Dal 1924-'25 fino alle elezioni legislative del settembre 1930, che proiettarono bruscamente in primo piano il partito nazionalsocialista, la militanza nazionalista in Germania è stata rappresentata principalmente dai gruppi paramilitari (Wherverbände) eredi dei corpi franchi, e dalle leghe della gioventù (Bünd).(1) Sotto l'effetto della crisi economica gli elementi più radicali di questi gruppi e delle leghe nazionali evolvettero verso il nazional-socialismo rivoluzionario (tendenza Strasser) o il nazional-bolscevismo, mentre gli altri (cioè la maggioranza dei membri e dei capi delle leghe) si adeguarono alla situazione creando nuovi partiti come il Partito dello Stato Tedesco (prodotto della fusione del Partito Democratico e del Giovane Ordine Tedesco di Arthur Mahraun) e il Partito Popolare Conservatore (formato da cristiano-sociali e elementi provenienti dal partito di estrema destra DNVP) cercando invano di renderli strumenti validi per il rinnovamento della Germania.
Il socialismo bündisch
I membri delle leghe della gioventù opteranno per il socialismo bündisch, variante del "socialismo tedesco" alla quale si unirono numerosi ambienti sociali e professionali e gruppi politici della Germania di Weimar. Il socialismo bündisch era molto vicino al "socialismo militaresco" che professavano la maggior parte dei gruppi paramilitari. In entrambi i casi, il loro socialismo era il più radicale degli altri, non solo nel Bünd o nel gruppo militarizzato, ma anche nella Volksgemeinschaft (la comunità di popolo) alla quale serve il Bünd e nella quale esso è inserito (2). Mentre il socialismo militaresco dei più grandi si basava sull'esperienza della guerra e sullo spirito cameratesco del fronte, il socialismo bündisch dei più giovani si appoggiava sull'esperienza delle escursioni attraverso la Germania, sul contatto con il popolo tedesco, sull'esperienza comunitaria della lega e sullo spirito cameratesco che si viveva in essa. Con la crisi e la radicalizzazione crescente della gioventù delle leghe il socialismo bündisch si trasformerà in un socialismo nazional-rivoluzionario favorevole alla nazionalizzazione totale o parziale dei mezzi di produzione e all'autarchia tedesca e centro-europea.
La sfida hitleriana
Con l'accesso di Hitler al potere, le principali leghe della gioventù (eccezion fatta per i moderati, soprattutto dell'importantissimo Deutsche Freischar) si unirono nel marzo del 1923 nella Grossdeutsche Jugenbund sotto il patrocinio dell'ammiraglio Von Trotha, vicino al presidente Hinderburg, sperando così di sfuggire alla "sincronizzazione" (Gleiehschaltung), vale a dire, alla loro dissoluzione e integrazione nella Gioventù Hitleriana. Da parte loro, le leghe più dure, più völkisch (per il quale Volk era sinonimo di razza) e allo stesso tempo critiche nei confronti del nazismo (che giudicavano da una prospettiva nazional-bolscevica) si raggrupparono in un bündisch per il servizio di difesa del lavoro e delle frontiere, sotto la presidenza di un trotzkista del nazionalsocialismo, il dr. Kleo Pleyer (3).
Nonostante tutti i loro sforzi le leghe della gioventù sono state sciolte dopo l'estate del 1933. I suoi membri entrarono in massa nella Gioventù Hitleriana e nel Deutsche Jungvolk che raggruppava gli elementi più giovani della HJ per continuare ad operare e promuovere lo spirito bündisch. I più grandi (prossimi a Friedrich Hielscher) entrono nelle SS Ahnenerbe (Eredità degli antenati, settore delle SS specializzato nella ricerca scientifica, in particolare storica e preistorica). Altri (gli strasseriani sotto la direzione di Heinz Gruber), preferirono entrare nel Fronte del lavoro al fine di accentuarne l'orientamento socialista. Infine, il dottor Werner Haverbeck tentò di riunire in un'unica organizzazione, la Reichsbund Volstum und Heimat, associazione satellite del KdF (Kraft durch Freude, Forza attraverso la Gioia) i giovani di spirito bündisch, organizzazione questa che si espanderà fino a contare un milione di membri.(4)
Comincia la repressione
Sotto la pressione di Baldur von Schirach, il leader della Gioventù Hitleriana, che temeva la loro autorità sui giovani tedeschi contestatori, si abbatte la repressione sui vecchi leader bündisch, alcuni furono esclusi dalla HJ (Werner Lass)(5), altri furono arrestati (Heinz Gruber)(6), (Robert Oelbermann)(7) o costretti all'esilio (Eberhard Koebel(8), Fritz Borinski(9), Hans Ebeling(10), Karl Otto Paetel(11), ecc.), altri infine furono assassinati (Karl Lamermann)(12) durante la Notte dei lunghi coltelli. Il Reichbunde di Haverbeck fu disciolto.
