.
33 J. von Leers, Spenglers weltpolitisches System und der Nationalsozialismus, Junker und Dünnhaupt Verlag, Berlin 1934.
34 AA. VV., Deutscher Aufstand. Die Revolution des Nachkriegs, Kohlhammer, Stuttgart 1934.
35 Armin Mohler, La révolution conservatrice en Allemagne (1918-1932), Pardès, Puiseaux 1993, p. 223. Armin Mohler si riferisce a tre volumi collettanei: 1) Ernst Jünger (a cura di), Der Kampf um das Reich (contributi di Ernst von Salomon, dei fratelli Strasser ecc.), Wilhelm Andermann, Berlin 1929 (2a ed. aumentata 1931); 2) Fritz Carl Roegels, Der Marsch auf Berlin (in collaborazione con Hans Henning, Grote e Curt Hotzel), Carl Voegels, Berlin 1932; 3) Friedrich Wilhelm Heinz, Die Nation greift an. Geschichte und Kritik des soldatischen Nationalismus, Verlag Das Reich, Berlin 1933.
36 Una traduzione molto parziale di tale capitolo (Biarritz, vol. I, pp. 162-193) si trova in: Norman Cohn, Licenza per un genocidio. I “Protocolli degli Anziani di Sion”: storia di un falso, Einaudi, Torino 1969, pp. 221-224.
37 A. D’Onofrio, op. cit., p. 139.
38 J. von Leers, Zur Geschichte des deutsches Antisemitismus, in T. Fritsch, Handbuch der Judenfrage, Hammer Verlag, Leipzig 1935. La prima edizione del Handbuch der Judenfrage è del 1887.
39 A. Mohler, op. cit., p. 455.
40 J. von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung. Ein Gang durch die Völkergeschichte, J.F. Lehmanns Verlag, München 1936.
41 Anna Bramwell (op. cit., p. 78) scrive che von Leers divenne docente di giapponese all’Università di Jena; ma di ciò non abbiamo trovato conferma altrove. D’altronde la Bramwell si mostra piuttosto incerta nelle notizie relative a von Leers: “A quanto pare collaborò per il Fronte tedesco del lavoro fino al 1939, e sembra che appartenesse alle SS” (ibidem; sottolineature nostre). Inoltre, a causa della mancanza del contesto corrispondente, risulta alquanto oscuro il senso di quest’altra informazione: “Darré scrisse a Hitler, nel 1939, rendendosi garante dell’affidabilità di Leers” (ibidem). 42 “Ho collaborato molto con Preziosi, eravamo amici ed ho avuto occasione di conoscere il suo carattere. Egli non era solo un uomo di conoscenze profonde e solidissime, era anche un Romano antico, un uomo catonico, una persona di grande onestà e rettitudine sia nella vita privata che nella pubblica. Per i nemici era inattaccabile e perciò temuto, amava la sua bella Patria e la difendeva con energia, ma sempre in una forma umana; non era neanche persecutore degli ebrei, era soltanto difensore dei valori patriottici ed umani contro una minaccia terribile: la tirannide giudaica. In una forma esemplare egli ha dimostrato come combattere la nostra lotta, con intelligenza e con un gran tesoro di conoscenza. (…) Vale amice, Giovanni Preziosi, magne Romane et defensor Penatium, vale in tua gloria!” (Omar Amin von Leers, Giovanni Preziosi, “Osare”, a. I, n. 2, settembre-ottobre 1963, p. 3).
43 Le due conferenze furono poi pubblicate, in lingua italiana, in due diversi opuscoli dalla Verlag Anton Schroll & Co., Wien 1940.
44 Bernhard Kummel, Herd und Altar. Wandlungen altnordischer Sittlichkeit im Glaubenswechsel; Band II: Der Machtkampf zwischen Volk, König und Kirche im alten Norden, Leipzig 1939.
45 A. D’Onofrio, op. cit., pp. 251-252.
46 Otto Höfler, Kultische Geheimbünde der Germanen; vol. I: Das germanische Totenheer. Mythos und Kult, Frankfurt am Main 1934. (È apparso soltanto il vol. I).
