giovedì 8 ottobre 2020

L'errore storico del Partito Nazional Socialista (Paetel, Karl Otto)

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Dal Manifesto del Nazional Bolscevismo

Il parallelo è ovvio. Il consiglio dei sette di Monaco, come forza anti-Versailles e allo stesso modo attraverso il suo "allineamento" (l'anticapitalismo emotivo del "rompere la schiavitù dell'interesse", attrae solo gli sradicati e strati rivoluzionari di soldati del fronte radicalizzati, studenti, ecc.), divenne un pezzo sulla scacchiera della pigra politica borghese al momento che divenne chiaro che tramite loro (con la graziosa tolleranza della borghesia della loro esuberanza giovanile nell'esprimere sentimenti radicali) si potevano formare forze che sarebbero state in grado di respingere l'avanzata della classe operaia marxista e, possibilmente, essere nella posizione di eliminarli.

In una situazione in cui la decisione urgente da prendere sulle forze di classe era sempre più netta, chiunque avesse assunto lo slogan "Contro il marxismo" nella battaglia tra capitale e lavoro doveva rimanere volontariamente o controvoglia indifferente per necessità, al fine di essere in grado di schierarsi con coloro che avevano tutto l'interesse a ripudiare le pretese di potere politiche ed economiche del marxismo.

Capitale finanziario e grandi proprietari terrieri, ufficiali senza lavoro e signori feudali ossessionati dalla restaurazione, tutti potevano in quel momento trascurare alcune imperfezioni programmatiche, poiché dimostravano ancora le possibilità dell'NSDAP di riportare la distribuzione del potere nella politica tedesca al suo vecchio stato.

La colpa di questo sviluppo non è degli incapaci Osaf Herr Stennes, Herr Strasser, o anche di Herr Schulze*, che erano altrettanto impotenti a sfuggire alla dinamica interna.

Si possono rifiutare alcuni punti del programma marxista, si può sostenere che la sua visione del mondo è carente e obsoleta, ma non lo si respingerà né con le persuasioni né con le truppe d'assalto.(19) Può essere superato solo dall'interno di se stesso. La Russia lo dimostra.

Come nazionalista, il pensiero di una persona sulla politica tedesca oggi deve essere in termini di forze, non di ideologie.(20)

Da un lato, oggi c'è un governo le cui politiche interne significano la Reazione più oscura; l'ulteriore intensificazione delle distinzioni di classe; la creazione di una "subumanità" vivente sotto lo stato di eccezione † in cui l'unità nazionale necessaria per raggiungere la sovranità è completamente indebolita; una politica estera rivolta alla Francia, con intenzioni cristiane di intervento; e il movimento fascista quale esultante fiduciario dell'eredità borghese, unito alla classe media possidente e incapace di liberazione nazionale così come di rivoluzione socialista. - E, d'altra parte, ci sono le classi lavoratrici rivoluzionarie, organizzate nel e con il KPD, che negano i principi fondamentali della schiavitù della politica estera da Versailles a Young, e pronte per l'atto rivoluzionario che trasferirà l'economia nel mani del tutto, rendendo i senza Patria gli amministratori della nuova Patria che creerà la nazione ... (21)

Con una separazione così netta e disperata tra i due, il nazionalismo rivoluzionario non può aspettare come un 'Terzo Fronte' in attesa che entrambi saranno resi obsoleti e internamente superati - altrimenti il 'Terzo Fronte' diventerà, come per Hans Zehrer, il 'Fronte dell’Ultima Autorità', il Reichswehr ‡. Il nazionalismo rivoluzionario deve prendere posizione. In altre parole, per essere inequivocabilmente un compagno-combattente, per stare con le forze anti-Versailles, per stare con le formazioni che vogliono combattere per la Patria socialista di domani, bisogna quindi stare al fianco del KPD dove si combatte la lotta per il lavoro, la nazione e il socialismo, dove la lotta di classe è affermata come la via verso la rivoluzione. (22)

Fonte:
Dal Manifesto Nazional Bolscevico scritto da Karl Otto Paetel nel 1933

Note

19) “One cannot kill Marxism with a rifle-butt, but must give the Volk a new idea!” (General Ludendorff before the court, 1924) 

20) The recognition that today the egotistical age of liberalism is being superseded by socialist communitarianism is undoubtedly correct. But to make a straightjacket out of a ‘law’ calculated in annual figures demonstrates only a complete inability to think historically.

21) Karl Radek, “The Comintern’s Struggle against Versailles and against Capital’s Offensive” [“Der Kampf der Komintern gegen Versailles und gegen die Offensive des Kapitals”], 1922: “This Republic does not have the guts to say: ‘We cease to be a nation, we are a colony of European capital,’ and even less does it have the guts to tell the masses: ‘Today we must submit, but we want to make ready for battle.’ The German working-class will never come to power if it is not able to give the broad masses of the German people the confidence that they will fight with all their might to shake off the yoke of foreign capital.” 

22) That will only be possible, however, if one puts aside such ‘witty’ descriptions as A.E. Günther’s: “Marx has constituted the proletariat as a secularized ghetto, thus implanting in it the subversive character that is effective in the class struggle.


Note del traduttore inglese

* ‘Osaf’ is shorthand for ‘Oberste Sturmabteilung Führung[‘Supreme SA Leadership’], the SA general staff – Paetel here is referencing Stennes’s previous high position of command within the Stormtroopers. “Herr Strasser” is Otto Strasser rather than Gregor, who by this point had resigned all his Party offices and was a backbencher on the verge of complete retirement. The identity of “Herr Schulze” is less clear. Possibly Paetel means Karl Schulz, leader of the German National Socialist Workers Party (DNSAP) in Austria. The DNSAP was older than the NSDAP, and had split in the mid-‘20s over the question of whether or not to submit itself to Hitler’s leadership. The pro-Hitler forces left the DNSAP, which Schulz then headed unopposed. By the time of the Manifesto’s publication the DNSAP had dwindled to a shadow of its former self, unable to compete against the vitality and popularity of the Hitler-movement, but Schulz still maintained some cachet with National Socialists in German-speaking territories as the last remaining representative of pre-Hitlerian National Socialism. 

The ‘state of exception’ is a political concept devised by Carl Schmitt, an influential jurist and political scientist with strong National Socialist and conservative-revolutionary leanings. Schmitt’s writing on the state of exception was intended to provide a theoretical explanation for what was often regarded as a juridical anomaly: the capacity of a supposedly absolute legal system to contain within itself the means of its own suspension (i.e. martial law, a state of emergency, etc.). Paetel’s use of the term here is likely a reference to Article 48 of the Weimar Constitution, which allowed the President to rule by decree and had been a constant in German political life since the time of Brüning’s chancellorship. 

Hans Zehrer was a social-nationalist intellectual and the editor of Die Tat [“The Deed”], a widely-read conservativerevolutionary intellectual journal. Zehrer rejected the concept of political parties and had been one of the behind-the-scenes intellectual architects of General Schleicher’s attempts to create a broad coalition (the ‘Querfront’, i.e. ‘cross-front’) between the army, trade unions, and the followers of Gregor Strasser. For Zehrer, enduring institutions like the Reichswehr had far more claim to form the political basis of the state than squabbling, transitory political parties.

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