Nonostante quattro divieti successivi (nel 1933, 1934, il 6 febbraio 1936 e il 13 maggio 1937) e l'incorporazione obbligatoria dei giovani tedeschi nella Gioventù Hitleriana decisa nel 1936 e applicata di fatto nel 1939, alcune leghe continuarono la loro attività in Germania nella clandestinità. Questo il caso della Deutsche Jungenschaft DJ.1.11. fondata da Tusk nel 1931(13) insieme a Karl Otto Paetel e Otto Strasser entrambi ugualmente in esilio (Helmut Hirsch, membro della DJ.1.11. fu condannato a morte il 4 giugno 1937 e impiccato a Plötzensee); è stato anche il caso del Nerother Wandervögel(14) e del Jungnationaler Bund Deutsche Jungenschaft(15) sciolti nel 1937 e i cui leader sono stati sommariamente condannati nel processo di Essen.
Se alcune leghe poterono sopravvivere nella clandestinità altri nuovi gruppi apparvero, bande di adolescenti che avevano respinto l'adesione della HJ e la militarizzazione della HJ(16). Alcune di queste bande imitano i costumi occidentali e prefigurano le bande del dopoguerra, altre professano un cristianesimo moraleggiante e favoriscono la sopravvivenza delle organizzazioni della gioventù cristiana, altre rinnovavano l'ideale romantico dei Wandervögel. Tra questi nuovi gruppi il più conosciuto fu senza dubbio Die Weisse Rose alcuni dei cui membri erano appartenuti alle leghe della gioventù. I giovani bündisch e i loro emuli non furono gli unici a resistere al "fascismo" hitleriano, occorre ricordare anche la resistenza dei giovani comunisti nel mondo operaio e quella dei giovani cattolici in Renania e Baviera. Mentre i primi si appoggiavano all'infrastruttura clandestina del Partito comunista tedesco, i secondi lo facevano grazie al concordato firmato nel 1933 tra Hitler e il Papa.
L'ideale bündisch in esilio
L'ideale bündisch progressivamente soppresso in Germania si mantiene in vita nell'esilio all'estero. Otto Strasser sollecita le creazione di un "Ring bundischer Jugend" che si integri nel suo Deutsche front gegen das Hitler system (Fronte tedesco contro il sistema di Hitler). A Parigi, una rivista antifascista controllata dai comunisti vede la luce sotto il titolo di "Frei Deutsche Jugend" (questo nome aveva designato tra il 1913 e il 1923 una frazione del movimento della gioventù indipendente e designerà dopo la seconda guerra mondiale l'organizzazione giovanile della DDR. Karl Otto Paetel edita prima a Stoccolma, poi a Bruxelles e infine a Parigi la "Schriften der Jungen Nation" e la "Blatter des sozialistichen Nation" (diffusa in Germania dalle sorelle Silieva, membre della DJ.1.11. di Berlino). In Belgio, Hans Ebeling e Theo Hespers fondano nel 1935 l'"Arbeitgemeimschaft Bundischer Jugend" al quale aderiranno Paetel e Tusk, la rivista "Frei Deutsche Jugend", ecc... e danno alla luce il "Deutsche Jugend Front". Questo fronte della gioventù era legato a gruppi olandesi, belgi e britannici. Esso era nato dal desiderio di raggruppare tutta la gioventù tedesca d'opposizione. Ma questo tentativo non riescì a causa delle manovre comuniste e della mancanza di coesione di questi giovani oppositori. Ebeling e Hespers che non demordono diedero poi vita la rivista "Kameradschatf" dal 1937 al 1940.
