giovedì 26 maggio 2022

Turchia, mediterraneo ed Europa (Jean Thiriart)

Europa in groppa a Zeus

Introduzione

La Geopolitica ha delle buone e larghe spalle


Il termine è in voga, anche tra i letterarati, e gli scribacchini ne usano e abusano. Mi sembra indispensabile chiarire quello che penso della geopolitica, a cosa è utile, perché è essenziale. Nella misura in cui essa pretende di essere scienza, il suo utilizzo deve essere universalmente indifferente e comune. Chimica, fisica, meccanica, biologia – e un centinaio di altre scienze – sono rigorosamente universali e condivise da tutti. Non vi è nessuna meccanica giapponese, fisica inglese, medicina tedesca. Tutte le scienze sono create e sviluppata dall’élite della razza umana, da Tokyo a Madrid, Francoforte, San Francisco, da Mosca a Londra. Create da tutti, utilizzate da tutti. La scienza è fondamentalmente cosmopolita; è ciò che l’ha resa grande. Bisogna entrare nel mondo delle superstizioni – intendo religioni – o delle fantasie ideologiche (il socialismo, l’umanitarismo, il razzismo, il marxismo, il fascismo, il nazionalismo, la democrazia), per trovare la razza umana divisa, frammentata da falsi problemi, suscitate da parte di polemiche grottesche.
La scienza geopolitica è una cosa, la geopolitica come argomento pseudo-razionale dei sogni nazionalisti è tutta un’altra cosa. Haushofer non è ai miei occhi uno scienziato della geopolitica. Ha usato questa etichetta per nascondere, piuttosto debolmente, il suo pangermanismo di ritorno. Scopriamo in Haushofer dei propositi inaccettabili, sotto la penna di un uomo che ci viene presentato, a volte, come uno scienziato. In Haushofer il disprezzo verso latini e slavi non è nascosto. Parla di “popoli ausiliari“, ignora il Mediterraneo (e non è il solo). Egli crede in una sorta di predestinazione storica germanica.
La cosa principale che si deve mettere a suo favore è la sua argomentazione sulla continuità geopolitica da Ostenda a Vladivostok. Mai, eppoi mai, Haushofer ha voluto, ha consigliato l’aggressione tedesca – nel 1941 – contro l’URSS, ma il contrario. Niekisch Ernest, nel frattempo, evocherà un “grande spazio da Vladivostok a Flessinga“, in cui il Mediterraneo è assente, in cui l’Inghilterra è esclusa.
Niekisch è un terricolo, non vede quella fonte di potenza che sono gli oceani e i mari. E scotomizza l’Inghilterra, si rifiuta di vederla.

Geopolitica e basi statuali

Passiamo – prima di parlare della Turchia – alla mia personale definizione di geopolitica.
Per me, la geopolitica risiede fondamentalmente nella ricerca di una sostenibilità minima per uno stato-nazione, attraverso i parametri di (a) spazio, (b) caratteristiche demografiche, (c) industrializzazione (nessuna industria, nessun esercito), (d) quasi totale autosufficienza in risorse minerarie, alimentari, ed energetiche, (e) elite scientifica di primo piano, (f), confini facili da difendere (oceani, deserti, zone ghiacciate, alti massicci montuosi che li delimitano), (g) integrazione totale (etnica, sociale, culturale), (h) l’accesso ai mari caldi.
Ai miei occhi, la geopolitica indica la portata minima da raggiungere e quella massima da non superare (la dispersione, la provocazione).
Il concetto di sostenibilità, in termini di spazio demografico, è essenzialmente variabile secondo i tempi. Un Ducato di Bretagna si rivelava sostenibile nel XIII secolo, un anacronismo nel XV secolo.  La Francia – con il suo impero coloniale nel 1939 – è rimasta solida. Nel 1962, dopo aver perso Indocina, Tunisia, Marocco, Algeria, Africa, la Francia è emersa “come tale” dalla storia. Sicuramente. Stesso ragionamento per l’Inghilterra nel 1939 e nel 1960.
Alla fine del secolo ventesimo quali sono, dunque, le cifre da includere nei miei 8 parametri da a ad h?

