1. Il continente occidentale nel quadro della geografia sacra
Gli autori tradizionalisti - soprattutto quelli che si ispirano a René Guénon - e taluni storici delle religioni hanno sottolineato la fondamentale importanza che inerisce alla nozione di spazio qualitativo o spazio sacro del nostro pianeta; essi hanno inoltre scoperto l'influenza immensa e segreta esercitata dalle scienze tradizionali sull'immaginario collettivo dei popoli. Sembra però che questa fondamentale importanza sfugga alla maggior parte degli intellettuali che si occupano di geopolitica e di geoeconomia mondiali. Nei loro lavori, infatti, non figura quasi mai una seria analisi relativa all'impatto residuale degli archetipi della geografia sacra - sedimentati nell'immaginario collettivo - sulla struttura stessa del pensiero geopolitico e sulle modalità di comprensione, da parte dei popoli, di tale o talaltro evento planetario. Probabilmente è l'inerzia del pensiero razionalista e positivista a impedire agli Europei di apprezzare debitamente le scoperte dei tradizionalisti e degli storici delle religioni.
Comunque sia, ci sembra estremamente importante procedere allo studio del problema americano - che diviene oggi il problema numero uno nella geopolitica mondiale - nel quadro di un mito originario centrato sulle funzioni dei continenti nel complessivo ambiente planetario e saldamente custodito nel profondo dell'anima dei popoli.
L'America, su un piano simbolico, si identifica col Continente dei Dormienti, con la terra d'Occidente, che nella maggior parte delle mitologie era connessa al mondo sotterraneo, al paese dei morti, delle ombre, delle tenebre.
Questo simbolismo può essere oggetto di due interpretazioni opposte (come ogni simbolismo, esso implica sempre l'ambivalenza). Da una parte, ciò significa il Regno Primordiale da cui provengono gli antenati, ovvero una sorta di paradiso occidentale (soprattutto nella mitologia dei popoli celtici). Dall'altra parte, ciò implica il dominio della corruzione, della degradazione, della perversione, nel quale le forze del male trionfano.
Ritroviamo entrambi questi motivi nel mito platonico di Atlantide, nel quale figura il tema dell'abbondanza, della saggezza e della felicità paradisiaca accanto al tema del castigo per i crimini, per la perversione, per la degradazione. Risulta evidente che queste medesime caratteristiche debbano essere trasposte sul continente americano dopo la sua apparizione (o la sua "ricomparsa", secondo autori quali Mahieu, H. Wirth, Guénon ecc.) nel quadro storico dell'umanità euroasiatica. L'America intesa come Transatlantide deve, secondo la logica del mito, riprendere su di sé gli archetipi atlantici vieppiù rafforzati dalla sua posizione estremo-occidentale. La visione sacra dell'ecumene preamericano era delimitata dallo stretto di Gibilterra, così come risulta anche dall'iscrizione impressa sulle monete spagnole: "Nec plus ultra". "Plus ultra", infatti, si trovava il mondo delle ombre, dei mostri marini, dei prodigi infernali, ossia il mondo non umano.
Con Colombo il mondo inumano, sotterraneo, invertito e la realtà demoniaca entrano nella sfera d'attenzione dei popoli euroasiatici; ed è precisamente in quest'epoca che comincia - secondo i tradizionalisti - l'irreversibile declino spirituale della civiltà occidentale in quanto civiltà tradizionale. Ma, dall'altra parte, l'America era anche la terra della felicità e dell'abbondanza, l'Eldorado, la terra promessa. (Occorre rilevare, di sfuggita, che niente di simile si era prodotto nel periodo dell'esplorazione attiva dell'Africa, la quale, nondimeno, possedeva risorse naturali e pietre preziose in quantità non trascurabili). Si trattava del paradigma paradossale della nuova civilizzazione americana: l'alleanza tra la ricchezza e la miseria estreme, tra la criminalità infernale e il nisticismo chiliastico, tra la concezione della terra dei dannati, esiliati dall'Europa, e la concezione della terra dell'utopia, dei mistici (William Penn), degli ermetisti e dei massoni. Si può dire che l'America - e soprattutto gli Stati Uniti, che ne rappresentano la perfetta cristallizzazione civilizzata - è mitologicamente lo spazio della coincidentia oppositorum per eccellenza, nel quale le categorie opposte dovranno pacificamente coesistere. Tutto ciò era implicito nelle corrispondenze simboliche, le quali sono connesse alla struttura della geografia sacra per quanto riguarda la funzione simbolica del continente occidentale, della Transatlantide, dell'Isola dei Morti. Queste corrispondenze sono simultaneamente felici e infelici, ricche e povere, tranquille nella loro condizione e ansiose di uscirne, appartenenti sia al passato remoto sia al lontano futuro, miti e minacciose, ma pur sempre contro natura, sempre inumane, sempre terribilmente aliene.
