Clinton è l'ultimo Presidente USA del millennio. In un certo senso, è l'ultimo accordo di una cadenza - il presidente della "fine della storia" di Fukuyama. La sua immagine psicologica, politica, ideologica, è a modo suo un marchio del postmoderno. Egli rappresenta uno dei maggiori successi dell'Occidente sulla via del dominio mondiale totale.
Tuttavia il significato oggettivo di questa figura emblematica è radicalmente diverso dalla sua immagine complessiva. Non assomiglia affatto ad un eroe della civiltà, "il grande vincitore". Qui dobbiamo scavare nell'enigma di William Clinton - perché di enigma si tratta.
La sua banalità, la sua vaghezza, la sua prevedibilità falsamente spensierata, presentano in verità un contenuto più profondo.
Clinton divenne Presidente degli USA quando il Paese che aveva originariamente mostrato l'essenza del "dopo-storia" era pronto a dispiegare la sua dittatura civilizzata a tutto il resto dell'umanità. Oggi il pianeta terra è una sorta di colonia degli USA, e in questo scenario William Clinton è diventato "il padrone del mondo".
Dal punto di vista ideologico, Clinton presenta in sé tre distinti elementi che, riuniti un un unico grande insieme, fanno di lui il presidente ideale in un momento così importante per gli USA e per l'intero Occidente.
Vediamoli.
Un Democratico atipico
William Clinton è stato eletto dal Partito Democratico. Nel sistema bipartitico degli USA, i Democratici sono abitualmente considerati alla "sinistra". Si differenziano dalla destra per le loro istanze sociali: richiesta di aumentare le tasse per la parte più ricca della popolazione e diminuirle per i poveri; sostegno alle rivendicazioni delle varie minoranze (sessuali, razziali, religiose); pacifismo; orientamento favorevole a ridurre il bilancio militare; priorità dei "valori umani fondamentali" rispetto agli interessi Americani; simpatia verso le forme moderate di socialdemocrazia; ideologia dei "diritti umani"; appoggio alle organizzazioni multi-nazionali (come l'ONU); ricerca di una "cospirazione della destra" dietro ad ogni crisi; atteggiamento informale e sorridente; e conseguente "globalismo", vale a dire la battaglia, in prospettiva, per la creazione di un Mondo Unico, un mondo senza nazioni, Stati, popoli o confini.
Rovesciate queste tesi, ed otterrete la classica retorica Repubblicana: richiesta di ridurre le spese sociali; disponibilità a ridurre le tasse a carico delle classi agiate, così da realizzare una tassazione uniforme e proporzionale; priorità delle norme della maggioranza morale sui "pervertiti"; militarismo; pressione per accrescere il bilancio militare; inclinazione a sostenere gli interessi Americani al di sopra di ogni altra cosa; antisocialismo e anticomunismo; liberismo imprenditoriale; sfiducia nelle organizzazioni multinazionali (ONU inclusa); ricerca di una "cospirazione della sinistra" dietro ad ogni crisi; comportamento severo, quasi ascetico; ideologia fondata sulla dominazione Americana sul mondo intero, piuttosto che sul Mondo Unico ideale.
Il punto è che il liberalismo è quel modello ideologico esclusivo divenuto la norma suprema di ciò che è "politically correct" alla fine del XX secolo, quando tutti gli altri modello sono crollati. Questi ultimi erano quei modelli che un tempo si erano opposti alla tendenza vincente - scontro a seguito del quale ha preso il via la riconfigurazione dell'arena politica.
Di per sé, il liberalismo è un'ideologia che poggia sulla "destra" nella sua componente economica (libero mercato, princìpi "Repubblicani") e sulla "sinistra" nella sua componente politica (democrazia, libertarismo). Il comun-denominatore di questa sintesi è una strategia internazionale, meglio caratterizzata col nome di "Atlantismo" - la lotta per il controllo strategico del pianeta da parte dell'Occidente, usando i Paesi membri della NATO. Del resto, l'esatta definizione di Atlantismo è irrilevante - può trattarsi di "globalismo" (infiltrazione dei valori individualistici dell'American-way-of-life nelle coscienze di tutti i popoli, così da creare una "umanità unificata" a partire dalle cose più minute) oppure di semplice "Americanismo" (costringere gli altri Paesi ad aderire agli interessi strategici degli USA); sono ambedue varianti che differiscono quanto a metodi e dettagli, ma che servono l'identico fine - la dominazione Occidentale totale.