Hans Ebeling e Theo Hespers
La rivista "Kameradschatf" (Cameratismo) costituisce un'importante testimonianza sulla resistenza della gioventù bündisch allo stato hitleriano e sul progetto di stato e società che essa opponeva al fascismo. Questa rivista di lingua tedesca pubblicata in Belgio era distribuita clandestinamente in Germania. I suoi fondatori Hans Ebeling e Theo Hespers erano due vecchi capi delle leghe della gioventù in esilio. Il primo, nato nel 1897 a Krefeld aveva preso parte alla prima guerra mondiale (durante la quale è stato promosso al grado di tenente); ai combattimenti del 1920 (Renania), nelle fila della Reichwehr provvisoria e alla resistenza contro le truppe di occupazione francesi della Ruhr. Poco dopo entra a far parte del Jungnationaler Bünd dal quale si separò nel 1924 per fondare la Jungnationaler Bünd Deutsche Jungenschaft più attiva e radicale della prima e che evolverà presto su posizioni nazional-bolsceviche. Dalla fine del 1929 fino al gennaio 1933 Ebeling dirige con il profesor Lenz la rivista "Der Vorkampfer"(17). Theo Hespers, nato nel 1903 entra a quattordici anni nell'organizzazione della gioventù cattolica Quickborn a cui apparterrà fino al 1927. Participa anche alla resistenza passiva contro l'occupazione franco-belga della Ruhr. In seguito aderirà alla Vitus heller Bewegung(18) e dirigerà la "Pfadfinderschaft Westmark" che costituirà insieme con la lega di Ebeling, la Freischar Schill e la giovane lega prussiana di Jupp Hoven, il Comitato di lotta dei gruppi nazional-rivoluzionari occidentali in Renania.
Il Bünd, alternativa ai partiti e al partito unico
"Kameradschatf" è stata la tribuna dei giovani oppositori all'hitlerismo. I "giovani nazionalisti", i "giovani socialisti", i "giovani cattolici" e i "giovani protestanti" si esprimevano in "Kameradschatf" e in essa si firmavano bündisch, nazionalisti völkisch e della grande Germania, cristiani, democratici e socialisti.
Per loro, il Bünd costituiva un modello politico, un modello di "democrazia in Germania" fondato su di un Fuhrer Gefolgschaft (un Fuhrer carismatico al servizio dell'idea, liberamente eletto e sottoposto alla permanente approvazione del gruppo, essendo egli solo un "primus inter pares"). Il Bünd si opponeva ai partiti falliti della democrazia weimeriana e al partito unico della dittatura hitleriana. Il Bünd era un modello sociale fondato sul cameratismo (Kameradschatf) opposto alla Schadenfreude hitleriana, un modello di integrazione dell'individuo e di socializzazione fondato sull'entusiasmo, un modello di educazione politica e un modello al tempo stesso di comunità di combattenti rivoluzionari formata dai giovani attivisti tedeschi nemici di Weimar e dell'hitlerismo.
Per i collaboratori di "Kameradschatf" che insistevano particolarmente sul ruolo svolto dal Bünd in materia di educazione politica e per i quali l'uomo bündisch era l'uomo politico per eccellenza interamente dedito al servizio dello Stato del popolo, lo stato hitleriano appariva come una dittatura di elementi piccolo-borghesi apolitici (associati a una Reichwehr a cui era delegata ogni responsabilità politica). La liquidazione politica, a volte anche fisica, sotto il III Reich dell'attivismo nazionalista (gruppi paramilitari e leghe della gioventù) considerato pericoloso per i nuovi padroni della Germania, gli pareva essere un aspetto rivelatore(19).