2. Il cargo-cult americano
Lo storico delle religioni Mircea Eliade ha esaminato, nella sua opera Mefistofele e l'Androgine, la struttura mitologica del cargo-cult oceanico, ovvero la forma escatologica e messianica delle religioni di alcuni popoli primitivi. Il tema del cargo-cult è la forma grossolana e degenerata della prospettiva escatologica fondamentale, che è definita dalla logica della maggior parte delle dottrine tradizionali, con riferimento specifico alla Fine del Mondo e alla Restaurazione finale. Risulta evidente l'orientamento escatologico di tutte le religioni euroasiatiche degli ultimi millenni; ma è altrettanto logico pensare che l'inconscio collettivo notturno dei popoli custodisce, fin dai tempi della teocrazia assoluta e solare, non certo le raffinate concezioni teologiche sulla Fine dei Tempi, bensì la struttura più elementare del mito, necessariamente assimilabile ai miti degli stessi uomini primitivi. In questo contesto, occorre sottolineare il motivo costante che è presente nel cargo-cult in tutte le sue varianti: il ritorno dei morti con i beni del magico paese d'Occidente.
Eliade evidenzia la simbolica posizione occidentale, sempre presente nelle dottrine del cargo cult, nonché la fascinazione derivante dai beni che dovranno essere portati da questo paese dell'Occidente ad opera dei morti, degli antenati. A tale proposito, notiamo che la fascinazione esercitata sugli aborigeni indiani, africani ecc. da parte degli oggetti dei mercanti bianchi deve essere spiegata alla luce di motivazioni magiche (legate alle leggi della geografia sacra), piuttosto che sulla base della stupidità e della ingenuità dei popoli "primitivi". Il culto dei beni provenienti dall'altro continente non ha niente a che spartire con la qualità, con l'utilità pragmatica o con la bellezza; infatti gli aborigeni vedevano in tali beni i "condensatori di influenze telluriche". Se si tratta di beni provenienti dal continente occidentale, il significato simbolico è che essi provengono dalle regioni dei morti, le quali, per le forme tradizionali più basse e degenerate, sono quelle che rivestono la maggiore importanza.
Quanto detto può essere applicato non solo ai popoli oceanici o africani, ma anche alla grande maggioranza dei popoli euroasiatici che hanno perduto a poco a poco la loro tradizione integrale e, soprattutto, le sue componenti metafisiche, pur conservando, dietro la facciata del pensiero laico e razionalista, le componenti psichiche e gli archetipi inconsci allo stato latente (cfr. gli studi relativi alla psicologia del profondo ecc.). A questo livello, è legittimo proporre lo studio dell'influenza psicologica e culturale del continente americano sul continente euroasiatico, partendo proprio dalla logica universale del cargo-cult. Se l'America è mitologicamente il Paese dei Morti, i beni (gli oggetti) provenienti da essa esprimeranno il valore sintomatico della prossima Fine del Mondo, perché i "morti" ritornano con i propri "beni" immediatamente prima della Restaurazione finale del ciclo. D'altra parte, i beni stessi sono gli "oggetti magici", "affascinanti" e "magnetici" (l'influenza dei Mac Donald's e delle loro insegne sui bambini e sui Russi - ovvero sulle categorie degli esseri umani più esposti alle influenze sottili - deve essere seriamente studiata).
