domenica 6 luglio 2025

La grande politica richiede immaginazione: citazioni di Jean Thiriart


Ci sono alcune dinamiche politiche e geopolitiche che si ripropongono con chiarezza e costanza in vari luoghi e tempi, ma che a seconda del pensiero dominante dell'epoca vengono travisate e impiegate in qualche forma di propaganda o di guerra morbida nella maniera più utile a chi controlla media e cultura di massa.

Per resistere a questi incessanti tentativi di confusione vorremmo presentare alcune citazioni di Jean Thiriart trascelte dal suo ultimo libro L'impero Euro-sovietico da Vladivostok a Dublino, un inedito del 1986 pubblicato postumo dalle Edizioni all'insegna del Veltro. Nelle 250 pagine di questo libro, Thiriart porta a compimento il suo coerente percorso di analisi geopolitica, iniziato negli anni '60 col famoso Un impero di 400 milioni di uomini: l'Europa e proseguito con una incessante attività di militanza e di ricerca. Il "geopolitico militante" (se vogliamo riprendere la definizione che ne dà il suo biografo Yannick Sauveur) è davvero una bussola con la quale orientarsi per interpretare il presente. Come vedremo, le dinamiche della geopolitica, scienza "pesante" come la definisce l'autore, valgono per gli anni '80 come per i secoli precedenti e come per il periodo che stiamo vivendo. Per esempio, sarà sufficiente sostituire la sigla URSS con la parola Russia e avremo concetti chiari e solidi, fondamenta sulle quali mettere le idee a posto.


Nel 1986 Thiriart mostrava come il bellicismo antisovietico fosse una replica di quello che aveva coinvolto la Germania nel 1939. Oggi vediamo che questo bellicismo è ancora vivo e vitale; il Presidente della Repubblica Mattarella, per esempio, ha esplicitamente usato il paragone fra la Germania del 1939 e la Russia di Putin. Considerando fra qualche decina d'anni il momento storico attuale, apparirà chiaro che la situazione dell'Europa a cavallo del millennio si collocava in un unico periodo storico: dalla fine della guerra fredda fino ad oggi lo sforzo dell'isola statunitense continua incessante nell'intento di creare un fossato artificiale fra la Russia e il resto dell'Europa. Un fossato che secondo Thiriart non sarà mai stabile, perché è innaturale, essendo la massa continentale unita per destino. Chi si oppone a questa unità crea per forza di cose una situazione anormale, che provoca crisi in Europa: chi oggi vuole la guerra, come il micronazionalismo ucraino, auspica scopertamente la distruzione. I più determinati di costoro ritengono che l'unica possibilità per realizzare il loro obiettivo consista necessariamente in una guerra devastante per l'Europa stessa: nel 2019 Oleksiy Arestovych, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, lo disse esplicitamente. Ed era necessario perderla. Idee analoghe furono espresse all'inizio del secolo scorso con la guerra mondiale all'orizzonte. Sono state guerre finalizzate a creare in Europa la barriera artificiale necessaria agli Stati Uniti d'America. Ritornano ciclicamente le dinamiche per cui oggi ancora una volta l'Inghilterra e la Francia si agitano nel cuore dell'Europa. Il nostro "geopolitico militante" ci ricorda che "i forti fanno la guerra in casa dei deboli". Dove prima c'era la Gran Bretagna, oggi ci sono gli Stati Uniti. Il loro intervento sul continente è una di quelle costanti che non si possono ignorare; ed è una costante anche il fatto che esso si appoggi a collaborazionisti locali, come la mafia nell'Italia del 1943 o il micronazionalismo nell'Europa centro-orientale più tardi.

Per rispettare lo stesso approccio "duro" di Thiriart, plasmato da una mentalità scientifica, si potrebbe considerare la sua analisi come fondata su principi stabili della geopolitica. Ricominciare ogni volta dal punto di partenza impedisce la comprensione e quindi l'evoluzione dell'azione. Chi vuole la distruzione in Europa tende a mistificare queste leggi stabili, per poter sempre e di nuovo mettere in discussione la realtà acquisita. Le analisi di Jean Thiriart invece rimangono stabili nel "punto di Lagrange" da lui stesso individuato e sono fondamentali per dare un orientamento alla nostra lettura della Storia e quindi del futuro.

Il nostro autore sa benissimo che esiste una varietà indefinita di possibilità geopolitiche, ma sa anche che ci sono vie più naturali ed efficaci; quella più favorevole agli interessi europei è anche quella più avversata dagli avversari dell'Europa, a partire da Washington. Ma, sempre per utilizzare una metafora scientifica, come la luce procede lungo le creste estreme, così possiamo dire che la soluzione più diretta, la soluzione migliore che ci viene proposta da Thiriart è l'unica giusta e portatrice di equilibrio. Tutte le altre corrispondono a gradazioni intermedie che se ne discostano. La scelta tra Mosca e Washington che l'Europa dovrebbe fare (o non fare secondo coloro che fingono di vivere in uno spazio sovrano non occupato economicamente, culturalmente, militarmente dagli Stati Uniti) corrisponde alla scelta che la Russia ha davanti a sé: tra il resto dell'Europa e gli USA. Ma, come ci spiega Thiriart, Russia ed Europa appartengono alla medesima realtà geografica; per cui, ci si trovi ad ovest o ad est nel continente, è fondamentale volgere il proprio sguardo verso l'interno di esso per cercarvi il proprio naturale destino.

Ma lasciamo la parola al nostro autore, riportando alcune citazioni che trascegliamo dai capitoli 4, 5, 7 del suo libro. Le riteniamo necessarie per capire che tutto quanto sta accadendo è già accaduto. L'analisi deve progredire, certo, ma non può tornare indietro; ci piacerebbe criticare Thiriart per superarlo, per esempio analizzando il ruolo della Turchia o della Germania, ma abbiamo ancora bisogno di lui. L'errore più grande è continuare a farsi deviare da letture che difendono interessi diversi da quelli europei, mentre il nostro autore ci fornisce tutti i mezzi necessari per rimanere saldi e lucidi. Basterà a volte sostituire URSS con Russia, e scopriremo l'attualità di ogni dinamica: dal multipolarismo al risorgere della Cina, all'importanza del Mediterraneo, alla guerra in Europa con la corsa al riarmo e via dicendo. Invitiamo a una lettura lenta e ponderata, da approfondire ovviamente con la lettura integrale del libro.

Thiriart nazional comunismo