L’Europa, un impero euro-sovietico, deve soddisfare i seguenti valori:

a – Spazio: dall’Islanda a Vladivostok, da Stoccolma al Sahara, dalle Isole Canarie alla Kamchatka, dalla Scozia al Baluchistan.

b – Demografia: 800 milioni di abitanti (la Cina ha appena superato il miliardo).

c – Industrializzazione: URSS – Europa.

d – Autarchie Varie: petrolio russo, iraniano, arabo.

E – Elite scientifica di primo piano da Tolosa a Mosca, da Londra ad Ankara.

f – Confini facili da difendere: Oceano Artico, Atlantico, Sahara, l’accesso al Mar Nero e all’Oceano Indiano, l’accesso all’Oceano Pacifico. Tra la Cina e noi: Himalaya, il Grande Altai, il deserto del Gobi.

g – Un’integrazione etnica incoraggiata, se non organizzata e pianificata. Esogamia come strumento sistematico di omogeneizzazione etno-culturale.

h – L’accesso ai mari caldi (caldi nel senso di vie navigabili per 12 mesi l’anno …). L’accesso al Mar Arabico e all’Oceano Indiano. E’ ovvio che Arabia, Iran, Afghanistan e Belucistan fanno parte della zona della sostenibilità dell’Impero Euro-sovietico.

La descrizione sopra da a ad g, fa apparire l’incompletezza dell’attuale Unione Sovietica, a cui manca l’Europa promontorio d’Asia, da un lato, e dall’altro, l’incompletezza dell’’Europa occidentale che non ha il grande spazio che va da Kiev a Vladivostok.
Jean Baechler, ha definito molto chiaramente che un valido stato-nazione può permettersi (lo fa assai curiosamente su un libro che tratta dell’ideologia): “… chiunque non perde, vince…” Baechler ricorda la differenza cruciale tra a, che potrebbe accontentarsi semplicemente di non perdere (Inghilterra, estate 1940) – e b, che deve vincere (Germania, primavera 1945).
L’impero euro-sovietico sarà classificato nel gruppo “quando non perde, vince…

magliette geopolitica

Il concetto geopolitico di “mari interni“

Ora arriviamo al concetto geopolitico dei mari interni.
I mari interni sono da est a ovest: Mare di Okhotsk, Mar Caspio, Mar Nero, Golfo Persico, Mar Rosso, Mar Baltico, Mare del Nord e, infine, il principale: il Mediterraneo, una vera e propria matrice storica dell’Europa.
Il Mediterraneo, il “mare internum” più grande. L’Europa rimane militarmente indifendibile, al di fuori del controllo totale di tutte le sponde del Mediterraneo. Roma l’aveva ben compreso: la Repubblica lancerà tutte le sue forze, fin quando Cartagine sarà distrutta. La Spagna di Carlo V, si esaurirà cercando d’installarsi ad Algeri e Tunisi. Al contrario, i turchi avanzeranno fino alle Baleari, ma per essere rapidamente respinti.
Il Mediterraneo non può essere condiviso. Non avendolo controllato totalmente, i turchi falliranno sul mare prima di fallire a terra, davanti Vienna, anche se aiutati dal tradimento europeo di Francesco I°, pre-gollista. Per due volte, l’Europa ha assunto il suo “destino mediterraneo”. La prima volta con la Repubblica Romana, la seconda volta – brevemente – tra il 1830 e il 1962. Brevemente e goffamente, purtroppo.
Alla fine del 1942, il nostro nemico geo-politico, il nostro nemico neo-punico, gli Stati Uniti, lanceranno l’attacco all’Europa dal Nord Africa. Gli Stati Uniti avevano già i loro burattini in mano: la bella canaglia che era il generale francese Mast, compiaciutamene gestito da Robert Murphy (cfr. il libro del generale Mark W. Clark, Calculated Risk, pubblicato da Harper & Brothers, New York, 1950).
Ricordiamoci di citare le occasioni perdute nella storia, nel 1941, Ferhat Abbas chiederà al maresciallo Pétain la piena integrazione dell’Algeria con la Francia. Vichy lo deluse. Il leader algerino deluso, ferito, cambierà campo un anno dopo. Dopo vari contatti con Robert Murphy, si volterà le spalle alla Francia e sarà il campione del nazionalismo algerino. Nel gennaio del 1943, Roosevelt, passando per Casablanca, incentivò il Sultano del Marocco a rompere con la Francia. La Francia, che era allora, in quel punto, l’Europa.