47 A. D’Onofrio, op. cit., pp. 252-253.
48 J. von Leers, Wie kam der Jude zum Geld?, Theodor Fritsch Verlag, Berlin 1940.
49 J. von Leers, Judentum und Gaunertum. Eine Wesens- und Lebensgemeinschaft, Berlin 1940.
50 J. von Leers, Die berufstätige Frau, in Coler/Pfannstiehl (Hrsg.), Frau und Mutter, Bägel Verlag, Düsseldorf 1940.
51 J. von Leers, Die geistige Wiedergeburt einer Nation, Berlin 1941.
52 J. von Leers, Kräfte hinter Roosevelt, Theodor Fritsch Verlag, Berlin 1941 (trad. francese: Forces occultes derrière Roosevelt, Maison Internationale d’Èdition, Bruxelles s.d.); Juden hinter Stalin, Deutsche Informationsstelle, Berlin 1941.
53 J. von Leers, Bauerntum, Reichsnähstand Verlag, Berlin 1942; Geschichte des deutschen Bauernrechts und des deutschen Bauerntums, Reclam, Leipzig 1942.
54 J. von Leers, Der Weg des deutschen Bauern von der Frühzeit bis zur Gegenwart, Reclams Universal-Bibliothek, Leipzig 1937.
55 J. von Leers, Vorwort, in: Schramm, Der jüdische Ritualmord. Eine historische Untersuchung, Theodor Fritsch Verlag, Berlin 1944.
56 Ernst Jünger, Strahlungen II (Die Hütte im Weinberg), cit., pp. 643-644.
57 Negli anni in cui Johann von Leers si insedia in Argentina, Peròn assume una posizione dichiaratamente ostile alla plutocrazia e all’imperialismo: “Un settarismo economico diretto da un gran gruppo finanziario, sanguinoso e dittatoriale, si accanisce a mantenere il suo sistema di sfruttamento interno e internazionale. Esso si dice difensore dei popoli… in nome delle minoranze elette, delle quattro libertà e della democrazia: come il comunismo, è intransigente, traditore e privo di scrupoli. Come il comunismo, farà la guerra per difendere la pace”. E ancora: “L’imperialismo plutocratico ha il disegno di dominare il mondo economico… Le Nazioni Unite, i Paesi liberi, le Quattro Libertà, la Carta dell’Atlantico, la ricostruzione e gli aiuti, la difesa della Corea, il disarmo, il rispetto delle autonomie e la libera determinazione dei popoli, il buon vicinato, la solidarietà continentale, l’appoggio ai Pesi sottosviluppati sono menzogne… L’imperialismo interviene in tutti i Paesi con i suoi agenti dell’FBI, le sue ambasciate, i suoi cipays… Difende la libera impresa; mediante i suoi cartelli, i suoi monopoli e le sue conferenze stabilisce nel mondo l’economia internazionale sotto la sua direzione” (Paolo Vita-Finzi, Peròn mito e realtà, Pan, Milano 1971, pp. 90-91).
58 Jorge Camarasa, op. cit., p. 97. L’autore di questo libro avverte che „questo Johannes von Leers non deve essere confuso con l’omonimo generale delle SS che fu addetto militare dell’ambasciata tedesca a Buenos Aires fino al 1945” (J. Camarasa, op. cit., p. 119). 59 Pra van Iddekinge – Ah Paape, Ze zijn er nog…, De Bezige Bij, Amsterdam 1970, pp. 50 e 189.
60 Dennis Eisenberg, L’internazionale nera. Fascisti e nazisti oggi nel mondo, cit., p. 158. Julius Bogatsvo, che dichiara di servirsi di una documentazione “cortesemente fornita dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea” (I nazisti dopo il nazismo, De Vecchi, Milano 1972, p. 4) usa più o meno le stesse parole: “Ricco di notevoli doti organizzative, von Leers tesse poi un’efficiente rete di collaboratori e informatori tanto da coprire quasi l’intera America del Sud. Un lavoro da certosino”. (Ibidem, p. 106).
61 “Während des Zweiten Weltkrieges unsere Sympathien den Deutschen gehörten“, dichiarò Nasser alla „Deutsche Nationale Zeitung“ del 1 maggio 1964. Il fratello del Rais, Nassiri Abd el-Nasser, nel 1939 aveva pubblicato un’edizione araba di Mein Kampf.
