Tratto dal numero del 4 aprile 1931 del periodico La Conquista del Estado. Rivista guidata dal presidente Ramiro Ledesma Ramos capo delle J.O.N.S. Giunte di Offensiva Nazional-Sindacalista. Come si può notare era già chiaro il carattere fortemente nazionale del comunismo sovietico.
La Spagna deve riconoscere il governo russo. Noi, nemici radicali dello Stato comunista, possiamo esprimere questa opinione con tutto il vigore e l'autorità. È inutile ostacolare un evento trionfante, come quello russo, e non si capisce che tipo di paure impediscano alla Spagna di ottenere questo riconoscimento.
Oggi la Russia sovietica è un popolo in cui vengono condotti esperimenti economici e sociali di vasta portata. È conveniente averli ben visibili. D'altra parte, è diventato uno stato nazionale, attento alle sue preoccupazioni interne, e nessuno crede che i sovietici oggi siano interessati ad altro che al successo nazionalista del proprio compito. Forse uno dei nazionalismi più ferventi in Europa è quello dei russi, chiusi in se stessi, che coltivano l'ottimistica impresa della prosperità russa. Come qualsiasi altro popolo.
Oltre a questo, nella Russia odierna c'è una tendenza verso un tipo di stato che si allontanerà sempre di più dal modello comunista. Bisognerà aspettare che tra poco emergano le aristocrazie della rivoluzione, le minoranze intelligenti e dominanti che con un po' di cinismo e tanta visione storica coglieranno con tutte le formalità che vogliono dei mezzi di produzione e tutte le risorse politiche dello Stato.
È la transizione dall'incipiente stato comunista emerso con la Rivoluzione d'Ottobre allo stato nazionale efficace e potente che anche l'Europa post-liberale sta iniziando ad adottare. Vedi ad esempio lo stato fascista.
Così è arrivata la fase critica dello Stato sovietico e la dittatura di Stalin garantisce la traiettoria che abbiamo indicato.
La Spagna deve riconoscere i sovietici. Dialogare e stabilire relazioni d'affari. Non voltare vigliaccamente le spalle a quel mondo da loro scoperto.
La Russia, ripetiamo, ha abbandonato i suoi primi sogni di rivoluzione universale e permanente. Un giorno sarà in grado di superare la fase nazionalista che sta attraversando oggi e trasformare le sue ansie in desideri imperiali. Ma questo appartiene già alle legittime possibilità dei popoli.
La Spagna è forte e ha le sue essenze ispaniche profondamente radicate. Non crediamo che la sua posizione attuale sia da debole che gira la faccia per non riceve contagi dalle arie che arrivano. Non è un grande popolo che sfugge alle difficoltà, ma piuttosto chi va da loro e le supera.
Promettiamo di insistere su questo punto. Desideriamo e chiediamo rapporti diplomatici e commerciali con i sovietici. E per questo daremo alle nostre note arie di campagna.
Solo il vecchio spirito liberale borghese può essere spaventato dalla presenza a Madrid di una bandiera sovietica. Così come delle camicie nere fasciste. Di tutto ciò che sa di efficienza e violenza creativa.
Ma se qualcosa soccombe definitivamente in Spagna è il vecchio spirito liberale. Quelli che ancora si definiscono liberali, o sono cuculi che agiscono, ovviamente, come se non lo fossero, oppure sono universitari ingenui.
Proprio le polarizzazioni di forze che vogliamo per la Spagna sono quelle che si realizzano attorno a un'idea nazionale, ispanica di legittima ambizione spagnola, con tutte le sue conseguenze di uno Stato forte e autentico, oppure da un'idea comunista, abbandonando i destini della Spagna e fuori dagli eminenti valori dell'uomo. Ecco i due poli. Tutto il resto, vecchiaia, macerie e difesa liberale borghese.
Chiediamo e vogliamo relazioni diplomatiche con la Russia!
La Conquista del Estado - Madrid, 4 aprile 1931
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