I tre stretti del Mediterraneo

Sono i Dardanelli, Port-Saïd/Suez e Gibilterra.
Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco non appartengono ad Africa, ma al Mediterraneo. Per la civiltà, il clima, la storia, l’Africa inizia a Sud del Sahara. Rinvio – su questo punto – i lettori esigenti al capitale libro di Fernand Braudel, Il Mediterraneo e il mondo mediterraneo (Armand Colin, 1979).
Per chi si vuole europeo, l’integrazione della Turchia e del Marocco sono le priorità a breve termine. L’integrazione di tutti i territori dall’Egitto all’Algeria è un imperativo nel medio termine. Tutti questi paesi diventeranno europei o saranno utilizzati contro di noi. Tutti questi paesi sono troppo deboli da soli. O saranno integrati nell’Europa, o nel ventunesimo secolo saranno satellizati – contro di noi – dalla politica mondiale degli Stati Uniti o della Cina (o da qualsiasi altra potenza che apparirà).

Il Razzismo minaccia la sicurezza dello Stato

Un Le Pen non scorge la dimensione storica, ma le dimensioni demagogiche; è un puro prodotto della democrazia, una illustrazione della politica spettacolo. Ha trovato una clientela di cui sfrutta un timore comprensibile, ma tuttavia in modo un po’ effimero. In Germania, i piccoli nazionalisti aggrediscono quotidianamente dei turchi.
Cosa rivela una analisi sociologica fredda, obiettiva? E’ un fatto innegabile: la popolazione algerina e marocchina, in Francia, mostra un tasso di grande criminalità, smisurato. Ciò è dovuto, in parte, al basso livello sociale di queste popolazioni. Come il crimine dei neri negli Stati Uniti. Non è un fatto razziale o culturale, ma un fatto di proletarizzazione, di plebeizzazione degli strati più bassi.
A questa realtà sociale – correggibile – due risposte personali, due risposte irrazionali, dettate dal piccolo-nazionalismo alla Giovanna d’Arco, o all’ideologia del fumoso umanitarismo degli intellettuali letterati della sinistra disordinata. I gauchisti trasformano i delinquenti nord-africani in “vittime” e rifiutano la repressione. Mentre la repressione è necessario per ogni crimine, ovunque essa provenga. Pensiamo ai tifosi “sportivi” del calcio inglese, che massacrarono sessanta italiani nel recente pestaggio con spranghe di ferro, in uno stadio a Bruxelles. La plebe è ovunque.
Il nazionalismo retrospettivo del gruppo Le Pen, vuole ignorare la natura sociologica della criminalità nord-africana. Bisogna “spezzare il negro“, bisogna picchiare tutti i nordafricani senza distinzione, senza sfumature. La Francia decadente, quella della iattura di Chirac, questo Tarzan di plastica, che lascia marcire il problema. Che non fa nulla, come al solito. Se non del verbalismo. Nulla viene fatto per integrare i nordafricani nella popolazione francese, per istruirla, educarla.
La soluzione al problema della criminalità è una doppia azione educativa e repressiva. Nessuna ritirata davanti alla criminalità: una repressione forte, come si deve, in ogni Stato dotato di polizia. Scrivo “dotato di polizia” e non “di polizia”. E, allo stesso tempo, la formazione e l’educazione delle masse per la loro integrazione nella società moderna.
La soluzione di Mitterrand che evoca una Francia multirazziale non è più, o solo poco più, che la soluzione di Le Pen. Una nazione deve essere omogenea, non può incoraggiare “differenze” o linee di frattura. Con le teorie di Mitterrand stiamo assistendo all’arlecchinizzazione del paese… La Francia cattolica, la Francia maghrebina, la Francia ebraica, la Francia occitana, la Francia basca. Incoronazione di tutte queste Francie, la Francia dell’’assiette-au-beurre’, la principale, certo, quella dei compari di Mitterrand o di Chirac.