Comunque sia, se gli uomini dell'Europa possono dubitare di questo ruolo "cargo-cultista" degli Stati Uniti d'America, per i Russi dell'epoca della perestrojka la "magica" crescita dell'attrattiva nei confronti dell'americano risulta evidente. E' possibile convincersi di ciò analizzando la scala dei valori relativi agli oggetti occidentali venduti oggi in Russia al mercato nero. Il prezzo corrisponde qui non certo alla qualità dell'oggetto, bensì alla longitudine del paese da cui proviene: più ad occidente si trova il paese, più l'oggetto è costoso. Va da sé che gli oggetti americani hanno un costo molto superiore rispetto a quelli europei. Lo stesso vale per la pubblicità dei beni americani che non è possibile acquistare in Russia e per la coda di ore che bisogna fare davanti al Mac Donald's di Mosca: è una sorta di comunione col Mondo Magico dei Morti, di rito arcaico e pagano. I Russi non sono gli aborigeni oceanici o africani; essi sono europei civilissimi, ma il loro inconscio è molto più aperto ed esteriorizzato rispetto a quello degli Europei. Ciò d'altra parte non vuol dire che gli Europei non posseggano alcun inconscio o alcuno psichismo, sarebbe assurdo. Quindi la magia del cargo-cult americano agisce parimenti sulle masse europee, ma probabilmente attraverso altre strade, più segrete e più camuffate. Comunque sia, l'Europa, in quanto parte del continente euroasiatico, non può mai essere del tutto indipendente dall'inconscio euroasiatico e dalla logica della sua geografia sacra. Ciò implica, tra l'altro, che per l'Europa, come per la Russia e come per l'Asia, gli Americani svolgono il ruolo dei "morti resuscitati" e ritornati dal loro "esilio occidentale" (dalla tomba) con i loro doni magici e i loro simboli: le insegne dei Mac Donald's e il Topolino onnipotente.
3. Il Messia americano
La peculiarità simbolica dell'America non soltanto ha influenzato l'inconscio euroasiatico, ma ha anche definito la genesi dell'ideologia americana caratterizzandola in un senso specifico e, in certo modo, unico. Infatti è un errore imperdonabile considerare gli Stati Uniti d'America come un'emanazione della cultura europea e della razza europea. E' stato il pregiudizio razionalista - in quanto negatore della concezione tradizionale dello spazio qualitativo - a determinare la convinzione secondo cui esisterebbe una omogenea continuità tra la cultura americana e la cultura europea. In realtà, la storia dell'America postcolombiana è stata radicalmente diversa rispetto alla storia delle altre colonie europee. Ci riferiamo alla civilizzazione messianica che si affermerà nell'America settentrionale durante i primi anni della colonizzazione, mentre le regioni nelle quali si è verificata la più grande concentrazione delle tendenze escatologiche - protestanti e settarie - sono diventate, logicamente, il settore centrale di questo continente (sotto il profilo economico, culturale, geopolitico, politico ecc.). L'America è l'emanazione del mondo anglosassone delle eresie escatologiche protestanti, che, in rapporto al mondo della cultura europea, si sono sempre trovate ai margini geografici e politici - ovvero al di là dell'Europa, in quell'isola estranea ed aliena che è ed è stata l'Inghilterra. L'America è il continente protestante per eccellenza, il paradiso dell'eterodossia, il meraviglioso paese dei criminali diventati giudici, il regno dei reietti trasformati in creatori di norme pubbliche. Insomma: "i peggiori sono diventati i migliori" e "gli ultimi sono diventati i primi". Si può affermare che il famigerato melting pot non è, come si pretende talvolta, l'omogeneizzazione delle etnie differenti, bensì la "protestantizzazione biologica" degli uomini che hanno formato una razza nuova e specifica: la razza americana.
Questa razza comprende bene la sua futura funzione e l'originalità della sua nascita artificiosa, che dovrà servire per il conseguimento di un obiettivo planetario e addirittura cosmico. L'indicazione di questa missione escatologica la si può vedere nel sigillo degli Stati Uniti d'America, dove è menzionato il NOVUS ORDO SECLORUM. Si tratta del Nuovo Ordine Americano, la Nuova Costituzione del pianeta a partire dall'Estremo Occidente, dalla Transatlantide.
