mercoledì 30 settembre 2020

Nazionalsocialismo riformato? (Karl Otto Paetel)

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Qualche tempo fa giunse dalla stampa l'annuncio della fondazione di un "Partito socialista tedesco" * che si era posto l'obiettivo di unire i vari gruppi scissionisti e secessionisti nazionalsocialisti e, come una sorta di nazionalsocialismo purificato, onorare le promesse non mantenute da Adolf Hitler rioccupando la posizione politica che aveva abbandonato, anticipando che i veri nazionalsocialisti, dopo aver riconosciuto il tradimento dei loro precedenti leader, si sarebbero invece rivolti ai riformatori.

La pretesa di rappresentare il "vero nazionalsocialismo" non è nuova. Sia la Comunità combattente dei nazionalsocialisti rivoluzionari - che costituisce il nucleo del "Fronte nero" guidato dal dottor Otto Strasser (in realtà, sia il guscio che il nucleo sono identici! †) - così come il Movimento di combattimento nazionalsocialista indipendente di Germania del capitano Stennes, fanno simili dichiarazioni.

La debolezza numerica di questi gruppi non è un argomento contro le loro capacità politiche. L'evoluzione del partito Hitler ha reso le persone sufficientemente scettiche sulla superiorità dei "Big Boys" contro le "schegge".

Ma a seguito della funzione politica e sociale di tali formazioni frontali, ciò che rimane è l'indagine di base e, successivamente, la ricerca del punto di partenza storico per un "nazionalsocialismo riformato".

Il motivo principale per cui ogni tentativo di riforma (un approccio che mette in errore la loro missione fin dall'inizio) comporta il rivoltarsi contro il NSDAP è dovuto all'accusa di inadeguatezza personale nei confronti dei vecchi leader del partito, dalla deviazione dei leader dalla vecchia (e in linea di principio corretta) linea dei 25 punti, così come il loro perseguimento di misure tattiche sbagliate.

Tutti costoro vogliono essere nazionalsocialisti, quelli che si rivoltano contro l'insoddisfacente Hitler, contro l'influenza dei pezzi grossi ‡ [Bonzokratie], contro la mentalità borghese strisciante, contro la Casa Marrone, contro le misure "legali" scorrette della direzione del partito, ciascuno credendo di essere quello in possesso del vero anello §. Otto Strasser ha a tal fine fornito la cornice di una "visione del mondo del 20° secolo"; Il capitano Stennes fa appello al sentimento rivoluzionario e al desiderio dei membri delle SA; il Partito socialista tedesco si sta allontanando dalle misure errate dell'ultimo trimestre. **

Ed ecco il punto di rottura di tutti questi tentativi. Essere un gruppo di opposizione può essere prezioso. Ma il destino delle varie opposizioni all'interno del campo marxista, tuttavia, mostra abbastanza chiaramente che il destino più propizio che spetta un'opposizione del genere è che i suoi argomenti (tre quarti dei quali sono sempre e solo rispetto alle differenze tattiche) saranno un giorno silenziosamente accettati tramite la "coscienza del partito", e a questo punto senza ulteriori indugi l’opposizione perde tutta la sua ragione di esistenza.

Se, tuttavia, il vero fallimento del partito hitleriano non è dovuto all'inadeguatezza delle sue personalità di spicco, ma si basa invece sulle decisioni fondamentalmente sbagliate del partito, allora qualsiasi riformatore di questo tipo perde il problema centrale e diventa una copia in miniatura del più grande fratello, mai portatore di leggi storiche.

Fonte:
Dal Manifesto Nazional Bolscevico scritto da Karl Otto Paetel nel 1933


Note del traduttore inglese:

* The term ‘German Socialism’ was often used interchangeably with ‘National Socialism’ – both were intended to denote a socialism that was the antithesis of the internationalist, ‘un-German’ ideology of Marx and Engels. One of the earliest National Socialist parties in Germany was called the ‘German Socialist Party’ – founded in 1918 (a few months before Anton Drexler’s German Workers’ Party), it was for a brief period the largest and most prominent NS party in the country, fêted by National Socialists in Austria and the Sudetenland, before its eventual absorption into the NSDAP in 1922. The party Paetel is actually referring to here was a fairly minor group which had split off from the NSDAP sometime around August 1932: the German Socialist Workers’ Party (Deutsche Sozialistische Arbeiterpartei, DSAP), occasionally also referred to as the ‘German Socialist Party’ or ‘German Social Party’. Its leaders, Arno Franke and Wilhelm Klute, had both been active NSDAP members (although Franke had started off his political career as a Social-Democrat) and both had become bitterly disappointed with the Party over time, particularly with its organizational structure and with what they perceived as the poor qualities of its local leadership. The DSAP was intended to advance a more pronounced socialist line while avoiding the corruption and authoritarianism which Klute and Franke alleged was dragging down the NSDAP; its leaders thus hoped that it would draw in all those of National Socialist disposition who were nonetheless wary of Hitler or other prominent Party figures. The group at its peak never had more than 2000 members, and its activity was concentrated solely within Berlin and parts of Saxony. Like the other National Socialist splinter-groups (of which there were many in the early ‘30s), the DSAP was banned after Hitler assumed power. Klute survived past the end of the War, but Franke was arrested in 1933 and likely died in a concentration camp. 

In German, ‘Bonzen’ means ‘bosses’ or ‘bigwigs’. ‘Bonzokratie’ thus means something like ‘rule by big shots’ or ‘influence of the bosses’, or more simply ‘bossdom’. It is also occasionally translated as ‘oligarchy’; this in my opinion is inaccurate, as it removes some of the deeper significance behind the word, which had particular meaning for National Socialists. Criticisms from within the Party against the leadership (typically made by members of the SA against Party functionaries) would often involve throwing around the term Bonzen, implying that the leaders were out-of-touch, snobbish, and high-handed, no better than the capitalists who National Socialism claimed to be fighting against. 

Likely a reference to the ‘Ring Parable’ of Gotthold Lessing’s play Nathan the Wise. In the play, the character Nathan relates a story to Saladin about a father who left his sons three rings, only one of which was magical; the others were physically identical but mundane copies. The three brothers quarrelled over ownership of the ‘real’ ring, until finally set straight by a wiser man. The story is intended as a parable about religious faith, but Paetel here is using it as an analogy for the squabbling of National Socialist splinter-groups over who is the bearer of the ‘real’ National Socialist doctrine. 

§ The mention of Otto Strasser here is a reference to his 1929 book National Socialism – Worldview of the 20th Century [“Der Nationalsozialismus – die Weltanschauung des 20. Jahrhunderts”]. Captain Walter Stennes was a former leader of the Berlin SA who in March 1931 led a Brownshirt rebellion (the ‘Stennes-Putsch’) against the NSDAP leadership, before leaving to form his own group, which after some factional troubles of its own eventually took the name ‘Independent National Socialist Combat Movement of Germany’ [“Unabhängige Nationalsozialistische Kampfbewegung Deutschlands”].

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