magliette geopoliticaIl problema del razzismo è affrontato in modo irrazionale come quello della criminalità. E’ odioso chiacchierare sui meriti delle “razze” o dei “popoli“. Nel corso dei secoli, tutto cambia. I miei antenati germanici vivevano come dei primitivi nel 500 AC. Allo stesso tempo, la scuola ionica della filosofia, in Grecia, ha creato il pensiero moderno, il pensiero razionale. La mia scelta è fatta: i miei antenati intellettuale sono i materialisti dello Ionio, non i miei antenati vichinghi.
Nel XV secolo, i poveri di Milano scendevano a lavorare fino a Napoli, ricca, prospera, illuminata. Quattro secoli dopo, il napoletano andavano mendicando lavoro a Torino o a Milano. Il popolo romano in armi del II secolo aC, ha fatto posto, alla fine del nostro ventesimo secolo, a una società totalmente decadente che non produce più nulla, salvo i parassiti dell’amministrazione italiana o europea, financo i festaioli della Dolce Vita, omosessuali e tossicodipendenti vari. Grandezza e decadenza. Un mix di grandi momenti e di regressioni.
Alcuni dicono che sono orgogliosi della loro ebraicità, dicono. La più grande tragedia storica di questo gruppo deve essere appurata, rifiutò l’ellenizzazione. La cultura greca prima e sotto Cristo, aveva cinquecento anni di vantaggio su quella di un popolo di cammellieri ignoranti e fanatici. Ci sarebbe voluto poco per vedere la Palestina del tutto ellenizzata. Purtroppo, la cosa non andò bene. Questo ci ha dato Gesù, e come bonus sei secoli più tardi, Maometto. Che non è migliore. Religioni, razzismi vari e nazionalismi ristretti dovranno essere, in alcuni casi, considerati in uno stato unitario europeo, come attentati alla sicurezza dello Stato.
Nell’impero Euro-sovietico, gli irriducibili dell’Islam, di Gesù o di Mosè dovrebbero probabilmente essere raggruppati in una serie di grandi “Disneyland” religiosi: andata e ritorno Gerusalemme-Parigi per cinque mila franchi, nella bassa stagione, con i bigodini dei rabbini, il pezzo della Vera Croce di Galilea o della vera barba di Maometto.
Una società moderna deve evacuare le religioni, le fantasie a sfondo razzista, le ideologie che dividono stupidamente gli uomini.

Repulsioni inverse secondo le classi sociali

Resistenze, repulsioni, si osservano in diversi aspetti a seconda della classe sociale. Le reazioni sono invertite.
Il proletariato francese è preoccupato e infastidito dal proletariato maghrebino. Dimenticando, il primo, che non vorrebbe scendere nelle miniera di ieri o lavorare nell’edilizia, oggi. La piena integrazione del Marocco o della Turchia nella CEE, non sarà sempre accolta con entusiasmo dalle classi possidenti o dalle classi medie dei due paesi. Se l’operaio marocchino preoccupa il lavoratore francese, il medico del Marocco, l’industria marocchina, possono sentirsi meno preparati ad affrontare la “libera circolazione” di fronte ai medici europei, all’industria europea, meglio addestrati, non fosse solo a causa della concorrenza intensa nel settore che prevale in Europa.
Visitando il Sud America – come specialista di una branca dell’istruzione tecnica superiore – ho potuto constatare che la borghesia latino-americana s’impegna molto per impedire la nascita di una classe media tecnocratica costituita a livello locale. I ricchi del Brasile o del Venezuela mandano i figli a studiare negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, sabotano la nascita di un insegnamento tecnico di qualità locale, accessibile ai non ricchi.
In Francia, i sostenitori di Le Pen sono reclutati tra le classi inferiori. In Marocco, domani in Turchia, potrebbe essere visualizzato un “Le Pen” locale, questa volta basandosi sulle classi privilegiate. Protezionismo di classe. Incapacità di far fronte alla competizione sociale.