Ridefinire la Volkgemeinschaft
I nazionalisti völkisch prendono le difese del popolo e del Volkstum ma respingono l'imperialismo neo-tedesco degli hitleriani; nello spirito dei collaboratori di "Kameradschatf" il nazionalismo völkisch si consacra nella difesa dell'indipendenza e del Volkstum di tutti i popoli. Difendono i popoli dallo sfruttamento capitalistico persistente e dall'arbitrio dello stato hitleriano, propongono la costituzione di una vera e propria Volksgemeinschaft (comunità di popolo) senza relazioni con la suddetta Volkgemeinschaft prodotta dalla dittatura politica e dalla massificazione hitleriana, la costituzione di questa "vera" Volkgemeinschaft necessitava ai loro occhi di un nuovo ordine socio-economico (socialista) che ponesse fine all'ordine di classe nato dal capitalismo e un riorientamento spirituale (völkisch) di essenza cristiana che combattesse lo sviluppo capitalista dell'epoca(20).
E' stato il caso di Otto Strasser, che contrapponeva la grande tradizione tedesca fondata sul rifiuto del dualismo austro-prussiano, e tutto quello che ne consegue, il pangermanesimo.
Rifiutano l'economia capitalistica fondata sul profitto così come sull'economia di guerra e l'"anarchia burocratica" (simbiosi questa che è stata realizzata alla perfezione dalla Germania hitleriana) alle quali pretendono di sostituire un Piano (tedesco prima e europeo poi). Preconizzavano nel contesto di questo Piano un'economia destinata a soddisfare le necessità del popolo, la nazionalizzazione delle industrie come chiave che rompesse il potere del grande capitale e la divisione delle grandi proprietà terriere e infine la costituzione di cooperative in tutti gli ambiti dell'attività economica.
La tradizione libertaria dei Wandervögel
La redazione di "Kameradschatf" si dichiarava erede di due tradizioni:
1) il movimento della gioventù indipendente, sopratutto della "Gioventù tedesca libera" nata dalla riunione di Hohe Meissner del 1913.
Contro il mondo paternalistico (Vatenvelt) il movimento giovanile aveva affermato la sua lealtà ai padri originari, agli antenati (Vorvater)(21). Contro il controllo delle istituzioni (scuola, chiesa, famiglia) e la società borghese rivendicava la sua indipendenza accogliendo giovani leader nel suo seno. Contro lo stato wilhelmiano e lo sciovinismo borghese affermava il suo amore per il Volk (22). Contro la grande città il movimento della gioventù aveva proposto il "Wandern", il vagabondaggio attraverso il paese tedesco (la Germania profonda) e il contatto con il Volk tedesco autentico. Contro la religione rivelata il movimento giovanile aveva tentato di risvegliare una religiosità germanica. Contro il tabagismo e l'alcolismo che condannano, contro la degenerazione fisica, aveva esaltato la forza fisica e la bellezza nordica (dipinta dal pittore Fidus) praticando la ginnastica e il nudismo.
Infine, dopo la prova della grande guerra il movimento della gioventù aveva fondato una grande lega nata nel 1924-'25 dalla fusione di gruppi scouts dissidenti, del Wandervögel e della gioventù tedesca libera (1919).
La tradizione dei Corpi Franchi
2) I corpi franchi che nel 1919 formarono la Reichwehr provvisoria prima di convertirsi in nemico di questo esercito fuori dalle clausole militari di Versailles (in cui rivivevano le tradizioni nobiliari dell'esercito imperiale ponendo così termine alla democratizzazione dell'esercito e sopratutto del corpo degli ufficiali, provocato dalla grande guerra e dalle sue conseguenze) e i gruppi paramilitari nazional-rivoluzionari che succedono ai corpi franchi e che si trovano di fronte alla Reazione incarnata dagli industriali e dai latifondisti, i generali della Reichwehr e i politici della destra.
Nonostante l'originalità dell'approccio adottato dalla rivista (interpretazione che si avvicina per certi versi alla "teoria del totalitarismo"), "Kameradschatf" riprende contro l'hitlerismo certe critiche formulate anteriormente dai suoi predecessori dei corpi franchi e dei gruppi paramilitari contro Weimar (e soprattutto contro la Reichswehr associata al potere di Hitler).