62 Bernard Lewis, Sémites et antisémites, Presse Pocket, Paris 1991, p. 268.
63 Il giornalista Georges Oltramare alias Charles Dieudonné (1896-1960), che aveva diretto « Pilori » nella Francia occupata, diresse al Cairo le trasmissioni in lingua francese de La Voix des Arabes. Morì nel 1960.
64 Tra coloro che svolsero un ruolo politico o militare in Egitto, possiamo citare: Hans Apeler, alias Salah Ghaffar (Ministero dell’Informazione), Franz Bartel alias el-Hussein (Ministero dell’Informazione), il generale della Wehrmacht Wilhelm Farmbacher (consigliere militare di Nasser), l’SS Standartenführer Baumann (Ministero della Guerra; istruttore del Fronte di Liberazione della Palestina), l’ex commissario della Gestapo Erich Altern alias Ali Bella, l’SS Sturmbannführer Walter Balmann alias Alì ben Khader, l’ex aiutante di campo di Rommel Fritz Bayerlein, Hans Becher (istruttore della polizia), l’ex ufficiale della Gestapo Wilhelm Beissner, l’SS Sturmbannführer Bernhard Bender alias Bashir ben Salah (consigliere della polizia politica), l’SS Untersturmführer Wilhelm Boerner alias Ali Ben Kasher (Ministero degli Interni, istruttore del Fronte di Liberazione della Palestina), Werner Birgel alias el-Gamin (Ministero dell’Informazione), l’SS Untersturmführer Wilhelm Boeckler alias Abd el-Karim, l’SS Hauptsturmführer Alois Brunner alias Alì Mohammed, l’SS Obergruppenführer Friedrich Buble alias Ben Amman (Dipartimento Relazioni Pubbliche), Franz Bünsch, l’SA Obersturmführer Erich Bunzel, il capo della Gestapo di Düsseldorf Joachim Daemling alias Jochen Dressel alias Ibrahim Mustafa (Radio Cairo), l’SS Obergruppenführer Oskar Dirlewanger, il medico SS dr. Hans Eisele, l’SS Sturmbahnführer Eugen Fichberger, l’SS Standartenführer Leopold Gleim alias al-Nasher (Servizi di Sicurezza), l’ex assistente di Goebbels barone von Harder, l’ex giornalista del Welt-Dienst Ludwig Heiden alias al-Haj (traduttore del Mein Kampf in arabo), l’SS Hauptsturmführer Heribert Heim (medico della polizia), l’ex dirigente della Gestapo Franz Hithofer, Ulrik Klaus alias Muhammad Akbar, l’ex dirigente della Hitlerjugend Karl Luder (Ministero della Guerra), l’SS Standartenführer Gerhard Mertins, Rudolf Midner, l’SS Gruppenführer Alois Moser (istruttore delle Camicie Verdi), l’SS Sturmbannführer Oskar Münzel (consigliere militare), Gerd von Nimzek alias Ben Alì, Achim Dieter Pelschnik alias el-Said, Franz Rademacher, Walter Rauff, l’SS Sturmbahnführer Schmalstich, l’SS Sturmbannführer Seipel alias Imad Zuher, l’ex funzionario della Gestapo Heinrich Sellmann alias Hasan Suleyman (Ministero dell’Informazione), Albert Thiemann alias Amman Qader, l’SS Standartenführer Erich Weinmann, il dr. Werner Wietschenke, il medico SS Heinrich Willermann alias Naim Fahum, Ludwig Zind alias Muhammad Saleh. La maggior parte di loro abbracciò l’Islam. “Per la verità, l’arrivo di un certo gruppo di ex nazisti al Cairo è precedente alla rivoluzione nasseriana. Già re Faruk si era circondato, tra il 1948 e il 1951, di alcuni esperti tedeschi (…) Giunto al potere Nasser, il reclutamento degli esperti tedeschi si è intensificato ed il senatore americano dell’Alaska, Ernest Gruening, poteva offrirne un lungo elenco, il 3 maggio 1963, nel corso del dibattito sul Medio Oriente” (Angelo Del Boca e Mario Giovana, I “figli del sole”. Mezzo secolo di nazifascismo nel mondo, Feltrinelli, Milano 1965, p. 463 n.