Ripartizioni naturali, anacronismo geopolitico

Ancora una volta, mi sono ricordato degli elementi di base della storia e della geopolitica seria.
Si osservi, successivamente allo stato urbano (Atene, Tebe, Sparta), lo Stato nazionale (Roma italica, Macedonia reale), nel periodo antico. Durante il periodo moderno, il fenomeno si ripete con gli Stati urbani che furono Venezia, Milano, Firenze, le città della Lega Anseatica e con gli Stati nazionali come Spagna, Francia, Inghilterra prima del XVI secolo.
I litigi sterili tra le città greche hanno portato alla superiorità e al dominio di esse da parte di Filippo di Macedonia, e poi di Roma. Le città greche sono state in grado di passare al decimale superiore, quindici secoli più tardi, stessa cosa in Italia con lo stupido particolarismo comunale. I re di Francia e di Spagna si fecero a lungo la guerra nell’Italia divisa, nell’Italia frammentata. Io passo oltre, al concetto di Stato imperiale, come è stata Roma quando straripò dalla sua area italica, come l’antica Persia, come l’Impero Ottomano. Passo oltre per non dilungarmi troppo. Dopo lo Stato nazionale, si arriva allo Stato continentale. Ricordiamo, così, l’evoluzione geopolitica degli Stati: a – urbana, b – nazionale, c – continentale.

Esistono, già oggi, quattro stati continentali: l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti, la Cina, l’India. Un quinto potrebbe apparire nel XXI secolo: l’Insulindia. E uno stato continentale non riesce a nascere: l’Europa occidentale. I mediocri politici provenienti da tutta l’Europa occidentale hanno visto, in sostanza, l’aggravamento dei vecchi nazionalismi, diventati grotteschi, quasi dei particolarismi infantili (Corsica, Paesi Baschi, Vallonia… il mondo dei pazzi).

Gli Stati nazionali sono talvolta incompleti. Come gli Stati Uniti sono ‘privi del Canada’. Mentre l’URSS è ‘priva dell’Europa occidentale’- il contrario è anche vero: l’Europa è priva dell’URSS. Il tentativo delll’ovest a est, tra il 1941 e il 1943, affondò nel disastro. E’ fuori discussione pensare a una ripetizione.
La Cina è priva di Formosa e delle Filippine. E nel lungo periodo, di tutti l’Indocina ex francese. Il Mediterraneo cinese si estende tra Saigon, Singapore, l’isola di Luzon e Formosa.
La geopolitica come la intendo, come scopo scientifico, deve apprendere la creazione di Stati vitali (auto-sufficienti) e la creazione di un equilibrio globale.

Gli Stati Uniti sono in condizione di provocazione con le loro flotte nel Mediterraneo e nel Mar Cinese Meridionale. A medio termine, probabilmente nel lungo periodo, certamente, la dispersione dell’attuale impero americano provocherà la sua dissoluzione. Un potente Cina non tollererà più gli Stati Uniti nel Pacifico orientale. L’Europa non potrà tollerare un solo dragamine USA a oriente della Groenlandia o delle isole Canarie. Prima di cinquanta anni, l’impero americano crollerà perché è eccessivo, e non vive che grazie alla debolezza endemica dell’economia marxista in Unione Sovietica e in Cina e alla divisione tribale dell’Europa plutocratica. Due condizioni preliminari, non eterne.

In una geopolitica oggettivamente ragionevole e progettuale, una Cuba sotto l’influenza sovietica costituisce una situazione innaturale ed esplosiva, come la VI flotta americana tra Atene e Cipro, ha istituito una innaturale situazione esplosiva. È la situazione di provocazione che ho menzionato prima.
Ciascuno, nel ventunesimo secolo, sarà restituito ai suoi confini geopolitici, dettati dalla geografia e dalla ricerca e dalla volontà sistematica di eliminare le situazioni di provocazione. Ci vorranno cinque o sei grandi potenze, che condivideranno la gestione dell’universo. Nel frattempo lo Stato mondiale, unica soluzione intelligente a lungo termine.
Tornando alla mia tabella di otto punti da a a h, si scopre ciò che manca, da una parte all’URSS e, in secondo luogo, all’Europa occidentale. Per l’Unione Sovietica attuale, non sono soddisfatte le seguenti condizioni:

a – Demografia ridicola di 250.000.000 di fronte al miliardo e duecentomila cinesi;

c – Industria in ritardo senza l’aiuto dell’Europa occidentale;

f – La grande pianura che si estende da Lubecca a Sofia è militarmente molto costosa da difendere, già in tempo di pace;

h – Accesso al mare buono, manca drammaticamente all’URSS attuale.