I vincoli della "Bündische" in esilio con i "non conformisti" e i pianificatori francesi
Oltre a questa filiazione evidente tra il movimento della gioventù tedesco, i Corpi Franchi, i gruppi paramilitari e "Kameradschatf", si constata una strana parentela tra le idee della gioventù bündisch così come si è espressa in "Kameradschatf" e quelle dei giovani non conformisti francesi degli anni '30 che aderirono alle parole d'ordine patriottiche e federaliste, individualiste e comunitariste, pianificatrici e corporativiste.
Vi sono stati contatti tra i rappresentanti delle leghe della gioventù tedesca e i gruppi non conformisti francesi attraverso Harro Schulze-Boysen (vecchio militante della Jungdeutscher Orden che più tardi svolgerà un ruolo importante nell'Orchestra Rossa, direttore di "Planner", l'equivalente tedesco della rivista francese "Plans" diretta da Philippe Lamour, fu con Otto Abetz uno dei delegati tedeschi nel fronte unico della gioventù europea, creata per iniziativa dei gruppi francesi Plans e Ordre Nouveau)(23). Da parte sua, Ordre Nouveau mantiene contatti molto stretti con Otto Strasser, con il gruppo costituito dalla rivista "Die Tat" e sopratutto con la rivista "Der Gegner" ("L'avversario") (alla quale Louis Dupeux consacra un capitolo della sua tesi sul nazional-bolscevismo) animata da Harro Schulze-Boyssen e Fred Schmid, fondatore e capo della lega Der Graue Kreis (Il corpo grigio) scissione della Deutsche Freischar(24). Tuttavia i contatti personali non bastano a spiegare una tale convergenza: quello che mette in contatto i migliori elementi della gioventù tedesca e francese è stato il comune rifiuto del liberalismo e del totalitarismo e una comune aspirazione ad una evoluzione spirituale (o se si preferisce culturale) politica e socio-economica.
(trad. it. di Thierry Mudry, Movimiento de juventud e ideologia nacional revolucionaria bajo la Republica de Weimar)
Note
1) Durante i quattro o cinque anni della breve prosperità di Weimar e in particolare tra il 1925 e il 1927, il primo piano in materia di attivismo ultra nazionalista è legato alle leghe o associazioni paramilitari (Wehrverbande). Queste leghe nascono generalmente dai corpi franchi nell'immediato dopoguerra, anche se in misura crescente recluteranno i loro membri nel movimento giovanile "borghese" (Louis Dupeux, Stratégie communiste et dynamique conservatrice. Essai sur les différents sens de l'expression "National-bolchevisme" en Allemagne, sous la République de Weimar (1919-1933), Librairie Honoré Champion, Parigi, 1976, pp. 294-5).
2) "Il Bünd è la forza dei legami comunitari in contrasto con l'individualismo anarchizzante dei vecchi Wandervögel, l'accento è posto sul gruppo (che permetterà di parlare di un socialismo bündisch), ma anche sulla gerarchia, la selezione dei membri e la libera designazione dei 'capi'. E', in ultima analisi, l'educazione di una élite destinata a guidare e a servire la Germania alla fine di una rivoluzione culturale; è l'immagine stessa in miniatura di questa nuova Germania" (L. Dupeux, op. cit., p. 335).
3) Ver Hans Chritian Brandenburg, Die Geschichte der HJ, Verlag Wissenchaft und Politik, Colonia, 1982. pp. 137 e 139.
4) Ver Hans Chritian Brandemborg, op. cit., pag 194-5.
5) Werner Lass: fondatore e capo della "Freischar Schill", organizzazione segreta dei congiurati di Erdgenossen.
6) Heinz Gruber: fondatore e capo della "Schwenze Jungmanschaft", dissidenza social-rivoluzionaria della Gioventù Hitleriana e parte integrante del Fronte Nero di Otto Strasser.
7) Robert Oelbermann: fondatore e capo del "Nerother Wandervögel".
8) Eberhard Koebel (fondatore e capo di Task e DJ.1.11, componenti dissidenti della importante "Deutsche Freischar".
9) Fritz Borinski: uno dei dirigenti della "Deutsche Freischar", social-democratico.
