mercoledì 16 giugno 2021

Un moderno nazional-bolscevismo contro il liberalismo 2.0 (Alexander Dugin)

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Da un punto di vista filosofico, il Nazionalbolscevismo è sorto a seguito del cambio di paradigma avvenuto con la nascita della Postmodernità.
Gli autori postmoderni, quasi tutti provenienti da ambienti di estrema sinistra, divennero molto critici nei confronti del comunismo di stampo sovietico e in parte del comunismo cinese, decidendo così di allearsi strategicamente e ideologicamente con i liberali di sinistra (che li portarono a diventare sempre più "anti-fascisti" oltre che nemici del nazional-bolscevismo).

Ciò ha portato il postmodernismo a diventare la piattaforma comune in cui gli ex comunisti sono diventati sempre più liberali (individualisti, edonisti, ecc.) e dove i liberali di sinistra hanno finito per adottare le teorie e le pratiche più estreme promosse dall'epistemologia d'avanguardia dei pensatori più radicali che ha cercato di liberare l'uomo da tutto: da leggi, norme, identità stabilite, gerarchie, confini, ecc. Questa è l'origine del liberalismo 2.0. Tuttavia, ci sono voluti più di 30 anni perché questa nuova ideologia politica liberale diventasse finalmente un'ideologia esplicita che avrebbe determinato la cultura politica. Il fenomeno del Trumpismo ha portato alla definitiva galvanizzazione del Liberalismo 2.0 e infine gli ha fatto acquisire una struttura coerente.

La caratteristica principale del liberalismo 2.0 è che riconosce l'esistenza di un nemico interno, una sorta di quinta colonna all'interno del liberalismo. A causa dell'assenza di un nemico ideologico coeso come i comunisti e i fascisti, i liberali, rimasti ormai soli, furono costretti a riconsiderare la stessa mappa politica: una mappa che mostrava che l'estensione del loro dominio era diventata globale. Da un punto di vista ideologico, la debole tendenza rosso-bruna era vista come una minaccia molto più grande di quanto si potesse giudicare alla vista: era in realtà un movimento che aveva un impatto molto trascurabile.

Tuttavia, se consideriamo il nazionalbolscevismo da una prospettiva molto più ampia, possiamo dire che il panorama politico è cambiato radicalmente.
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La rinascita della Russia sotto Putin può essere vista come un incrocio tra la strategia politica anti-occidentale in stile sovietico unita al tradizionale nazionalismo russo. Altrimenti è impossibile spiegare Putin. A volte il comportamento russo è stato equiparato a una sorta di tendenza "nazional-bolscevica", ciò confermerebbe che questa tendenza ideologica è una sorta di resistenza contro il mondo unipolare-liberale. Potremmo usare questo stesso quadro per interpretare ciò che sta accadendo con la Cina.

È davvero molto difficile o semplicemente impossibile spiegare la politica cinese e, soprattutto, la linea adottata da Xi Jinping, da un'altra prospettiva. In Cina assistiamo, ancora una volta, al come una forma molto particolare di comunismo cinese abbia finito per mischiarsi con il nazionalismo. Lo stesso si può dire del populismo europeo sempre più potente e all'interno del quale le divisioni tra destra e sinistra tendono a sfumare: tutto ciò ha culminato nella simbolica alleanza gialloverde che ha unito La Lega (populismo di destra) al Movimento 5 Stelle (populismo di sinistra) per formare un governo in Italia. Una convergenza analoga a quest'ultima sembra prefigurarsi all'interno della rivolta populista dei gilet gialli contro Macron in Francia.

Ma a causa della creazione di un ordine mondiale unipolare i liberali furono in qualche modo costretti ad accettare l'esistenza di una seria minaccia nazional-bolscevica, almeno se concepiamo quest'ultima in senso lato. Proprio questo è stato il motivo principale per cui i liberali hanno cominciato a lottare contro tale convergenza e hanno cercato di minare, ovunque si manifestassero, le strutture e le organizzazioni di carattere nazional-bolscevico. Tuttavia, le élite mondiali, per evitare che questa efficace alternativa contro il dominio del liberalismo globalista diventasse molto più famosa, hanno cercato di presentare questo fenomeno come qualcosa di meramente superficiale, mentre in sostanza combattono con tutti i mezzi disponibili contro il nazional-bolscevismo.

Sebbene da un punto di vista ideologico sia Putin che Xi Jinping, sia i populisti europei che i movimenti islamici antioccidentali (che non sono né comunisti né nazionalisti), oltre alle tendenze anticapitaliste dell'America Latina e dell'Africa, dovrebbero rendersi conto di essere in qualche modo oppositori del liberalismo, arrivando ad accettare la necessità della nascita di un populismo globale integrando destra e sinistra come forma esplicita di questa lotta, e allora la loro capacità di resistenza sarebbe fortemente rafforzata e il loro potenziale di combattimento ne risulterebbe notevolmente moltiplicato. I liberali, per evitare che ciò accada, hanno utilizzato tutti i mezzi disponibili, compresa la quinta e la sesta colonna (cioè i liberali all'interno delle strutture di governo formalmente fedeli ai capi sovrani dei rispettivi regimi), al fine di eliminare il processi ideologici che hanno portato alla formazione di queste organizzazioni nei rispettivi paesi.

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