Per l’attuale Europa occidentale, quali condizioni non sono soddisfatte oggi?

a – spazio ridicolmente piccolo per una enorme popolazione di 450 milioni di abitanti;

d – Ci manca l’autarchia energetica: petrolio iraniano e arabo;

f – Anche per noi, le vaste pianure aperta da Lubecca a Sofia sono troppo costose da difendere.

E’ la stessa f per l’Unione Sovietica e l’Europa occidentale.

Questa breve enumerazione, appresa da questa tabella, mostra l’ovvio: l’URSS non è completata dall’Europa e l’Europa non è completata dall’URSS.
Il matrimonio della ragione – a causa della geopolitica – tra l’Unione Sovietica e l’Europa farà si che ciò sia, ipso facto, portato alla realizzazione immediata, positiva e totale dei punti da a ad h, senza alcuna eccezione.

Il razzismo contro la costruzione dell’Europa

Torno al titolo di questo articolo: la Turchia
E’ evidente che la costruzione dell’impero Euro-sovietico dovrebbe essere effettuato in un quadro politico puro, e che tale costruzione richiede assolutamente lo spietato sradicamento di ogni razzismo anti-turco, anti-arabo.
È l’anti-razzismo, per ragioni di Stato.
Nella grande costruzione europea, quella dell’Impero Euro-sovietico, il razzismo è un affronto alla sicurezza dello Stato. Per me, la geopolitica è l’inizio del ragionamento della logica della costruzione di uno stato-nazione, e non solo un pedante argomento retorico. Io sono anti-razzista per ragioni di intuizione politica, non come nella pubblicità esibizionista patologico della LICRA e di altri furiosi.
Devo ancora aggiungere qualche parola ai problemi delle religioni. A medio termine, le religioni devono essere totalmente sradicate dalla moderna società politica. Esse sono come nocive come il razzismo o il piccolo-nazionalismo.
Lutero ci ha consegnato la divisione dell’Europa e un secolo di guerre civili atroci. I pazzi ebrei in Palestina e i maniaci religiosi di Teheran, sono degli ascessi purulenti pericolosi per la pace internazionale e la pace interiore, ovunque.
Non possiamo fare la differenza tra antisemitismo e anti-semitismo. Il primo provoca il secondo da Assuero a Hitler, passando dall’Egitto e dall’antica Roma.
Molti gruppi religiosi sono affetti da paranoia, in particolare il gruppo religioso ebraico e il gruppo religioso musulmano. Nella società Euro-sovietica, la soluzione del problema ebraico si trova nella piena integrazione in una società secolare, in una società atea.
Il razzismo anti-turco, il razzismo anti-arabo li condanniamo nella condizione primaria ed essenziale dei laici turchi e arabi. Io non ho alcun amore per l’Islam, nessuna indulgenza o pazienza, si potrebbe dire.
La sicurezza dello Stato richiederà anche la repressione, a livello mondiale, dell’antisemitismo e della politica dell’antisemitismo. Globale e indifferente. Se restano una o due generazioni di illuminati da dio o eletti da dio, saranno condotti in una qualche Disneyland turistica. E domani esposti alla gioventù, come gli iloti ubriachi erano esposti, ieri, alla gioventù di Sparta.

La creazione di una grande nazione

La Grande Europa di domani sarà uno Stato politico, uno Stato laico. E soprattutto, giammai uno stato religioso (Europa cattolica), uno stato razziale (Europa “ariana“). Il passato, non così glorioso, poiché enumera moltissime vittime, sarà mantenuto per un certo tempo nei musei o nelle Disneyland religiose.
L’Europa sarà una nazione politica (come la nascente Roma, come l’impero turco ottomano, come la nascente Prussia) e in nessun modo una nazione etnica, religiosa o linguistica.
Il problema posto con realismo, richiede in primo luogo la ricerca di condizioni della potenza dell’Europa: vedere i miei punti da a ad h all’inizio dell’articolo. Questa ricerca non permette la tolleranza dei fattori di divisione, se non l’odio. La soluzione per Gerusalemme non passa per il Gran Rabbinato, il Grand Mufti o il polacco del Vaticano. Passa per una Disneyland affidata al Club Méditerranée.