10) Hans Ebeling: fondatore e capo del "Jungnationaler Bund Deutsche Jungenschaft".
11) Karl Otto Paetel: fondatore e capo del "Gruppe Sozialrevolutionarer Nacionalisten".
12) Karl Lamermann. dirigente della "Deutsche Freischar".
13) Sulla DJ.1.11. di Tusk si legga Hans Kraul, "Der jungenschafer ohne Fortune. Eberhard Koebel (Tusk) erlebt und biographisch erarbeitt von einem Weiner Gefahrten", Dipa Verlag, Frankfurt am Main, 1985 e Helmut Gran, "DJ.1.11.: Struktur und Wandel eines subkulturelles jugendlichen Miliens in vier Jahrzehnten", Dipa Verlag, Francoforte, 1976. Queste due opere sono state recensite in "Vouloir", n. 28/29, maggio 1986.
14) Sul "Nerother Wandervögel" si legga Stefan Krolle, "Bundische Umtriebe. Die Geschichte des Nerother Wandervögels vor und unter dem NS Staat, Ein Jugendbund zwischen Konformität und Widerstand", Lit Verlag, Munster, 1985.
15) Vedi sotto.
16) Su questi nuovi gruppi si veda: Fritz Theilen, "Edelweisspiraten", Fischen Taschenbuch Verlag, Frankfurt an Main, 1984.
17) Hans Ebeling participa a campagne per altri dirigenti bündisch (Werner Lass e Karl Otto Paetel sopratutto) nelle riunioni di Freusburg (agosto 1927) e di Ommen in Olanda (agosto 1928) destinati a preparare la fondazione della lega mondiale per la pace. Questi incontri internazionali nei quali i giovani capi bündisch stabilirono contatti con rappresentanti dell'estrema sinistra dei popoli colonizzati, accelerarono la radicalizzazione delle leghe della gioventù (si noti che Hans Ebeling, Werner Lass e Karl Otto Paetel divennero poi figure di spicco del nazional-bolscevismo) e diedero luogo a Ebeling alla fondazione con il professor Lenz nel gennaio 1930 della revista "Der Vorkampfer" di orientamento ultranazionalista e anti-capitalista ("Der Vorkampfer" adotterà elementi di analisi marxista, anti-imperialista e filo-sovietica).
18) Il movimento di Vitus Meller al quale parteciperà Theo Espers, è stato l'unico movimento nazional-bolscevico cristiano (gli altri erano indifferenti in materia religiosa o praticavano un ateismo aggressivo o si pronunciavano a favore di un neo paganismo germanico) impiantato negli ambienti cattolici (come mostra L. Dupeux il nazional-bolscevismo è stato un movimento maggioritariamente "protestante" legato alla tradizione di Arminius, Witukind e Lutero, anche se ciò non ha impedito alla cattolica Renania, regione di frontiera sensibile alle tesi nazionaliste tedesche di divenire, con Berlino e la Franconia, una piazza forte del nazional-bolscevismo).
19) "Kameradschatf" dedica ampi articoli ai processi contro il "Jungnationaler Bund, Deutsche Jungenschaft" e contro Niekisch e il "camerata Eberhard".
20) I nazional-socialisti rivoluzionari di Otto Strasser e i nazionalisti social-rivoluzionari di K.O. Paetel difendevano il medesimo punto di vista (nel suo aspetto spirituale più pagano germanico che cristiano).
21) Si veda: J. Pierre Faye. Lenguajes Totalitarios Hermann, Parigi, 1973, p. 22.
22) Secondo G. Mosse, il movimento della gioventù indipendente era indiscutibilmente "volkisch" ma il suo nazionalismo si opponeva al nazionalismo wilhelmiano ufficiale imperialista e sciovinista. Il suo nazionalismo era fondato sul Popolo e non sullo Stato, in luogo di essere aggressivo e espansivo era intensivo e introverso (G. Mosse, The Crisis of German Ideology, Schoken Books, New York, 1981, p. 179).
23) Ver: J. Louis Laubet del Bayle. Los no conformistas de los años treinta. Seuil, Parigi, 1969, p. 98.
24) J. L. Loubet del Bayle. op. cit., p. 113.
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