William Clinton è democratico in quelle sfere che non hanno a che fare con l'economia e con la politica estera. Sorride molto, è amabile, tollerante, simpatizza con le minoranze e con il femminismo, fa sfoggio di una sensibilità verso il "sociale" (miglioramento dei servizi medici), ama parlare di "diritti umani". In questo ricalca da vicino il classico stereotipo del Democratico - ancora più di Kennedy, nelle intenzioni.
Al tempo stesso, William Clinton si ritrova molto vicino alla destra politica ogniqualvolta la questione verte sulle tasse, sulla libera impresa e, soprattutto, sull'uso delle maniere forti, American-style, negli affari internazionali - e nell'era clintoniana abbiamo avuto numerosi esempi di questa strategia Atlantista "di destra", spietata, aggressiva (Irak, Bosnia, Aghanistan).
Secondo le testimonianze dei suoi amici, Clinton si preoccupa di come un domani apparirà, visto nella sequenza dei presidenti USA. Sul piano ideologico, egli è il Presidente "ideale", "l'ultimo Presidente" - nel senso stesso in cui Nietzsche parlava degli "ultimi uomini".
La cospirazione sessuale
L'intera storia politica di Clinton è stata costellata di scandali a sfondo sessuale. La psicoanalisi della vita sessuale di Clinton è uno dei temi preferiti degli psicologi e dei pubblicisti Americani. Della sua vita intima, delle sue preferenze e perversioni, conosciamo non meno di quanto sappiamo della devianza dell'esibizionista Madonna. Viene spontaneo pensare che un politico pragmatico, alla testa della massima potenza mondiale, potrebbe controllare meglio i suoi appetiti o almeno cercare di nascondere i suoi segreti. Eppure, nulla del ritratto psicologico di Clinton ci autorizza a credere che ci troviamo di fronte ad un buono a nulla debole di mente, incapace di controllare le sue azioni.
Deve esserci qualche altro meccanismo o motivazione. Lo psicanalista Paul Lovinger ha proposto questa versione: William Clinton e la moglie Hillary ("Billy & Hilly") rappresentano l'analogo contemporaneo della coppia divina, una specie di riedizione del "dio" e della "dea" mitologici. E' precisamente così che li vede collettivamente il pubblico Americano, infantile, cresciuto a base di fumetti e fantasie hollywoodiane. Hillary è la Grande Madre d'America. Si occupa dei poveri, donne attive e uomini passivi possono contare su di lei. La sua funzione pubblica corrisponde all'antica dea greca Era.
Bill Clinton stesso è l'incarnazione del giocoso Zeus, circondato dalle ninfe dello staff della Casa Bianca. Le sue scappatelle hanno un significato tanto psicologico quanto mitologico. E' la prova del potenza prolifica e dell'attrazione universale del maschio Americano. Il fatto che Hillary, costantemente ingannata dal marito, è sempre pronta a difenderlo dai nemici, illustra il fatto che non ci troviamo di fronte a spontanee emozioni umane, ma ad uno psicodramma attentamente programmato e recitato sulla scena del teatro globale.
Esiste un'altra, paradossale versione dei segreti retroscena degli scandali sessuali della coppia numero uno del pianeta. Si basa sull'idea che Clinton, portatore di idee "di destra" (Repubblicane), si comporta con perenne leggerezza per nascondere il fatto che la sua politica è priva di qualsiasi effettivo indirizzo Democratico.
Hillary Clinton una volta se ne venne fuori con la versione che tutti questi scandali (versi o presunti adulteri) siano stati costruiti dalla "destra". D'altro canto, la stessa "destra" continua ad accusare Clinton di "nazismo", in quanto egli crede ad una teoria della cospirazione, il che è molto prossimo a... bene, sapete cosa.
Game Over
William Clinton non è un soggetto da criticare. In se stesso, nei suoi atti e nelle sue parole, presenta il quadro oggettivo di come stanno le cose. Egli è lo specchio della storia, un umile e discreto attore che recita la sua parte, così che non è possibile alterare neppure una sua singola intonazione, figurarsi le parole. Lo si è accusato di non prendere decisioni - ma nessuna decisione è più possibile, dopo la fine della storia. Alcuni sostengono che non ha cambiato nulla nella storia Americana - ma nulla può essere cambiato in questa vita.
L'ultimo Presidente, il Battista dai capelli biondi, il "signore del mondo" globalista, con pieni poteri su tutto il pianeta, è incapace di realizzare alcunché.
I suoi occhi sporgenti richiamano alla mente la fisionomia di Volodin, dal "Povero Diavolo" di Sologub, che con aria impotente e infelice confessa: "E' tutto qui. Ti aspettavi dell'altro? Suvvia, sii realista... E' veramente tutto qui".
Game over.
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