65 E non “Oman Amin”, come scrivono A. del Boca e M. Giovana, op. cit., p. 464.
66 J. Von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung, cit., p. 17.
67 J. von Leers, Der Kardinal und die Germanen, cit., pp. 23, 48, 52.
68 „Der Islam hat das Judentum seit jeher als Feind empfunden“ (J. von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung. Ein Gang durch die Völkergeschichte, cit., p. 49).
69 J. von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung, cit., pp. 49-50. 70 J. von Leers, La Terre promise, «Cahier de la SS», 2, 1939 ; in: AA. VV., L’ordre SS, Éditions Avalon, Paris 1991, pp. 289-297.
71 Ibidem, p. 290.
72 J. Von Leers, Die grünen Banner der Freiheit, “Der Weg – El sendero”, 10, 1955, p. 640.
73 J. von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung. Ein Gang durch die Völkergeschichte, cit., p. 6.
74 Cit. in: Jorge Camarasa, Organizzazione Odessa. Dossier sui nazisti rifugiati in Argentina, Mursia, Milano 1998, p. 97.
75 Inquadrando il fenomeno nasseriano nella tipologia fascista, Bardèche scriveva nel 1962: “L’Islam non appartiene né al mondo democratico, né al mondo comunista; per la sua essenza e per la sua collocazione è un vero ‘terzo mondo’ (…) Nasser ed i suoi fascisti hanno trovato questa mistica fascista nell’Islam, che è il loro passato e che è anche, nel senso più largo della parola, la loro cultura (…) La rivoluzione egiziana non è solamente ‘Egitto, svegliati’; è la legge di Maometto che sveglia l’Egitto alla rivoluzione nasseriana, è il Corano in marcia. La rivolta di Nasser non fu soltanto contro l’occupazione coloniale, ma anche contro tutto ciò che tale occupazione comporta e rappresenta; il regno dell’oro, l’insolenza del ricco, il potere dei venduti allo straniero e degli arrivati e l’adorazione del Vitello d’Oro che essa reca con sé (…) Tutto ciò è condannato nel Libro, sono gli idoli di Mammona. Nel Corano vi è qualcosa di guerriero e di forte, qualcosa di virile, qualcosa che si può chiamare romano. (…) Fra tutte le mistiche fasciste forse quella di Nasser sarà quella che lascerà una traccia più profonda nella storia per le sue durature conseguenze” (Maurice Bardèche, Che cosa è il fascismo?, Volpe, Roma 1980, pp. 91-92).
76 I brani della corrispondenza von Leers-Bardèche-Rassinier si trovano in: Nadine Fresco, Fabrication d’un antisémite, Seuil, Paris 1999, pp. 48-50.
77 Von Leers tradusse un testo dello Shaykh Muhammad Abu Zahra sulla concezione islamica della guerra (Begriff des Krieges in Islam); tradusse anche uno studio di Ibrahim Muhammad Ismail sulla dottrina economica islamica (Der Islam und die heutigen Wirtschaftstheorien; trad. it. L’Islam e le teorie economiche odierne, Arktos, Carmagnola 1980).
78 Nicholas Goodrick-Clarke, Hitler’s Priestess. Savitri Devi, the Hindu-Aryan Myth, and Neo Nazism, cit., p. 177.
79 Julius Bogatsvo, I nazisti dopo il nazismo, Giovanni De Vecchi Editore, Milano 1972, pp. 107-108.
80 J. Bogatsvo, op. cit., p. 108.
81 J. Bogatsvo, op. cit., p. 108.
82 Anonimo, Johann (Johannes von Leers), IDGR. Informationsdienst gegen Rechtextremismus, cit. Cfr. Friedrich Paul Heller, ODESSA, IDGR. Informationsdienst gegen Rechtextremismus, stesso sito.
83 Central Intelligence Corps, Case Control no. 199602754. Il documento sarebbe stato desecretato nell’ottobre 1998.
84 U. Barbisan, op. cit., p. 121.
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta cameragno!