nazionalbolscevismo significatoLa Turchia è obbligatoriamente l’Europa. Obbligatoriamente dalla geopolitica e dalla geostrategia

Qualsiasi animosità verso i turchi o contro lo Stato turco, qualunque sia il suo regime, s’avvera così stupidamente criminale oggi, come l’anti-germanismo della Francia nel 1939 lo era ieri. La Turchia, a un certo punto, è uno stato politico molto avanzato. La Turchia recente ha prodotto un gigante storico con Mustafa Kemal.
Non c’è spazio qui per ricordare e descrivere nel dettaglio le disposizioni che furono tra le più moderniste dell’Impero Ottomano dal VI e al XVII secolo. Uno dei principi fondamentali dello stato ottomano riservava la proprietà della terra allo stato, e solo allo stato. L’eredità non fu mai automatica. Fino a un certo punto della sua storia, non ci fu pericolo di creare una classe privilegiata, l’embrione di una nobiltà terriera. L’esercito turco è stato organizzato sulla base dell’efficienza, tale che la sua superiorità non è stata contestata per quasi due secoli. La classe dirigente veniva eletta nel popolo, quando non tra gli sconfitti del momento. Tutti i grand visir, senza eccezione, furono schiavi cristiani islamizzati (cfr WED Allen, Problem of Turkish Power in the Sixteenth Century, Londra, 1963).
Ogni nazione in Europa fu, a un dato momento, “grande” per la forza o per le sue luci. Tutto questo è finito dal 1945. Non c’è né grandezza né potenza, senza l’unificazione della grande Europa.

Istanbul, centro geografico d’Europa di gravità

Che dire d’Istanbul, una città notevole per la sua posizione?
Il sito naturale è unico. Ho viaggiato per il mondo, dal Giappone al Messico, dall’Argentina al Canada, e non ho mai visto una grandioso disposizione naturale a questo punto.
Ironia acida: l’Hilton di Istanbul, che occupa il luogo in cui si potrebbe erigere un pantheon nuovo per un nuovo impero.
Se siete scettici circa i miei propositi, affittate per una settimana la suite presidenziale all’Hilton, per forza accanto al Bosforo. Giungereste alle mie stesse conclusioni. Lascio la parola allo storico André Clot:
Il quadro geografico, una dei più belli del Mediterraneo. Sette Colli – come Roma – si affacciano su un mare che si apre a formare un rientro a ovest, il Corno d’Oro, a nord, una stretta e profonda insenatura, il Bosforo, un collegamento tra il Mar Nero e il Mediterraneo, Nord e Sud, terre slave, e l’Oriente musulmano. Le terrazze del Saray Tokapi, lo sguardo abbraccia entrambi gli ultimi pendii dei Balcani e il primo altopiano dell’Asia, le acque del Mar di Marmara e l’ingresso del Mar Nero.
Per millenni, questo promontorio fu un dei più importanti luoghi di incontro degli uomini, perché ha eccellenti servizi per le grandi imprese marittime e militari, nonché politiche. Un migliaio di anni prima di Cristo, persone, probabilmente provenienti dall’Europa, fondarono un villaggio nel cuore del Corno d’Oro e poi nella punta del Serraglio. Nel 657-658 aC, Bizaz, un marinaio di Megara, creò la la città che doveva perpetuare il suo nome. L’oracolo di Delfi aveva anche qualificato l’accecamento di altri megaresi, che si erano stabiliti in Calcedonia, sulle coste dell’Asia: non videro quanto è bello il porto offerto dal Corno d’Oro, protetto dagli uragani da Nord e da Sud, unico punto sicuro, con Salonicco, tra il Pireo e il Mar Nero. Nel corso della storia, nessun conquistatore devette esere più colpito da questa cecità! Filippo di Macedonia, gli Avari, i persiani, i bulgari, gli arabi, hanno tentato senza successo di impadronirsene. Bayezid I l’assediò nel 1391, Murad I nel 1422. Fu Mehmed II che ha avuto il grande onore di conquistarla, la mattina del 29 Maggio 1453.
L’impero euro-sovietico è parte della dimensione eurasiatica. Istanbul ne è il centro di gravità geografico.

Voxnr, 1987,  Traduzione di A. Lattanzio

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