Se nell'inconscio euroasiatico gli Americani sono i "morti resuscitati", gli Americani considerano se stessi come una specie eletta e quasi non umana, una nazione di Supermen mascherati che nascondono la loro natura "superumana" dietro l'apparenza di esseri aperti, innocenti, simpatici e infantili. Il bimbo eroico e saggio, dotato di capacità intellettuali che trascendono quelle degli adulti, è l'immagine archetipica della coscienza americana; infatti la loro giovanissima nazione reca in sé qualcosa di estremamente antico, di preistorico, di "ancestrale", qualcosa che è proprio di un'umanità ormai scomparsa da parecchio tempo. E' la coscienza del fantasma (nel senso etimologico), la mentalità oscura e frammentaria dell'essere disincarnato, morto, ma purtuttavia collocato all'interno di un corpo fresco, stupido e innocente. Superman, l'eroe americano per eccellenza, sarebbe più esatto chiamarlo Superchild, "Superbambino". Questa figura è l'espressione dell'escatologismo protestante, dell'Emmanuele ("Dio in noi") protestante, inteso in senso assolutamente antitradizionale, anticattolico e antiortodosso. Il Superchild (che in casi estremi può diventare anche la "Superbestia" - Mickey Mouse, Donald Duck ecc. - o la "Supermacchina" - l'automa, il calcolatore ecc.) è lo Pseudo-Cristo americano, la cristallizzazione teologica del continente estremo-occidentale. E' il Messia americano collettivo e paradossale, il Giudice del pianeta, il cavaliere elettronico del Nuovo Ordine Mondiale. La famosa espressione "l'America è il paese dei contrasti" ha un senso teologico, dato che, in questo caso, il contrasto significa la coincidentia oppositorum, ovvero la coincidenza dei poli opposti in una medesima ipostasi: quella della nazione americana.
Il Nuovo Mondo non è in nessun modo il semplice prolungamento dell'Europa; è, invece, un mondo molto antico, il quale reca in sé l'ideologia mondiale e globalista che sommergerà l'Europa (e l'intero pianeta) nel segno della presenza messianica ed escatologica della Pax Americana, intesa nel senso mistico e non soltanto geoeconomico e politico. Le tendenze escatologiche sono evidenti, dalle origini della civilizzazione nordamericana fino all'epoca attuale: nei padri fondatori, nei quaccheri, nei creatori di uno Stato supermoderno e superlaico basato sull'ideologia antitradizionale e sovversiva dei "diritti dell'uomo", nei presidenti affiliati a sette segrete, nei banchieri, nelle pullulanti conventicole neospiritualiste, negli scienziati utopisti, nei dirigenti dei complessi militari e delle organizzazioni mondialiste.
Gli Americani non attendono il loro Messia, perché sanno che è già arrivato. E' l'America stessa, è la sua mentalità, è il suo Superchild informatizzato. Oggi resta soltanto da imporre questa verità al resto del mondo. Attualmente, questa coscienza escatologica americana si è concentrata in un movimento neospiritualista molto diffuso nel mondo: quello della "Nuova Era" [più familiarmente noto come "New Age", NdR]. Sembra che questo sincretismo della peggiore specie sia in procinto di diventare una corrente pseudospirituale di primaria importanza nella "preparazione della via" per la propaganda planetaria dello Pseudo-Cristo transatlantico.
4. La guerra dei continenti
Il mondo dei morti, dell'inconscio, degli archetipi psichici, possiede una forza gigantesca capace di spingere alla morte popoli interi. Ecco perché, anche denunciando e demistificando il complesso americano, non si arriverà da nessuna parte. La razionalità è completamente impotente di fronte alle energie occulte che si raccolgono nelle profondità psichiche. L'escatologismo, il cargo-cult e il messianismo americano si fondano su archetipi della geografia sacra diventati inconsci e tenebrosi ma ancora estremamente vivi. Coloro che vedono nell'americanismo l'errore, la frode, la seduzione perfida e il pericolo per la civiltà e per lo spirito (ricordiamo che l'Islam radicale definisce l'America come "il grande satana"), debbono richiamarsi anche agli archetipi e alle concezioni sacre. A nostro avviso, bisogna opporre all'americanismo la dottrina euroasiatica, l'idea del Grande Impero Euroasiatico, quello della Tradizione e della sacralità gerarchica, armonica, organica, l'Impero delle grandi razze euroasiatiche, radicate nel suolo di questo continente attraverso legami naturali e diretti.
In questa prospettiva, si può considerare il conflitto di due continenti simbolici: quello delle "tombe d'Occidente" contro l' "Oriente delle luci", per dirla con un'espressione islamica. E' evidente che questo conflitto deve essere innanzitutto spirituale e intellettuale. Orbene, per "Oriente" noi non intendiamo soltanto l'Asia, ma l'intero continente euroasiatico nella sua totalità geografica, razziale e spirituale.
Una volta, in passato, noi abbiamo "scoperto" l'America; oggi bisogna "ricoprirla" di nuovo. Questa moderna Cartagine dovrà seguire il destino della sua antenata mediterranea. Questa è la logica implacabile del mito.
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