mercoledì 8 luglio 2020

Lenin: la disciplina del monaco guerriero

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Pubblichiamo gli stralci di una lettera di Clara Zetkin in cui racconta del suo incontro con Lenin e le opinioni di questo su alcuni aspetti del movimento femminile. Lenin riconduce le militanti alla lotta principale per la Potenza e considera ridicole alcune deviazioni moderniste che perdona alla stregua di un monaco in confessione. Indica inoltre come dovrebbe essere il carattere del rivoluzionario.

Senza attendere la mia risposta, Lenin continuò: «La lista dei vostri peccati, Clara, non è ancora termi­nata. Ho sentito che, nelle vostre riunioni serali dedicate alle letture e alle discussioni con le operaie, voi vi occupate soprattutto delle questioni del sesso e del ma­trimonio. Questo argomento sarebbe al centro delle vo­stre preoccupazioni, del vostro insegnamento politico e della vostra azione educativa! Non credevo alle mie orecchie.

«Il primo stato in cui s’è realizzata la dittatura pro­letaria è accerchiato dai controrivoluzionari di tutto il mondo. La situazione della Germania stessa esige la mas­sima coesione di tutte le forze rivoluzionarie proletarie per respingere gli attacchi sempre più vigorosi della con­trorivoluzione. Ed ora, proprio ora, le comuniste attive trattano la questione dei sessi, delle forme del matrimonio nel passato, nel presente e nel futuro! Esse ritengono che il loro primo dovere sia di istruire le operaie in quest’ordine di idee. Mi si dice che l’opuscolo di una comunista viennese sulla questione sessuale abbia una lar­ghissima diffusione. Che sciocchezza, questo opuscolo! Le poche nozioni esatte che contiene, le operaie le cono­scono già da Bebel, e non già sotto la forma di uno schema arido e fastidioso, come nell’opuscolo, ma sotto la forma di una propaganda tagliente, aggressiva, piena di attacchi contro la società borghese. Le ipotesi freu­diane menzionate nell’opuscolo in questione conferisco­no a questo un carattere, a quel che si pretende, “scientifico”, ma in fondo si tratta di un garbuglio superficiale. La stessa teoria di Freud non è oggi che un capriccio di moda.
Non ho alcuna fiducia in queste teorie esposte in articoli, recensioni, opuscoli, ecc., in breve, in questa letteratura specifica che fiorisce con esuberanza sul ter­riccio della società borghese. Io diffido di quelli che sono costantemente e ostinatamente assorbiti dalle que­stioni del sesso, come il fachiro indù nella contemplazio­ne del proprio ombelico.

«Mi sembra che questa abbondanza di teorie ses­suali, che non sono in gran parte che ipotesi arbitrarie, provenga da necessità tutte personali, cioè dal bisogno di giustificare agli occhi della morale borghese la pro­pria vita anormale o i propri istinti sessuali eccessivi e di farli tollerare.

[...]

«Lo so, lo so, — egli disse. — Molti accusano an­che me di filisteismo. Ma ciò non mi turba. Gli uccel­lini appena usciti dall’uovo delle concezioni borghesi, si credono sempre terribilmente intelligenti. Bisogna rasse­gnarsi. Il movimento dei giovani è anch’esso contami­nato dalla tendenza moderna e dalla predilezione smi­surata per i problemi sessuali.»

Lenin calcò con ironia la parola «moderna», con aria di disapprovazione.

[...]

«La gioventù particolarmente ha bisogno della gioia di vivere e del benessere fisico. Sport, ginnastica, nuoto, escursioni, ogni sorta di esercizi fisici, variati interessi intellettuali, studi, analisi, ricerche: imparare, studiare, ricercare quanto più è possibile in comune. Tutto ciò darà alla gioventù molto di più delle teorie e delle discussioni interminabili sulla questione sessuale, sulla cosiddetta ma­niera di “godere la vita “.

«Mente sana in corpo sano. Né monaco né don Gio­vanni e nemmeno, come mezzo termine, un filisteo tede­sco. Voi conoscete bene il vostro giovane compagno Huz. È un giovane perfetto, ricco di doti, ma temo che non ne venga nulla di buono. Si agita e si getta da un’avventura amorosa ad un’altra. Ciò è un male, per la lotta politica e per la rivoluzione. Io non garantirei, riguardo alla sicu­rezza e alla fermezza nella lotta, delle donne il cui ro­manzo personale si intreccia con la politica, né degli uomini che corrono dietro ad ogni gonnella e si lasciano incantare dalla prima ragazza. No, questo non è compati­bile con la rivoluzione.»

Lenin si alzò bruscamente, batté la mano sul tavolo e fece qualche passo nella camera.

«La rivoluzione esige concentrazione, tensione del­le forze. Dalle masse e dagli individui. Essa non può tol­lerare stati orgiastici, del genere di quelli propri delle eroine e degli eroi decadenti di D’Annunzio. Gli eccessi nella vita sessuale sono un segno di decadenza borghese. Il proletariato è una classe che sale. Non ha bisogno di inebriarsi, di stordirsi, di eccitarsi. Non chiede di ubriacarsi né con eccessi sessuali né con alcool. Non deve dimenticare e non dimenticherà la bassezza, il fango e la barbarie del capitalismo. Attinge i suoi maggiori impulsi alla lotta dalla situazione della sua classe e dall’ideale co­munista. Ciò che gli è necessario è la chiarezza ed ancora una volta la chiarezza. Così, lo ripeto, niente debolezza, niente sciupio o distruzione di forze. Dominarsi, disciplinare i propri atti non è schiavitù, neanche in amore.

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